Eccidio delle Fosse Ardeatine: differenze tra le versioni

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Dopo l'[[armistizio di Cassibile]], la [[Fuga di Vittorio Emanuele III|fuga del re Vittorio Emanuele III]] e l'ingresso nella capitale delle truppe naziste dopo gli sfortunati [[Mancata difesa di Roma|combattimenti di Roma]] (8-10 settembre [[1943]]), il 12 settembre i nazifascisti assunsero il controllo effettivo della città, che era stata dichiarata [[città aperta]] dagli italiani il 14 agosto.<ref>[http://cinquantamila.corriere.it/storyTellerGiorno.php?year=1943&month=08&day=14 Le notizie del 14 agosto 1943<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref><ref>[http://www.theboot.it/preface_open_city.htm An Excerpt from The Battle for Rome: 'Open City'<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref> Fin dai primi giorni dell'occupazione nazista di Roma si costituirono nella capitale gruppi di resistenza, in particolar modo il [[Fronte militare clandestino]] ("Centro X"), diretto dal colonnello [[Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo]], e nuclei comunisti, ai quali il generale [[Giacomo Carboni|Carboni]] aveva fatto distribuire armi sin dal 10 settembre.<ref>Gioacchino Solinas, I granatieri di Sardegna nella difesa di Roma, E.F.C.</ref>
 
Sottoposta ''pro forma'' alla sovranità della RSI, mantenendo lo ''status'' di "città aperta", Roma era in realtà governata di fatto solo dai comandi germanici e lo divenne anche formalmente dopo lo [[I Castelli Romani durante la seconda guerra mondiale|sbarco di Anzio]], il 22 gennaio 1944, quando l'intera provincia romana venne dichiarata "zona di operazioni". Il [[feldmaresciallo]] [[Albert Kesselring]], comandante nazista del fronte meridionale, nominò capo della [[Gestapo]] di Roma, conferendogli direttamente il controllo dell'ordine pubblico in città, l'ufficiale delle [[Schutzstaffel|SS]] [[Herbert Kappler]], già resosi protagonista della razzia del [[Ghetto di Roma|ghetto ebraico]] e della successiva deportazione, il 16 ottobre [[1943]], di 1.023{{M|1023}} ebrei romani verso i [[campi di sterminio]].
 
La campagna del terrore avviata da Kappler, con frequenti rastrellamenti ed arresti di antifascisti e semplici sospetti nelle varie carceri romane (fra cui il più tristemente famoso fu quello di [[Carcere di via Tasso|via Tasso]]), sgominò nell'inverno 1943-44 quasi ogni gruppo della Resistenza romana, che si ritrovò a perdere prima gli elementi militari, quindi quelli comunisti dissidenti di "[[Bandiera Rossa (movimento)|Bandiera Rossa]]". Anche gli aderenti a "[[Giustizia e Libertà]]" e al [[Partito Socialista Italiano|Partito Socialista]] e i sindacalisti socialisti (come [[Bruno Buozzi]]) subirono forti decimazioni negli arresti compiuti dalle varie polizie naziste, da quella italiana fascista e dalle bande italiane sotto controllo germanico (come la [[Banda Koch]]). Solo i [[Gruppi di Azione Patriottica|GAP]] [[Partito Comunista Italiano|comunisti]] riuscivano a mantenere una buona efficienza operativa.