Regalzier: differenze tra le versioni
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== Descrizione ==
La tecnica consisteva nel coprire la cortina muraria con un sottile strato di intonaco a base di calce dipinto di rosso (un pigmento ferroso a base di [[
Non deve ingannare l'apparente futilità di tale decorazione, si trattava di invece un'intervento necessario per uniformare l'aspetto irregolare delle pareti, Infatti la fabbricazione dei mattoni a quel tempo, per quanto appartenenti alla stessa partita e cioè realizzati con l'argilla proveniente dalla medesima cava e cotti contemporaneamente nello stesso forno, non garantiva una omogeneità sia nel colore (più o meno giallastro o rossastro) sia nella dimensione a causa delle diversità di temperatura raggiunta dal singolo pezzo a seconda della posizione nella catasta. A questo bisogna aggiungere il tradizionale utilizzo di materiali di recupero e i tempi dilatati (determinati da lunghe interruzioni) per giungere alla fine dell'opera: cosa che comportava una forte differenza nelle misure "standard" dei laterizi (nei casi più estremi, come ai [[Basilica dei Frari|Frari]], si poteva andare dalle ''altinelle'', lunghe al massimo 17,5 cm, ai mattoni tardogotici , 28-29 cm).[[File:Venezia Chiesa di Santo Stefano Innen Gegenfassade 1.jpg|miniatura|upright=1.3|Esempio di ''regalzier'' policromo nella [[Chiesa di Santo Stefano (Venezia)|chiesa di Santo Stefano]] a [[Venezia]].|sinistra]]Inizialmente il ''regalzier'' imitava un paramento monocromo poi dal Trecento si iniziò a imitare un ammattonato bicromo con gli elementi disposti a formare una trama di figure geometriche. E dalla semplice bicromia l'evoluzione fu semplice per passare ai quattro toni presenti a [[Chiesa di Santo Stefano (Venezia)|Santo Stefano]] o all'imitazione del rivestimento marmoreo del [[Palazzo Ducale (Venezia)|Palazzo Ducale]] rintracciabile in un lacerto conservatosi a [[palazzo Cavalli]].<ref>{{Cita|Piana-Danzi 2002|p. 5 e 73}}.</ref>
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