Ebrei statunitensi: differenze tra le versioni

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[[File:White House Hanukkah 2009.jpg|thumb|Celebrazione annuale di [[Chanukkah]] alla [[Casa Bianca]] con il [[presidente degli Stati Uniti d'America]] [[Barack Obama]] nel 2009.]]
Gli '''ebrei americani''' o '''statunitensi ebrei'''<ref>{{Cita web|url=http://content.time.com/time/magazine/article/0,9171,788721,00.html |titolo=Religion: Jews v. Jews |accesso=26 agosto 2010 |urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20100826102050/http://content.time.com/time/magazine/article/0%2C9171%2C788721%2C00.html |dataarchivio=26 agosto 2010 }} ''[[Time]]'', June 20, 1938</ref> sono i [[Cittadinanza statunitense|cittadini degli Stati Uniti d'America]] che professano l'[[ebraismo]] o che si considerano [[ebrei]] secondo una definizione di [[Etnia|gruppo etnico]] o [[nazionalità]]<ref>{{Cita libro|cognome=Sheskin |nome=Ira M. |curatore-cognome=McKee |curatore-nome=Jesse O. |titolo=Ethnicity in Contemporary America: A Geographical Appraisal |url=https://archive.org/details/ethnicityinconte00jess |anno=2000 |editore=Rowman & Littlefield |città=Lanham, Md. |isbn=0-7425-0034-9 |p=[https://archive.org/details/ethnicityinconte00jess/page/227 227] |capitolo=American Jews |urlcapitolo=https://books.google.com/books?id=rrf_HrCTXdgC&pg=PA227 |citazione=[The 1990 National Jewish Population Survey] showed that only 5% of American Jews consider being Jewish solely in terms of being a member of a religious group. Thus, the vast majority of American Jews view themselves as members of an ethnic group and/or a cultural group, and/or a nationality. }}</ref>. La comunità ebraica statunitense è rappresentata perlopiù da [[Aschenaziti]] immigrati dall'[[Europa centrale]] e dall'[[Europa orientale]] e dai loro discendenti; essi costituiscono all'incirca il 90% dell'intera popolazione ebraica statunitense.<ref>{{Cita web|titolo=More Ashkenazi Jews Have Gene Defect that Raises Inherited Breast Cancer Risk|url=http://theoncologist.alphamedpress.org/content/1/5/335.full|accesso=8 novembre 2013}}</ref><ref>{{Cita news|titolo=First genetic mutation for colorectal cancer identified in Ashkenazi Jews|url=http://pages.jh.edu/~gazette/julsep97/sep0897/briefs.html|accesso=10 settembre 2013|giornale=[[The Gazette (Newfoundland)|The Gazette]]}}</ref>.
 
Sono presenti anche alcune minoranze significative tra cui i [[Sefarditi]] e i [[Mizrahì]] oltre che un numero minore di convertiti (i [[Ghiur]]). Tra gli ebrei americani sono stimati in un certo numero anche [[Afroamericano|afroamericani]] o [[ebraismo in Africa|di origine africana]], escludendo gli ebrei nordafricani che vengono invece considerati di etnia [[Sefarditi|sefardita]] o [[mizrahì]]. Si calcola vi possano essere dai 20.000<ref>{{Cita web |url=http://philanthropy.com/jobs/2003/05/15/20030515-359473.htm |titolo=A Fledgling Grant Maker Nurtures Young Jewish 'Social Entrepreneurs' |accesso=17 dicembre 2007 |autore=David Whelan |data=8 maggio 2003 |editore=''[[The Chronicle of Philanthropy]]'' }}</ref> ai 200.000<ref>{{Cita web |url=http://www.jewishsf.com/content/2-0-/module/displaystory/story_id/8426/ |titolo=Organization for black Jews claims 200&nbsp;000 in U.S. |accesso=21 luglio 2007 |autore=Michael Gelbwasser |data=10 aprile 1998 |sito=[[j.]] }}</ref> afroamericani di religione ebraica negli Stati Uniti. I più noti ebrei afroamericani includono [[Lisa Bonet]], [[Sammy Davis Jr.]], [[Yaphet Kotto]], [[Yitzchak Jordan]] e il [[rabbino]] [[Capers Funnye]].
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La comunità manifesta una vasta gamma di tradizioni inerenti alla [[cultura ebraica]] le quali comprendono l'intero spettro dell'osservanza religiosa.
 
A seconda delle definizioni religiose e dei diversi dati demografici del [[censimento degli Stati Uniti d'America]], l'America ospita la seconda (dopo [[Israele]]) o - in alternativa - la più grande comunità ebraica dell'intero pianeta. Nel 2012 gli '''ebrei americani'''statunitensi sono stati stimati tra i 5,5 e gli 8 milioni di persone (più strettamente tra 6.829.000 e 7.160.000<ref name="Jewish American Population">6,700,000–6,829,930 secondo:
 
* Arnold Dashefsky; Ira M. Sheskin (3 February 2016). [https://books.google.it/books?id=gaqFCwAAQBAJ&pg=PA175&redir_esc=y#v=onepage&q&f=false American Jewish Year Book 2015: The Annual Record of the North American Jewish Communities]. Springer. pp. 175–. ISBN 978-3-319-24505-8.
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* 8,000,000–10,000,000 secondo DellaPergola, Sergio (2015) [http://www.jewishdatabank.org/Studies/downloadFile.cfm?FileID=3394 World Jewish Population, 2015](Report). Berman Jewish DataBank. Retrieved 4 May 2016.</ref>), a seconda dell'auto-identificazione nel termine, che viene a rappresentare dall'1,7 al 2,6% degli abitanti secondo le statistiche del 2012<ref>2012 U.S. Census Bureau estimate</ref>.
 
Prendendo i risultati della popolazione allargata, compresi tutti coloro che hanno un'origine ebraica ancestrale piena o parziale, i numeri vanno dagli 8 ai 10 milioni<ref name="Jewish American Population" />. Ci sono anche 170.000 ebrei americanistatunitensi con [[cittadinanza]] israeliana<ref>{{Cita web|url=http://www.haaretz.com/israel-news/.premium-1.673358 |titolo=60,000 American Jews Live in the West Bank, New Study Reveals |nome=Judy |cognome=Maltz |sito=[[Haaretz]] |data=27 agosto 2015 |accesso=2 gennaio 2016 }}</ref>. Vivono soprattutto in [[area metropolitana]]; nell'[[area metropolitana di New York]], nell'[[area metropolitana di Miami]], nell'[[Greater Los Angeles Area|area metropolitana di Los Angeles]], nella [[Delaware Valley]], nel'[[area metropolitana di Chicago]], nella [[San Francisco Bay Area]], nella [[Greater Boston]] ed infine nell'[[area metropolitana di Baltimora–Washington]].
 
Parlano l'[[inglese americano]], la [[lingua yiddish]] e la [[Lingua ebraica|lingua ebraica moderna]]. Il 35% è affiliato all'[[ebraismo riformato]], il 18% all'[[ebraismo conservatore]] e il 10% all'[[ebraismo ortodosso]]; il restante 37% dichiara di non avere alcuna affiliazione religiosa<ref>{{Cita news|titolo=Israel versus the Jews|url=https://www.economist.com/news/middle-east-and-africa/21724880-israeli-government-opens-rift-american-jews-over-prayer-rights-israel|accesso=9 luglio 2017|pubblicazione=[[The Economist]]|data=7 luglio 2017}}</ref>.
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Molti ebrei migrarono anche dal [[Regno di Romania]]. In più di 2 milioni sbarcarono tra la fine del XIX secolo e il 1924, quando l'"Immigration Act of 1924" limitò e restrinse notevolmente gli arrivi. La maggior parte si stabilì nell'[[area metropolitana di New York]], creando le principali concentrazioni del mondo ebraico. Nel 1915 la diffusione dei quotidiani yiddish era di mezzo milione nella sola città di [[New York]] e di 60.000 a livello nazionale; altre migliaia di persone si abbonarono inoltre ai numerosi settimanali e periodici<ref>Yiddish is a dialect of German written in the Hebrew alphabet and based entirely in the East European Jewish population. {{Cita libro|autore=Robert Moses Shapiro|titolo=Why Didn't the Press Shout?: American & International Journalism During the Holocaust|url=https://books.google.com/books?id=I3lItIwOzCkC&pg=PA18|anno=2003|editore=KTAV|p=18}}</ref>.
[[File:Central Synagogue 1.JPG|thumb|Navata centrale della "Grande [[sinagoga]]" di [[New York]] dell'[[ebraismo riformato]].]]
All'inizio del XX secolo questi ebrei costruirono reti di sostegno costituite da molte piccole [[Sinagoga|sinagoghe]] e associazioni fraterne (le ''Landsmannschaft'') locali. Gli scrittori ebrei del tempo sollecitarono l'assimilazione e l'integrazione nella più ampia [[cultura degli Stati Uniti d'America]]; divennero così rapidamente parte della vita americanastatunitense. Mezzo milione di ebrei - la metà di tutti i maschi tra i 18 e i 50 anni - combatterono nella [[seconda guerra mondiale]] sotto le insegne dell'[[United States Armed Forces]]. Nel corso del dopoguerra le famiglie più giovani aderirono alla tendenza della "[[città diffusa]]".
 
Si assimilarono sempre più e registrarono un netto aumento del [[matrimonio interreligioso]]. I sobborghi facilitarono la formazione di nuovi centri in quanto l'iscrizione alla scuola ebraica è più che raddoppiata tra il 1945 e il 1955, mentre l'affiliazione alla [[sinagoga]] passò dal 30% del 1930 al 60% del 1960; la crescita più veloce avvenne all'interno dell'[[ebraismo riformato]] e in particolare nelle congregazioni dell'[[ebraismo conservatore]]<ref>Sarna, ''American Judaism'' (2004) pp. 284–5</ref>. Ondate di immigrazione ebraica più recenti provenienti dalla [[Russia]] e da altre regioni si sono in gran parte associate alla comunità.
 
Gli americanistatunitensi di origine ebraica sono riusciti ad ottenere un netto successo in molti campi e aspetti della vita sociale nel corso del tempo<ref>{{Cita news|cognome=Nelly Lalany|titolo=Ashkenazi Jews rank smartest in world|url=http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-4098351,00.html|accesso=27 ottobre 2013|giornale=[[Ynet]]|data=23 luglio 2011|citazione=Jews comprise 2.2% of the USA population, but they represent 30% of faculty at elite colleges, 21% of Ivy League students, 25% of the Turing Award winners, 23% of the wealthiest Americans, and 38% of the Oscar-winning film directors}}</ref><ref name="the-american-article">{{Cita web|autore=Lazar Berman|titolo=The 2011 Nobel Prize and the Debate over Jewish IQ|url=https://www.aei.org/publication/the-2011-nobel-prize-and-the-debate-over-jewish-iq/|editore=The American|accesso=18 ottobre 2013}}</ref>. La comunità ebraica in America è passata da una minoranza di classe, con la maggioranza degli studi condotti che hanno segnato in un 80% il numero dei lavoratori manuali precedentemente alla [[prima guerra mondiale]] - con la maggioranza dei campi occupazionali a loro vietati<ref>{{Cita news|cognome=Tani Goldstein|titolo=How did American Jews get so rich?|url=http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-4099803,00.html|accesso=8 novembre 2013|giornale=Ynet}}</ref> - fino a giungere all'[[etnia]] statunitense con il più consistente status in termini di reddito medio nazionale negli ultimi 40 anni; con concentrazioni estremamente elevate nel campo accademico e in altri settori. Attualmente posseggono il reddito [[pro capite]] più elevato di qualsiasi altro gruppo, all'incirca il doppio del reddito medio dei non ebrei<ref>''[http://www.jpost.com/Jewish-World/Jewish-News/Poll-Jews-highest-earning-religious-group-in-US Poll: Jews highest-earning group in US]'', Jerusalem Post, Feb 26, 2008</ref><ref>''Why is America Different?: American Jewry on Its 350th Anniversary'' edited by Steven T. Katz, (University of America Press 2010), page 15</ref><ref>''American Pluralism and the Jewish Community'', edited by Seymour Martin Lipset, (Transaction Publishers 1990), page 3</ref>.
[[File:Jewish museum new york 2006.jpg|thumb|"Museo ebraico" di [[Manhattan]] fondato nel 1904 dallo [[Jewish Theological Seminary]].]]
 
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Gli studiosi discutono se l'esperienza storica favorevole agli [[ebrei]] negli [[Stati Uniti d'America]] sia stata un'esperienza talmente unica da convalidare l'[[eccezionalismo americano]]<ref>Tony Michels, "Is America ‘Different’? A Critique of American Jewish Exceptionalism," ''American Jewish History'', 96 (Sept. 2010), 201–24; David Sorkin, "Is American Jewry Exceptional? Comparing Jewish Emancipation in Europe and America," ''American Jewish History'', 96 (Sept. 2010), 175–200.</ref>.
 
Korelitz (1996) mostra come gli ebrei americanistatunitensi durante il tardo XIX e all'inizio del XX secolo abbandonarono una definizione razziale dell'ebraismo a favore di una che ne abbracciasse invece l'[[etnia]]. La chiave per comprendere questa transizione da un'autodifesa razziale a quella più eminentemente culturale o etnica si trova nel ''Menorah Journal'' edito tra il 1915 e il 1925. I contributori promossero una visione di "[[cultura ebraica]]" piuttosto che un aspetto razziale, religioso o di altro tipo; l'[[ebraismo]] come un mezzo per definire gli "ebrei" in un mondo che minacciò di sopraffare e assorbire la loro unicità. La rivista rappresentò gli ideali promossi dal filosofo Horace Meyer Kallen e altri in direzione di un rilancio dell'identità culturale e di una lotta contro l'idea della "[[razza (categorizzazione umana)|razza]]" quale giustificazione per incatenare i popoli<ref name="ReferenceA">{{Cita pubblicazione|nome=Seth |cognome=Korelitz |titolo=The Menorah Idea: From Religion to Culture, From Race to Ethnicity |rivista=American Jewish History |anno=1997 |volume=85 |numero=1 |pp=75–100 |issn=0164-0178 }}</ref>.
 
Siporin (1990) utilizza il [[folclore]] familiare degli ebrei etnici nella loro collettività di "[[storia degli ebrei]]" e la sua trasformazione in forma d'arte storica. Questo ci dice come gli ebrei siano stati capaci di sopravvivere allo sradicacamento e alle trasformazioni più radicali. Molte narrazioni d'immigrazione descrivono il tema della natura arbitraria del [[destino]] e dell'inserimento faticoso in una nuova [[cultura]]. Al contrario le narrazioni etniche familiari tendono a mostrare un maggior senso di controllo nei confronti della propria vita e, a volte, perfino il pericolo di perdere totalmente la "peculiarità ebraica". Alcune di esse mostrano come un individuo abbia negoziato con successo il conflitto tra le disparate identità etniche e l'[[americanizzazione]]<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Steve |cognome=Siporin |titolo=Immigrant and Ethnic Family Folklore |rivista=Western States Jewish History |anno=1990 |volume=22 |numero=3 |pp=230–242 |issn=0749-5471 }}</ref>.
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Molti di loro giunsero in America con un'esperienza all'interno dei movimenti del [[socialismo]], dell'[[anarchismo]] e del [[comunismo]], nonché dall'[[Unione Generale dei Lavoratori Ebrei]]. Un buon numero crebbe fino a raggiungere posizioni di leadership nell'"American labor movement" del XX secolo e contribuirono a fondare sindacati che hanno svolto un ruolo importante nella politica di sinistra e, dopo il 1936, nell'intera politica del partito democratico<ref name="Hasia Diner 2004"/>.
 
Sebbene gli ebrei americanistatunitensi abbiano generalmente appoggiato il [[partito Repubblicano (Stati Uniti d'America)|partito Repubblicano]] nella seconda metà del XIX secolo, la maggioranza votò democratico almeno a partire dal 1916, quando diedero il 55% delle preferenze a [[Thomas Woodrow Wilson|Woodrow Wilson]]<ref name=JVLvote>{{Cita web|url=https://www.jewishvirtuallibrary.org/jsource/US-Israel/jewvote.html|titolo=Jewish Vote In Presidential Elections|accesso=28 ottobre 2008|editore=American-Israeli Cooperative Enterprise}}</ref>.
 
Con l'elezione di [[Franklin Delano Roosevelt]] gli ebrei americanistatunitensi votarono sempre più compattamente Democratico; gli concessero ben il 90% delle preferenze alle [[Elezioni presidenziali negli Stati Uniti d'America del 1940]] e alle [[Elezioni presidenziali negli Stati Uniti d'America del 1944]], il che rappresenta la più alta percentuale di sostegno, uguagliato solo un'altra volta. Alle [[Elezioni presidenziali negli Stati Uniti d'America del 1948]] il supporto ebraico nei confronti di [[Harry S. Truman|Harry Truman]] scese al 75%, con un 15% a favore del progressista [[Henry A. Wallace]]<ref name=JVLvote/>.
 
A seguito di operazioni di [[gruppo di pressione]] e sperando di competere meglio per il voto ebraico entrambe le piattaforme partitiche principali inclusero un programma favorevole al [[sionismo]] almeno fin dal 1944<ref>{{Cita web|url=http://www.presidency.ucsb.edu/ws/?pid=29598|titolo=Democratic Party Platform of 1944|editore=American Presidency Project|accesso=24 maggio 2016}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://www.presidency.ucsb.edu/ws/?pid=25835|titolo=Republican Party Platform of 1944|editore=American Presidency Project|accesso=24 maggio 2016}}</ref> e rilanciarono la proposta di creazione di uno stato ebraico; ciò ebbe tuttavia un ben minimo effetto, con il 90% che continuò a scegliere i Democratici. In tutte le competizioni, a parte le [[Elezioni presidenziali negli Stati Uniti d'America del 1980]], nessun candidato presidenziale democratico ottenne mai meno del 67% del voto ebraico. Nel 1980 [[Jimmy Carter]] ne raccolse solo il 45%.
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Alle [[Elezioni presidenziali negli Stati Uniti d'America del 1960]] l'83% votò per [[John Fitzgerald Kennedy]], mentre alle [[Elezioni presidenziali negli Stati Uniti d'America del 1964]] il 90% scelse per [[Lyndon B. Johnson]]. [[Hubert Humphrey]] raccolse l'81% del voto ebraico alle [[Elezioni presidenziali negli Stati Uniti d'America del 1968]], il quale però perse il duello contro [[Richard Nixon]]<ref name=JVLvote/>.
 
Alle [[Elezioni presidenziali negli Stati Uniti d'America del 1972]] gli elettori ebraici scelsero [[George McGovern]] al 65%, mentre Nixon vide più che raddoppiato il sostegno ebraico repubblicano al 35%. Alle [[Elezioni presidenziali negli Stati Uniti d'America del 1976]] gli elettori ebrei appoggiarono [[Jimmy Carter]] con il 71%, rispetto al 27% dei voti dati a [[Gerald Ford]]; ma alle [[Elezioni presidenziali negli Stati Uniti d'America del 1980]] gli elettori ebrei abbandonarono i democratici, con solo il 45% di sostegno, quando invece [[Ronald Reagan]] ne ottenne il 39% e il 14% andò all'indipendente (ex repubblicano) [[John B. Anderson]]<ref name=JVLvote/><ref name=voting>{{Cita web|url=http://www.jcpa.org/jl/vp446.htm|titolo=The Israel swing factor: how the American Jewish vote influences U.S. elections |autore=Jeffrey S. Helmreich|accesso=2 ottobre 2008|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20080920070714/http://www.jcpa.org/jl/vp446.htm|dataarchivio=September 20, 2008 <!--DASHBot-->|urlmorto=no}}</ref>. Molti ebrei americanistatunitensi non furono d'accordo con le politiche relative al [[Medio Oriente]] dell'amministrazione Carter.
 
Alle [[Elezioni presidenziali negli Stati Uniti d'America del 1984]] i Repubblicani mantennero il 31% del voto ebraico, mentre il 67% andò a favore di [[Walter Mondale]]. Le [[Elezioni presidenziali negli Stati Uniti d'America del 1988]] videro il 64% del voto ebraico andare a [[Michael Dukakis]], mentre [[George H. W. Bush]] ebbe un rispettabile 35%; ma alle [[Elezioni presidenziali negli Stati Uniti d'America del 1992]] il sostegno ebraico per i Repubblicani scese all'11%, con l'80% di preferenze per [[Bill Clinton]] e il 9% per l'indipendente [[Ross Perot]]. Alle [[Elezioni presidenziali negli Stati Uniti d'America del 1996]] Clinton mantenne un alto 78%, con il 16% che invece sostenne [[Bob Dole]] e il 3% Perot<ref name=JVLvote/><ref name=voting/>.
 
Alle [[Elezioni presidenziali negli Stati Uniti d'America del 2000]] [[Joe Lieberman]] è stato il primo ebreo americanostatunitense a concorrere per una carica nazionale quando è stato scelto come candidato vicepresidente democratico a fianco di [[Al Gore]]. Sia alle elezioni del 2000 che alle [[Elezioni presidenziali negli Stati Uniti d'America del 2004]] è proseguito il sostegno ebraico per i democratici, prima per Gore e poi per [[John Kerry]], un cattolico di origini ebraiche, che rimangono nella fascia alta con una media del 70%; però il 2004 ha registrato un aumento del sostegno per [[George W. Bush]] il quale ha realizzato una crescita di voto ebraico passando dal 19% al 24%<ref name=voting/><ref>.[https://www.cnn.com/ELECTION/2004/pages/results/states/US/P/00/epolls.0.html 2004 exit polls at CNN]</ref>.
 
Alle [[Elezioni presidenziali negli Stati Uniti d'America del 2008]] il 78% degli ebrei ha votato per [[Barack Obama]], che è diventato il primo [[afroamericano]] ad essere eletto [[presidente degli Stati Uniti d'America]]<ref>[http://www.jta.org/2008/11/05/news-opinion/politics/op-ed-why-jews-voted-for-obama OP-ED: Why Jews voted for Obama] by Marc Stanley, [[Jewish Telegraphic Agency]] (JTA), November 5, 2008 (retrieved on December 6, 2008).</ref>; questo risultato si pone a fronte del 34% dei protestanti bianchi, del 47% dei cattolici bianchi, del 67% di coloro che si identificano con un'altra religione e del 71% che non appartengono ad alcuna religione<ref>{{Cita news|url=https://www.cnn.com/ELECTION/2008/results/polls/#val=USP00p2|titolo=Local Exit Polls – Election Center 2008 – Elections & Politics from CNN.com|accesso=15 febbraio 2015}}</ref>.
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Nel febbraio del 2016 il democratico del [[New Hampshire]] [[Bernie Sanders]] è diventato il primo candidato ebreo a vincere le primarie presidenziali di uno degli [[Stati federati degli Stati Uniti d'America]] e quindi a concorrere contro [[Hillary Clinton]] per le [[Elezioni primarie del Partito Democratico del 2016 (Stati Uniti d'America)|Elezioni primarie del Partito Democratico del 2016]]<ref>{{Cita web|url=https://www.nytimes.com/2016/02/11/us/politics/bernie-sanders-jewish.html|titolo=As Bernie Sanders Makes History, Jews Wonder What It Means|nome=Nicholas|cognome=Confessore|data=10 febbraio 2016|via=NYTimes.com}}</ref>.
 
Dal momento che gli ebrei americanistatunitensi hanno sempre più progredito economicamente nel tempo alcuni commentatori si sono chiesti perché rimangano così fermamente democratici e non abbiano invece spostato le proprie preferenze politiche verso il [[Centrismo|centro]] o la [[destra (politica)|destra]] come invece hanno fatto altri gruppi come gli ispanici e gli stessi [[arabi americani]]<ref>{{Cita web|url=http://www.tomgrossmedia.com/USvotinghabits.html|titolo=Tom Gross on US Jewish voting habits|accesso=15 febbraio 2015}}</ref>.
 
Per le competizioni congressuali e senatoriali nel 1968 gli ebrei americanistatunitensi hanno votato tra il 70 e l'80% per i Democratici<ref>{{Cita web|cognome=F. Weisberg|nome=Herbert|titolo=Reconsidering Jewish Presidential Voting Statistics|url=https://link.springer.com/article/10.1007%2Fs12397-012-9093-z|sito=(Volume 32, Issue 3, pp. 215–236) [[Springer (azienda)|Springer Science+Business Media]]|accesso=4 gennaio 2014}}</ref>; questo sostegno è aumentato fino all'87% alle elezioni del 2006<ref>{{Cita web|titolo=2006 EXIT POLLS|url=https://edition.cnn.com/ELECTION/2006/pages/results/states/US/H/00/epolls.0.html|editore=CNN|accesso=4 gennaio 2014}}</ref>.
 
Il primo ebreo americanostatunitense ad essere stato eletto al [[Senato degli Stati Uniti|Senato]] fu [[David Levy Yulee]] della [[Florida]], che servì dal 1845 al 1851 e ancora dal 1855 al 1861.
 
Nel [[114º Congresso degli Stati Uniti d'America]] ci sono 10 ebrei (con 2 donne) al Senato<ref name=cong>{{Cita web|url=https://www.jewishvirtuallibrary.org/jsource/US-Israel/jewcong114.html|titolo=Jewish Members of the 114th Congress|sito=www.jewishvirtuallibrary.org}}</ref>, 9 dei quali sono Democratici ([[Michael Bennet]], [[Richard Blumenthal]], [[Barbara Boxer]], [[Ben Cardin]], [[Dianne Feinstein]], [[Al Franken]], [[Carl Levin]], [[Chuck Schumer]], [[Ron Wyden]]) più Bernie Sanders, che è stato democratico durante la campagna presidenziale, ma è tornato come indipendente<ref>{{Cita news|url=https://blogs.wsj.com/washwire/2016/07/26/bernie-sanders-to-return-to-senate-as-an-independent/ |titolo=Bernie Sanders to Return to Senate as an Independent |pubblicazione=[[The Wall Street Journal]] |data=26 luglio 2016 |accesso=19 settembre 2016 |nome=Peter |cognome=Nicholas}}</ref>.
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Sempre nel 114º Congresso ci sono 19 membri della [[Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti|Camera dei rappresentanti]] ebrei [44]; erano 27 ebrei all'inizio del [[112º Congresso degli Stati Uniti d'America]]<ref name=autogenerate>{{Cita news|cognome=Kampeas|nome=Ron|titolo=The Chosen: Jewish members in the 112th U.S. Congress|url=http://www.jta.org/2010/11/03/news-opinion/politics/the-chosen-jewish-members-in-the-112th-u-s-congress|accesso=4 gennaio 2014|giornale=[[Jewish Telegraphic Agency]]|data=3 novembre 2010}}</ref>, 26 democratici e uno ([[Eric Cantor]]) repubblicano. Mentre molti di questi rappresentavano le città costiere e le periferie con popolazioni ebraiche significative, altri invece provenivano da zone interne (per esempio [[Gabrielle Giffords]] da [[Tucson]], [[John Yarmuth]] da [[Louisville]], [[Jared Polis]] da [[Boulder (Colorado)]] e [[Steve Cohen]] da [[Memphis]]).
 
Il numero totale di ebrei che servono nella Camera dei Rappresentanti è diminuito a partire dal massimo di 31 al [[111º Congresso degli Stati Uniti d'America]]<ref>{{Cita web|url=http://www.jewishexponent.com/article/17558/Jews_in_the_111th_Congress/|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110812053407/http://www.jewishexponent.com/article/17558/Jews_in_the_111th_Congress/|urlmorto=sì|dataarchivio=12 agosto 2011|titolo=Jews in the 111th Congress - The Jewish Exponent|data=12 agosto 2011}}</ref>. [[John Adler]] del [[New Jersey]], [[Steve Kagan]] del [[Wisconsin]], [[Alan Grayson]] e [[Ron Klein]] della [[Florida]] non sono stati rieletti; [[Rahm Emanuel]] si è dimesso per diventare il capo del personale del presidente; [[Paul Hodes]] del [[New Hampshire]] non si è ricandidato. [[David Cicilline]] del [[Rhode Island]] era l'unico nuovo eletto ebreo americanostatunitense eletto al 112º Congresso; era stato il Sindaco di [[Providence]]. Il numero è diminuito quando [[Jane Harman]], [[Anthony Weiner]] e [[Gabrielle Giffords]] si sono ritirati dall'incarico durante il 112º Congresso.
 
A partire dal gennaio del 2014 vi sono 5 uomini apertamente [[gay]] che servono nel Congresso e 2 di loro sono ebrei: [[Jared Polis]] del [[Colorado]] e David Cicilline. Il primo deputato ebreo americannostatunitense a fare [[coming out]] è stato [[Barney Frank]].
 
Nel novembre del 2008 Cantor è diventato uno dei 4 vicepresidenti della Camera, il primo repubblicano ebreo ad essere scelto per tale posizione<ref>[http://www.jta.org/2008/11/25/news-opinion/politics/what-is-the-future-for-republican-jews What is the future for Republican Jews?] by Eric Fingerhut, Jewish Telegraphic Agency (JTA), November 25, 2008.</ref>; nel 2011 è diventato il primo leader di maggioranza con un'appartenenza ebraica. Ha mantenuto l'incarico fino al 2014, quando si è dimesso poco dopo la sua sconfitta alle primarie repubblicane per il suo Stato.
=== Partecipazione ai movimenti per i diritti civili ===
I membri della comunità ebraica americanastatunitense hanno incluso anche degli eminenti [[attivismo|attivisti]] dei vari movimenti sorti per favorire i [[diritti civili]]; alla metà del XX secolo erano tra i partecipanti più impegnati nel [[movimento per i diritti civili degli afroamericani]] e nei gruppi riconducibili alla [[storia del femminismo]]. Alcuni di loro sono stati anche figure di spicco nella lotta per i [[diritti LGBT negli Stati Uniti d'America]].
 
[[Joachim Prinz]], presidente dell'"American Jewish Congress", quando ha parlato dal podio al [[Lincoln Memorial]] durante la famosa [[Marcia su Washington per il lavoro e la libertà]] il 28 agosto 1963 ha dichiarato: "''come Ebrei portiamo a questa grande manifestazione in cui migliaia di noi partecipano con orgoglio una duplice esperienza - una derivante dallo spirito e un'altra dalla nostra [[storia degli ebrei]]... Dall'alto della nostra esperienza lunga 3.500 anni noi diciamo: la nostra storia ha avuto inizio con la [[Schiavismo|schiavitù]] e l'anelito alla [[libertà]]. Durante il [[Medioevo]] il mio popolo ha vissuto per 1.000 anni rinchiuso nei [[Ghetto|ghetti]] europei... È per queste ragioni che non è solo una mera simpatia e compassione nei riguardi del popolo [[afroamericano]] ciò che ci motiva: è, soprattutto e al di là di tutte queste simpatie e emozioni, un senso di completa identificazione e solidarietà la quale nasce dalla nostra dolorosa esperienza''"<ref>{{Cita web|url=http://www.joachimprinz.com/civilrights.htm|titolo=Joachim Prinz March on Washington Speech|editore=joachimprinz.com}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://www.crmvet.org/info/mowprog.htm|titolo=Veterans of the Civil Rights Movement – March on Washington|editore=Civil Rights Movement Veterans}}</ref>.
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Gli ebrei di origini tedesche furono allarmati dal [[nazionalsocialismo]], ma allo stesso tempo erano sdegnosi nei confronti dei sionisti più accesi. I sostenitori di uno [[Stato]] e di un esercito specificatamente ebraico si attivarono pubblicamente, ma molti leader ebbero timore di un rigurgito interno dell'[[antisemitismo negli Stati Uniti d'America]] e pertanto consigliarono a tutti di mantenere un basso profilo. Uno sviluppo importante rappresentò l'improvvisa conversione della maggior parte dei dirigenti ebrei a favore di [[Israele]] al termine del conflitto<ref>Henry L. Feingold, ''A Time for Searching: Entering the Mainstream, 1920–1945'' (1992), pp. 225–65</ref>.
 
Quanto era appena accaduto nel [[Europa|continente europeo]], il tentativo di [[genocidio]] conosciuto sotto il nome di ''[[Olocausto|Shoah]]'', venne ampiamente ignorato dai [[Mezzo di comunicazione di massa|mezzi di comunicazione di massa]] americanistatunitensi; i giornalisti e i redattori dell'epoca in larga misura non riuscirono semplicemente a credere alle storie di atrocità che cominciarono - sempre più accavallate le une alle altre - ad uscir fuori<ref>{{Cita pubblicazione|cognome1= Korman |nome1= Gerd |anno= 1987 |titolo= Mass Murder Hides Holocaust: Beyond Belief: The American Press and the Coming of the Holocaust, 1933–1945 by Deborah E. Lipstadt |rivista= Reviews in American History |volume= 15 |numero= 3|pp= 474–479 | jstor=2702047 | doi=10.2307/2702047}}</ref>.
 
L'evento dell'"Olocausto" ebbe un impatto assai profondo sulla comunità, soprattutto dopo il 1960, in quanto gli ebrei cercarono di comprendere e spiegarsi tutto quel che era accaduto, ma soprattutto di affrontarlo e ricordarlo quando si volsero in direzione del futuro. [[Abraham Joshua Heschel]] ha riassunto bene questo dilemma quando ha tentato di comprendere [[Campo di concentramento di Auschwitz|Auschwitz]]: "''per cercare di rispondere è necessario commettere una suprema [[Bestemmia|blasfemia]]. Israele ci consente di sopportare l'agonia di Auschwitz senza una disperazione radicale, di percepire un raggio dello splendore divino anche nel mezzo delle giungle della storia''"<ref>Staub (2004) p. 80</ref>.
 
=== Affari internazionali ===
Il sionismo iniziò a diventare un movimento sempre meglio organizzato negli [[Stati Uniti d'America]] grazie al coinvolgimento di leader come [[Louis Brandeis]] e soprattutto a seguito della promessa britannica di concedere una [[Patria]] al popolo ebraico dichiarata solennemente con la ''[[Dichiarazione Balfour (1917)]]''<ref>Melvin I. Urofsky, ''Louis D. Brandeis: A Life'' (2009) p. 515</ref>. Gli '''ebrei americani'''statunitensi organizzarono una vasta operazione di [[boicottaggio]] della merce tedesca nel corso degli anni 1930 per protestare contro l'[[antisemitismo]] e le ''[[Leggi di Norimberga]]''.
 
Le politiche nazionali in direzione della [[Sinistra (politica)|sinistra politica]] attuate da [[Franklin Delano Roosevelt]] ricevettero un forte sostegno ebraico, cosiccome anche la sua politica estera antinazista e la promozione dell'[[Organizzazione delle Nazioni Unite]]. L'appoggio all'[[ideologia]] sionista in questo periodo, pur crescendo in influenza, rimase un'opionione distinta di minoranza almeno fino al 1944-45, quando le prive notizie e relazioni concernenti l'assassinio sistematico degli ebrei europei nei territori occupati dai nazisti divennero di dominio pubblico con la liberazione dei [[Campo di sterminio|campi di sterminio]].
 
La creazione d'Israele nel 1948 pose la regione del [[Medio Oriente]] al centro dell'attenzione internazionale; il suo riconoscimento da parte del governo americanostatunitense (nonostante le obiezioni rivoltegli da parte degli isolazionisti) fu un'indicazione chiara sia del sostegno instrinseco che dell'influsso che si proponeva di svolgere. La vicinanza inizialmente si basò su un'affinità naturale e religiosa nei confronti del nuovo Stato; ma fu anche a causa dei successivi scontri bellici i quali rimasero in larga parte irrisolti.
 
Un ampio e vivo dibattito si sviluppò a partire dal [[conflitto arabo-israeliano]], soprattutto a seguito della [[Guerra dei sei giorni]]; la comunità si divise in merito all'approvazione o meno della risposta israeliana: la gran maggioranza finì con l'accettare il confronto come necessario. La tensione esistette innanzitutto ta gli ebrei di sinistra, che videro Israele come troppo anti-sovietico e anti-palestinese<ref>Staub (2004)</ref>. Altri attriti furono suscitati dall'elezione di [[Menachem Begin]] nel 1977 e dalla crescita del [[Sionismo revisionista]], dalla [[Guerra del Libano (1982)]] e dalla continua occupazione della [[Cisgiordania]] e della [[Striscia di Gaza]]<ref>Roberta Strauss Feuerlicht. "The Fate of the Jews, A people torn between Israeli Power and Jewish Ethics". Times Books, 1983. {{ISBN|0-8129-1060-5}}</ref>.
 
Il dissenso sull'accettazione degli "Accordi di Oslo" da parte d'Israele nel 1993 produsse un ulteriore divisione tra gli ebrei americanistatunitensi<ref name="Ben-Moshe2007">{{Cita libro|autore=Ofira Seliktar|capitolo=The Changing Identity of American Jews, Israel and the Peace Process|curatore=Danny Ben-Moshe|curatore2=Zohar Segev|titolo=Israel, the Diaspora, and Jewish Identity|url=https://books.google.com/books?id=1bXETKMOI1cC&pg=PA126|accesso=20 gennaio 2016|anno=2007|editore=Sussex Academic Press|isbn=978-1-84519-189-4|p=126|citazione=The 1993 Oslo Agreement made this split in the Jewish community official. Prime Minister Yitzak Rabin's handshake with Yasir Arafat during the September 13 White House ceremony elicited dramatically opposed reactions among American Jews. To the liberal universalists the accord was highly welcome news. As one commentator put it, after a year of tension between Israel and the United States, "there was an audible sigh of relief from American and Jewish liberals. Once again, they could support Israel as good Jews, committed liberals, and loyal Americans." The community "could embrace the Jewish state, without compromising either its liberalism or its patriotism". Hidden deeper in this collective sense of relief was the hope that, following the peace with the Palestinians, Israel would transform itself into a Western-style liberal democracy, featuring a full separation between the state and religion. Not accidentally, many of the leading advocates of Oslo, including the Yossi Beilin, the then Deputy Foreign Minister, cherish the belief that a "normalized" Israel would become less Jewish and more democratic.<br />However, to some right wing Jews, the peace treaty was worrisome. From their perspective, Oslo was not just an affront to the sanctity of how they interpreted their culture, but also a personal threat to the lives and livelihood settlers, in the West Bank and Gaza AKA "Judea and Samaria". For these Jews, such as Morton Klein, the president of the Zionist organization of America, and Norman Podhoretz, the editor of ''Commentary'', the peace treaty amounted to an appeasement of Palestinian terrorism. They and others repeatedly warned that the newly established Palestinian Authority (PA) would pose a serious security threat to Israel.}}</ref>, il che rispecchiava la spaccatura del tutto simile tra gli stessi israeliani e che si verificò parallelamente anche all'interno della "[[Lobby israeliana negli Stati Uniti]]" e del [[sionismo cristiano]], giungendo infine anche alla considerazione di una presunta "cecità" filo-israeliana da parte del governo federale<ref name="Ben-Moshe2007"/>.
 
Abbandonando qualsiasi pretesa di unità entrambi i segmenti cominciarono a sviluppare organismi di avvocatura e di "lobbyng" separate. I sostenitori liberali degli accordi lavorarono attraverso l'"Americans for Peace Now", "Israel Policy Forum" e altri gruppi favorevoli al [[Partito Laburista Israeliano]]; cercarono di assicurare al [[Congresso degli Stati Uniti|Congresso degli Stati Uniti d'America]] che l'ebraismo americanostatunitense supportava pienamente l'accordo e difese gli sforzi dell'amministrazione di [[Bill Clinton]] nei suoi tentativi di aiutare la neonata [[Autorità Nazionale Palestinese]], comprese le promesse di finanziamenti.
 
Un'alleanza di gruppi conservatori in opposizione agli accordi si raggruppò attorno alla "Zionist Organization of America", l'"Americans For a Safe Israel" e lo "Jewish Institute for National Security of America" i quali cercarono di controbilanciare il potere degli ebrei liberali
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Le cifre precise della popolazione variano a seconda che gli ebrei siano considerati sulla base di considerazioni provenienti dall'[[Halakhah]] o su fattori di identificazione secolari, di ''[[Legge del ritorno]]'' e ancestrali. C'erano circa 4 milioni di aderenti all'[[ebraismo]] a partire dal 2001, circa l'1,4% dell'intera popolazione statunitense. Secondo l'[[Agenzia ebraica]] per l'anno 2017 Israele ospita 6,4 milioni di ebrei (il 49,1% della popolazione ebraica mondiale), mentre gli Stati Uniti ne contengono 5,3 milioni (il 40,2%)<ref>{{Cita web|url=http://www.haaretz.com/hasen/spages/903585.html |editore=Haaretz Daily Newspaper Israel |titolo=Jewish Agency: 13.2 million Jews worldwide on eve of Rosh Hashanah, 5768 |cognome=Pfeffer |nome=Anshel |accesso=13 settembre 2007|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20071011130459/http://haaretz.com/hasen/spages/903585.html|dataarchivio= October 11, 2007 <!--DASHBot-->|urlmorto= no}}</ref>.
 
Nel 2012 i demografi hanno stimato che la popolazione ebraica americanastatunitense (inclusi sia i religiosi che i non religiosi) sia di 5.425.000 (l'1,73%), citando errori metodologici nelle precedenti stime superiori<ref name="Sergio DellaPergola 2012. pp. 212–283">Sergio DellaPergola. "World Jewish Population, 2012." The American Jewish Year Book (2012) (Dordrecht: Springer) pp. 212–283</ref>. Altre fonti dicono invece che il numero è di circa 6,5 milioni.
 
L'"[[American Jewish Year book|American Jewish Yearbook]] population survey" ha calcolato il numero di ebrei americanistatunitensi a 6,4 milioni, pari al 2,1% della popolazione totale. Questa cifra è significativamente superiore alla precedente stima dell'indagine su larga scala condotta sulle stime di popolazione ebraica nel biennio 2000-2001 le quali ponevano in 5,2 milioni il numero di ebrei. Uno studio del 2007 pubblicato dalla [[Brandeis University]] presenta elementi di prova che suggeriscono che entrambe queste cifre possono essere sottostimazioni, con un potenziale di 7-7,4 milioni di americani di origine ebraica<ref>{{Cita web|titolo=Brandeis University Study Finds that American-Jewish Population is Significantly Larger than Previously Thought|url=http://download.2164.net/PDF-newsletters/jewishpopulation.pdf|accesso=30 novembre 2013}}</ref>. Questi valori più alti sono stati comunque raggiunti includendo tutti i membri della famiglia non ebrei e i componenti dei nuclei familiari anziché sull'analisi individuale<ref name="Sergio DellaPergola 2012. pp. 212–283"/>.
 
La popolazione di americanistatunitensi di origine ebraica è demograficamente caratterizzata da un invecchiamento generalizzato e da basse percentuali di fertilità, significativamente inferiori a quella sostitutiva<ref name="Sergio DellaPergola 2012. pp. 212–283"/>.
 
Gli [[Aschenaziti]], che sono ormai la grande maggioranza degli ebrei americanistatunitensi, si stabilirono per la prima volta a [[New York]] e dintorni; negli ultimi decenni molti si sono trasferiti a [[Miami]], [[Los Angeles]] e in altre grandi [[Area metropolitana|aree metropolitane]] degli [[Stati Uniti meridionali]] e degli [[Stati Uniti d'America occidentali]]. L'[[area metropolitana di New York]], l'[[area metropolitana di Miami]] e l'[[Greater Los Angeles Area|area metropolitana di Los Angeles]] contengono assieme quasi 1/4 di tutti gli ebrei del mondo<ref name="metroareas">{{Cita web|url=http://www.adherents.com/largecom/com_judaism.html|titolo=The Largest Jewish Communities|editore=adherents.com|accesso=8 novembre 2008|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20081016132750/http://www.adherents.com/largecom/com_judaism.html|dataarchivio= October 16, 2008 <!--DASHBot-->|urlmorto= no}}</ref>.
 
La "National Jewish Population Survey" del 1990 ha chiesto a 4,5 milioni di ebrei adulti di identificarsi secondo la propria denominazione. Il totale nazionale ha mostrato che il 38% era affiliato all'[[ebraismo riformato]], il 35% all'[[ebraismo conservatore]], il 6% all'[[ebraismo ortodosso]], l'1% all'[[ebraismo ricostruzionista]], il 10% si legava ad un'altra tradizione e il 10% diceva di essere "solo ebreo"<ref>{{Cita libro|autore=Jack Wertheimer|titolo=Jews in the Center: Conservative Synagogues and Their Members|url=https://books.google.com/books?id=U_nEoAZ6ffgC&pg=PA68|anno=2002|editore=Rutgers University Press|p=68}}</ref>.
 
Nel 2013 [[Pew Research Center]] ha scoperto che il 35% degli ebrei americanistatunitensi era riformato, il 18% conservatore, il 10% ortodosso, il 6% apparteneva ad altre sette ed infine il 30% non si identificava con alcuna denominazione<ref>{{Cita web|url=http://www.pewforum.org/2013/10/01/jewish-american-beliefs-attitudes-culture-survey/|titolo=A Portrait of Jewish Americans|editore=pewforum.org|accesso=23 giugno 2017}}</ref>.
=== Localizzazione ===
Secondo uno studio pubblicato dalla demografa Ira Sheskin e dal sociologo Arnold Dashefsky la distribuzione della popolazione ebraica negli [[Stati federati degli Stati Uniti d'America]] per il 2015 è la seguente<ref name=" Sheskin and Dashefsky">Ira Sheskin, [[Arnold Dashefsky]]. [http://www.jewishdatabank.org/Studies/downloadFile.cfm?FileID=3393 Berman Jewish DataBank: Jewish Population in the United States, 2015]. Page 15. Retrieved September 18, 2016&nbsp;– select state from drop-down menu</ref>:
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=== Ebrei americanistatunitensi e "razza" ===
=== Socioeconomia ===
==== Ebrei americanistatunitensi negli istituti d'istruzione superiore ====
 
== Religioni ==
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== Cultura ebraica americanastatunitense ==
{{...|antropologia}}
 
== Personalità di rilievo ==
Tra i più noti ebrei americanistatunitensi che si sono distinti in vari campi quali [[Imprenditore|imprenditoria]], [[editoria]], [[Industria dello spettacolo|show business]] e [[Sport professionistico|sport]] si ricordano: [[Bob Dylan]], [[Mel Brooks]], [[David Geffen]], [[Norman Mailer]], [[Ben Bernanke]], [[Barbra Streisand]], [[Isaac Asimov]], [[Albert Einstein]], [[Louis Brandeis]], [[Groucho Marx]], [[Betty Friedan]], [[Sammy Davis Jr.]], [[Hank Greenberg]], [[Rahm Emanuel]], [[Steven Spielberg]], [[Oliver Stone]], [[Adam Sandler]], [[Joey Ramone]], [[David Stern]], [[Tal Brody]], [[Henry Kissinger]], [[Natalie Portman]], [[Gene Simmons]], [[Alan Greenspan]], [[Janet Yellen]], [[George Akerlof|George Arthur Akerlof]], [[George Soros]], [[Leonard Bernstein]], [[David O. Selznick]], [[Woody Allen]], [[J. J. Abrams]], [[Lou Reed]], [[Scarlett Johansson|Scarlett Johansonn]], [[Adam Levine]], [[Edward Witten]], [[Red Auerbach]], [[Jordan Farmar]], [[David Blu]], [[David Cronenberg]], [[Bobby Fischer]], [[Mark Zuckerberg]], [[Leslie Moonves]], [[Harvey Weinstein]], [[Josh Schwartz]], [[David Blatt]], [[Philip Roth]], [[Paul Auster]], [[Allen Ginsberg]], [[Bob Iger]], [[Saul Bellow]], [[J. D. Salinger]], [[Zac Efron]], [[Adam Richman]], [[Hillel Slovak]], [[Eli Roth]], [[David Remnick]], [[Guy Oseary]], [[Jesse Eisenberg]], [[Dustin Hoffman]], [[William Wyler]], [[Lauren Bacall]], [[Gene Wilder]], [[Liev Schreiber]], [[Louis B. Mayer]], [[Harry Warner]], [[Rachel Weisz]], [[Joseph Schenck]], [[James Levine]], [[Arthur Miller]], [[Jonathan Safran Foer]], [[Madeleine Albright]], [[Jeffrey Sachs]], [[Paul R. Ehrlich]], [[Peter Falk]], [[Bernie Sanders]], [[Paul Wolfowitz]], [[Edward Luttwak]], [[Lorin Maazel]], [[Paul Mazursky]], [[Stanley Kubrick]], [[Carl Laemmle]], [[Jeffrey Epstein]].
 
==Filmografia (parziale)==
 
Fin dagli inizi del Novecento sono numerosi i film che ritraggono la vita degli ebrei americanistatunitensi.<ref>Patricia Erens, ''The Jew in American Cinema'', Bloomington, IN: Indiana University Press, 1984; Lester D. Firedman, ''The Jewish Image in American Film'', Sesaucus, NJ: Citadel Press, 1987.</ref> Se nei primi cortometraggi a carattere comico prevale un'immagine stereotipata e caricaturale, il cinema scopre ben presto il potenziale offerto dalla vita reale e dalla vibrante cultura ebraica. All'inizio ad attrarre l'attenzione è l'esperienza degli immigranti poveri giunti a migliaia a popolare i quartieri ebraici di New York ed i problemi legati alla loro integrazione, soprattutto il contrasto tra tradizione e modernità, tra genitori e figli e i matrimoni misti. Il cinema documenta quindi il processo di uscita dai ghetti, l'impatto dell'antisemitismo e dell'Olocausto, la lotta per i diritti civili, fino a celebrare l'enorme apporto dato dalla cultura ebraica a tutti gli aspetti della società americana, dalle arti alla scienza, alla letteratura, alla vita politica.
 
* ''[[Old Isaac, the Pawnbroker]]'', regia di [[Wallace McCutcheon]] (USA, 1908)