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Dopo aver fatto parte del gruppo originario che aveva costituito l'organizzazione nel [[1970]], venne arrestato una prima volta nel novembre [[1974]]; evaso dal carcere di [[Treviso]] nel gennaio [[1977]], assunse un ruolo di grande importanza come dirigente della colonna romana e membro del Comitato Esecutivo. Molto determinato e fortemente motivato ideologicamente, fece parte del nucleo armato che assassinò gli uomini della scorta di [[Aldo Moro]] nell'[[agguato di via Fani]] e durante il [[Caso Moro|sequestro]] svolse il ruolo di carceriere dell'uomo politico nell'appartamento di via Montalcini 8 a [[Roma]]. I suoi nomi di battaglia erano ''Giuseppe'' e ''Gallo''<ref name=moro2/> (derivato dal suo cognome e analogo a quello usato dal [[partigiano]] e politico [[Partito Comunista Italiano|comunista]] [[Luigi Longo]] durante la [[Resistenza italiana]]).
 
Dopo la fine del sequestro continuò a dirigere la colonna romana partecipando direttamente ad altri gravi fatti di sangue fino al suo arresto nel settembre [[1979]] dopo uno scontro a fuoco con agenti di [[Pubblica sicurezza]] in cui rimase gravemente ferito alla testa. Fu condannato all'[[ergastolo]] per molti tra gli attentati e le azioni delle BR nel periodo 1974-1979, tra cui il citato rapimento Moro ([[1978]]), e per aver partecipato materialmente all'omicidio dei cinque agenti di scorta, di due poliziotti nel [[1979]] e del giudice [[Riccardo Palma]] (sempre nel 1978); in totale fu esecutore diretto, con altri brigatisti, di otto omicidi. Rigido e intransigente, mantenne una totale non collaborazione durante gli anni del carcere; negli anni novanta a causa di seri motivi di salute venne disposta la sospensione della sua pena.