Origini del cristianesimo: differenze tra le versioni
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Gli ebrei convertiti non si autodefinivano cristiani: ciò è testimoniato dagli ''Atti degli Apostoli'', da cui si desume che il termine "cristiani" venne coniato solo qualche decennio dopo i fatti di Gesù e probabilmente in senso dispregiativo.
{{Quote biblico|...essi parteciparono per un anno intero alle riunioni della chiesa e istruirono un gran numero di persone; ad Antiochia, per la prima volta, i discepoli furono chiamati cristiani.|Atti|11.26}}
Prima di allora, veniva utilizzato il termine "la Via" per indicare i credenti cristiani.<ref group=Nota>''Atti'', {{Cita passo biblico|Atti|24.14}}, dove San Paolo dice a Festo: "...ma ti confesso questo, che adoro il Dio dei miei padri, secondo la Via che essi chiamano setta".</ref>
La conversione di [[Paolo di Tarso|Paolo]], che di Antiochia fece la sua base per le missioni, accelerò la definizione della dottrina e chiarì l'orientamento universalistico della fede cristiana. Il tronco era ancora l'ebraismo, le sue scritture, la sua etica, ma l'attesa messianica non c'era più. Il [[concilio di Gerusalemme]] del [[50]] sancirà il riconoscimento della universalità della nuova fede e il distacco dall'osservanza dei rituali dell'ebraismo.
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I cristiani apparvero in breve un perfetto capro espiatorio. A questo punto, Tacito inserisce un esplicito riferimento a Cristo ed ai suoi seguaci:
{{Citazione|Perciò, per far cessare tale diceria, Nerone si inventò dei colpevoli e sottomise a pene raffinatissime coloro che la plebaglia, detestandoli a causa delle loro nefandezze, denominava cristiani. Origine di questo nome era Cristo, il quale sotto l'impero di Tiberio era stato condannato al supplizio dal procuratore Ponzio Pilato; e, momentaneamente sopita, questa esiziale superstizione di nuovo si diffondeva, non solo per la Giudea, focolare di quel morbo, ma anche a Roma, dove da ogni parte confluisce e viene tenuto in onore tutto ciò che vi è di turpe e di vergognoso. Perciò, da principio vennero arrestati coloro che confessavano; quindi, dietro denuncia di questi, fu condannata una ingente moltitudine, non tanto per l’accusa dell'incendio, quanto per odio del genere umano. Inoltre, a quelli che andavano a morire si aggiungevano beffe: coperti di pelli ferine, perivano dilaniati dai cani, o venivano crocifissi oppure arsi vivi in guisa di torce, per servire da illuminazione notturna al calare della notte. Nerone aveva offerto i suoi giardini e celebrava giochi circensi, mescolato alla plebe in veste d’auriga o ritto sul cocchio. Perciò, benché si trattasse di rei, meritevoli di pene severissime, nasceva un senso di pietà, in quanto venivano uccisi non per il bene comune, ma per la ferocia di un solo uomo.|Tacito, ''Annales'', XV.44}}
Più in generale, il capo d'accusa imputato ai cristiani ("odio del genere umano") non costituiva un titolo giuridico effettivo, ma assunse, almeno secondo gli apologeti cristiani, vigore di legge, nella formulazione ''non licet esse vos'' ("essere come voi non è lecito"): la menziona [[Tertulliano]], come ''Institutum Neronianum''<ref>{{cita web|lingua= en |url= http://www.ccel.org/ccel/schaff/hcc2.v.iv.iv.html |sito= ccel.org |titolo= Causes of Roman Persecution |editore= History of the Christian Church}}</ref><ref>{{cita web|url= http://rcslibri.corriere.it/classici/verba/nerone2.htm |titolo= Nerone: colpevole o innocente? |autore= Flavio Modena |sito= rcslibri.corriere.it }}</ref>, e a lui si allineano, probabilmente sempre con riferimento a Nerone, [[Lattanzio]], l'apologeta Apollonio e [[Origene]]<ref>{{cita libro|autore= Igino Giordani |url= https://books.google.it/books?id=bAp2N8_SCC0C&pg=PA461&lpg=PA461&dq=%22non+licet+esse+vos%22+senatoconsulto&source=bl&ots=HOoSwXTR9e&sig=lgcckIxJHs8MtwqaMKBeUqfKlSk&hl=it&ei=nOiUTN2WJdDeOIWw7KMK&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=2&sqi=2&ved=0CBgQ6AEwAQ#v=onepage&q=%22non%20licet%20esse%20vos%22%20senatoconsulto&f=false |titolo= Il messaggio sociale del cristianesimo |editore= Città Nuova |città= Roma |anno= 2001 | ISBN= 88-311-2424-2 }}</ref>. Sul fondamento giuridico delle persecuzioni ai cristiani sono state sviluppate tre teorie. La prima riguarda l'esistenza, citata da diversi autori cristiani, di una o più leggi specificatamente anticristiane, che ad oggi non sono state però identificate: un [[senatoconsulto]] del [[35]] e l
L'atteggiamento dell'Impero nei confronti della nuova setta appare condizionato sia dalla diffidenza, e spesso dall'ostilità, del popolo, sia dal contrasto con la scala di valori dei cristiani, evidente ad esempio nel rifiuto di sacrificare all'imperatore<ref>{{cita libro|autore= C.G. Starr |titolo= Storia del mondo antico |editore= Editori Riuniti |anno= 1977 }}</ref>. Era probabile intenzione di [[Tiberio]], stando a [[Tacito]]<ref>''[[Annales di Tacito|Annales]]'', 6.32, passaggio commentato in ''[http://syrcom.cua.edu/Hugoye/Vol9No1/HV9N1Ramelli.html#FNRef85 Ilaria Ramelli, Possible historical traces in the "Doctrina Addai", Gorgias Press 2009]'' {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20070504221223/http://syrcom.cua.edu/hugoye/Vol9No1/HV9N1Ramelli.html |data=4 maggio 2007 }}.</ref>, di legalizzare la nuova setta, soprattutto per il suo carattere messianico privo di portato politico e anti-romano. L'imperatore intendeva sottrarre alla giurisdizione del [[Sinedrio]] il cristianesimo, così com'era stato fatto per i [[Samaritani]]. L'importanza della stabilità della frontiera orientale era tale agli occhi di Tiberio che tra il [[36]] e il [[37]] il ''[[legatus]]'' in Giudea Vitellio operò su suo ordine contro [[Caifa]] e [[Ponzio Pilato|Pilato]]<ref>[[Giuseppe Flavio]], ''[[Antichità giudaiche]]'', 18. 89-90 e 122.</ref><ref>I ''commentarii'' di Vitellio sono citati da Tertulliano in ''De anima'', 46.</ref>. Vi è traccia della questione della liceità della nuova religione anche nella vicenda del senatore Apollonio (l'apologeta summenzionato), condannato a morte ai tempi di [[Commodo]] ([[183]]-[[185]]) "in base ad un senatoconsulto"<ref>Eusebio, ''[[Storia ecclesiastica (Eusebio di Cesarea)|Storia ecclesiastica]]'', 5.21.4.</ref>. Il [[prefetto del pretorio]] [[Tigidio Perenne]] avrebbe voluto salvare Apollonio, ma il responso del senatoconsulto sottolineò che ''mê exeinai Khristianous einai'', "non è lecito essere cristiani", formula che corrisponde a quella di Tertulliano (''non licet esse vos'')<ref>{{cita libro|autore= Marta Sordi |url= https://books.google.it/books?id=xvwS1h72nVoC&pg=PA28&lpg=PA28&dq=%22non+licet+esse+vos%22&source=bl&ots=PwOEq1rscO&sig=AXSyg_rrrbZjc4NMDGn39W_tVeg&hl=it&ei=LOaUTIC3GoGLOJGalIkJ&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=4&ved=0CCQQ6AEwAw#v=onepage&q=%22non%20licet%20esse%20vos%22&f=false |titolo= I cristiani e l'Impero Romano |editore= Jaca Book |anno= 2004 }}</ref>.
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Il proselitismo nei confronti dei "gentili" vede due momenti fondamentali: uno precedente la resurrezione di Cristo, l'altro successivo. Finché fu in vita, infatti, Gesù proibì ai suoi discepoli di volgere la predicazione ai pagani. Ma vi sono due importanti eccezioni: quella del centurione a [[Cafarnao]] (''[[Vangelo di Matteo]]'', {{passo biblico|Mt|8,5}}) e quella della donna siro-fenicia (''Matteo'', {{passo biblico|Mt|7,27}}). Dopo la resurrezione, Gesù affida agli apostoli il compito di annunciare l'evangelo senza distinzioni (''Marco'', {{passo biblico|Mt|16,15}} e ''Matteo'', {{passo biblico|Mt|28,19}}).
Fu [[Paolo di Tarso]] a farsi carico di questo mandato: per dare opportuno fondamento a questa apertura non poté limitarsi ai soli Vangeli, dovendo appoggiarsi anche all'[[Antico Testamento]], che fa esplicito riferimento alla partecipazione dei gentili alla salvezza. Era infatti una promessa degli antichi profeti, quando ad esempio si riferiscono al pellegrinaggio escatologico dei popoli al momento del giudizio finale o fanno riferimento alla sottomissione delle altre nazioni alla possanza del Signore<ref group=Nota>''[[Libro di Isaia]]'', {{Cita passo biblico|Is|2,2; 11,10; 42,1; 49,6; 62,2}}, ''[[Libro di Zaccaria]]'' {{Cita passo biblico|Zc|2,11; 8,22}}, ''[[Libro di Malachia]]'' {{Cita passo biblico|Ml|1,11}}.</ref>.
=== Le comunità giudeo-cristiane ===
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Il Cristianesimo è una religione [[escatologica]] e [[soteriologica]], come ben evidenzia lo storico della filosofia [[Giuseppe Faggin]], è rivelatore di una verità che non ha origini umane ed è foriero di un messaggio salvifico per l'uomo, il [[kèrigma]] (κήρυγμα). La natura fisica non è più sottomessa ad un [[Fato]] ineluttabile né è più percorsa dal Maligno in quanto Gesù Cristo assumendola in sé l'ha riscattata da ogni presenza impura e da ogni cieca necessità: è il primato del Divino e dello Spirituale. Di fronte alla [[filosofia greca]] che concepiva Dio sempre su base [[cosmologia (filosofia)|cosmologica]], ora come un Essere [[trascendente]] ma impersonale, ora come la legge stessa [[immanenza|immanente]] del [[cosmo]]<ref group=Nota>Nella filosofia greca si ricordano: il [[Nous]] (Intelligenza divina) di [[Anassagora]]; il [[panteismo]] di [[Eraclito]] (con un Lògos immanente, una Razionalità divina); l'Uno ingenerato di [[Senofane]] e di [[Parmenide]]; il [[Demiurgo]] di [[Platone]]; il [[Motore immobile]] di [[Aristotele]]; il Λόγος ([[Logos]]) degli [[stoici]]; gli dei di [[Epicuro]] viventi negli ''intermundia''; il dio cosmico ([[Phanes]]) dell'[[orfismo]]; l'[[emanatismo]] dall'Uno nel pensiero neoplatonico di [[Plotino]].</ref>, [[Cristo]] afferma la Paternità divina che è personalità vivente. Dio è volontà creatrice libera, è Amore assoluto, è "Emmanuel": Dio con noi.<ref>{{cita|Faggin 1983|pp. 179-180}}.</ref> Al centro del messaggio cristiano sta la dignità della persona insieme con l'Incarnazione di Cristo da cui è inseparabile. La "meraviglia" (θαυμασμός) di fronte all'universo, costante emozionale della cultura della [[Grecia]] antica votata alla contemplazione, cede il posto alla "speranza" nell'avvento del Regno di Dio. La [[Fede]] accoglie il messaggio soprannaturale, la [[Carità]] s'impegna a realizzarlo fra gli uomini, la [[Speranza]] è fiducia nel trionfo finale del Bene. E la filosofia cosiddetta cristiana sarà una riflessione chiarificatrice e sistematrice degli elementi [[dogma]]tici della Rivelazione, per cui col Cristianesimo non ha più senso la conoscenza pura dei Greci, l'indagine disinteressata dell'intelligenza, la filosofia come ricerca umana e razionale della verità. Cambia anche la concezione dell'arte: la creazione di opere e forme belle sono cose vane. L'arte potrà rinnovarsi solo se riuscirà ad elevare parole e immagini a rivelazioni sensibili del Divino.
I tre termini soprarazionali irriducibili del pensiero cristiano sono: la ''creazione del mondo'' dal nulla per un atto libero della volontà divina; l
Il messaggio cristiano è riportato nei testi del [[Nuovo Testamento]]. Il Cristo storico dei [[Vangeli]]<ref group=Nota>"Vangelo" significa "buona novella", dal greco cristiano "evangèlion" che è dal greco classico ἐὖ (bene) e άγγελος (messaggero). Nel Vangelo secondo Matteo il [[Discorso della montagna]] con le Beatitudini rappresenta un cardine della fede cristiana ed un capovolgimento di valori rispetto alla mentalità del mondo.</ref> di [[Vangelo di Marco|Marco]], [[Vangelo di Luca|Luca]] e [[Vangelo di Matteo|Matteo]] assume significati dogmatico-dottrinali più rigorosi e si trasforma nel Cristo [[mistico]] nel [[Vangelo di Giovanni]] e nella predicazione di [[San Paolo]]. In quest'ultimo la [[teologia]] si fa decisamente cristocentrica, l'opera della redenzione s'inserisce nella storia illuminandone il senso universale ed il messaggio cristiano assume una formulazione dottrinale destinata ad esercitare un influsso notevolissimo sugli sviluppi del pensiero ecclesiastico.<ref>{{cita|Faggin 1983|p. 186}}.</ref> Con [[Adamo]] comincia il regno della morte e della colpa per cui l'umanità si allontana da Dio e la legge mosaica non riesce, con i suoi precetti, a infondere alla coscienza una forza che la salvi (''[[Lettera ai Romani]]'', 7, 7 sgg.). Cristo, antitesi di Adamo, instaura il regno della vita e della grazia: Egli è l'unico mediatore fra Dio e gli uomini, con lui tutti moriamo al peccato e rinasciamo alla vita eterna (''[[Lettera agli Ebrei]]'' 4, 14; 5, 5, ''[[Prima lettera a Timoteo]]'', 2, 5); del Suo corpo noi partecipiamo formando un'unità divina (''[[Prima lettera ai Corinzi]]'', 10, 17) nella quale l'uomo, riscattato dalla tirannia della legge, ritrova la sua libertà interiore: "dove è lo Spirito del Signore ivi è la libertà" (''[[Seconda lettera ai Corinzi]]'', 3, 17). E nel prologo del Vangelo di Giovanni Gesù Cristo è il Verbo incarnato; Egli è la Vita, la Luce e l'Amore: " In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta." (I, 1-5).<ref name="Faggin186-188">{{cita|Faggin 1983|pp. 186-188}}.</ref> A differenza dei tre [[sinottici]] in cui prevale lo stile parabolico<ref group=Nota>La parabola (παραβολή) è un racconto con cui viene espresso un insegnamento morale o religioso utilizzando [[allegorie]], comparazioni, similitudini. I Vangeli ci testimoniano che Gesù Cristo utilizzava la parabola frequentemente nella sua predicazione che aveva un carattere parenetico, cioè di esortazione, di ammonizione. La parenèsi sarà poi un aspetto essenziale anche delle [[epistole]] di San Paolo.
Dai Padri Apostolici, agli Apologisti, alla [[Patristica]], alla [[Scolastica (filosofia)|Scolastica]] la riflessione razionale sulla Rivelazione originaria è tutta mirata a costruire un inequivocabile, sicuro edificio dogmatico unitario e compatto. Si tratta di un'elaborazione dottrinale molto complessa e completa dal punto di vista teologico, ottenuta attraverso i vari Concili ecumenici i quali fissano le varie formule teologiche con la diretta assistenza dello Spirito Santo. E la Verità del Cristianesimo si dichiara evidentemente come super-storica.<name="Faggin186-188"/>
Il Cristianesimo è dunque fautore di una concezione volontaristica e personalistica dell'uomo ma i fatti mondani, la natura fisica, l'universo nella sua totalità sono subordinati alla sorte spirituale della persona e al problema della sua salvezza.
"Quindi l'uomo, non il cosmo, è il nucleo del messaggio cristiano. Ma l'[[antropocentrismo]] del Cristianesimo rimanda al [[teocentrismo]] che lo condiziona e gli conferisce il suo autentico significato ideale e storico".<ref>{{cita|Faggin 1983|p. 185}}.</ref>
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* {{cita libro|autore= Giuseppe Faggin |wkautore= Giuseppe Faggin |titolo= Storia della filosofia |editore= Principato editore |città= Milano |anno= 1983 |volume= 1 |cid= Faggin 1983 }}
* Andrea Filippini, ''Protocristianesimo. Il cristianesimo del I secolo alla luce degli scritti neotestamentari'', GB Editoria, Roma, 2013 ISBN 978-88-98158-08-9
* Giovanni Filoramo (a cura di), ''Storia delle religioni - Cristianesimo'', Roma, G. Laterza e Figli, 2005
* Birger Gerhardsson, "Le origini delle tradizioni evangeliche", in ''Studi di Teologia'' 5, Roma, ediz. IBE, 1980
* Floyd E. Hamilton, ''The Basis of Christian Faith'', New York, Harpers Row, 1964
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