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| Riga 1: {{Bio |Nome = Liliana |Cognome = Saporetti |Sesso = F |LuogoNascita = Gorizia |GiornoMeseNascita =  |AnnoNascita = 1903 |LuogoMorte =  |GiornoMeseMorte = 8 maggio |AnnoMorte = 1955 |Epoca = 1900 |Attività = partigiana |Attività2 = antifascista |Nazionalità = italiana }} == Biografia == Liliana nasce il 27 luglio 1924 a [[Gorizia]] dove è di stanza il padre ufficiale Vincenzo Saporetti, futuro Generale di Cavalleria. Dopo la separazione dei genitori cresce con la madre Livia e i nonni materni, Giuseppina Viola e Ubaldo Serena, industriale, sindaco di [[Castelfranco Veneto]]. '''(aggiungere dal - al)''' Nel 1944 la casa in cui Liliana vive a Castelfranco, Villa Caprera, viene occupata dallo [[Stato maggiore generale tedesco|stato maggiore tedesco.]] Grazie alla sua conoscenza della lingua tedesca, la ragazza intercetta le conversazioni dei militari e la notte raggiunge in bicicletta il comando partigiano a cui riferisce i piani delle operazioni militari di cui è venuta a conoscenza, riuscendo a prevenire arresti e uccisioni. Ai primi di novembre  Grazie alle informazioni raccolte da Liliana dai discorsi del Maggiore Meyer del Comando ferroviario tedesco distaccato a Villa Caprera, i partigiani  Per sua iniziativa presso il Comando SS di Treviso venne liberato  Alla Liberazione risulta inserita nel ruolo di partigiana, con la funzione di informatrice, fin dal giugno 1944, nella Brigata “C.Battisti”, Gruppo Romeo Pasqualetto.▼ Il 28 e il 29 aprile 1945  ▲Grazie alla sua conoscenza della lingua tedesca intercetta le conversazioni dei suoi “ospiti”; la notte inforca la bicicletta e raggiunge il comando partigiano e riferisce i piani di operazioni militari. Riesce così a prevenire arresti e uccisioni. Il 5 agosto 1944  avverte il parroco di Campigo di Castelfranco, don Carlo Davanzo, che tedeschi e fascisti stanno per raggiungere la sua canonica dove sono nascosti 7 militari inglesi. Il parroco fu arrestato ma i prigionieri non vennero trovati. Ai primi di settembre 1944 informò  i comandanti Gino Sartor  e Primo Visentin “Masaccio” del piano di rastrellamento del Grappa  e il 15 ottobre consegnò al Comando partigiano fogli di interesse militare che era riuscita a copiare dal comando tedesco di Godego, come documenta nel suo diario-giornale di brigata Enzo Rizzo. Il 4 maggio appare in prima fila, a fianco di Tina Anselmi, tra i comandanti partigiani  e il comandante delle forze alleate, nel grande raduno della Liberazione in Piazza Giorgione a Castelfranco. ▲Ai primi di novembre sventò l’arresto del comandante Gino Sartor e di altri partigiani avvertendoli in tempo dell’arrivo in massa dei fascisti a Resana, sede del Comando. ▲Alla Liberazione risulta inserita nel ruolo di partigiana, con la funzione di informatrice, fin dal giugno 1944, nella [[Brigata  ▲Grazie alle informazioni raccolte da Liliana dai discorsi del Maggiore Meyer del Comando ferroviario tedesco distaccato a Villa Caprera, i partigiani organizzarono un servizio rapido di deragliamento dei treni sulla linea di Castelfranco, punto obbligato di passaggio di tutto il traffico dal fronte dell'Appennino verso l'Austria, la Jugoslavia e il Brennero. Dopo la Liberazione è incaricata di coadiuvare, con la funzione di interprete, il ▲Per sua iniziativa presso il Comando SS di Treviso venne liberato l’avv. Domenico Sartor, arrestato nel febbraio del 1945. Muore l’8 maggio 1955.▼ ▲Il 28 e il 29 aprile 1945 partecipava a Villa Bolasco, in qualità di interprete, alle trattative della resa dei tedeschi, a fianco di Gino Sartor, comandante della Brigata Cesare Battisti, e della staffetta Tina Anselmi.  Il 4 maggio appare in prima fila, a fianco di Tina Anselmi, tra i comandanti partigiani  e il comandante delle forse alleate, nel grande raduno della Liberazione in Piazza Giorgione a Castelfranco. == Bibliografia == ▲Dopo la Liberazione è incaricata di coadiuvare, con la funzione di interprete, il  maggiore dell’esercito inglese Walter Jones nell'assegnazione di contributi da parte della Corona alle famiglie che hanno aiutato i soldati inglesi prigionieri. Liliana e Walter si sposano a Gorizia sede del distaccamento del marito, per poi stabilirsi in Cile dove i Jones possiedono ingenti proprietà. * {{Cita libro|curatore=Bellina, Luisa e Maria Teresa Sega|titolo=Tra la città di Dio e la città dell'uomo: donne cattoliche nella Resistenza veneta|anno=2004|editore=Iveser|città=Venezia|ISBN=88-88880-07-0}} ▲Muore l’8 maggio 1955. * {{Cita libro|autore=Caberlin, Rita|titolo=La primavera delle ragazze : storie di Resistenza al femminile a Catelfranco Veneto|anno=2017|editore=Andersen|città=Novara}} * {{Cita libro|autore=Corletto, Gianfranco|titolo=Masaccio e la Resistenza tra il Brenta e il Piave / Gianfranco Corletto|anno=1965|editore=Neri Pozza|città=Vicenza}} * {{Cita libro|autore=Giacobino, Teresa|titolo=Sta bona, Tecla!|anno=1968|editore=Giacobino|città=Susegana}} * {{Cita libro|curatore=Ramazzina, Giuliano|titolo=La resistenza castellana negli scritti di Enzo Rizzo|anno=1995|editore=Istituto per la storia della resistenza e della societa contemporanea nella Marca Trevigiana|città=[Treviso]}} Testimonianza della figlia Vivien Saporetti Jones, console onoraria del Cile, raccolta da L.Bellina a Torino il 26.6.2015 ▲Benito Gramola, Sandro e i patrioti della Castellana. Una Resistenza veneta di pianura, ANPI Castelfranco Veneto 2008. | |||