Edward Said: differenze tra le versioni

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Edward Wadie Said nacque a [[Gerusalemme]] (allora parte del [[Mandato britannico della Palestina]]) il 1º novembre 1935. Suo padre, Wadie Said, fu un cittadino [[statunitense]] [[Protestantesimo|protestante]] di origini [[Palestina|palestinesi]], un uomo d'affari che aveva servito sotto il generale [[John Pershing]] durante la [[Prima guerra mondiale]] e che si spostò poi al [[Il Cairo|Cairo]] nel decennio che precedette la nascita di Edward. Sua madre era nativa di [[Nazaret]], anch'essa di fede protestante e di origine cristiana palestinese. La storica e scrittrice [[Rosemarie Said Zahlan]] era sua sorella.
 
Said visse tra il Cairo e Gerusalemme fino all'età di 12 anni e, nel [[1947]], frequentò la [[Anglican St. George's Academy]] di Gerusalemme. Verso la fine degli [[Anni quaranta]] Said studiò presso la sede egiziana del Victoria College di [[Alessandria d'Egitto]] fino alla sua espulsione nel 1951.<br/> Successivamente frequentò la Northfield Mount Hermon School del Massachusetts, eccellendo negli studi ma soffrendo un periodo di alienazione sociale e culturale che influenzerà molto la sua produzione futura.
Successivamente frequentò la Northfield Mount Hermon School del Massachusetts, eccellendo negli studi ma soffrendo un periodo di alienazione sociale e culturale che influenzerà molto la sua produzione futura.
Said entra a far parte della Columbia University nel 1963, dove lavora e insegna fino al 2003.
 
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In ''Orientalism'', Said suggerisce una nuova metodologia di studio del [[colonialismo]]: un modo di pensare il cosiddetto Oriente da parte degli studiosi occidentali costituito da un insieme di concezioni false e [[Stereotipo|stereotipate]]. Concezioni dovute a una visione del mondo di tipo [[Eurocentrismo|eurocentrico]], che ha come naturali conseguenze la creazione di opposizioni radicali fra ciò che è europeo e ciò che non lo è, al fine di creare un concetto di [[alterità]] e di ossessiva diversità nei confronti di tutto ciò che non è "[[Civiltà occidentale|occidentale]]".
 
Questo tipo di visione è stato reso possibile da una rappresentazione distorta, non sempre intenzionale ma comunque fattuale, dell'Oriente ([[Vicino Oriente|vicino]], [[Medio Oriente|medio]] ed [[Estremo Oriente|estremo]]). Un simile tipo di rappresentazione di realtà fittizia appare lampante in diversi scrittori, politici e personaggi della cultura occidentale che si sono succeduti nel corso dei secoli; iniziando da [[Dante]] per passare a [[Shakespeare]], [[Byron]], [[Napoleone Bonaparte|Napoleone]], [[Henry Kissinger]] e così via. Tale rappresentazione non è quindi circoscrivibile a un solo paese, ma appartiene ad un'intera cultura. La tesi proposta nel saggio di Said sostiene dunque l’esistenza di un "sottile e persistente pregiudizio eurocentrico nei confronti dei popoli arabo-islamici e delle loro culture che trova la sua origine nella lunga e sedimentata tradizione occidentale di rappresentare l’oriente attraverso immagini fittizie e romanzate dell’Asia e, in maggior misura, del Medio Oriente.
 
Tra le varie rappresentazioni diffuse nell’immaginario occidentale troviamo quella che vede i popoli d’Oriente dipinti come irrazionali, violenti, selvaggi, moralmente corrotti e intellettualmente inferiori rispetto alle loro controparti occidentali. La relazione tra Occidente e l’Altro si viene a creare in modo contrastivo, manifestandosi in binomi come razionale/irrazionale, virile/effeminato, giustizia/crudeltà, bene/male, in modo tale da generare una percezione di disuguaglianza legata alle caratteristiche culturale innate dei popoli orientali.<br/> Durante il colonialismo del XIX e XX secolo l’ideologia razzista intesa come teoria pseudoscientifica sosteneva la suddivisione della specie umana in razze distinte, alcune di esse caratterizzate da una superiorità congenita rispetto ad altre. In questo modo svolgeva la funzione di giustificazione ideologica alla schiavitù e alla discriminazione di razze considerate inferiori a quella occidentale.
La tesi proposta nel saggio di Said sostiene dunque l’esistenza di un "sottile e persistente pregiudizio eurocentrico nei confronti dei popoli arabo-islamici e delle loro culture che trova la sua origine nella lunga e sedimentata tradizione occidentale di rappresentare l’oriente attraverso immagini fittizie e romanzate dell’Asia e, in maggior misura, del Medio Oriente.
 
Said spiega che questo processo si è realizzato mediante una conoscenza superficiale di ciò che è in effetti l'Oriente. In tal senso riporta l'esempio dello studioso [[Edward William Lane]] il quale passò dai due ai tre anni in [[Egitto]] al termine dei quali scrisse un libro intitolato ''Manners and Customs of the Modern Egyptians'' (''[[Usi e costumi dei moderni Egiziani]]''), pubblicato nel [[1836]] dalla ''Society for the Diffusion of Useful Knowledge'', che conobbe una rapida diffusione per la dovizia d'informazioni fornite al lettore in tutto il mondo occidentale, divenendo ben presto una sorta di prisma tramite il quale veniva recepita la cultura tradizionale egiziana. Secondo Said sono quattro gli elementi che hanno reso possibile uno sviluppo così omogeneo dello studio dell'Oriente in Europa: espansione, confronto storico, simpatia e classificazione. Da questi quattro elementi dipendono le strutture del moderno Orientalismo.
Tra le varie rappresentazioni diffuse nell’immaginario occidentale troviamo quella che vede i popoli d’Oriente dipinti come irrazionali, violenti, selvaggi, moralmente corrotti e intellettualmente inferiori rispetto alle loro controparti occidentali. La relazione tra Occidente e l’Altro si viene a creare in modo contrastivo, manifestandosi in binomi come razionale/irrazionale, virile/effeminato, giustizia/crudeltà, bene/male, in modo tale da generare una percezione di disuguaglianza legata alle caratteristiche culturale innate dei popoli orientali.<br/>
Durante il colonialismo del XIX e XX secolo l’ideologia razzista intesa come teoria pseudoscientifica sosteneva la suddivisione della specie umana in razze distinte, alcune di esse caratterizzate da una superiorità congenita rispetto ad altre. In questo modo svolgeva la funzione di giustificazione ideologica alla schiavitù e alla discriminazione di razze considerate inferiori a quella occidentale.
 
Said spiega che questo processo si è realizzato mediante una conoscenza superficiale di ciò che è in effetti l'Oriente. In tal senso riporta l'esempio dello studioso [[Edward William Lane]] il quale passò dai due ai tre anni in [[Egitto]] al termine dei quali scrisse un libro intitolato ''Manners and Customs of the Modern Egyptians'' (''[[Usi e costumi dei moderni Egiziani]]''), pubblicato nel [[1836]] dalla ''Society for the Diffusion of Useful Knowledge'', che conobbe una rapida diffusione per la dovizia d'informazioni fornite al lettore in tutto il mondo occidentale, divenendo ben presto una sorta di prisma tramite il quale veniva recepita la cultura tradizionale egiziana.
 
Secondo Said sono quattro gli elementi che hanno reso possibile uno sviluppo così omogeneo dello studio dell'Oriente in Europa: espansione, confronto storico, simpatia e classificazione. Da questi quattro elementi dipendono le strutture del moderno Orientalismo.
 
==Critiche==