Lingua omerica: differenze tra le versioni

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{{F|lingue|aprile 2021}}{{citazione|Cantami, o Diva, del Pelide Achille l'ira funesta che infiniti addusse lutti agli Achei|''[[Omero]]'', Iliade, I, vv. 1-2. [[Proemio dell'Iliade|Traduzione di Vincenzo Monti]]|Μῆνιν ἄειδε θεὰ Πηληϊάδεω Ἀχιλῆος οὐλομένην, ἣ μυρί᾿ Ἀχαιοῖς ἄλγε᾿ ἔθηκε|lingua=gr}}
{{F|lingue|aprile 2021}}
{{Storia della lingua greca}}
La '''lingua omerica''' è la varietà di [[Lingua greca antica|greco]] utilizzata nei poemi [[Omero|omerici]]. Si tratta di una lingua dai caratteri compositi, che riflette la molteplicità degli apporti linguistici confluiti nell<nowiki>'</nowiki>''[[Iliade]]'' e nell<nowiki>'</nowiki>''[[Odissea]]''. Inoltre è una [[lingua stratificata]]: vi si possono riconoscere parole del greco arcaico e del greco antico.
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I due poemi omerici ''[[Iliade]]'' e ''[[Odissea]]'' sono giunti in una forma scritta, che presenta caratteri linguistici propri di varie epoche, che oscillano dal IX al VII secolo a.C., e si sa dalla [[questione omerica]], che furono composti attraversando varie rielaborazioni, essendo presenti numerosi dorismi, atticismi, eolismi; i poemi dovevano circolare attraverso blocchi narrativi successivamente ricuciti in un solo poema, prima della prima edizione ufficiale nel VI secolo durante il governo di [[Pisistrato]]. Caratteristica fondamentale, che rende i poemi omerici diversi dalle altre opere greche, è la presenza costante di diversi dialetti, ossia dei modi diversi di enunciare un sostantivo, un aggettivo, un verbo, e ciò è presente già dal primo verso del I libro dell'Iliade θεά, termine di origine eolica, ossitono, che ha perso la ritrazione dell'accento, che si accosta a Πηληϊάδεω.
[[File:Brogi, Giacomo (1822-1881) - 5113 - Napoli, Museo nazionale. Omero. il miglior busto di questo poeta (Ercolano).jpg|thumb|Busto di Omero, Collezione Farnese, oggi nel Museo Archeologico di Napoli - fotografia di Giacomo Brogi]]
Frequente è anche l'alternanza tra la particella ἄν del [[dialetto ionico]] con l'equivalente eolico κε, scritto anche con il termine κεν, frutto della crasi tra i due, anche se altri pensano che il ν mobile tipico dello ionico e assente nell'eolico, fosse stato usato proprio dagli aedi ionici che modificarono una particella eolica. Si cita l'esempio di ναυσί ionico (dativo plurale) a confronto con l'eolico νήεσσι. Per queste varie differenze, alcuni pensarono anche che Omero, individuato come l'autore malgrado il suo conto semi-mitico, avesse viaggiato per varie terre intorno alla [[Grecia]], giungendo nel Panionio in Asia Minore, e nell'Eolia, assumendo questi caratteri linguistici.<br />Seguendo le scoperte di [[Michael Ventris|Ventris]] e [[John Chadwick|Chadwick]] della [[lineare B]] nel 1952, si è appurato che i due poemi omerici seguono convenzioni grammaticali e formulari tipiche dell'epos arcaico greco:
*genitivo plurale in -άων per i termini in -α della prima declinazione, per quelli della seconda declinazione il genitivo singolare in -οιο;
*desinenza strumentale in -φι, come già attestato nelle tavolette micenee;