Chiesa di Santa Elisabetta (Marburgo): differenze tra le versioni

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Durante la Seconda guerra mondiale, per precauzione, i cinque altari minori furono trasferiti a [[Bad Wildungen]], il reliquiario di Santa Elisabetta nel monastero di [[Haina (Kloster)|Haina]] e l'altare maggiore murato, ma la chiesa venne risparmiata dai bombardamenti degli alleati.
Nel 1945 le bare dei re prussiani [[Federico II di Prussia|Federico II]] e [[Federico Guglielmo I di Prussia|Federico Guglielmo I]] furono temporaneamente spostate in una miniera di sale della Turingia, riportate in Santa Elisabetta dall'esercito americano e nel 1952 trasferite nella cappella del [[castello di Hohenzollern]]<ref name=prussiani>{{cita web|url=https://www.bpb.de/geschichte/zeitgeschichte/deutschlandarchiv/324802/die-hohenzollern-und-die-demokratie-nach-1918-ii|autore=Martin Sabrow|titolo=Die Hohenzollern und die Demokratie nach 1918 (II)|sito=bpb.de|data=18 dicembre 2020|lingua=de}}</ref>.
Le tombe dell'ex presidente [[Paul von Hindenburg]] e di sua moglie Gertrud, che si trovano nella cappella della torre nord, vennero trasferite in Turingia dal [[Memoriale di Tannenberg]] il 12 gennaio 1945, per evitare che cadessero nelle mani dell'[[Armata Rossa]], e successivamente (maggio 1945) a Marburgo dai militari statunitensi<ref>{{cita web|url=https://www.neuepresse.de/Hannover/Meine-Stadt/Startpunkt-Hannover-Die-verrueckte-Reise-der-Hindenburg-Saerge|titolo=Die verrückte Reise der Hindenburg-Särge|sito=neuepresse.de|data=14 agosto 2019|lingua=de}}</ref>.
 
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A destra del ''Marienaltar'' si trova il '''[[Mausoleo]]''' di Santa Elisabetta, un [[sarcofago]] con [[ciborio]] in pietra, che fu costruito negli anni '80 del XIII secolo. È stato eretto sopra la tomba della Santa, che si trovava nella precedente Cappella di San Francesco, alla quale conduce un pozzo trapezoidale, profondo 1,70 metri, quasi verticale, coperto da una pesante lastra di ardesia. L'inclinazione di 15º rispetto all'orientamento della Chiesa è basata sulla ex Cappella di San Francesco<ref>Maxi Maria Platz, ''op. cit.'', p. 181.</ref>. I pilastri a fascio con capitelli a foglia sorreggono la volta celeste sia sullo stretto lato ovest che sul lato principale sud, entrambi con arco a sesto acuto incorniciato da foglie d'oro. La grata di ferro contenuta nell'arco meridionale, con scene della vita di Santa Elisabetta, risale al XIV secolo e originariamente racchiudeva l'intero Mausoleo. C'era solo un piccolo ingresso per la cassetta delle elemosine del XIII secolo<ref>{{de}}Thomas Erne, Kerstin Wittmann-Englert (Hrsg.), ''Kirchenbau'', Vandenhoeck & Ruprecht, Göttingen, 2012, p. 143.</ref>. Le pitture murali più antiche, all'interno e all'esterno, risalgono al XIII secolo. Dopo la copertura nel XIX secolo il dipinto originale fu parzialmente recuperato nel 1931. Sul lato ovest due angeli e sul lato sud Dio Padre recano corone a Santa Elisabetta, su sfondo blu. Il sarcofago mostra la Santa distesa: la decorazione in rilievo è stata realizzata a metà del XIV secolo. Sotto la Santa, quattro piccole figure di storpi e mendicanti in lutto. Attorno a lei i rappresentanti della Chiesa trionfante. Due angeli conducono l'anima incoronata di Santa Elisabetta, dall'orecchio della defunta, a Gesù Cristo [[Salvator mundi]]. A destra di Gesù stanno Maria, [[Corrado di Turingia]], nella veste bianca dell'Ordine Teutonico, [[Giovanni (evangelista)|San Giovanni apostolo]], [[Santa Caterina d'Alessandria]] e [[Pietro (apostolo)|San Pietro]]; a sinistra San [[Giovanni Battista]], [[Maria Maddalena]] e un vescovo con il [[Pastorale (liturgia)|pastorale]], che può essere identificato con l'arcivescovo Ottone di Magdeburgo. La [[balaustra]] in legno risale al XIV secolo<ref>{{de}}Eberhard Leppin, ''op. cit.'', p. 40.</ref>. Nella cornice più esterna un'iscrizione latina, eseguita in relazione alla visita fatta dall'imperatore [[Carlo IV di Lussemburgo]] nel maggio 1357, loda la Santa come ''Gloria Teuthoniae''<ref>{{Cita pubblicazione|titolo=Das Schicksal der Reliquien St. Elisabeths|autore=Friedrich Dickmann|rivista=Journal für Religionskultur|numero=141|editore=Goethe-Universität|città=Frankfurt am Main|anno=2010|p=5|lingua=de|url=http://web.uni-frankfurt.de/irenik/relkultur141.pdf}}</ref>.
 
[[File:Marburg Elisabethkirche - Gemalter Katharinenaltar (02).JPG|thumb|Katharinenaltar]]
[[File:Wandbild Kreuzigung Elisabethkirche Marburg.jpg|thumb|Elisabethaltar]]
A destra del Mausoleo si trova il ''Katharinenaltar'' (Altare di Santa Caterina)<ref>{{cita web|url=https://archiv.ub.uni-heidelberg.de/artdok/4837/1/Marburg_Gemalter_Elisabethaltar_20095300.pdf|autore=Alexandra König (Bearb.)|titolo=Gemalter Katharinenaltar, Stirnseite, Anfang 14. Jhd.|sito=uni-heidelberg.de|data=2015|lingua=de}}</ref><ref>{{cita web|url=https://www.bildindex.de/document/obj20015825?part=0&medium=fmlac8934_14|titolo=Katharinenaltar (Wandaltar)|sito=bildindex.de|lingua=de}}</ref>, altare a [[nicchia]] dedicato a Santa Caterina d'Alessandria e consacrato nel 1298<ref>Georg Dehio, ''op. cit.'', p. 614.</ref>. Le pitture murali risalgono all'inizio del XV secolo<ref>{{de}}Katrin Pagenhardt, ''Die gotischen Wandmalerei-Retabel der Nebenaltäre in der Elisabethkirche zu Marburg – eine konservatorische und restauratorische Objekterfassung'', Technische Hochschule Köln, 2009, p. 28.</ref>.
Nella parte centrale della nicchia, a sinistra è rappresentata la decapitazione di Santa Caterina, al centro Maria e San Giovanni apostolo sotto Gesù Cristo crocifisso, a destra il Cristo risorto che incontra Maria Maddalena nel giardino.
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Sopra la nicchia dell'altare vi sono pitture meno ben conservate che mostrano Santa Caterina, inginocchiata davanti alla ruota distrutta dagli angeli, e la cui salma è portata dagli angeli su una barella, e Maria Maddalena in preghiera sorretta dagli angeli<ref>Eberhard Leppin, ''op. cit.'', p. 48.</ref>.
A destra dell'altare di Santa Caterina si trova l<nowiki>'</nowiki>''Elisabethaltar'' (Altare di Santa Elisabetta)<ref>{{cita web|url=https://archiv.ub.uni-heidelberg.de/artdok/5960/1/Marburg_Gemalter_Katharinenaltar_20015825_Teil%202.pdf|autore=Alexandra König (Bearb.)|titolo=Marburg, Elisabethkirche - Gemalter Elisabethaltar, Kreuzigung, um 1290/1300|sito=uni-heidelberg.de|data=2015|lingua=de}}</ref><ref>{{cita web|url=https://www.bildindex.de/document/obj20095300|titolo=Elisabethaltar (Wandaltar)|sito=bildindex.de|lingua=de}}</ref>, altare a nicchia consacrato nel 1294<ref>{{de}}Richard Hamann, ''Elisabethkirche zu Marburg'', August Hopfer, Magdeburg, 1938, p. 34.</ref>.
Nella nicchia: al centro il gruppo della Crocifissione con San Giovanni apostolo che sorregge Maria e il centurione [[Longino]] che indica Gesù (pitture del 1300 circa), a sinistra il miracolo del lebbroso che si trasforma nel crocifisso (pitture del 1426-1450), a destra l'elevazione delle ossa di Santa Elisabetta avvenuta il 1º maggio 1236 alla presenza dell'Imperatore [[Federico II di Svevia]] (pitture del 1426-1450).<br>
Sopra la nicchia, su sfondo blu, [[pala d'altare]] della [[Crocifissione di Gesù|Crocifissione]] con un grande Crocifisso ligneo del 1470 circa, ai lati Maria e San Giovanni apostolo, sopra ai bracci della croce il sole e la luna; l'anima del ladrone che ha chiesto misericordia a Gesù, crocifisso alla sua destra, viene salvata da un angelo, l'anima del ladrone che ha deriso Gesù (alla sua sinistra) viene afferrata da un diavolo<ref>Eberhard Leppin, ''op. cit.'', p. 49.</ref>.
 
Nel pavimento c'è la targa commemorativa in bronzo che segnala dove erano sepolti i re prussiani Federico II e Federico Guglielmo I dal 1946 al 1952<ref name=prussiani />.
 
Nelle pareti lastre tombali di dignitari di corte: Georg von Hörde (†1591)<ref>{{cita web|url=https://www.lagis-hessen.de/de/subjects/idrec/sn/gdm/id/1699|titolo=Grabdenkmäler|sito=lagis-hessen.de|lingua=de}}</ref>, Konrad Klos (†1638)<ref>{{cita web|url=https://www.lagis-hessen.de/de/subjects/idrec/sn/gdm/id/1700|titolo=Grabdenkmäler|sito=lagis-hessen.de|lingua=de}}</ref>.
 
In epoca moderna l'Elisabethchor è spesso utilizzato per i battesimi: davanti all'altare di Santa Caterina è stata posta una [[fonte battesimale]] in bronzo del XX secolo.
 
== Note ==