Pitina: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica
Etichette: Modifica da mobile Modifica da web per mobile
Nessun oggetto della modifica
Etichetta: Annullato
Riga 11:
 
La '''pitina''' è una [[polpetta]] di [[carne]] affumicata originaria della [[Val Tramontina]] a nord di [[Pordenone]] in [[Friuli Venezia Giulia]].
 
== Realizzazione tradizionale ==
In passato, nelle valli a nord di [[Pordenone]], quando si abbatteva un [[camoscio]] o un [[capriolo]], se si feriva o ammalava una [[pecora]] o una [[capra hircus|capra]] (troppo preziose per essere seppellite) era d'obbligo trovare un metodo di conservazione di lungo periodo. Proprio dall'esigenza di conservazione delle carni nacque la pitina e le sue varianti<ref name="fond_Piti">{{Cita web |titolo=Pitina |sito=Fondazione Slow Food |url=https://www.fondazioneslowfood.com/it/presidi-slow-food/pitina/ |accesso=5 luglio 2018}}</ref>. L'animale veniva disossato e la carne triturata finemente nella pestadora (un ceppo di legno incavato). Alla carne si aggiungevano sale, aglio, pepe nero spezzettato. Con la [[carne macinata]] si formavano piccole polpette, si passavano nella [[farina di mais]] e si facevano affumicare sulla mensola del focolare bruciando soprattutto legno di [[pino mugo]]. Una volta affumicata la pitina poteva resistere per molti mesi e diventava quindi un riferimento nella dieta dei tramontini.
 
== Origine ==
Riga 20 ⟶ 17:
 
Originalmente la pitina era composta esclusivamente da carni ovine o caprine o da selvaggina ungulata d'alta montagna (camoscio o capriolo). La forma di polpetta è dovuta al fatto che in zone montane non c'erano possibilità di reperire budella per insaccare la carne e quindi conservarla, per cui si era sfruttato questo espediente per sopperire questa carenza. La preparazione non richiedeva particolari attrezzature quindi era possibile prepararle ovunque anche in malghe lontane da centri abitati. Questo succedeva normalmente senza un preciso programma, per cui una capra che si spezzava una zampa, un malessere da parto o l'abbattimento di un camoscio, erano l'occasionale condizione per l'immediata preparazione delle Pitine.
 
== Realizzazione tradizionale ==
In passato, nelle valli a nord di [[Pordenone]], quando si abbatteva un [[camoscio]] o un [[capriolo]], se si feriva o ammalava una [[pecora]] o una [[capra hircus|capra]] (troppo preziose per essere seppellite) era d'obbligo trovare un metodo di conservazione di lungo periodo. Proprio dall'esigenza di conservazione delle carni nacque la pitina e le sue varianti<ref name="fond_Piti">{{Cita web |titolo=Pitina |sito=Fondazione Slow Food |url=https://www.fondazioneslowfood.com/it/presidi-slow-food/pitina/ |accesso=5 luglio 2018}}</ref>. L'animale veniva disossato e la carne triturata finemente nella pestadora (un ceppo di legno incavato). Alla carne si aggiungevano sale, aglio, pepe nero spezzettato. Con la [[carne macinata]] si formavano piccole polpette, si passavano nella [[farina di mais]] e si facevano affumicare sulla mensola del focolare bruciando soprattutto legno di [[pino mugo]]. Una volta affumicata la pitina poteva resistere per molti mesi e diventava quindi un riferimento nella dieta dei tramontini.
 
== Zona di produzione ==