Futurismo: differenze tra le versioni

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Il XX secolo era quindi invaso da un nuovo vento, che portava una nuova realtà: la [[velocità]]. I futuristi intendevano idealmente "bruciare i musei e le biblioteche" in modo da non avere più rapporti con il passato per concentrarsi così sul dinamico presente; tutto questo, come è ovvio, in senso ideologico. Le [[Produzione industriale|catene di montaggio]] abbattevano i tempi di produzione, le [[automobile|automobili]] aumentavano ogni giorno, le strade iniziarono a riempirsi di luci artificiali, si avvertiva questa nuova sensazione di [[futuro]]<ref name="Treccani" /> e velocità sia nel tempo impiegato per produrre o arrivare ad una destinazione, sia nei nuovi spazi che potevano essere percorsi, sia nelle nuove possibilità di comunicazione.<ref>Il pensiero futurista si richiama evidentemente a varie ideologie dell'azione e della violenza: il "vitalismo" del "superuomo" ([[oltreuomo]]) di [[Friedrich Nietzsche]], l'anarchismo di [[Max Stirner]], la "violenza" di [[Georges Sorel]] (''Considerazioni sulla violenza''), lo [[slancio vitale]] di [[Henri Bergson]] (cfr. "Futurismo" nell'Enciclopedia "Il Sapere", De Agostini editore).</ref>
 
Questo movimento nacque inizialmente in [[Italia]] e dopo si diffuse in tutta Europa.
 
[[Gino Severini]] racconta che quando venne in contatto con Marinetti per decidere se aderire o meno al Futurismo parlò anche con [[Amedeo Modigliani]], che egli avrebbe voluto nel gruppo, ma il pittore declinò l'offerta perché come scrisse: {{Citazione|Queste manifestazioni non gli andavano, il complementarismo congenito lo fece ridere, e con ragione, perciò invece di aderire mi sconsigliò di mettermi in quelle storie; ma io avevo troppa affezione fraterna per Boccioni, inoltre ero, e sono sempre stato pronto ad accettare l'avventura […]|Gino Severini, ''Vita di un pittore''}}