Sine populo: differenze tra le versioni

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'''''Sine populo''''' (in [[Lingua latina|latino]] "senza il popolo") è un'espressione a volte utilizzata in riferimento a una [[messa]] celebrata da un sacerdote senza concorso di fedeli. Fra l'altro si trovava nella prima (1970) e della seconda (1975) delle edizioni del [[Messale Romano]] edite dopo il [[Concilio Vaticano II]], ma a partire dalla revisione del 2002 è sparita quasi interamente. Però l'espressione rimane però in uso, come per esempio nel motu proprio ''[[Summorum Pontificum]]'' del [[Papa Benedetto XVI]] .<ref>[https://www.vatican.va/content/benedict-xvi/it/motu_proprio/documents/hf_ben-xvi_motu-proprio_20070707_summorum-pontificum.html ''Summorum Pontificum'', art. 2]</ref>
'''''Sine populo''''' (in [[Lingua latina|latino]] "senza il popolo") è un'espressione utilizzata nella [[liturgia]] del [[rito romano]] per descrivere una [[messa]] celebrata da un sacerdote senza fedeli<ref>{{Cita web|url=http://www.christusrex.org/www1/mcitl/girmch4.html#C|titolo=English translation|editore=Christusrex.org|data=|accesso=2012-05-17|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20121023174951/http://www.christusrex.org/www1/mcitl/girmch4.html#C|dataarchivio=23 ottobre 2012|urlmorto=sì}}</ref>.
 
== L'attuale Messale Romano ==
L'edizione rivista del [[Messale Romano|Messale romano,]] promulgata da [[Papa Paolo VI]] nel 1969, presentava due possibilità per lo svolgimento della Messa: ''Ordo Missae cum populo'' e ''Ordo Missae sine populo''. Questi due termini compaiono nella traduzione inglese ufficiale del Messale, pubblicata nel 1973, come "Ordine di messa con una congregazione" e "Ordine di messa senza una congregazione".
 
Il Messale Romano riconosce diverse forme della celebrazione della messa. Prima del Concilio Vaticano II, il [[Codice delle Rubriche del Breviario e del Messale Romano]], 271, inserito nel Messale Romano del 1962, dichiarava che, se il [[Sacerdote (cattolicesimo)|sacerdote]] non canta alcuna parte, è una [[messa bassa]]; se invece egli canta quelle parti che gli spetta cantare, si ha o una [[messa solenne]], se celebrata con l'assistenza dei [[ministro di culto|sacri ministri]] (il [[diacono]] e il [[suddiacono]]), o una messa cantata.<ref>[http://media.musicasacra.com/pdf/missale62.pdf Missale Romanum 1962, p. XXI]</ref>
L'Istruzione Generale del Messale Romano del 1970 trattava la prima di queste forme di messa celebrativa tra i numeri 77-152<ref>{{Cita web|url=http://www.christusrex.org/www1/mcitl/girmch4.html#A|titolo=I. Mass with a congregation|editore=Christusrex.org|data=|accesso=2012-05-17|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20121023174951/http://www.christusrex.org/www1/mcitl/girmch4.html#A|dataarchivio=23 ottobre 2012|urlmorto=sì}}</ref>, e con la seconda sotto i numeri 209–231<ref>{{Cita web|url=http://www.christusrex.org/www1/mcitl/girmch4.html#C|titolo=III. Mass without a congregation|editore=Christusrex.org|data=|accesso=2012-05-17|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20121023174951/http://www.christusrex.org/www1/mcitl/girmch4.html#C|dataarchivio=23 ottobre 2012|urlmorto=sì}}</ref>.
 
La revisione promulgata da [[Papa Paolo VI]] nel 1969 dava ''Ordo Missae cum populo'' (alle pagine 383–391 e 472–476); ''Ordo Missae sine populo'' (alle pagine 477–486); e ''Ordo Missae'' {alle pagine 392–471, cioè i prefazi e le preghiere eucaristiche).<ref name="MR1975">''Missale Romanum. Editio typica altera'' (Libreria Editrice Vaticana 1975)</ref>
Nell'edizione del 2002, riveduta e ampliata, il termine ''Missa cum populo'' rimane intestazione delle informazioni fornite ai numeri 115-198, ma l'altra sezione (252–272) parla della ''Missa cuius'' insolus minister tantat ''participat'' (Massa alla quale partecipa solo un chierico).
 
Inoltre presentava, nel suo Ordinamento generale del Messale Romano, tre forme della celebrazione della messa: "messa ''cum populo''" (nn. 77-152) "messa concelebrata" (nn. 153-208) e "messa ''sine populo'' (nn. 209-231).<ref name="MR1975"/>
== Storia ==
La messa senza fedeli era stata ideata al [[Concilio Vaticano II]], con il nome di Messa privata.<ref name="Szablewski" />
 
Nell'edizione del 2002, riveduta e ampliata, il termine ''Missa cum populo'' rimane intestazione delle informazioni fornite ora ai numeri 115-198, e ''Missa concelebrata'' di quelle ai numeri 199–251 ma la terza sezione (252–272) parla della ''Missa cuius unus tantum minister participat'';<ref>[https://media.musicasacra.com/books/latin_missal2002.pdf ''Missale Romanum. Editio typica tertia'' (Typis Vaticanis 2002)]</ref> nella traduzione ufficiale italiana, "Messa a cui partecipa un solo ministro".<ref>[https://www.vatican.va/roman_curia/congregations/ccdds/documents/rc_con_ccdds_doc_20030317_ordinamento-messale_it.html Ordinamento Generale del Messale Romano]</ref>
[[Josef Andreas Jungmann]] ha definito la Sine populo come "una Messa celebrata per se stessa, senza pensare a nessuno che vi partecipasse, una Messa in cui è presente solo il chierico che svolge le funzioni "<ref>''The Mass of the Roman Rite'' (Westminster Christian Classics, 1986), vol. I, p. 215</ref>
 
Nell'attuale edizione del Messale Romano, l'espressione ''sine populo'', anche dopo la rimozione delle principali menzioni, rimane ancora, se per svista o no, in due posti:
I sacerdoti monastici iniziarono, nel VII secolo, a celebrare quotidianamente tali Messe e altari laterali furono aggiunti alle chiese per facilitare la celebrazione di tali rituali da parte dei sacerdoti a bassa voce e indipendentemente dalla presenza di una comunità religiosa<ref name="Szablewski" />. Nonostante ciò decreti furono emanati contro la celebrazione solitaria della messa; queste leggi imponevano la presenza di almeno due persone, in modo da giustificare l'uso del plurale in formule liturgiche come ''Dominus vobiscum''<ref>[https://books.google.com/books?id=wC8krNGsd8MC Edward Foley et alii, A Commentary on the General Instruction of the Roman Missal] (Liturgical Press, 2008
{{ISBN|0-8146-6017-7}}, 978-0-8146-6017-1), p. 311</ref>. Questa regola fu in seguito mitigata, così che il [[Codice Piano Benedettino|Codice di Diritto Canonico]] del [[Codice Piano Benedettino|1917]] prescriveva: "Un sacerdote non deve celebrare la Messa senza un chierico addetto al suo aiuto"<ref>{{Cita web|url=http://www.intratext.com/IXT/LAT0813/_P2L.HTM|titolo=Canon 813|editore=Intratext.com|data=2007-05-04|accesso=2012-05-17}}</ref>. Inoltre, in un passo successivo, lo stesso Codice di Diritto Canonico afferma: "Un sacerdote non può celebrare il Sacrificio eucaristico senza la partecipazione di almeno uno dei fedeli, a meno che non ci sia una buona e ragionevole motivo per farlo"<ref>{{Cita web|url=http://www.intratext.com/IXT/ENG0017/_P37.HTM|titolo=Canon 906|editore=Intratext.com|data=2007-05-04|accesso=2012-05-17}}</ref>.
 
1. Il Giovedì della Settimana Santa, si afferma: "''Iuxta antiquissimam Ecclesiæ traditionem, hac die omnes Missae ''sine populo'' interdicuntur''" (nella traduzione ufficiale italiana, "Per antichissima tradizione della Chiesa, in questo giorno tutte le Messe ''senza il popolo'' sono vietate").
Nel XVI secolo, i protestanti espressero la propria contrarietà a qualsiasi Messa senza fedeli, ma il [[Concilio di Trento]] difese la pratica<ref name="Szablewski">Marian Szablewski, Mass without a Congregation: A Sign of Unity or Division? (Unum, Cracow, 2004), reviewed on [http://www.ad2000.com.au/articles/2005/apr2005p18_1918.html AD2000] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20080726192759/http://www.ad2000.com.au/articles/2005/apr2005p18_1918.html|data=2008-07-26}}</ref>. Il canone 6 della sessione XXII di questo concilio riporta infatti: ''Il sacro e santo Sinodo vorrebbe davvero che, ad ogni Messa, i fedeli presenti dovessero comunicare, non solo nel desiderio spirituale, ma anche attraverso la partecipazione sacramentale dell'Eucaristia, .. .: ma non quindi, se ciò non è sempre possibile, condanna, in quanto privato e illegale, ma approva e pertanto raccomanda quelle messe in cui solo il sacerdote comunica solitariamente con Dio''<ref>{{Cita web|url=http://history.hanover.edu/texts/trent/ct22.html|titolo=Session 22 of the Council of Trent|editore=History.hanover.edu|data=|accesso=2012-05-17}}</ref>.
 
2. Nella sezione "Messe e orazioni per varie necessità", si dice "''Quae inveniuntur in tribus prioribus partibus dici possunt sive in Missa ''cum populo'' sive in Missa ''sine populo'' celebrata; quae vero in quarta parte colliguntur, dici possunt plerumque in Missis quae ''sine populo'' celebrantur, nisi ratio pastoralis aliquando aliter suadeat''". Qui però la traduzione ufficiale italiana per "''sine populo''" mette "alla sola presenza di un ministro".<ref>{https://liturgico.chiesacattolica.it/messale-romanoterza-edizione-italiana/ Messale Romano terza edizione italiana]</ref>
Dal momento che la parola "privato" potrebbe essere intesa in contrapposizione al pubblico, il ''Codice di Rubriche'' di [[Papa Giovanni XXIII]] raccomandava di evitare l'espressione "Messa privata", poiché ogni Messa adeguatamente celebrata è un atto di culto pubblico<ref>269. Sacrosanctum Missae Sacrificium, iuxta canones et rubricas celebratum, est actus cultus publici, nomine Christi et Ecclesiae Deo redditi. Denominatio proinde «Missae privatae» vitetur.</ref>.
 
== "Messa privata" ==
Il Concilio Vaticano II ha decretato: "Va sottolineato che ogni volta che i riti, secondo la loro specifica natura, prevedono la celebrazione comunitaria della messa e la partecipazione attiva dei fedeli, devono essere svolti in tale modo, evitando per quanto possibile, una celebrazione individuale e quasi privata "<ref>{{Cita web|url=https://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_const_19631204_sacrosanctum-concilium_en.html|titolo='&#39;Sacrosanctum Concilium'&#39;, 27|editore=Vatican.va|data=1963-12-04|accesso=2012-05-17}}</ref>.
In passato, la "messa a cui partecipa un solo ministro" o "senza popolo" era spesso chiamata "messa privata".
 
Il termine "messa privata", che al tempo del [[Concilio di Trento]] significava una messa alla quale solo il sacerdote riceveva la communione indipendentemente da quanti stavano presenti, acquisì posteriormente il senso di messa celebrata da un sacerdote [[sine populo|senza il popolo]] e assistito solo da un [[ministrante]].<ref>''[https://books.google.com/books?id=SAfiLkjoI-sC&pg=PA44 Source and Summit: Commemorating Josef A. Jungmann, S.J.]''. Liturgical Press; 1999. p. 44.</ref> Il papa [[Giovanni XXIII]] nel suo ''[[Codice delle Rubriche del Breviario e del Messale Romano]]'', 269, che fa parte del Messale Romano del 1962, ordinò di evitare l'uso si tale termine.<ref>"Sacrosanctum Missae Sacrificium, iuxta canones et rubricas celebratum, est actus cultus publici, nomine Christi et Ecclesiae Deo redditi. Denominatio proinde « Missae privatae » vitetur."</ref><ref>[[Codice delle Rubriche del Breviario e del Messale Romano]], 271 ([https://www.vatican.va/archive/aas/documents/AAS-52-1960-ocr.pdf ''Acts Apostolicae Sedis'' 1960, p. 643).</ref>
[[Papa Paolo VI]] sottolineò inoltre che "Nessuna Messa è Privata'", spiegando che "ogni celebrazione non è qualcosa di segreto, anche se un sacerdote lo celebra privatamente; è invece un atto di Cristo e della Chiesa"<ref>{{Cita web|url=https://www.vatican.va/holy_father/paul_vi/encyclicals/documents/hf_p-vi_enc_03091965_mysterium_en.html|titolo='&#39;Mysterium Fidei'&#39;, 32|cognome=Paul VI|editore=Vatican.va|data=|accesso=2012-05-17}}</ref>.
 
Il Concilio Vaticano II ha decretatodecretò: "Va sottolineato che ogni volta che i riti, secondo la loro specifica natura, prevedono la celebrazione comunitaria della messa e la partecipazione attiva dei fedeli, devono essere svolti in tale modo, evitando per quanto possibile, una celebrazione individuale e quasi privata "<ref>{{Cita web|url=https://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_const_19631204_sacrosanctum-concilium_en.html|titolo='&#39;Sacrosanctum Concilium'&#39;, 27|editore=Vatican.va|data=1963-12-04|accesso=2012-05-17}}</ref>.
Sebbene la Chiesa non usi più il termine "Messa privata", preferendo invece il termine, come nel ''motu proprio'' ''[[Summorum Pontificum]]'', "Messe celebrate senza popolo" ( ''In Missis sine populo celebratis'' ),<ref>[http://www.sanctamissa.org/en/resources/summorum-pontificum.html Text and translation of the motu proprio] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20121010043928/http://www.sanctamissa.org/en/resources/summorum-pontificum.html |data=10 ottobre 2012 }} article 2</ref> vi sono alcuni che continuano ad usare questa definizione<ref>{{Cita web|url=http://www.ewtn.com/expert/answers/motuproprio.htm|titolo=Colin B. Donovan, STL|editore=Ewtn.com|data=|accesso=2012-05-17}}</ref>.
 
[[Papa Paolo VI]] sottolineò inoltre che "Nessunanessuna Messamessa è Privataprivata'", spiegando che "ogni celebrazione non è qualcosa di segreto, anche se un sacerdote lo celebra privatamente; è invece un atto di Cristo e della Chiesa"<ref>{{Cita web|url=https://www.vatican.va/holy_father/paul_vi/encyclicals/documents/hf_p-vi_enc_03091965_mysterium_en.html|titolo='&#39;Mysterium Fidei'&#39;, 32|cognome=Paul VI|editore=Vatican.va|data=|accesso=2012-05-17}}</ref>.
 
== Origene della messa ''sine populo'' ==
 
Nella [[Catholic Encyclopedia]] del [[1910]], [[Adrian Fortescue]] spiega l'origine di simili messe:
:Nel primo medioevo la concelebrazione venne sostituita da celebrazioni separate private. Alla novità avrà contribuito l'usanza di offrire ogni messa per una intenzione particolare. Le celebrazioni separate comportarono la prolificazione di altari nella stessa chiesa e la riduzione del rito alla forma più semplice possibile. Così si fece a meno del diacono e del suddiacono; il sacerdote celebrante oltre alla sua parte svolgeva anche la loro. Un ministrante sostituì al coro e agli altri ministri, tutto si diceva invece ti cantarlo, vennero omessi l'incenso e il bacio della pace.<ref>[https://www.newadvent.org/cathen/09790b.htm Adrian Fortescue, "Liturgy of the Mass", in ''Catholic Encyclopedia'' (New York 1910]</ref>
 
La celebrazione della messa senza popolo si distingue dalla celebrazione senza nemmeno un [[ministrante]] o chi almeno da una distanza risponda alle parole del sacerdote. Contro simili celebrazioni "solitarie" si emanarono aslcuni decreti che imponevano la presenza di almeno due persone, in modo da giustificare l'uso del plurale in formule liturgiche come ''Dominus vobiscum''.<ref>[https://books.google.com/books?id=wC8krNGsd8MC Edward Foley et alii, A Commentary on the General Instruction of the Roman Missal] (Liturgical Press, 2008 {{ISBN|0-8146-6017-7}}, 978-0-8146-6017-1), p. 311</ref> Però generalmente si richiedeva solo la partecipazione di uno solo: il [[Codice Piano Benedettino|Codice di Diritto Canonico]] del [[Codice Piano Benedettino]] del [[1917]] prescriveva: "Un sacerdote non deve celebrare la messa senza un ministrante che gli serva e risponda"<ref>[http://www.intratext.com/IXT/LAT0813/_P2L.HTM Codice di Diritto Canonico 1917, canone 813]</ref> Il [[Codice di Diritto Canonico]] del [[1983]] decreta: "Il sacerdote non celebri il Sacrificio eucaristico senza la partecipazione di almeno qualche fedele, se non per giusta e ragionevole causa".<ref>[https://www.vatican.va/archive/cod-iuris-canonici/ita/documents/cic_libroIV_900-911_it.html#Articolo_1 Codice di Diritto Canonico (1983), canone 906]</ref>
 
La celebrazione della messa ''con'' il popolo non richiede necessariamente che altri, fuori del sacerdote ricevano sacramentalmente la comunione: il [[Concilio di Trento]] declarò: "Desidererebbe certo, il sacrosanto sinodo, che in ogni messa i fedeli che sono presenti si comunicassero non solo con l’affetto del cuore, ma anche col ricevere sacramentalmente l’eucarestia, perché potesse derivarne ad essi un frutto più abbondante di questo santissimo sacrificio. E tuttavia, se ciò non sempre avviene, non per questo essa condanna come private e illecite quelle messe, nelle quali solo il sacerdote si comunica sacramentalmente, ma le approva e quindi le raccomanda, dovendo ritenersi anche quelle, messe veramente comuni, sia perché il popolo in esse si comunica spiritualmente, sia perché vengono celebrate dal pubblico ministro della chiesa, non solo per sé, ma anche per tutti i fedeli, che appartengono al corpo di Cristo.<ref>[http://www.totustuustools.net/concili/trentod.htm Concilio di Trento, sessione XXII, capitolo VI]</ref>
 
== Note ==
<references/>
 
== Bibliografia ==
* [https://books.google.com/books?id=wC8krNGsd8MC Mary Schaefer e Joanne Pierce, Messa alla quale solo un ministro partecipa] a Edward Foley et alii, un commento sull'istruzione generale del messale romano (Liturgical Press, 2008 {{ISBN|0-8146-6017-7}} , 978-0-8146-6017-1),
* Marian Szablewski, Messa senza congregazione: un segno di unità o divisione? Unum, Cracovia, 2004)
 
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