Ciminà: differenze tra le versioni

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Il luogo scelto, impervio e lontano dal mare, garantiva riparo e protezione in caso di attacchi da parte di eventuali invasori. Il posto fu scelto in quanto si prestava bene alla pastorizia e all'agricoltura, specie per quanto riguarda la coltivazione del frumento, inoltre era vicino a delle foreste che potevano essere usato per la produzione di legname.
 
La nuova comunità non tardò ad attirare ceti feudatari, in particolare la famiglia [[Strategoti e Governatori di Messina|Marullo di Messina]] che acquisirono dal [[Ferdinando II diFerrante d'Aragona|re Ferdinando]] il titolo di [[Condojanni|Conti di Condojanni]] nel 1480 dopo aver comprato i terreni e l'investitura del centro. I Marullo oltre a Ciminà erano padroni dei feudi di altri centri vicini quali [[Careri]], [[Bianco (Italia)|Bianco]], [[Bovalino]], [[Samo (Italia)|Precacore]] e [[Bruzzano]].
 
In seguito il paese venne acquistato dai [[Carafa (famiglia)|Carafa]] di [[Roccella Ionica]], e mantenuta da questi fino all'abolizione del feudatario nel [[XIX secolo]]. Successivamente fu riconosciuta ''"Università civium"'', divenendo autonomo nel 1806, dal Governo di [[Gerace]] che successivamente ne acquisì la giurisdizione nel 1811, facendo parte del circondario, anche dopo il 1816 quando venne effettuato il "Riordino Generale della Calabria" disposto dai [[Borbone di Napoli|Borboni]].