Emanuel Ringelblum: differenze tra le versioni

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È stato il fondatore ''de facto'' della sezione storica dell' YIVO (Institute for Jewish research) fondato nel 1925 a [[Vilnius]], in [[Lituania]].
 
Nel 1939 allo [[Campagna di Polonia|scoppio della guerra]], la maggior parte dell'élite politica e culturale ebraica scappò verso Est; Emmanuel decise di rimanere comprendendo il ruolo di organizzatore che da intellettuale avrebbe potuto svolgere. Egli era del parere che i conflitti e i pregiudizi sono dovuti principalmente all' ignoranza e credeva che ciò potesse essere ovviato mediante la diffusione della conoscenza storica. Oltre a tenere un diario organizzò dibattiti pubblici e incoraggiò lo studio come forma di resistenza. Era interessato a cogliere ogni aspetto della vita nel ghetto di Varsavia compreso quello "intellettuale". Agli ebrei del ghetto dopo l'invasione tedesca erano accessibili solo un bollettino ufficiale controllato dai Tedeschi, la "''Gazeta Zydowska"'', e pochi giornaletti [[Clandestino|clandestini]]; Ringelblum scrive nel 1942:{{citazione|Che cosa si legge?... Ci si chiederà dopo la guerra: ove erano rivolti gli spiriti degli uomini del ghetto di Varsavia, di quegli uomini che sapevano che la morte li attendeva, quella morte che ha già pesato sugli abitanti delle piccole città? Si potrà ben dire che non abbiamo perduto il nostro intelletto; la nostra mente lavora come prima della guerra. Il lettore serio si interessa molto alla letteratura di guerra [...] Si assaporano le pagine che trattano dell'anno 1918 e della disfatta tedesca. Si cercano dei paragoni con i tempi attuali, si cercano prove che la disfatta dell'invincibile esercito tedesco è vicina [...] Molti lettori si appassionano per i tempi di Napoleone. Si va alla ricerca di analogie tra Hitler e Napoleone, sempre a vantaggio di quest'ultimo, perché se ebbe sulla coscienza fiumi di sangue versato su tutti i campi di battaglia d'Europa, seppe pure scuotere il mondo feudale e apportare il nuovo ordine rivoluzionario; Hitler invece lascerà dietro di sé solo decine di migliaia di vittime e un'Europa desolata e in rovina. Si ama leggere la storia di Napoleone, perché si vede qui come la stella di un dittatore invincibile non sia eterna e possa declinare più velocemente che non si immagini.<ref>{{Cita|Léon Poliakov|pp. 140-141}}.</ref>}}
 
Fu anche uno dei membri più attivi della ''Żydowska Samopomoc Społeczna'' [ZSS] '','' un'organizzazione creata per aiutare le persone affamate nel ghetto; questa pratica di resistenza non sembra però bastare:{{Citazione|L'assistenza sociale non risolve il problema: prolunga l'esistenza ma la fine è inevitabile. Prolunga le sofferenze e non apporta soluzioni, perché non dispone dei mezzi necessari. I clienti delle mense popolari, ridotti alla minestra e al pane secco, muoiono, a poco a poco. Sorge il problema di sapere se non sarebbe stato meglio assistere in primo luogo le persone preziose dal punto di vista sociale, le élite spirituali e così via; ma la situazione è tale che perfino per questi eletti i mezzi di cui disponiamo sono insufficienti, e d'altra parte ci si domanda perché bisognerebbe sacrificare esseri umani che prima della guerra erano operai o artigiani produttivi, e che solo la guerra ed il ghetto hanno trasformato in feccia della popolazione e in candidati alle fosse comuni. Questo è il tragico dilemma: dobbiamo aiutare a cucchiaiate, il che è insufficiente alla sopravvivenza, o dobbiamo aiutare a piene mani un piccolo gruppo di eletti?...|E. Ringelblum, Diario, maggio 1942<ref>{{Cita|Léon Poliakov|p. 136}}.</ref>}}