Marghera: differenze tra le versioni

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Secondo l'analisi di Anthony Candiello, riportata nel suo saggio ''Marghera 2009. Dopo l’industrializzazione'', il declino di Porto Marghera è scaturito dal fatto che la classe dirigente del tempo ha preferito puntare sullo ''status quo'', mantenendo certamente inalterato il livello occupazionale ma non richiedendo alle imprese ulteriori investimenti in [[ricerca e sviluppo]] (il Centro Studi Luccini parla di lentezze nel processo di adeguamento tecnologico, scientifico, organizzativo): a ciò poi si sono aggiunte l'[[austerity]] e le normative ambientali più stringenti, unite ad una crescita delle rivendicazioni sindacali, e quindi ai fenomeni di [[delocalizzazione (economia)|delocalizzazione]]<ref name="Centro Studi Luccini"/><ref>[http://www.ingmaurogallo.com/sito%20di%20interesse%20nazionale%20di%20Porto%20Marghera.html ingmaurogallo.com]</ref><ref>[http://lucamanisera.nova100.ilsole24ore.com/2016/01/23/la-riqualificazione-urbana-di-porto-marghera-parte-dal-vega-e-ha-la-forma-di-un-albero/ ilsole24ore.com]</ref>. L'[[OECD]], nel suo ''Territorial Reviews - Venezia Metropoli'', fa infine notare come negli anni sessanta i paesi fornitori delle materie prime inviate a Marghera per essere raffinate abbiano iniziato a costruire sul proprio suolo gli impianti per questo genere di lavorazione, contribuendo alla crisi del Petrolchimico. <br />
Nel 2008, il gruppo vicentino Cereal Docks ha acquistato lo stabilimento della multinazionale americana Bunge ed un secondo impianto per la produzione di biocombustibili a partire dalla lavorazione dei semi oleosi. Materie prime e prodotti finiti sono movimentati tramite collegamenti portuali e ferroviari, ad eccezione di una quota ceduta via ''pipeline'' all'impianto prossimale dell'ENI<ref>{{cita web | url = http://www.ilgiornaledivicenza.it/home/economia/cereal-docks-vende-petrolio-verde-all-eni-1.1867987 | titolo = Cereal Docks vende “petrolio verde” all'Eni | data = 17 gennaio 2012 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20181124200030/http://www.icms.it/un-riepilogo-del-nostro-evento-sullindustry-4-0-da-sonia-gastaldi-it-manager-di-cereal-docks/ | dataarchivio = 24 dicembre 2018 | urlmorto = no}}</ref>.
[[File:Ponte strallato di Porto Marghera dal basso.jpg|miniatura|Ponte strallato di Porto Marghera]]
 
In questi ultimi anni Marghera si sta trasformando, sia nella zona industriale che nel quartiere urbano. La zona industriale sta guardando al futuro in un'ottica di uno sviluppo sostenibile che rispetti l'ambiente e che al tempo stesso salvaguardi l'occupazione; in questa ottica è stato creato il [[VEGA Science Technology Park]], un parco scientifico-tecnologico che ospiterà molte nuove aziende<ref>[http://www.vegapark.ve.it VEGA - Parco Scientifico Tecnologico di Venezia<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>. Nel 2006 è stato inaugurato il nuovo [[ponte strallato di Porto Marghera]], che per l'insolita estetica curvilinea è stato definito come un simbolo della riqualificazione dell'area industriale<ref>{{cita news|titolo=Il ponte strallato della nuova Marghera|pubblicazione=La Nuova di Venezia e Mestre|data=31 marzo 2006|url=http://ricerca.gelocal.it/nuovavenezia/archivio/nuovavenezia/2006/03/31/VMRVM_VMR03.html}}</ref>. Il quartiere urbano si sta anch'esso evolvendo da periferia dormitorio di Venezia e Mestre in una realtà con una fisionomia propria, cercando di rispettare l'idea originaria che voleva fare di Marghera una "città giardino".