Ittiofagi: differenze tra le versioni

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Per quanto riguarda la costa del [[Makran|Makrān]], oggi suddivisa politicamente tra il [[Pakistan]] e l'[[Iran]], le informazioni derivano dai diari scritti dagli ufficiali di [[Alessandro Magno]] durante il ritorno dell'armata [[Regno di Macedonia|macedone]] dall'[[India]]ː tra questi, l'autore più importante è [[Nearco (condottiero)|Nearco]] di [[Creta]], che per ordine di Alessandro Magno comandò una flotta incaricata di esplorare le coste del [[Mare arabico]] dal delta dell'[[Indo]] fino al [[Golfo persico]]. Durante il viaggio, l'ufficiale poté osservare la vita nei villaggi costieri, che ha poi descritto nel suo diario di bordo. Il suo diario non si è conservato, ma fu ampiamente utilizzato da Flavio Arriano per scrivere i suoi ''Indica'', che costituivano un complemento alla sua ''Anabasi di Alessandro''<ref>''Anabasi di Alessandro'', VI 23,2-3; ''Indica'', 26-31.</ref>. Alcuni passi del diario di Nearco sono poi citati da altri autori greci e latini, come [[Plinio il Vecchio]] e [[Strabone]].
 
Degli Ittiofagi parlava anche [[Posidonio]] nelle ''Storie dopo Polibio'', citate da [[Ateneo]] e [[Strabone]], anche se va detto che l'altra fonte principale, accanto a Nearco, è [[Agatarchide di Cnido]]ː la descrizione degli Ittiofagi del [[Mar Rosso]] dipende, in lui, dalle relazioni riportate in Egitto dai naviganti [[Dinastia tolemaica|tolemaici]] che esplorarono le rotte lungo la costa [[Africa|africana]] per commerciare con le regioni del [[Corno d'Africa]] che un tempo erano chiamate dagli Egiziani ''[[Paese di Punt]]''<ref>Sostanziali frammenti di Agatarchide sono in [[Diodoro Siculo]], III 15-21 e in [[Fozio di Costantinopoli|Fozio]], ''Biblioteca'', cod. 250,30-49.</ref> le due fonti principali, [[Nearco]] e [[Agatarchide]], presentano caratteristiche alquanto differenti.
 
Agatarchide non effettuò un’ispezione diretta, ma si basò su resoconti e relazioni di viaggiatori e mercanti. Se Agatarchide utilizza suggestioni peripatetiche, epicuree, stoiche all'insegna di un certo disinvolto eclettismo, mentre Nearco non si avvale di nessun fondamento teorico o filosofico e, inoltre, l'autore di Cnido sembra soffermarsi anche sugli aspetti paradossografici di questa etnia.
== Elementi etnografici ==
Al di la di queste divergenze, l’etnografia antica ha individuato la presenza di una cultura sostanzialmente omogenea sulla base di un comune e univoco regime alimentare.alimentareː infatti tale popolo si nutriva precipuamente dei prodotti dell'attività piscatoria quali [[pesci]], [[molluschi]], [[crostacei]], testuggini e mammiferi marini.
 
Infatti tale popolo si nutriva precipuamente dei prodotti dell'attività piscatoria quali [[pesci]], [[molluschi]], [[crostacei]], testuggini e mammiferi marini.
In Erodoto gli ittiofagi fanno parte dei popoli "altri" rispetto alla civiltà greca, per il fatto di non essere ''σιτοφαγοι'' e per l’estensione del loro areale; benché Erodoto non sia particolarmente esaustivo circa l’etnografia degli ittiofagi, tuttavia attribuisce loro un ruolo rilevantissimo in quanto mediatori culturali fra [[persiani]] ed [[etiopi]]. Gli ittiofagi, inoltre, pescano continuamente per quattro giorni, convitano allegramente tutti insieme, divertendosi con cantilene strane, poi si uniscono casualmente con le donne per avere prole. Il quinto giorno, per desiderio di bere, si muovono verso le sorgenti di acqua dolce dove si riempiono il ventre a tal punto che, per il peso, faticano a ritornare indietro.
 
Benché Erodoto non sia particolarmente esaustivo circa l’etnografia degli ittiofagi, tuttavia attribuisce loro un ruolo rilevantissimo in quanto mediatori culturali fra [[persiani]] ed [[etiopi]].
Gli Ittiofagi di cui parla [[Diodoro Siculo]], quelli che stanno al di fuori del [[Golfo Persico]], vivono in un modo diverso, non soffrendo, a causa del loro temperamento né sete, né passione alcunaː poiché il popolo vive di pesca, ad essi basta il succo naturale del pesce e per questo non bevono altro. Ciò che è più strabiliante, secondo Strabone, è che sono longevi e superano gli altri mortali in quanto, appunto, privi di ogni perturbazione d’animo e di sensi.
Gli ittiofagi inoltre pescano continuamente per quattro giorni, convitano allegramente tutti insieme, divertendosi con cantilene strane.
 
Poi si uniscono casualmente con le donne per avere prole.
Sembra che gli ittiofagi avessero un discreto livello culturale e ciò può essere spiegato in quanto tali popolazioni di pescatori disseminate dal [[Mar Rosso]] al [[Mar Arabico]], svolgendo una plurimillenaria trasmissione e diffusione di prodotti, risorse, tecniche fra Africa e Asia, apprendevano più lingue.
Il quinto giorno, per desiderio di bere, si muovono verso le sorgenti di acqua dolce dove si riempiono il ventre a tal punto che, per il peso, faticano a ritornare indietro.
 
Gli Ittiofagi di cui parla [[Diodoro Siculo]], quelli che stanno al di fuori del [[Golfo Persico]], vivono di una più strana maniera, non soffrendo a causa del loro temperamento né sete, né passione alcuna.
Secondo lo storico R. Pierobon Benoit, tutti gli ittiofagi sono caratterizzati da primitivismo, proprio per l’alimentazione a base di pesce, oggetto di scherno, peraltro, nella letteratura giambicaː in realtà la pesca, i pescatori, i pesci occupano ampio spazio nella commedia con connotazioni e interpretazioni estremamente varie, sicché la critica moderna può sostenere allo stesso tempo che il consumo di pesce ora è considerato tipico dei poveri, ora invece segno di lusso; la stessa contraddittorietà si esprime anche in [[Platone]] e [[Aristotele]] per i quali l’ittiofago occupa un posto basso nella scala sociale perché pratica un mestiere per la sopravvivenza.
Poiché il popolo vive di pescagione è per esso bastevole il succo naturale del pesce e per questo non bevono altro.
Ciò che è più strabiliante, secondo Strabone è che sono longevi e superano gli altri mortali in quanto privi di ogni perturbazione d’animo e di sensi.
Sembra che gli ittiofagi avessero un discreto livello culturale e ciò può essere spiegato in quanto tali popolazioni di pescatori disseminate dal
[[Mar Rosso]] al [[Mar Arabico]], svolgendo una plurimillenaria trasmissione e diffusione di prodotti, risorse, tecniche fra Africa e Asia, apprendevano più lingue.
Secondo lo storico R. Pierobon Benoit, tutti gli ittiofagi sono caratterizzati da primitivismo proprio per l’alimentazione a base di pesce; questo alimento era oggetto di scherno nella letteratura ironico-didascalica.
In realtà la pesca, i pescatori, i pesci occupano ampio spazio nella commedia con connotazioni e interpretazioni estremamente varie, sicché la critica moderna può sostenere allo stesso tempo che il consumo di pesce ora è considerato tipico dei poveracci ora invece segno di ''τρυφε''.
La stessa contraddittorietà si esprime anche in [[Platone]] e [[Aristotele]] per i quali l’ittiofago occupa un posto basso nella scala sociale perché pratica un mestiere per la sopravvivenza.
L’interesse di questo popolo verso il mare si manifesta nelle opere dedicate a tale soggetto, dove l’attività è considerata degna di rispetto.
Va ricordato che proprio per il valore simbolico di povertà, che è prevalso negli anni, il pesce fu scelto dalla [[Iconografia cristiana delle origini|iconografia cristiana]]
==Note==
<references/>
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*O. Longo, ''I mangiatori di pesce: regime alimentare e quadro culturale'', in "Materiali e discussioni per l'analisi dei testi classici", 18 (1987), p. 9-56.
*O. Nalesini, ''Roman and Chinese Perception of a “Marginal” Coastal Population: Ptolemy's Far Eastern Ichthyophágoi'', in ''The Prehistory of Asia and Oceania'', Edited by G. Afanas'ev, S. Cleuziou, J. R. Lukacs and M. Tosi, Forlì, ABACO, 1996, p. 197-204.
*Oscar Nalesini, "''History and use of an ethnonym: Ichthyophágoi"'', in ''Connected Hinterlands: Proceedings of Red Sea Project IV held at the University of Southampton September 2008'', edited by L. Blue, J. Cooper, R. Thomas and J. Whitewright. Oxford, Archaeopress, 2009, pp. 9-18.
*J. Tkač, «Ichthyophagoi», in ''Paulys Real-Encyclopädie der classischen Altertumswissenschaft'', neue Bearbeitung von G. Wissowa, Stuttgart, IX, 1916, coll. 2524-31.
*H. Treidler,«Ichthyophagen», in ''Der Kleine Pauly''. München, Beck'sche Verlag, vol. II, 1979, coll. 1333-34.
*M. Tosi, ''interscambio tra Asia e Africa lungo le coste del Mare Eritreo alla luce dei dati archeologici'', Pisa 1990.
*R. Pierobon Benoit R., ''Sur les pas des Grecs en Occident'', Collection Etudes Massaliètes, 4, 1995.
 
==Voci correlate==