Liutprando di Cremona: differenze tra le versioni

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Un'altra opera senza dubbio originale è la ''Relatio de legatione costantinopolitana'' in cui Liutprando, nel tentativo di spiegare il fallimento della sua missione diplomatica a [[Costantinopoli]]<ref>Liutprando era stato mandato, in virtù della sua conoscenza del greco bizantino, da Ottone I a Costantinopoli, con l'intento di ottenere una delle figlie dell'imperatore d'Oriente in sposta ad uno dei figli di Ottone.</ref>, copre di ridicolo l'imperatore [[Niceforo II Foca|Niceforo]] e l'intera corte bizantina, descrivendoli, in modo assolutamente paradossale come "barbari brutti e malvestiti".
 
Altro ''pamphlet'' è l'opera conosciuta come ''Historia'' ''Ottonis.'' L'opera in realtà non ha un vero e proprio titolo: quello citatato è il più comunemente riportato nella tradizione manoscritta, mentre è ignoto il titolo che Liutprando le abbia realmente dato. Inoltre il titolo è molto sviante: l'opera fu commissionata a Liutprando da Ottone I per giustificare la deposizione di [[Papa Giovanni XII]]; non è, quindi, come il titolo lascerebbe intuire, una "storia delle gesta di Ottone", per questo motivo Paolo Chiesa in una recente edizione critica dell'opera l'ha nominata ''De Iohanne papa et Ottone imperatore''<ref>si veda bibliografia</ref>. Lo stile è sempre il medesimo: Giovanni XII viene descritto come un depravato, vizioso, addirittura stupratore seriale, tanto che le nobildonne romane avrebbero avuto paura di uscire la sera per essere assalite dal papa; giustamente, quindi, Ottone I, come capo supremo della Chiesa, ha messo fine a questa ignominia, deponendolo. Anche qui, dunque, gli aspetti politici vengono messi in secondo piano, così come ogni presunzione di oggettività: ciò che conta è l'attacco, spesso violento e personale, ma sempre intriso di grandissima ironia e grandi capcitàcapacità letterarie.
 
Queste opere, in cui Liutprando dimostra una grande padronanza della lingua latina, sono colme di citazioni e rimandi intertestuali ad autori classici anche non di comune utilizzo nel X secolo, come ad esempio [[Tito Maccio Plauto|Plauto]], [[Decimo Giunio Giovenale|Giovenale]] e [[Aulo Persio Flacco|Persio]]<ref>Probabilmente per alcuni di questi autori la conoscenza di Liutprando è "mediata" da antologie florilegi, mentre è sicuramente diretta la conoscenza di auori più noti come Cicerone, Virgilio e Terenzio.</ref>e possiedono una vivacità descrittiva indiscussa, facendo di Liutprando il maggiore narratore latino del X secolo. Insieme a autori come [[Raterio da Verona]] o [[Attone|Attone da Vercelli]], rappresenta il più vivido esempio letterario di quella che è stata definita la [[Rinascita ottoniana]].