Shoho: differenze tra le versioni
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== Progettazione, costruzione e conversione ==
La ''Shoho'' e la sua nave gemelle ''[[Zuiho]]'' vennero progettate in modo da poter essere facilmente trasformate, all'occorrenza, in [[petroliera|petroliere]], [[Nave da supporto sommergibili|navi da supporto sommergibili]] o [[portaerei]]. La ''Shoho'' venne impostata presso l'arsenale navale di [[Yokosuka]] il 3 dicembre [[1934]] come nave da supporto sommergibili, con il nome di ''Tsurugisaki''.<ref>{{cita|Peattie|pp.
[[File:Shoho conversion.jpg|thumb|left|La ''Shoho'' fotografata il 2 settembre [[1941]] durante i lavori di conversione]]
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[[File:Shoho under attack.jpg|thumb|L'esplosione di una bomba da 450 chilogrammi sul ponte della ''Shoho'' il 7 maggio 1942]]
Un altro H6K avvistò gli statunitensi nel corso della mattinata del 6 maggio, riuscendo poi a tenere sotto controllo i loro movimenti fino alle 14.00. I giapponesi, comunque, non vollero o non poterono lanciare attacchi aerei contro gli americani per via delle cattive condizioni meteorologiche.<ref>{{cita|Lundstrom|pp. 178, 181–82, 187.}}</ref> Entrambe le parti ritenevano di sapere dove si trovava il nemico e si aspettavano di iniziare a combattere il giorno successivo.<ref>{{cita|Stille|p. 52.}}</ref> Il 7 maggio i giapponesi furono i primi a scovare gli avversari quando, alle 07.22, un ricognitore avvistò la petroliera [[USS Neosho (AO-23)|USS ''Neosho'']] scortata dal cacciatorpediniere [[USS Sims (DD-409)|USS ''Sims'']] poco a sud della forza d'attacco nipponica. Queste due navi vennero erroneamente identificate come una portaerei e un incrociatore, e quindi alle 08.00 la ''Shokaku'' e la ''Zuikaku'' lanciarono un attacco aereo che affondò il ''Sims'' e danneggiò la ''Neosho'' in modo abbastanza grave da costringere il suo stesso equipaggio ad affondarla pochi giorni più tardi. Le portaerei americane erano in realtà a ovest della forza d'attacco giapponese, non a sud, e vennero avvistate da altri velivoli giapponesi poco dopo le 08.00.<ref>{{cita|Lundstrom|pp. 189-191
[[File:Shoho g17026.jpg|thumb|Lo stesso giorno, la ''Shoho'' nuovamente colpita da un siluro proveniente da un [[Douglas TBD Devastator]] della [[USS Lexington (CV-2)|USS ''Lexington'']].]]
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Alle 07.35 i ricognitori statunitensi fecero rapporto sulla presenza di due incrociatori pesanti giapponesi a nordest dell'[[isola di Misima]], nell'arcipelago delle [[Louisiadi]], poco lontano dall'estremità orientale della Nuova Guinea; alle 08.15, nella stessa zona, vennero avvistate due portaerei. Un'ora più tardi Fletcher ordinò il lancio di un attacco aereo, nella convinzione che le due portaerei avvistate fossero la ''Shokaku'' and ''Zuikaku''. La [[USS Lexington (CV-2)|USS ''Lexington'']] e la ''Yorktown'' lanciarono in totale 53 bombardieri in picchiata [[Douglas SBD Dauntless]] e 22 aerosiluranti [[Douglas TBD Devastator]] scortati da 18 caccia Wildcat. Il rapporto delle 08.15 però si rivelò errato, dal momento che il pilota del ricognitore aveva avuto l'intenzione di indicare due incrociatori pesanti ma, per errore, aveva inviato il codice relativo a due portaerei; comunque nel frattempo altri ricognitori avvistarono davvero la ''Shoho'', la sua scorta e il convoglio destinato all'invasione. Dato che queste unità risultavano essere ad appena 30 miglia nautiche, o 56 chilometri, dalla posizione indicata dal rapporto delle 08.15 verso cui gli aerei statunitensi si stavano dirigendo essi vennero deviati verso il nuovo obiettivo.<ref>{{cita|Lundstrom|pp. 193, 195-196.}}</ref>
La ''Shoho'' venne avvistata, insieme al resto della sua forza d'attacco, dagli aerei della ''Lexington'' alle 10.40. La pattuglia di scorta della portaerei che era in volo in quel momento consisteva di due A5M e un A6M. I bombardieri in picchiata della squadriglia VS-2 iniziarono il loro attacco alle 11.10, sotto il fuoco dei caccia giapponesi: nessuna delle bombe della prima ondata andò a segno, a causa delle manovre evasive della nave, e un Dauntless venne abbattuto dallo Zero (altri vennero danneggiati più o meno gravemente). La ''Shoho'' lanciò altri tre Zero immediatamente dopo la fine di questo primo attacco per rinforzare la sua copertura. I Dauntless della squadriglia VB-2 iniziarono il loro attacco alle 11.18 e misero a segno sul ponte della portaerei giapponese due bombe da 450 chilogrammi, che penetrarono la sua superficie ed esplosero nell'hangar sottostante, incendiando gli aerei (armati e riforniti) che si trovavano al suo interno. Un minuto più tardi i Devastator della squadriglia VT-2 iniziarono a sganciare i loro siluri su entrambi i lati della nave. Cinque di essi colpirono lo scafo, mettendo fuori uso i motori e il sistema di controllo. I Dauntless della ''Yorktown'', che tallonavano gli aerei della ''Lexington'', iniziarono il loro attacco alle 11.25 e piazzarono sulla ''Shoho'' undici bombe da 450 chilogrammi, che resero impossibile per la nave compiere qualunque tipo di movimento. Alle 11.29 attaccarono anche i Devastator della squadriglia VT-3 della ''Yorktown'', che colpirono di nuovo la portaerei nipponica (2 volte secondo i giapponesi stessi, 10 volte secondo gli statunitensi). Gli aerosiluranti della VT-3 vennero attaccati dalla scorta giapponese mentre si allontanavano dalla zona dell'attacco, ma i Wildcat riuscirono a proteggerli efficacemente, abbattendo inoltre 2 A5M e un A6M Zero. Le perdite statunitensi furono in totale solo 3 Dauntless. Alla fine dell'attacco, il [[tenente comandante]] [[Robert E. Dixon]], comandante della VS-2, inviò per radio alle portaerei statunitensi il famoso messaggio: «''Scratch one flat top!''»<ref>{{cita|Lundstrom|pp. 198-206
Il capitano Izawa diede l'ordine di abbandonare la ''Shoho'', colpita da almeno 13 bombe e 7 siluri e completamente distrutta, alle 11.31. Quattro minuti più tardi la nave affondò. Circa 300 uomini riuscirono a lasciare la portaerei incolumi, ma dovettero attendere l'arrivo dei soccorsi fino al pomeriggio perché l'ammiraglio Goto nel frattempo aveva ordinato al resto della flotta di dirigersi a nord alla massima velocità per sfuggire a ulteriori attacchi aerei. Verso le 14.00 il cacciatorpediniere ''[[Sazanami]]'' ricevette l'ordine di tornare sul posto e di recuperare i superstiti.<ref>{{cita|Lundstrom|p. 205.}}</ref> Ne vennero trovati solo 203, tra i quali il capitano Izawa.<ref>{{cita|Stille|p. 61.}}</ref> Il resto degli 834 uomini dell'equipaggio era morto nell'attacco o mentre attendeva i soccorsi. La ''Shoho'' fu la prima portaerei giapponese distrutta durante la [[seconda guerra mondiale]].<ref>{{cita web|url=http://www.aviation-history.com/airmen/coralsea.htm |titolo=The Battle of the Coral Sea |sito=[http://www.aviation-history.com/ The Aviation History Online Museum] |data=2006 |accesso=14 febbraio 2012 |lingua=en }}</ref>
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