Lingua omerica: differenze tra le versioni

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{{citazione|Cantami, o Diva, del Pelide Achille l'ira funesta che infiniti addusse lutti agli Achei|''[[Omero]]'', Iliade, I, vv. 1-2. [[Proemio dell'Iliade|Traduzione di Vincenzo Monti]]|Μῆνιν ἄειδε θεὰ Πηληϊάδεω Ἀχιλῆος οὐλομένην, ἣ μυρί᾿ Ἀχαιοῖς ἄλγε᾿ ἔθηκε|lingua=gr}}{{Storia della lingua greca}}
{{Storia della lingua greca}}
La '''lingua omerica''' è la varietà di [[Lingua greca antica|greco]] utilizzatausata nei poemi [[Omero|omerici]]. Si tratta di una lingua dai caratteri compositi, che riflette la molteplicità degli apporti linguistici confluiti nell<nowiki>'</nowiki>''[[Iliade]]'' e nell<nowiki>'</nowiki>''[[Odissea]]''.[[File:Brogi, InoltreGiacomo è(1822-1881) una- [[lingua5113 stratificata]]:- viNapoli, siMuseo possononazionale. riconoscereOmero. paroleil delmiglior grecobusto arcaicodi equesto delpoeta greco antico(Ercolano).jpg|thumb|Busto di Omero, Collezione Farnese, oggi nel Museo Archeologico di Napoli - fotografia di Giacomo Brogi|sinistra]]
Un fenomeno a parte è rappresentato dai vari [[lingua attiva|atticismi]] che, secondo alcuni, dimostrano il passaggio del testo omerico attraverso Atene.
 
== Caratteristiche generali ==
== Differenze rispetto agli altri dialetti greci ==
Nei due poemi omerici ''[[Iliade]]'' e ''[[Odissea]]'' si può osservare una lingua non unitaria, ma che presenta caratteri linguistici propri di vari dialetti: nonostante si basi principalmente sul dialetto ionico, tuttavia non mancano numerosi apporti dall'attico e dall'eolico e talvolta influssi dalla [[lingua micenea]].
Alcune caratteristiche rispetto agli altri [[dialetti greci antichi]]:
* utilizzo molto frequente dell'articolo come pronome;
* genitivo singolare della II declinazione in –οιο (affiancato da una forma più recente in –oo e da una contratta in –oυ) = deriva da οσjο;
* infinito attivo –μεν/-μεναι = suffisso che appartiene ai verbi atematici. In Omero è attivo;
* -εσσι dativo plurale per tutte le declinazioni. È una [[desinenza]] artificiale presa dai neutri in sibilante: γενος --> γενεσι = γενεσσι. Questo fenomeno prende il nome di geminazione;
* assenza di [[aumento (linguistica)|aumento]]: in Omero l'aggiunta dell'aumento all'indicativo imperfetto, all'indicativo aoristo e all'indicativo piuccheperfetto è facoltativa, in quanto la lingua di Omero è in uno stadio più antico, vicino all'[[protoindoeuropeo|indoeuropeo]];
* le contrazioni quasi assenti.
 
Si sa, grazie agli studi di quella che è denominata [[questione omerica|''questione omerica'']], che furono composti attraversando varie rielaborazioni; i poemi dovevano circolare attraverso blocchi narrativi successivamente ricuciti in un solo poema, prima della prima edizione ufficiale nel VI secolo durante la tirannide di [[Pisistrato]] ad Atene.
== Caratteristiche generali ==
 
{{citazione|Cantami, o Diva, del Pelide Achille l'ira funesta che infiniti addusse lutti agli Achei|''[[Omero]]'', Iliade, I, vv. 1-2. [[Proemio dell'Iliade|Traduzione di Vincenzo Monti]]|Μῆνιν ἄειδε θεὰ Πηληϊάδεω Ἀχιλῆος οὐλομένην, ἣ μυρί᾿ Ἀχαιοῖς ἄλγε᾿ ἔθηκε|lingua=gr}}
Proprio a causa delle continue rielaborazioni dovute anche all'iniziale oralità dei poemi, nella lingua omerica è osservabile il fenomeno della stratificazione linguistica: cioè sono presenti nei testi parole provenienti dalle varie epoche della storia greca (greco arcaico, [[Lingua greca antica|greco classico]] e [[koinè]])
 
== Grammatica della lingua omerica ==
 
=== Influssi dai vari dialetti greci ===
I due poemi omerici ''[[Iliade]]'' e ''[[Odissea]]'' sono giunti in una forma scritta, che presenta caratteri linguistici propri di varie epoche, che oscillano dal IX al VII secolo a.C., e si sa dalla [[questione omerica]], che furono composti attraversando varie rielaborazioni, essendo presenti numerosi dorismi, atticismi, eolismi; i poemi dovevano circolare attraverso blocchi narrativi successivamente ricuciti in un solo poema, prima della prima edizione ufficiale nel VI secolo durante il governo di [[Pisistrato]]. Caratteristica fondamentale, che rende i poemi omerici diversi dalle altre opere greche, è la presenza costante di diversi dialetti, ossia dei modi diversi di enunciare un sostantivo, un aggettivo, un verbo, e ciò è presente già dal primo verso del I libro dell'Iliade θεά, termine di origine eolica, ossitono, che ha perso la ritrazione dell'accento, che si accosta a Πηληϊάδεω.
[[File:Brogi, Giacomo (1822-1881) - 5113 - Napoli, Museo nazionale. Omero. il miglior busto di questo poeta (Ercolano).jpg|thumb|Busto di Omero, Collezione Farnese, oggi nel Museo Archeologico di Napoli - fotografia di Giacomo Brogi]]
Frequente è anche l'alternanza tra la particella ἄν del [[dialetto ionico]] con l'equivalente eolico κε, scritto anche con il termine κεν, frutto della crasi tra i due, anche se altri pensano che il ν mobile tipico dello ionico e assente nell'eolico, fosse stato usato proprio dagli aedi ionici che modificarono una particella eolica. Si cita l'esempio di ναυσί ionico (dativo plurale) a confronto con l'eolico νήεσσι. Per queste varie differenze, alcuni pensarono anche che Omero, individuato come l'autore malgrado il suo conto semi-mitico, avesse viaggiato per varie terre intorno alla [[Grecia]], giungendo nel Panionio in Asia Minore, e nell'Eolia, assumendo questi caratteri linguistici.<br />Seguendo le scoperte di [[Michael Ventris|Ventris]] e [[John Chadwick|Chadwick]] della [[lineare B]] nel 1952, si è appurato che i due poemi omerici seguono convenzioni grammaticali e formulari tipiche dell'epos arcaico greco:
*genitivo plurale in -άων per i termini in -α della prima declinazione, per quelli della seconda declinazione il genitivo singolare in -οιο;
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Già vedendo queste prime caratteristiche dei due poemi, si può comprendere come la lingua omerica sia "artificiale", frutto di rielaborazioni lunghe di secoli, partendo da proto-forme di cantari micenei, rielaborati poi in eolico, con la mediazione del dialetto ionico. Poi ci sono altri fenomeni linguistici più recenti, che furono aggiunti nel VI secolo a.C., altri, come è possibile vedere dalle trascrizioni alessandrine, anche in epoche più tarde, nei tentativi di accomodare e correggere i poemi. All'epoca di [[Pisistrato]] al governo di [[Atene]], i poemi omerici erano recitati nelle feste Panatenee, documentate per la prima volta nel 565 a.C., e la critica concorda sul fatto che molti atticismi derivino dal passaggio orale, oppure già scritto dei blocchi narrativi eolici e ionici, a quello scritto della prima edizione pisitratea. Gli atticismi sono molti: τέσσαρες (ionico τέσσερες, nell'eolico addirittura πίσυρες), per la congiunzione conclusiva οὖν si ha ὦν in ionico, e per la temporale οπότε si hanno i corrispettivi dialettali κότε in ionico e in eolico ὅπποτε.
 
=== La "distrazione omerica" ===
[[File:Homer, Iliad, Papyrus Hawara 24-28.jpg|thumb|Versi dal Libro II dell'Iliade, dai Papiri di Hawara]]
Alcune forme verbali in vocale aspra, contratte in attico, ma non nello ionico poiché sono dette "aperte o sciolte", nell'eolico invece sono atematiche, ricorrono nei poemi omerici con un vocalismo a sé, che è del tutto assente nei dialetti greci, esempi sono: ὁρόω e ὁράασθαι. Questi due termini nei dialetti greci derivano da ὁράω e ὁράεσθαι, conservati nello ionico, ma nella tipica contrazione dell'attico si ha ὁρῶ e ὁρᾶσθαι.
 
Nella recitazione la seconda sillaba di ὁρῶ e la seconda sillaba di ὁρᾶσθαι dovevano valere tre tempi e non due per rispettare la struttura metrica dell'[[esametro dattilico]], che imponeva la prosodia ∪ ∪ — (ὁράω) e ∪ ∪ — ∪ (ὁράεσθαι). Nelle forme "distratte", i gruppi -οω e -αα costituirebbero la rappresentazione grafica di queste vocali lunghe che però "scavalcavano" il confine del piede. Tale fenomeno si sarebbe verificato durante il passaggio dei due poemi al dialetto attico, la cui caratteristica è la contrazione; quando i poemi passarono nelle mani dei grammatici alessandrini, molto conservatori riguardo all'edizione del testo, preferirono non cambiare queste contrazioni.
 
=== Il duale omerico ===
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*l'α lungo non derivante da un allungamento di compenso (nel greco si verifica solitamente con caduta di un -σ intervocalico, o di una semivocale j o ϝ) è sempre impuro, cioè diventa sempre η (anche in quei termini dove l'attico conserva l'α puro lungo della I declinazione), segno del passaggio ionico. Questo fenomeno si verifica nelle vocali lunghe dopo ε, ι e ρ, esempio di άγγελίη ed ἡμέρη; a volte si ha l'η anche al posto dell'α pure breve, come in ἀληθείη, con spostamento di accento del nominativo sulla penultima sillaba, anziché ἀλήθεια con l'accento sulla terzultima.
*assenza di contrazioni tipiche dell'attico, fenomeno del dialetto ionico, e si hanno i termini di ἅλγεα al posto dell'attico ἅλγη, ἔσσεαι eolico anziché l'attico ἔσῃ della II persona singolare del futuro di εἰμί. Episodi di contrazione, di derivazione però non attica, ma per ragioni metriche, si hanno in parole come προσεφώνει < προσεφώνεε o μαχεῖται < μαχέεται. Le vocali -εο (ε + ο) contraggono nel dittongo ου, come in βούλεο > βούλου.
*Le forme più antiche dei sostantivi non presentano il fenomeno della metatesi quantitativa (βασιλῆος anziché βασιλέως)
*le preposizioni hanno spesso la forma tronca per apocope, fenomeno tipico dell'eolico: πάρ anziché παρά, κάτ anziché κατά; e anche qui si hanno composizioni miste di due termini per crasi e apocope, come κάππεσε < κατέπεσε o κάλλιπε < κατέλιπε.
 
==== La "distrazione omerica" ====
=== Consonantismo ===
[[File:Homer, Iliad, Papyrus Hawara 24-28.jpg|thumb|Versi dal Libro II dell'Iliade, dai Papiri di Hawara]]
Alcuni nomi propri, che non risultano di radici greche, come Άχιλλεύς e Όδυσσεύς ricorrono a volte nei versi omerici con una sola consonante del raddoppiamento, ossia Άχιλεύς e Όδυσεύς, ciò avviene ovviamente per ragioni metriche, per adattare la lunghezza della parola alle esigenze dell'esametro, e ciò avviene non solo in Omero, ma anche nei lirici e negli altri poeti sia latini sia greci. Ciò tuttavia avviene anche per "analogia" con i termini a doppia λ, la cui radice originaria ne prevede anche uno solo, come nel caso, parlando di grammatica, di λαμβάνω il cui TV è *σλαβ con l'assimilazione successiva di /s/ e dunque raddoppiamento del λ; in Omero abbiamo per l'aoristo II sia ἔλᾰβε sia ἔλλᾰβε.
Alcune forme verbali in vocale aspra, contratte in attico, ma non nello ionico poiché sono dette "aperte o sciolte", nell'eolico invece sono atematiche, ricorrono nei poemi omerici con un vocalismo a sé, che è del tutto assente nei dialetti greci, esempi sono: ὁρόω e ὁράασθαι. Questi due termini nei dialetti greci derivano da ὁράω e ὁράεσθαι, conservati nello ionico, ma nella tipica contrazione dell'attico si ha ὁρῶ e ὁρᾶσθαι.
*Talune parole incomincianti nell'attico con π, in Omero ricorrono con πτ (πτόλις e πτόλεμος anziché πόλις e πόλεμος); si tratta di un lascito dell'alfabeto miceneo e arcadico-cipriota (X-IX secolo a.C.), e con la successiva ''correptio attica'', che va a intervenire proprio nei gruppi πτ e τρ come elementi indivisibili di una sillaba, queste forme sono state lasciate.
 
*In alcune parole si trova l'alternanza tra il normale -σ intervocalico, e il raddoppiamento -σσ.
Nella recitazione la seconda sillaba di ὁρῶ e la seconda sillaba di ὁρᾶσθαι dovevano valere tre tempi e non due per rispettare la struttura metrica dell'[[esametro dattilico]], che imponeva la prosodia ∪ ∪ — (ὁράω) e ∪ ∪ — ∪ (ὁράεσθαι). Nelle forme "distratte", i gruppi -οω e -αα costituirebbero la rappresentazione grafica di queste vocali lunghe che però "scavalcavano" il confine del piede. Tale fenomeno si sarebbe verificato durante il passaggio dei due poemi al dialetto attico, la cui caratteristica è la contrazione; quando i poemi passarono nelle mani dei grammatici alessandrini, molto conservatori riguardo all'edizione del testo, preferirono non cambiare queste contrazioni.
*Nel dativo plurale dei temi in sibilante della III declinazione, accanto alla forma originaria ἔπεσ-σι, ricorre quella posteriore ἔπεσι dell'attico. Nei verbi, come nel futuro, si ha il caso di ἔσσομαι dal TV ἔσ + la desinenza della I persona singolare del futuro -σομαι, successivamente con caduta di un /s/ si ha la forma ἔσομαι. In altri temi originari in *τελεσ + j, tipici dell'attico per la vocale tematica + desinenza in -εω / -αω, con la scomparsa dello j e caduta del /s/ intervocalico, si ha τελέω. Quanto a Omero questi verbi mostrano un particolare aoristo ἐτέλεσ-σα, fenomeno del doppio sigma ricorrente anche in altri temi, dove avviene il fenomeno dell'assibilazione della dentale sonora δ, come nel TV *δαμαδ + j > δαμαδσαι > δαμάσσαι - forma media del presente attivo δαμάζω < TV *δαμαδ + j, che negli incontri consonantici dà esito alla fricativa sonora ζ.
*Il doppio sigma: se in particolari incontri di dentali + j avviene l'assibilazione, non per forza in doppio sigma, in altri casi esso si riduce a un sigma semplice, scaturito sempre dall'esito consonantico di una dentale + j: ὄσσος < *οτ + j, poi ὄσος.
*Dissimilazione della dentale aspirata θ davanti a nasale μ, tipico dello ionico: κεκορυθμένον (participio perfetto passivo di κορύσσω); nell'attico viene κεκορυσμένον.
 
==== Il digamma ϝ in Omero ====
In Omero e nei dialetti di alcuni lirici greci (Alceo, Saffo, Alcmane) era ancora presente la semivocale [[Digamma|ϝ]] (''wau'' o ''digamma''), equivalente al suono /w/. Nel testo omerico il digamma è sparito per via della caduta di questa semivocale all'epoca della trascrizione sotto Pisistrato, ma è possibile rintracciarlo grazie al lavoro di R. Bentley. Nell'Odissea (XVII, 78) [[Telemaco]], parlando a [[Pireo]]:
 
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Nell'Iliade (XXIII, 198) i manoscritti leggono ὦκα δὲ Ἶρις dove il digamma non compare; Bentley suppose che la forma originaria dovesse essere ὦκα δὲ ϝἾρις; questa ipotesi datata 1713 fu confermata da un papiro recente dell'Odissea (XXIV, 278) dove si legge: γυναῖκας ἀμύμονα ἔργα ἰδυίας, si ipotizza la forma originaria di ϝἰδυίας per evitare l'elisione finale di ἔργα con ἰδυίας. Si è giunti così nei due poemi omerici a individuare numerosi digammi caduti, come nei pronomi personali σεῖο < ϝειο < *σϝειο, oppure ὅς, ἥ, ὅν < ϝός, ϝή, ϝόν. Un altro termine antichissimo d'origine micenea, spesso citato anche in Omero per indicare il sovrano e capo tribù ἄναξ proveniva da ϝάναξ (pronuncia "wanax").
 
=== Prima declinazione in OmeroConsonantismo ===
Alcuni nomi propri, che non risultano di radici greche, come Άχιλλεύς e Όδυσσεύς ricorrono a volte nei versi omerici con una sola consonante del raddoppiamento, ossia Άχιλεύς e Όδυσεύς, ciò avviene ovviamente per ragioni metriche, per adattare la lunghezza della parola alle esigenze dell'esametro, e ciò avviene non solo in Omero, ma anche nei lirici e negli altri poeti sia latini sia greci. Ciò tuttavia avviene anche per "analogia" con i termini a doppia λ, la cui radice originaria ne prevede anche uno solo, come nel caso, parlando di grammatica, di λαμβάνω il cui TV è *σλαβ con l'assimilazione successiva di /s/ e dunque raddoppiamento del λ; in Omero abbiamo per l'aoristo II sia ἔλᾰβε sia ἔλλᾰβε.
*Talune parole incomincianti nell'attico con π, in Omero ricorrono con πτ (πτόλις e πτόλεμος anziché πόλις e πόλεμος); si tratta di un lascito dell'alfabeto miceneo e arcadico-cipriota (X-IX secolo a.C.), e con la successiva ''correptio attica'', che va a intervenire proprio nei gruppi πτ e τρ come elementi indivisibili di una sillaba, queste forme sono state lasciate.
*In alcune parole si trova l'alternanza tra il normale -σ intervocalico, e il raddoppiamento -σσ.
*Nel dativo plurale dei temi in sibilante della III declinazione, accanto alla forma originaria ἔπεσ-σι, ricorre quella posteriore ἔπεσι dell'attico. Nei verbi, come nel futuro, si ha il caso di ἔσσομαι dal TV ἔσ + la desinenza della I persona singolare del futuro -σομαι, successivamente con caduta di un /s/ si ha la forma ἔσομαι. In altri temi originari in *τελεσ + j, tipici dell'attico per la vocale tematica + desinenza in -εω / -αω, con la scomparsa dello j e caduta del /s/ intervocalico, si ha τελέω. Quanto a Omero questi verbi mostrano un particolare aoristo ἐτέλεσ-σα, fenomeno del doppio sigma ricorrente anche in altri temi, dove avviene il fenomeno dell'assibilazione della dentale sonora δ, come nel TV *δαμαδ + j > δαμαδσαι > δαμάσσαι - forma media del presente attivo δαμάζω < TV *δαμαδ + j, che negli incontri consonantici dà esito alla fricativa sonora ζ.
*Il doppio sigma: se in particolari incontri di dentali + j avviene l'assibilazione, non per forza in doppio sigma, in altri casi esso si riduce a un sigma semplice, scaturito sempre dall'esito consonantico di una dentale + j: ὄσσος < *οτ + j, poi ὄσος.
*Dissimilazione della dentale aspirata θ davanti a nasale μ, tipico dello ionico: κεκορυθμένον (participio perfetto passivo di κορύσσω); nell'attico viene κεκορυσμένον.
 
=== Declinazioni ===
Nella flessione nominale Omero conserva tracce di antichi casi indoeuropei, perduti poi nel [[Lingua greca antica|greco classico]] ad eccezione di alcune forme cristallizzate, che si esprimono mediante suffissi aggiunti al tema del sostantivo:
 
* '''-φι(ν)''': antica desinenza di strumentale; oltre al valore strumentale (ἶφι "con la forza"), questo suffisso può assumere un significato locativo (ὄρεσφιν "sui monti") o anche un significato ablativale (ἐξ εὐνῆφι "dal letto");
* '''-θι/ι''': con valore locativo di stato in luogo (οἴκοθι / οἴκοι "in casa");
* '''-θεν''': con valore locativo di moto da luogo (οὐρανόθεν "dal cielo");
* '''-δε''': con valore locativo di moto da luogo, è l'unico suffisso che non si aggiunge al tema bensì al sostantivo declinato all'accusativo (ἀγορήνδε "all'assemblea").
 
==== Prima declinazione in Omero ====
*Il nominativo dei temi in α lungo esce in η (Έλήνη); in η esce anche il nominativo dei sostantivi con suffisso in dittongo -ει come ἀλήθεια > ἀληθείη.
*Nei nominativi in α breve, si conserva l'α desinenziale, tale fenomeno è spiegato dal vocalismo eolico.
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*Dativo plurale ha la forma in -ῃσι, un dativo lungo sul tipo di quello dei temi in -o, oppure anche -ῃς: κοίλῃσι mentre nel greco ionico κοίλαις.
 
==== Seconda declinazione in Omero ====
*Genitivo singolare: alternanza delle desinenze -oιo < *οσιο con caduta di /s/ intervocalico, e -oυ < οο (contrazione in dittongo). La forma -οιο è più antica, e ricorre anche in alcuni genitivi arcaici del latino. Le due uscite del genitivo greco in Omero, si alternano per questioni metriche a seconda della formazione della frase del verso. Nei casi obliqui, il genitivo e il dativo, nel duale si trovano nelle forme sciolte in -οιιν (ἵπποιιν).
*Nel dativo plurale la desinenza comune è -οισι(ν), detto "dativo lungo", ma esistono anche le desinenze in -οις.
 
==== Terza declinazione in Omero ====
*Genitivo e dativo duali uscenti in -οιιν, il dativo plurale atematico (cioè senza vocale tematica), è in -εσσι, di origine eolica e dorica, frequente soprattutto nei temi in sibilante.
*I temi in sibilante come γένος e βέλος hanno forme sciolte nel genitivo e dativo: γένεος e γένει.
*I temi in liquida -ρ con radice a forte apofonia, come πατήρ, μήτηρ, ἀνήρ, hanno forme sia del grado -ε sia del ridotto; dunque πατήρ può avere sia il genitivo in πατέρος sia πατρός, sia il dativo in πατέρι e πατρί, così come gli altri termini "di parentela" andando avanti negli altri casi della declinazione.
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*''Prima legge di Schulze'': in una serie di sillabe brevi, si allunga la terzultima, quando corrisponde all'arsi del dattilo: δĭογενής = δīογενής. L'allungamento è dato da dittonghi apparenti, come οὐλομένης, participio aoristo di ὅλλυμι, dove nessun argomento linguistico può giustificare l'esistenza dei gruppi -ου, -ει
*''Seconda legge di Schulze'': tra due lunghe, si allunga la sillaba intermedia, quando si trova in tempo debole. In questo caso si hanno sempre dittonghi apparenti, come μέγα πνείοντες (∪, — —, — ∪) per μέγα πνέοντες (∪, — ∪, — ∪), dove la breve finale di πνέοντες è seguita da un'altra breve, per completare il dattilo conclusivo dell'esametro, tuttavia il gruppo -γα -πνε costituirebbe un trocheo — ∪ dove manca un piede, inammissibile per l'esametro dattilico.<br />Altri allungamenti sono possibili in cesura, soprattutto davanti alla pentemimere, come nel Libro I dell'Iliade v. 153 δεῦρο μαχεσόμενōς, ἐπεὶ οὔ τί μοι αἴτιοί εἰσιν; talvolta anche alla cesura tritemimere accompagnata da interpunzione, come in ''Odissea'' (XVIII, 77) δειδιότα· σάρκες δὲ περιτρομέοντο μέλεσσιν, o all'eftemimere, come in ''Iliade'' (I, 19) ἐκπέρσαι Πριάμοιο πόλιν, εὖ δ᾽ οἴκαδ᾽ ἱκέσθαι.<br />Infine in questa legge si ha l'allungamento per posizione ossia "per convenienza", quando una vocale è seguita da consonanti doppie, o da un gruppo di due, in modo che la prima consonante si possa appoggiare alla sillaba precedente, che resta chiusa, e la seconda si unisce alla seguente. Alcune consonanti semplici come le liquide e le nasali (λ, ρ, μ, ν), quando sono in posizione iniziale possono produrre allungamento "per posizione", poiché derivano da *σμ, *σν ecc., con la seguente caduta del /s/. Il termine μοῖρα infatti derivante da *σμοιρ produce l'allungamento della vocale breve che lo precede, come nel verso πάντα κατά μοῖραν (Odissea, X).
 
== Differenze rispetto agli altri dialetti greci ==
Alcune caratteristiche rispetto agli altri [[dialetti greci antichi]]:
* utilizzo molto frequente dell'articolo come pronome;
* genitivo singolare della II declinazione in –οιο (affiancato da una forma più recente in –oo e da una contratta in –oυ) = deriva da οσjο;
* infinito attivo –μεν/-μεναι = suffisso che appartiene ai verbi atematici. In Omero è attivo;
* -εσσι dativo plurale per tutte le declinazioni. È una [[desinenza]] artificiale presa dai neutri in sibilante: γενος --> γενεσι = γενεσσι. Questo fenomeno prende il nome di geminazione;
* assenza di [[aumento (linguistica)|aumento]]: in Omero l'aggiunta dell'aumento all'indicativo imperfetto, all'indicativo aoristo e all'indicativo piuccheperfetto è facoltativa, in quanto la lingua di Omero è in uno stadio più antico, vicino all'[[protoindoeuropeo|indoeuropeo]];
* le contrazioni quasi assenti.
 
== Note ==