Traditionis custodes: differenze tra le versioni
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=== Le riforme del Concilio Vaticano II ===
{{vedi anche|Sacrosanctum Concilium|Messa di Paolo VI}}
Nel 1969, venne pubblicata la prima nuova edizione del [[Missale Romanum]] basata sulle revisioni volute dal [[Concilio Vaticano II]], instituendo una nuova forma liturgica per la celebrazione della messa. Spesso indicata come [[Messa di Paolo VI]], questa nuova edizione del Messale Romano venne prodotta in latino perché fosse poi tradotta nelle varie lingue del mondo con maggiore facilità.<ref name=":5" /><ref>{{
=== Giovanni Paolo II ===
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=== ''Summorum Pontificum'' ===
{{vedi anche|Summorum Pontificum}}
Nel 2007, [[Benedetto XVI]] pubblicò la [[lettera apostolica]] ''[[Summorum Pontificum]]'' la quale ribadiva che, pur restando il messale di Paolo VI "l'espressione ordinaria della ''[[lex orandi]]'' della chiesa cattolica di rito latino", il Missale Romanum pubblicato sotto [[san Pio V]] e rivisitato sotto [[Giovanni XXIII]] era da considerarsi come una "espressione straordinaria" della ''lex orandi'' della chiesa.<ref name=":0" /> La messa tridentina venne così definita "forma straordinaria del rito romano" e la messa di Paolo VI "forma ordinaria" ossia normale.<ref>"[I}l Messale, pubblicato in duplice edizione da Paolo VI e poi riedito una terza volta con l'approvazione di Giovanni Paolo II, ovviamente è e rimane la forma normale – la ''forma ordinaria'' – della Liturgia Eucaristica" ([http://w2.vatican.va/content/benedict-xvi/it/letters/2007/documents/hf_ben-xvi_let_20070707_lettera-vescovi.html Lettera di Benedetto XVI ai vescovi in occasione della pubblicazione di ''Summorum Pontificum'']).</ref><ref>{{
Benedetto XVI decretò che "ciascun prete cattolico di rito latino possa utilizzare nelle messe celebrate senza il popolo l'una o l'altra delle forme e che egli non "necessita di permessi" da parte dei vescovi né dalla Santa Sede per farlo". Egli concluse la propria riflessione dicendo che i due riti non sono motivo di divisione nella chiesa in quanto "queste due sono espressioni della ''lex orandi'' della chiesa" e che sono "due usi dello stesso e unico rito romano."<ref name=":0">{{
=== Prima della pubblicazione ===
Nel 2020, la [[Congregazione per la Dottrina della Fede]] inviò una lettera a tutti i vescovi del mondo chiedendo loro un rapporto sull'applicazione del ''[[Summorum Pontificum]]'' nelle loro diocesi.<ref>{{
Nel maggio del 2021, a meno di due mesi dalla pubblicazione della ''Traditionis custodes'', già iniziò a circolare la notizia che durante una "sessione a porte chiuse" della Conferenza Episcopale Italiana, papa Francesco avesse presentato una bozza di testo per restringere la celebrazione delle messe preconciliari e che essa fosse in attesa di una approvazione.<ref name=":1" /><ref name=":3" />
La ''Traditionis custodes'' venne pubblicata due giorni dopo il ritorno di papa Francesco dopo nove giorni di ospedalizzazione.<ref name=":0" /><ref>{{
== Contenuti del documento ==
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Il vescovo diocesano dovrà inoltre stabilire "il giorno nel quale le celebrazioni eucaristiche saranno permesse utilizzando il messale romano promulgato da san Giovanni XXIII nel 1962" ed assicurarsi che le letture siano "in lingua vernacolare, utilizzando le traduzioni delle sacre scritture approvate per uso liturgico dalle rispettive conferenze episcopali."<ref name=":0" /><ref name=":3" />
Inoltre, il vescovo diocesano dovrà provvedere un sacerdote adeguatamente preparato quale suo delegato alle celebrazioni per la messa tridentina<ref name=":0" /> e per supervisionare i gruppi che la pratichino.<ref name=":3" /> Tale sacerdote dovrà conoscere la messa tridentina e avere una conoscenza tale del latino da "comprendere le rubriche e i testi liturgici".<ref name=":1" /> "Questo sacerdote avrà a cuore non solo la corretta celebrazione della liturgia, ma anche la cura pastorale e spirituale della fede."<ref name=":3" />
Il vescovo diocesano è necessario inoltre che "proceda, nelle parrocchie personali canonicamente erette a beneficio di questi fedeli, a una congrua verifica in ordine alla effettiva utilità per la crescita spirituale, e valuti se mantenerle o meno."<ref name=":0" />
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== Lettera di accompagnamento ==
Papa Francesco ha inoltre legato alla lettera apostolica una lettera ecclesiastica ai vescovi del mondo sulla ''Traditionis custodes'' per spiegare la sua decisione, come del resto papa Benedetto XVI aveva fatto con ''[[Summorum Pontificum]]''.<ref name=":5" /><ref name=":0" /><ref name=":3">{{
=== Introduzione ===
Nella lettera di accompagnamento del documento, papa Francesco ha spiegato le concessioni fatte dai suoi predecessori Giovanni Paolo II e Benedetto XVI sull'uso del messale del 1962 e che esse erano perlopiù "motivate dal desiderio di incoraggiare la cura dello scisma con il movimento di monsignor Lefebvre". La richiesta diretta ai vescovi cattolici di incoraggiare generosamente le "giuste aspirazioni" dei fedeli che richiedessero l'uso di quel messale venne anche motivato dall'"intenzione ecclesiastica di restaurare l'unità della Chiesa" scrive Francesco. Il papa aggiunge inoltre come "malti nella Chiesa abbiano accolto questa facoltà come un'opportunità per adottare liberamente il messale romano promulgato da san Pio V e di usarlo in maniera parallela al messale romano promulgato da san Paolo VI".<ref name=":6" /><ref name=":7">{{
Papa Francesco ha richiamato il fatto che la decisione di papa Benedetto XVI promulgata con il ''motu proprio'' ''[[Summorum Pontificum]]'' (2007), come pure le decisioni di Giovanni Paolo II promulgate nella ''[[Quattuor abhinc annos]]'' e nella ''[[Ecclesia Dei]]'', vennero emesse "con l'idea che [tali disposizioni] non mettessero in dubbio alcuna delle misure chiave del Concilio Vaticano II o ne minimizzassero l'autorità". Papa Francesco ha inoltre fatto notare come papa Benedetto nel 2007 precisò di ritenere "infondato" il timore che le parrocchie si dividessero in quante usavano le due forme e quante ne usavano solo una, in quanto "l'una arricchisce l'altra".<ref name=":
=== La lettera della Congregazione della Dottrina della Fede ===
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=== Comparazione con la Messa Tridentina ===
Nella lettera, papa Francesco scrive: "Ho preso la ferma decisione di abrogare tutte le norme, le istruzioni, i permessi e i costumi che precedevano il presente ''motu proprio'' e dichiarare che i libri liturgici promulgati dai santi pontefici Paolo VI e Giovanni Paolo II, in conformità coi decreti del Concilio Vaticano II, costituiscano l'unica espressione della ''[[lex orandi]]'' del rito romano. Ho conforto in questa decisione dal fatto che, dopo il Concilio di Trento, san Pio V pure abrogò tutti i riti che non avessero dato prova di sufficiente antichità, stabilendo in tutta la chiesa latina un unico messale romano."<ref name=":0" /><ref name=":6">{{
Papa Francesco ha aggiunto che in quattro secoli, questo messale romano ha costituito "la principale espressione della ''lex orandi'' del rito romano, ed è stato funzionale nel mantenimento dell'unità della Chiesa" sino a quando "senza negare la dignità né la grandezza di questo rito" i vescovi "hanno preso la decisione ecumenica di riformarla". Francesco ha detto che le loro intenzioni erano di far sì che "il fedele non assistesse come silente spettatore al mistero della Fede, ma comprendendo pienamente il rito, potesse partecipare all'azione sacra consciamente, piamente ed attivamente."<ref name=":0" /> Ha aggiunto: "San Paolo VI, richiamando l'opera di adattamento del Messale Romano già iniziata da Pio XII, dichiarò che la revisione del messale romano, portata avanti alla luce di antiche fonti liturgiche, sarebbe stato l'obbiettivo che avrebbe permesso alla Chiesa di elevare, nella varietà dei linguaggi, 'un'unica e identica preghiera' che esprimesse appieno la sua unità. Questa unità intendo ristabilire nella chiesa di rito romano."<ref name=":5" />
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=== Istruzioni ai vescovi ===
Francesco ha dato con questo documento istruzioni precise ai vescovi di prendere misure forti per limitare l'uso della Messa Tridentina, con il chiaro obbiettivo di far celebrare a tutti i cattolici la messa riformata secondo le norme stabilite dal Concilio Vaticano II. Papa Francesco ha scritto infatti: "Le indicazioni su come procedere nelle vostre diocesi sono chiaramente riportate in due principi: da un lato, provvedere al bene di quanti sono radicati nelle precedenti forme di celebrazione e necessitano di tornare col rito romano promulgato dai santi Paolo VI e Giovanni Paolo II, e, sull'altro fronte, di rendere discontinua l'erezione di nuove parrocchie personali legate più al desiderio o alla volontà di singoli preti che alle reali esigenze del santo Popolo di Dio".<ref>{{
Francesco ha chiesto inoltre ai vescovi di "essere vigili nell'assicurare che ogni liturgia sia celebrata con decoro e fedeltà ai libri liturgici promulgati dopo il Concilio Vaticano II, senza eccentricità che possono facilmente degenerare in abusi. I seminaristi ed i nuovi sacerdoti siano formati alla fedele osservanza delle prescrizioni del Messale e dei libri liturgici, nei quali si riflettono le riforme liturgiche volute dal Concilio Vaticano II."<ref name=":6" />
== Ricezione ==
Diversi prelati inclusi i cardinali [[Raymond Leo Burke|Raymond Burke]], [[Gerhard Ludwig Müller|Gerhard Müller]] e [[Joseph Zen Ze-kiun]] oltre a molti laici assidui frequentatori della [[Messa Tridentina]] hanno criticato la ''Traditionis custodes''. La critica generale è che la ''Traditionis custodes'' e le sue restrizioni si presentino come "non necessarie, dure senza motivo e attuate in modo ingiustificatamente rapido."<ref>{{
=== Mondo accademico ===
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Christopher Bellitto, professore di storia della chiesa alla [[Kean University]], ha dichiarato come papa Francesco abbia fatto bene ad intervenire sulla questione, notando come l'originale decisione di papa Benedetto XVI abbia avuto un numero considerevole di conseguenze non intese che non solo hanno minato l'unità della chiesa ma hanno anche peggiorato le relazioni col mondo ebraico. "Francesco ha colpito nel segno con la sua osservazione al fatto che i regolamenti di papa Benedetto del 2007 avessero permesso ulteriori divisioni" ha dichiarato. "Il contraccolpo ne è la prova".<ref name=":4" />
Martin Klöckener, professore di liturgia dell'[[Università di Friburgo]], ha accolto il ''motu proprio'' come una correzione necessaria all'approccio voluto da papa Benedetto. Egli ha fatto notare come esso abbia restaurato alcune misure di autorità che Benedetto aveva negato ai vescovi locali. Egli ha inoltre dichiarato di accogliere positivamente l'approccio fatto da papa Francesco alla messa di Giovanni XXIII come l'unica forma preconciliare di messa oggi permessa. Egli crede che papa Francesco abbia agito dal momento che il sondaggio condotto per lui nel 2020 abbia evidenziato come "molti vescovi dicessero una cosa che in pubblico veniva disattesa".<ref name=klockener>{{
Douglas Farrow, professore di teologia ed etica della [[McGill University]], ha scritto a tal proposito: "Riassumendo: la ''Traditionis Custodes'' conferma come la vecchia messa sia divenuta un punto chiave nella lotta alle disposizioni del Concilio Vaticano II [...] Esso conferma che a Roma la rigidità è all'ordine del giorno."<ref>{{
===Giornalisti===
La decisione di papa Francesco è stata interpretata da padre Raymond J. de Souza più come una decisione "sociologica" relativa all'unità della Chiesa cattolica che un giudizio sulle qualità spirituali della Messa Tridentina.<ref>{{
[[Michael Sean Winters]] ha scritto a tal proposito:<ref name="Winters2021">{{
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=== Società di San Pio X ===
[[Davide Pagliarani]], Superiore Generale della Società di San Pio X, ha pubblicato una lettera relativamente al contenuto della ''Traditionis custodes''. In essa egli riporta: "Possiamo denotare, logicamente, che l'era della continuità ermeneutica, con i suoi equivoci, illusioni e sforzi impossibili, sia radicalmente sorpassata [...] Queste misure così nette, non colpiscono direttamente la Società di San Pio X. Ad ogni modo, possono essere l'occasione per riflettere profondamente sulla situazione." Egli ha aggiunto che "la Messa Tridentina esprime e convogli ad una concezione della vita cristiana - e di conseguenza della Chiesa cattolica - che è assolutamente incompatibile con l'ecclesiologia che emerge dal Concilio Vaticano II. [...] Il problema è simultaneamente dottinale, morale, spirituale, ecclesiologico e liturgico. In breve, è un problema che affligge tutti gli aspetti della vita della Chiesa, senza eccezione. E' una questione di Fede." Egli ha inoltre dichiarato: "Che questo shock, provocato dalla durezza dei testi ufficiali del 16 luglio, serva a rinnovare, approfondire e riscoprire il nostro attaccamento alla Messa Tridentina!"<ref name=":9">{{
===Chiesa cattolica===
Il cardinale americano [[Raymond Leo Burke|Raymond Burke]] ha dichiarato al ''[[National Catholic Register]]'' di vedere "una serie di difetti nella ''Traditionis Custodes'', dicendo di non poter comprendere come il nuovo messale romano possa essere considerato "l'unica espressione della ''lex orandi'' del rito romano", come detto dal nuovo motu proprio. La forma straordinaria della messa, ha dichiarato Burke, "è forma vivente del rito romano e non ha mai cessato di esserlo". Il cardinale ha fatto notare di non poter comprendere il perché il ''motu proprio'' abbia effetto immediato, dal momento che il decreto "contiene molti elementi che richiedono studi per la sua applicazione". Ha aggiunto inoltre che nella sua lunga esperienza pastorale non ha mai notato la situazione gravemente negativa evidenziata da papa Francesco nella sua lettera ai vescovi.<ref name=":8" /> Egli ha pubblicato le sue riflessioni sulla ''Traditionis custodes'' sul suo sito web personale. Egli ha evidenziato come le restrizioni imposte da papa Francesco siano nella sua visione "severe e rivoluzionarie" e ha posto in dubbio l'autorità del papa nel revocare la pratica della Messa Tridentina.<ref>{{
Il cardinale [[Gerhard Ludwig Müller|Müller]], che è stato a suo tempo Prefetto della [[Congregazione per la Dottrina della Fede]] sino al 2017, ha criticato la lettera per i suoi toni duri, affermando: "Invece di apprezzare il profumo dell'agnello, il pastore qui lo colpisce duramente col suo bastone." Egli ha inoltre discusso l'approccio di papa Francesco nel reprimere il movimento tradizionalista dietro la scusa degli "innumerevoli abusi nella liturgia [...] che sono taciabili di blasfemia."<ref>{{
Il cardinale [[Joseph Zen Ze-kiun]] ha rilasciato una dichiarazione nel suo blog personale nella quale dice: "Molte tendenziose generalizzazioni presenti nel documento [del motu proprio] hanno colpito i cuori di molte buone persone più di quanto ci si possa aspettare". Egli ha aggiunto inoltre di credere che molte delle persone colpite da queste restrizioni "non abbiano mai avuto la benché minima idea di non accettare le riforme liturgiche del Concilio Vaticano II".<ref>{{
Il cardinale [[Walter Kasper]], quando gli è stato chiesto di commentare la ''Traditionis curstodes'', ha detto di credere che la "stragrande maggioranza" dei fedeli cattolici sia fermamente contro la Messa Tridentina, anche perché molti degli aderenti alla Messa Tridentina li scandalizzano credendo che questa sia l'unica vera messa cattolico, rigettando quindi le disposizioni del Concilio Vaticano II "quasi nella sua interezza". Egli ha aggiunto come alcuni fedeli che abbiano sostenuto la Messa Tridentina abbiano tramutato gli sforzi di Benedetto XVI di riconciliare le divisioni [nella chiesa] e quindi di colpire il vero cuore della Chiesa.<ref>{{
Il presidente dell'[[Conferenza dei Vescovi Cattolici degli Stati Uniti]], [[José Horacio Gómez]], ha dichiarato: "Accolgo [con piacere] il desiderio del Santo Padre di promuovere l'unità tra i cattolici che celebrano il rito romano. Con la pubblicazione di queste norme, incoraggio i miei fratelli vescovi a lavorare con cura, pazienza, giustizia e carità così che possiamo promuovere il rinnovamento eucaristico della nostra nazione."<ref>{{
La Conferenza Episcopale Francese ha dichiarato congiuntamente come i vescovi "desiderino esprimere ai fedeli che abitualmente si trovino a celebrare secondo il messale di san Giovanni XXIII, ed ai loro pastori, tutta la stima per lo spirito zelante così che la loro determinazione possa far proseguire la missione insieme, in comunione con la Chiesa e secondo le norme in vigore". La nota dei vescovi francesi aggiunge che "il motu proprio ''Traditionis custodes'' e la lettera del Santo Padre ai vescovi che introduce il documento sono richieste all'intera Chiesa ad un autentico rinnovamento eucaristico. Nessuno può esserne dispensato."<ref>{{
Il gesuita americano e consulente del Segretariato per le Comunicazioni vaticano James Martin, ha scritto su ''[[America Magazine]]'', che "Sommariamente, sono d'accordo col ''motu proprio'' di papa Francesco, non semplicemente sulla base della mia personale esperienza della crescita delle divisioni nella messa, ma ancor più per l'essermi consultato con diversi vescovi nel mondo che toccano con mano le esperienze del Popolo di Dio [nel quotidiano]."<ref name="Martin2021">{{
==Note==
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{{Documenti della Chiesa cattolica}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|
[[Categoria:Motu proprio]]
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