Gea: differenze tra le versioni

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[[File:Birth Erikhthonios Staatliche Antikensammlungen 2413.jpg|thumb|upright=1.3|[[Atena]] riceve il piccolo [[Erittonio (re)|Erittonio]] dalle mani della madre Gaia, dettaglio di uno stamnos [[Stile attico|attico]] a figure rosse, 470-460 a.C., [[Monaco di Baviera|Monaco]], [[Staatliche Antikensammlungen]].]]
 
'''Gea''' o '''Geo''' o '''Ge''' ({{lang-grc|Γῆ|Ghḕ}}), oppure '''Gaia''' (in greco ionico e quindi nel greco omerico {{polytonic|Γαῖα}} ''Gàia''), è, nella [[religione greca|religione]] e nella [[mitologia greca]], la [[Dio (Greci)|dea]] primordiale, quindi la potenza divina, della [[Terra]].
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Ebbe come figli:
 
[[Bronte (mitologia)|Bronte]], [[Sterope (ciclope)|Sterope]], [[Arge]], [[Cotto (mitologia)|Cotto]], [[Briareo]], [[Gige (ecatonchiro)|Gige]], [[Oceano (divinità)|Oceano]], [[Crio]], [[Ceo (mitologia)|Ceo]], [[Iperione (mitologia)|Iperione]], [[Giapeto (mitologia)|Giapeto]], [[Crono]], [[Teia (mitologia)|Teia]], [[Rea (divinità)|Rea]], [[Temi]], [[Mnemosine]], [[Febe (titanide)|Febe]], [[Teti (titanide)|Teti]], [[Aletto]], [[Megera]], [[Tisifone]], le ninfe [[Meliadi]] e i [[Cureti]] (da [[Urano (divinità)|Urano]] )
 
[[Erittonio (re)|Erittonio]] (da [[Efesto]] )
 
i [[Giganti (mitologia greca)|Giganti]] e [[Tifone (mitologia)|Tifone]] (da [[Tartaro (mitologia)|Tartaro]] )
 
Alcuni scritti citano i [[Gigante|Giganti]] come figli di [[Urano (divinità)|Urano]] e Gea.
 
[[Ofiotauro]], [[Ponto (divinità)|Ponto]], [[Pitone (mitologia)|Pitone]], i [[Gigeni]], i [[Montagna|monti]] e le [[Oreadi]] (per [[partenogenesi]] )
 
[[Nereo]], [[Taumante]], [[Forco]], [[Ceto (divinità)|Ceto]] ed [[Euribia]] (da [[Ponto (divinità)|Ponto]] )
 
[[Anteo (gigante)|Anteo]] e [[Cariddi]] (da [[Poseidone]] )
 
[[Trittolemo]] (da [[Oceano (divinità)|Oceano]] )
 
[[Bisalte]] (da [[Elio (divinità)|Elio]] )
 
== Gaia (Gea) nella ''Teogonia'' di Esiodo ==
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Da sola e senza congiungersi con nessuno, Gaia genera [[Urano (mitologia)|Urano]] ({{polytonic|Οὐρανός}}, Cielo stellante) pari alla Terra<ref>Si riferisce all'estensione, il Cielo stellante, semisferico, finisce là dove finisce Gaia, la linea di orizzonte indica sia la fine del Cielo stellante che della Terra (Arrighetti, p. 326; Cassanmagnago p. 929).</ref>, generò quindi, sempre per partenogenesi, i monti, le [[Ninfa (mitologia)|ninfe]] ({{polytonic|Νύμφη}} ''nýmphē'') dei monti<ref>quindi le [[Oreadi]] ({{polytonic|Ὀρεάδες}}).</ref> e [[Ponto (mitologia)|Ponto]] ({{polytonic|Πόντος}}, il Mare)<ref>distinto quindi da Oceano ({{polytonic|Ὠκεανός}}).</ref>.
 
Unendosi ada Urano, Gaia genera i Titani ({{polytonic|Τιτῆνες}}): [[Oceano (divinità)|Oceano]] ({{polytonic|Ὠκεανός}})<ref>In ''Iliade'', XIV 201, Oceano è detto «padre degli dèi». [[Aristotele]], in ''Metafisica'' I (A) 3,983 intende questo, «Oceano e Teti genitori del divenire», come anticipazione delle teorie di Talete.</ref>, [[Ceo (mitologia)|Ceo]] ({{polytonic|Κοῖος}}), [[Crio]] ({{polytonic|Κριός}}), [[Iperione (mitologia)|Iperione]] ({{polytonic|Ύπέριον}}), [[Giapeto (mitologia)|Giapeto]] ({{polytonic|Ἰαπετός}}), [[Teia (mitologia)|Teia]] ({{polytonic|Θεία}})<ref>Pindaro ''Istmica'' V la canta; da intendere come divinità della luce (cfr. Colonna p. 83).</ref>, [[Rea (mitologia)|Rea]] ({{polytonic|Ῥέᾱ}} oppure {{polytonic|Ῥεία}}), [[Temi]] ({{polytonic|Θέμις}}), [[Mnemosine]] ({{polytonic|Μνημοσύνη}}), [[Febe (titanide)|Febe]] ({{polytonic|Φοίβη}}), [[Teti (titanide)|Teti]] ({{polytonic|Τηθύς}}) e [[Crono]] ({{polytonic|Κρόνος}}).
 
Dopo i Titani, l'unione tra Gaia e Urano genera i tre [[Ciclopi]] ({{polytonic|Κύκλωπες}}: [[Bronte (mitologia)|Bronte]], [[Sterope (ciclope)|Sterope]] e [[Arge]]<ref>Dèi con un "occhio solo", i loro nomi richiamano rispettivamente il "Tonante", il "Fulminante" e lo "Splendente".</ref>)<ref>Da notare la differenza con l{{'}}''Odissea'', IX 187, dove i Ciclopi risultano dei giganteschi e selvaggi pastori e in cui, uno di questi, Polifemo,è figlio di Posidone. Qui, nella ''Teogonia'' esiodea, sono invece tre, dèì figli di Urano e Gaia, costruttori di fulmini che poi consegneranno a Zeus; in Callimaco, ''Inno ad Artemide'', sono gli aiutanti di Efesto, costruttori delle fortificazioni delle città dell'Argolide, ma lo scoliaste (Esiodo ''Theog.'', 139) indica questi ultimi come una "terza" categoria di Ciclopi: «perché di Ciclopi ci sono tre stirpi: i Ciclopi che costruirono le mura di Micene, quelli attorno a Polifemo e gli dèi stessi.».</ref>; e gli [[Ecatonchiri]] ({{polytonic|Ἑκατόγχειρες}}): [[Cotto (mitologia)|Cotto]], [[Briareo]] e [[Gige (ecatonchiro)|Gige]] dalle cento mani e dalla forza terribile<ref>Così lo scoliaste (148): «Costoro sono detti venti che prorompono dalle nubi e sono di sicuro devastatori. Per questo miticamente sono provvisti anche di cento braccia perché hanno pulsionalità guerresche. Cotto, Briareo e Gige sono i tre momenti (dell'anno): Cotto è la canicola, cioè il momento dell'estate, Briareo è la primavera in rapporto con il fiorire ('bryein') e crescere le piante; Gige è il tempo invernale.» (Trad. Cassanmagnago, p. 503).</ref>.
 
Urano, tuttavia, impedisce che i figli da lui generati con Gaia, i dodici Titani, i tre Ciclopi e i tre Centimani, vengano alla luce. La ragione di questo rifiuto risiederebbe, per Cassanmagnago<ref>Cassanmagnago, ''op. cit.'', p. 929.</ref>, nella loro "mostruosità". Ecco che la madre di costoro, Gaia, costruisce dapprima una [[Falce (arma)|falce]] e poi invita i figli a disfarsi del padre che li costringe nel suo ventre. Solo l'ultimo dei [[Titani]], [[Crono]], risponde all'appello della madre ede appena Urano si stende nuovamente su Gaia, Kronos, nascosto<ref>Nella vagina della madre, ''locheòs'' (così legge [[Shawn O'Bryhim]], ''Hesiod and the Cretan Cave'' in "''Rheinisches Museum fuer Philologie''" 140: 95-96, 1997).</ref> lo evira. Il sangue versato dal membro evirato di Urano gocciola su Gaia producendo altre divinità: le [[Erinni]] ({{polytonic|Ἐρινύες}}: [[Aletto]], [[Tesifone]] e [[Megera]]<ref>Questi nomi sono tuttavia di origine ellenistica, mentre la loro presenza è ternaria a partire da Euripide; nell{{'}}''Iliade'' il nome è plurale (ad es. XIX, 418) che singolare (ad es. XIX, 87).</ref>), le dee della vendetta<ref>Queste dee rappresentano lo spirito della vendetta nei confronti di chi colpisce i parenti o i membri del proprio clan. Sono anche le divinità che sorvegliano il rispetto degli impegni presi sotto giuramento e che impongono il rispetto del corso "naturale" degli eventi (in quest'ultima accezione cfr. ''Iliade'' XIX, 418 ed Eraclito fr. 94 Diels-Kranz).</ref>, i terribili [[Giganti (mitologia greca)|Giganti]] ({{polytonic|Γίγαντες}})<ref>Nell{{'}}''Odissea'' (VII, 59) sono una tribù selvaggia che perisce insieme al loro capo Eurimedonte.</ref> e le [[Meliadi|Ninfe Melie]] ({{polytonic|Μελίαι}})<ref>Le Ninfe dell'albero di frassino. Anche queste divinità sono strettamente connesse con la guerra essendo il frassino l'albero con cui si costruivano le lance.</ref><ref>Lo scoliaste (187) sostiene che da queste Ninfe viene la prima generazione degli uomini.</ref>.
 
[[Ponto (mitologia)|Ponto]] ({{polytonic|Πόντος}}, il Mare) genera<ref>Non è chiaro se per partenogenesi, o come gli altri successivi a lui, per mezzo dell'unione con Gaia, cf. Arrighetti p. 294, Cassanmagnago p. 931 (46).</ref> [[Nereo]] ({{polytonic|Νηρεύς}}) detto il "vecchio", divinità marina sincera ed equilibrata; poi, sempre Ponto ma unitosi a Gaia, genera [[Taumante]] ({{polytonic|Θαῦμᾱς}})<ref>L'aspetto meraviglioso del mare, cfr. Arrighetti p. 294.</ref>, quindi [[Forco]] ({{polytonic|Φόρκυς}})<ref>L'aspetto mostruoso del mare, cfr. Arrighetti p. 294.</ref>, [[Ceto (mitologia)|Ceto]] ({{polytonic|Κητώ}})<ref>Anch'esso aspetto mostruoso del mare, cfr. Arrighetti p. 294.</ref> dalle belle guance, ed [[Euribia]] ({{polytonic|Εὐρύβια}})<ref>L'aspetto violento del mare, cfr. Arrighetti p. 294.</ref>.