Storia di Monteleone d'Orvieto: differenze tra le versioni

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{{Nota
|titolo=1243 l'editto di Federico II
|contenuto=L'editto di [[Federico II del Sacro Romano Impero |Federico II]] e' un [[diploma]] dato a [[Città della Pieve]] perché e' rimasta a lui fedele; l'Imperatore vi definisce in maniera minuziosa le zone ed i comuni limitrofi alla Città che a quel tempo ha una superficie di 10.467 ettari e confina con [[Chiusi]], [[Castiglione del Lago]], [[Paciano]], [[Panicale]],[[ Piegaro]], [[Monteleone d'Orvieto|Monteleone]], [[Ficulle]], [[Fabro]], [[San Casciano dei Bagni]] e [[Cetona]]. Deve quindi appartenere al dominio di Castel della Pieve
{{quote|''tutto il territorio coltivato e non coltivato che si stende fino alla località detta “Guado Burgo” dalla parte di [[Orvieto]], tutto il terreno coltivato e non coltivato al di là ed al di qua del fiume [[Valdichiana|Chiana]], verso Salci, Figgine, Camporsevoli e [[Cetona]], e che si stende fino alla strada maggiore, ossia vecchia, che mena dalla Città di [[Chiusi]] alla Città di Orvieto, a partire da un certo punto, denominato “Ponte Spada” nel terreno Chiusino - tutto il terreno coltivato e non coltivato fino al fiume Tresa, e ai fossi di Caioncola – e verso [[Paciano]], e [[Panicale]], tutto il terreno che si stende fino al fosso “[[Moiano]]”, alla fonte di S.Galgano, alla strada che va a Panicale, Colle di Monte S.Marcello e Strada Maggiore del [[Piegaro]] - e ancora tutto il terreno verso l’eremo di S.Giovanni e verso [[Monteleone d'Orvieto|Monteleone]], fino al [[Nestore (fiume)|Nestore]], giungendo alla località detta di “Giove” e poi discendendo all’altra località della Chiana detta “Guado Burgo” sopra nominata''}}
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{{quote|''Del Conte Bulgarello, detto anco Bulgaruccio, di Ranieri, di Bulgarello……Dui Stromenti di donatione si leggono nell’archivio secreto Conservatorale d’Orvieto; uno del [[1273]]. l’altro del [[1271]] fatti da i Conti Bulgaruccio, e Bernardino: il primo e’ fatto a [[Poggio Aquilone]] avanti al casamento loro; e dal secondo si ha’, che la selva di Collelungo, che divide i castelli di Monte Leone, e Monte Gabbione, a’ loro in quel tempo spettava e in un altro libro di memorie domestiche, lasciato dal Conte Antonio di Ranuccio, s’indicava una transattione fatta tra l’Abate, e Convento di S.Pietro d’Acqualta da una parte, e alcuni Molini nel fiume [[Chiani|Chiane]], rogatone l’Anno[[ 1269]] Rolando di Bagnarea…''
|''Albero et Istoria della famiglia de’ Conti di Marsciano''”, di [[Ferdinando Ughelli]], [[1667]]}}
 
Nel [[1278]] il Comune di [[Orvieto]] determina i confini dei propri castelli, comprendendovi 33 pivieri fra cui [[Monteleone d'Orvieto|Monteleone]].
 
Nel [[1290]]: inizia la costruzione del [[Duomo di Orvieto]] che e' una delle massime realizzazioni artistiche del medioevo italiano. La cattedrale viene edificata durante un lungo periodo che va dal [[XIII secolo|XIII]] al [[XVII secolo]]. I motivi della costruzione non sono solo religiosi ma anche politici, urbanistici, sociali, artistici; la tradizione invece lega la costruzione del Duomo al [[Miracolo di Bolsena]] del [[1263]].
 
[[1292]] nel [[catasto]] del contado orvietano è descritto, con i relativi allibrati (stime), anche il “''Plebarium Montis Leonis''”.
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Nel [[1295]], i Sette del comune di Orvieto, prendono iniziative a favore di coloro che costruiscono case nel castello di [[Monteleone d'Orvieto|Monteleone]]. <ref>''ASO - Archivio storico Orvieto - Rif. 69, c 1v [[4 luglio]] 1295.''</ref>
 
Fra il [[1200]] e [[1300]] il [[castello]] ha una crescita continua, si estende entro le mura castellane lungo la via centrale. La [[popolazione]] aumenta e nuove forme di devozione impongono l’ampliamento laterale della chiesa parrocchiale.
 
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====1321 - 1345: Consiglio Dardalini ed il "Musaico"====
 
Per volere dell'architetto [[Lorenzo Maitani]], nella prima metà del [[XIV secolo]], viene costruita nel contado del castello una fornace a servizio della "''Fabbrica del Musaico''" pervolta laalla realizzazione della straordinaria facciata del [[Duomo di Orvieto]]:
 
{{quote|''Altra fornace si cuoceva in Monteleone, castello del contado di Orvieto''}}
 
'''Mastro Consiglio Dardalini o Dardolino''', applica l'oro e l'argento "''sopra gli smalti preparati da Puccio di Lotto''". Nel Duomo sono impegnati molti uomini in di opifici ubicati in alcuni castelli del contado orvietano, ma {{quote|''il piu' industrioso fabbricatore fu certamente Dardolini''}} e deve essere veramente valido poichè, pur licenziato dall'Opera del Duomo per aver partecipato ad una rapina in [[San Casciano]], viene graziato, con sentenza del 12 febbraio [[1328]] dai [[Signori Sette]] supremi magistrati orvietani, su richiesta dello stesso Maitani e degli Uffiziali dell'Opera {{quote|''perchè per la sua assenza, veniva danno all'Opera, non trovandosi chi potesse meglio di lui lavorare il musaico per la facciata.''}}
 
Dardalini viene ricordato anche dal Bolletti, che conferma indirettamente, tali vicissitudini giudiziarie, pur non facendone mai rifiremento:
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{{quote|''Ghino da Monteleone maestro di vetri''}}
Quindi da Monteleone proviene piu' d'un "''artefice''" di un certo rilievo per la fabbrica del Duomo d'Orvieto; questo e' confermato da una nota di F.G.D. del [[1808]], contenuta in una ristampa di un libro, del [[XVI secolo]], di [[Giorgio Vasari]], che cosi' recita:
 
{{quote|''A quel tempo non era più un segreto il lavorare di musaico. Oltre che pochi anni prima [[Giotto]], Simone, ed altri ne avevano dato saggio in Roma e in altre città, la sola [[Orvieto]] aveva un drappello di Artefici di quello: essi con meccanismo non inferiore a quello poc'anzi ricordato dal nostro Scrittore, adorna vano con pompa magnifica l'ammirabile facciata di quel Duomo, di cui prima di Pasqua del corrente anno [[1791]]. Pubblicheremo la storia arricchita di 38 rami di alcune delle molte opere che adornano quell’ insigne Cattedrale con varie produzioni di pittura , scultura , architettura, e musaico. Daremo qui un indice de' principali musaicisti: Gervino, e Puccio di Leozio da Spoleto. Corso di Domenico Sanese. '''Consiglio con Ghino di Pietro e Cola di Pietrangelo da Monteleone'''. Andrea di S. Miniato. Lapo di Nuzzo e Ugolino da Firenze. Scaglione di Assisi. Andrea di Mino Sanese. Angioletto da Gubbio. Fr. Gio. Leonardelli Orvietano del Terz' Ordine di San Francesco. Bonini da Perugia. Angeluccio Landi con Andrea e Niccolo suoi figli. Nello Jacopini e Buccio Aldobrandini Romani. Costoro lavorarono ne' musaici della facciata Orvietana dal [[1321]]. sino al [[1345]], e più ancora, finché vennero Andrea Cioni ed altri più celebri''|Nota di F.G.D. all'edizione del 1808 di ''Vite de' piu' eccellenti pittori scultori e architetti ''scritto da [[Giorgio Vasari]] pittore e architetto aretino, [[Milano]] dalla Società Tipografica de' classici italiani, [[1808]]}}
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Il 10 dicembre [[1339]] il comune di Orvieto affida al Conte Nerio Bulgarello di [[Parrano]] dei Conti di Marsciano la custodia di [[Monteleone d'Orvieto|Monteleone]] e [[Montegabbione]] con 50 soldati esperti. <ref>''Archivio storico della città di Orvieto - ASO- Rif. 119 f.8 cc. 14v-15r''</ref>
 
13 dicembre [[1340]],: viene redatto un documento in cui sonoalcuni nominatiConti alcunidella membricasata dei ContiMarsciano disono Marscianonominati quali custodi dei castelli di Monteleone e Montegabbione. Vengono incaricati del compito Nerio Nardi, Baldino Celli, Teveruccio Lamberti e Taddeo Binoli cioè Taddeo di Bindo. <ref>''ASO Rif. 119 f.10 cc. 35v-36r''</ref>
 
Il terzo Conte di Montegiove e' Giacomo di Binolo Bulgarelli successore di Nerio. Il 9 settembre [[1346]], insieme ad altri feudatari, e'viene obbligato dal comune di [[Orvieto]], a difendere il Patrimonio della città di [[Orvieto]] dalle incursioni; attrezza per tali azioni difensive il castello di Montegiove ed assicura la guarnigione nei castelli di [[Monteleone d'Orvieto|Monteleone]] e [[Montegabbione]]. Porta a termine bene il suo lavoro, impiega potenza militare, solerzia e fa moltespende spesemolto; nell'incarico usa intelligenza e capacità, tanto da ottenere pubblici riconoscimenti di benemerenza, un encomio e, cosa ancor piu' importante, l'esenzione dalle imposte comunali.
 
Dell'episodio questo ricorda l'[[Ferdinando Ughelli|Ughelli]]:
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====La guerra di Orvieto al Conte Bulgaro====
 
Nella meta' del [[XIV secolo]] domina il [[Monteleone d'Orvieto|paese]] un certo [[conte]] Bulgaro che appartiene ad un ramo collaterale della famiglia Bulgarelli. Viene descritto come uomo valoroso, coraggioso e deciso: organizza anche "''cavallate''", che sono- vere e proprie spedizioni armate nelle quali vengono uccise persone e predati animali, - contro i castelli del contado [[Orvieto|orvietano]].
Nel [[1350]] i Monaldeschi inviano al Conte Bulgaro un ingiunzione minacciosa a cui segue una “''cavallata''” da parte di [[Orvieto]], per ordine dei Priori, con l’incarico di distruggere Castel Brandetto nel territorio [[Monteleone d'Orvieto|Monteleonese]], da dove partono le azioni contro le terre orvietane.
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Il bando dei Priori di [[Orvieto]] emesso contro il Bulgaro cosi' dispone:
 
{{quote|''"...Che il castello di Brandetto, nel quale lo stesso Bulgaro si ritirò per compiere i suoi malefici, sia distrutto, così che non possa più, ne’ lui un altro esservi accolto. Lo stesso sistema sia tenuto per il castello di Acqualta, che, senza che il comune di Orvieto lo sapesse, cinto di mura e costruito di nuovo, si chiama Casteldifiore: si debba trattare come il Brandeto'' |Decreto del Comune di [[Orvieto]] emesso contro il Conte Bulgaro, Archivio del Magistrato di Orvieto, libro dell’anno [[1350]] Car cxxi. Traduzione a cura di Maria Grazia Ottaviani tratta da [[Ferdinando Ughelli]] ''Albero et Istoria della famiglia de’ Conti di Marsciano''", [[1667]]}}
 
Con il decreto il Bulgaro viene anche bandito da tutto il territorio orvietano.
 
Il [[13 luglio]] [[1350]] i [[Monaldeschi]], muovono contro i castelli dei Bulgarelli: con 130 [[cavalieri]] e 3000 [[fante|fanti]] (sull'attendibilità di tali cifre si veda la nota<ref>Sulle cifre dei fanti e cavalieri arruolati con bando dagli orvietani vi è più di qualche ragionevole dubbio ben espresso da F. A. Gualterio che, in una nota alla "''Cronaca inedita degli avvenimenti d'Orvieto 1333-1400'', così commenta:
 
{{quote|''In prova di che basti osservare, che allorachè si bandi oste generale di un uomo solo per casa (e non tutti come ora) contro i conti di [[Parrano]] nel [[1350]] vi andavano 130 cavalieri e 3000 pedoni tutti cittadini orvietani e della sola città non facendosi menzione di contado.''
''Ciò ci attesta il cronista Muratoriano (t. XV, p. 655). Ed é pure da notare che ciò avveniva due anni dopo che la tremenda [[Peste nera]] del [[1348]] aveva desolato la città mietendo fino a 500 vittime al giorno, ed avevale tolti nove decimi de' suoi abitatori, secondo il cronista medesimo. Nel che però conviene dubitare dell'esattezza de' suoi calcoli fatti in mezzo allo sbigottimento generale, giacché anche supponendo che la città in due anni alquanto si rinfrancasse, bisognerebbe sempre dire che innanzi alla peste non contasse meno di 80.000 abitatori, che non é in alcun modo verosimile''|Nota di [[Filippo Antonio Gualterio (senatore)|F. A. Gualterio]], al libro di Francesco di Montemarte “''Cronaca inedita degli avvenimenti d’Orvieto [[1333]]-[[1400]]” [[Torino]] [[1847]]}}</ref>) gli orvietani prendono [[Parrano]] e “''cominzarono a dar guasto''”; il giorno successivo, arrivano a [[Monteleone d'Orvieto|Monteleone]] ed occupano Castel Brandetto o Berneto e la Badia di S.Pietro d’Acqualta o Castel di Fiori ubicata vicino a [[Montegabbione]].
 
Dopo la conquista di Castel Brandetto non e' chiaro se gli orvietani danno seguito alla distruzione del castello, come ordinato nel bando: su tale punto le fonti storiche non sono concordi; ad esempio Francesco di Montemarte, alleato di Orvieto, tende a sostenere che tale distruzione sia in effetti avvenuta, infatti cosi' racconta:
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====La seconda metà del XIV secolo: Monteleone ad Ugolino di Montemarte====
 
Nell'ottobre [[1358]] il[[ Prefetto]] di [[Roma]] [[Giovanni di Vico]], (''Signore di [[Viterbo]], [[Orvieto]], [[Bolsena]] e di altri castelli nel ternano, viterbese e reatino,'') in guerra al fianco di [[Perugia]] contro [[Siena]], entra a [[Monteleone d'Orvieto|Monteleone]] con 300 soldati e preda circa 700 capi di bestiame.
Il Castello di [[Monteleone d'Orvieto|Monteleone]] rimane sotto il diretto controllo di Orvieto fino al [[1373]] quando l’imperatore [[Carlo IV del Sacro Romano Impero|Carlo IV]] di [[Boemia]] dona a Guglielmo di Beaufort (''[[visconte]] di [[Turenna]] detto il Villata'') la città di [[Chiusi]] ed i castelli, ville, terre e paesi che fanno parte della diocesi chiusina: ''[[Monteleone]], [[Sarteano]], [[Cetona]], [[Chianciano]], [[Piegaro]],'' ''[[Panicale]], [[Paciano]],[[ Monticchiello]], Camporsevole, [[Castiglione del Lago]],'' oltre a tutte le terre che appartengono alla ''giurisdizione di [[Cortona]].''
 
Il '''Fumi''' ricorda che Monteleone viene dato nel [[1375]], al conte Ugolino di [[Corbara (Orvieto)|Corbara]] grazie anche all'appoggio ricevuto dai Mercorini, fazione dei Monaldeschi che domina in quel periodo [[Orvieto]]: i diritti del castello sono ceduti dal Signore di [[Chiusi]] insieme a quelli su Montegabbione. Il Montemarte non ha la vita facile in quanto il castello e' sempre conteso dai Bulgarelli che già possiedono il vicinissimo Castel Brandetto.
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Nel dicembre [[1376]] Ugolino riceve una lettera di encomio dal Papa per il modo con il quale conduce la lotta contro i ribelli della Chiesa. Riacquisisce anche le terre della [[Valdichiana|Val di Chiana]] al Conte Ludovico di Brandetto
 
 
====1377: le tasse di Ludovico e la "Confederazione" del Bulgaro====
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Nel [[1377]] i perugini attaccano [[Monteleone d'Orvieto|Monteleone]] e Montegabbione: a guardia di tali castelli si trova il conte Ludovico di Bindo Brandetto dei Marsciano, parente di Ugolino di Montemarte. I difensori possono contare sull'aiuto del capitano Marco Ungaro che ha ai suoi comandi 50 cavalli e 200 fanti.
 
Sempre in quell'anno l’abate conte Nicolò (conti di Montegiove altro ramo dei Bulgarelli), oppresso dalle esose imposte [[Orvieto|orvietane]], solleva in merito forti contestazioni di fronte al tribunale ma, il comune di Orvieto, non attende la sentenza richiesta dal nobile; Nicolò e' così costretto a richiedere aiuto al comune di [[Perugia]]. Per rafforzare la richiesta di protezione e di soggezione si confedera con i suoi nipoti Bulgaro di Tiberuccio, Federico di Baldino conte di Parrano, '''Ludovico di Bindo Signore di Brandetto''' e Bernardino di Azzo, tutti della famiglia Bulgarelli.
 
Sempre in quell'anno l’abate conte Nicolò (conti di Montegiove altro ramo dei Bulgarelli), oppresso dalle esose imposte [[Orvieto|orvietane]], solleva in merito forti contestazioni di fronte al tribunale ma, il comune di Orvieto, non attende la sentenza richiesta dal nobile; Nicolò e' così costretto a richiedere aiuto al comune di [[Perugia]]. Per rafforzare la richiesta di protezione e di soggezione si confedera con i suoi nipoti Bulgaro di Tiberuccio, Federico di Baldino conte di Parrano, Ludovico di Bindo Signore di Brandetto e Bernardino di Azzo, tutti della famiglia Bulgarelli.
 
Il conte Bulgaro cerca di concretizzare quanto progettato dai nobili chiedendo ai [[Priori]] di [[Perugia]] di poter trattare la costituzione di una [[confederazione]] fra quel comune ed alcuni territori e fortilizi fra i quali: ''Montegiove, [[Parrano]], [[Monteleone d'Orvieto|Monteleone]], Castel Brandetto, Corniolo, Abbazia di Monte Orvietano, Abbazia di Acqualta (Castel di Fiori),'' situati nel territorio di Orvieto; chiede anche che tali castelli godano degli stessi diritti e giurisdizione gia' vantati nei territori ricadenti nel territorio di Perugia di proprieta' dello stesso Bulgaro.
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Sempre nel 1379 molte truppe perugine muovono guerra contro Francesco di Montemarte a [[ Cetona]], [[Monteleone d'Orvieto|Monteleone]] ed in altri luoghi della [[Valdichiana]]. Il Conte[[ Francesco]] ordina quindi una spedizione contro [[ Chiusi]] posta a controllo di Perugia; a tale azione militare partecipano anche Ugolino di Montemarte, Ranuccio di Giovanni e Ridolfo, nipote di Ugolino: la coalizione sconfigge i Perugini.
 
Nel [[1380]] Francesco di Montemarte mette a guardia di [[Monteleone d'Orvieto|Monteleone]] Ludovico, Piergiovanni, e Ranuccio dida Migliano.
 
 
====I Montemarte ed i Marsciano di nuovo in guerra====
 
Nel [[1382]],: Ugolino da Corbara, Giovanni degli Ubaldini, Simonetto [[Orsini]] ed il Brandeto sono al servizio della Chiesa contro l'[[Antipapa]]: riconquistano [[Monteleone d'Orvieto|Monteleone]] e [[Montegabbione]] e cacciano i Bulgarelli (Ranuccio e Piergiovanni di Marsciano).
 
Nel [[1387]] i conti di Corbara entrano di nuovo in lite con i Bulgarelli i quali, aiutati da [[Pietro Farnese]] (parente dei Montemarte), tradiscono la fiducia loro accordata, distruggono il molino di Monte Orvietano e bruciano tutte le case di [[Monteleone d'Orvieto|Monteleone]].
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{{quote|'' Mentre il Papa era in Peroscia, dette a Francesco del conte Pietro de Titignano 100 lancie, et a messer Simone de Castelpeccio altrettanti. Per la brigata nostra mai più dopo havemmo briga per la Chiesa.
''In questo tempo (1387 ndr) tempo che noi haveamo briga con messer Ranallo, quelli di Farnese , fidandone d'essi come parenti, et boni vicini, ci tolsero Piansano, con ingannare il castellano che sapeva l'amicitia, et l'uccisero subito nelle stanze con sì mala coscienza.''
''Havevamo anco briga con quelli di Marciano <ref>''I conti di Marsciano''</ref> pur parenti, che ci tradiro come ò scritto. Ma di più si accordaro con questi di Farnese, et indussero tutti gli altri consorti loro ad offenderci, et feceroci scarcare il molino di Monte Orvietano, et arsero le case in quel di Monteleone.''
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Nel [[1393]] Pellino Baglioni, che ha la proprietà di Castel della Pieve, pone a saccheggio [[Piegaro]], fa uccidere molti fra i migliori uomini e ne caccia 40; la maggior parte dei fuoriusciti ripara nel castello di [[Monteleone d'Orvieto|Monteleone]].
 
Francesco di Montemarte racconta di aver ricevuto i fuggitivi perche' i piegaresi sono suoi amici; al Baglioni però l'ospitalità offerta non piace <ref>''Della serie: l'amico del mio nemico è mio nemico''</ref>, ed invia al Corbara una minacciosa missiva in cui lo si intima di cacciare gli ospiti. L'ordine non viene eseguito ed il Pellino, insieme ad altri, dichiara la sua aperta inimicizia al Montemarte che cosi' descrive l'episodio:
 
{{quote|''...E non ostante che 'l Papa, havesse la signorìa, non si facea in Peroscia se no quanto voleva Pellino e Pandolfo di Baglioni, et faceansi allora in Peroscia molte laide cose, et di rubare, et uccidere, et ogni altro male: benché al Papa rincrescesse, et facesse quello potìa. Accadé che Pellino in questo tempo teniva Castel della Pieve, et ci teniva quel castellano che a lui piaceva, et fece un dì far novità al Piegaio, et fece uccidere parecchi huomini de' migliori che ci fossero, e cacciò fuori da 40 et più altri huomini, i quali tutti se ne fuggiro a Monteleone; et io perché communemente tutti i Piegaresi amavo, et mi erano amici li recettai, et feceli fare tutto quel poco di bene potei. Questo ne mostrò dispiacere a Pellino, et scrissemi come minacciando che li licentiassi subito, et io non io volsi fare, e riscrissi risentitamente, e lui e Pandolfo dissero volermi esser nimici, e cercaro con certo trattato volermi togliere con inganno Monteleone, e farmi dispetti a Scitona, senza ricordarsi di tanti servitii io con tutti di casa mia gli haveamo fatto, quando erano fuor di Peroscia. Ma saputo che io mi provedeva, et non li stimava, non fecero mai covelle contro di me, ma perciò cercava sotto mano far quello poteva...''|Francesco di Montemarte Conte di Corbara, ''Cronaca inedita degli avvenimenti d’Orvieto e d’altre parte d’Italia dall’anno [[1333]] all’anno [[1400]]'', corredata di note storiche e d’inediti documenti dal Marchese [[Filippo Antonio Gualterio (senatore)|Filippo Antonio Gualterio]] stamperia Reale [[1846]] [[Torino]] }}
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E così viene ripreso l'episodio su "''Cronache e storie inedite della Città di Perugia dal MCL al MDLXIII''"
 
{{quote|''II Montemarte ha una narrazione che darò in iscorcio per quanto si possa, conservate le parole ove più ne appare il bisogno. Pellino Baglioni teneva in questo tempo Castel della Pieve, in certo giorno procurò fosse fatta novità al Piegajo, e fece uccidere parecchi de' migliori uomini che vi fossero, e cacciarne da quaranta. Si rifuggirono a Monteleone, ove il Cronista gli ricovrò. Inutilmente PelllnoPellino stimolò il Montemarte di licenziarli. Esso rifiutò e riscrisse risentitamente. Pelllno e Pandolfo suo fratello dissero volergli esser nemici, e cercarono infatti toglierli Monteleone, « e farmi dispetto (come lagnasi il Montemarte), e Scitona, senza ricordarsi di tanti servitii io con tutti di casa mia gli haveam fatto quando erano fuori di Peroscia »...Cron. Ined. ec.., Tom. I, p. 73-76. Si confronti con tutto questo ciò che raccontò II Minerbetti in Marmi, S.R.I., I, 318. (B.)'' |Nota al supplemento quarto di ''Cronache e storie inedite della Città di [[Perugia]] dal MCL al MDLXIII seguite da inediti documenti tratti dagli archivi di Perugia, di [[Firenze]] e di [[Siena]].'' Con Illustrazioni ed a cura di Francesco Bonanni, Ariodante Fabbretti e Filippo-Luigi Polidori - Annali attribuiti a uno di casa Oddi - ''Cronaca detta "Diario del Graziani"'' con supplementi d'altro Cronache inedite ([[1150]]-[[1491]])- Firenze [[1850]]}}.
Un'altra versione dei fatti, parzialmente differente, ci viene data dal Bolletti:
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''Fu liberata perciò la Rocca, ripresa la Pieve, ed il Piegaro, e furono discacciati i Perugini contrari ai Raspanti, e Michelotti''|Giuseppe Bolletti ''Notizie istoriche di Città della Pieve'', [[Perugia]] [[1830]]}}.
 
Quindi viene preso Piegaro, ma vi sono alcune differenze sostanziali fra lale ricostruzionedue delricostruzioni Bollettidegli e quella del Montemarteavvenimenti:
#Città della Pieve, secondo taleil ultima ricostruzuione dei fattiBolletti, non viene completamente espugnata dai perugini (il paese cade ma la Rocca resiste) e viene liberata grazie all'intervento dei [[Monaldeschi]] della Cervara.
#E' confermato l'attacco a Monteleone ma non si fa menzione della storia dell'amicizia con i piegaresi.
#Altra differenza sostanziale e' l'appoggio al Baglioni dato dal conte Ranuccio di Montemarte, mentre invece Francesco di Montemarte sostiene la inimicizia con Pellino (nonostante i tanti favori a lui fatti dalla sua famiglia) tanto da subire "''dispetto a Scitona..."''; se sono corrette le due ricostruzioni storiche, vi e' una sola possibile risposta: Ranuccio e Francesco non hanno la stessa idea riguardo al Pellino.
#Nel Bolletti non si fa alcuna menzione del ruolo avuto da Francesco di Montemarte, mentre nella propria narrazione (escritta comeda potevaquest'ultimo essere altrimenti), la suapropria figura assume uno dei ruoli principali <ref>''E come poteva essere altrimenti''</ref>.
 
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{{quote|''Il Papa mi concedette [[Monteleone d'Orvieto|Monteleone]] e [[Camporsevole]], et dovesse pagare per feudo nobile per me et i miei eredi uno sparviere a l’anno alla camera nella festa di S.Pietro e Paolo, il qual censo aggio pagato og’anno et il camerlengo del Papa mi fa le riciute, quali stanno nella cassetta di ferro. Nel [[1339]] andai a Camporsevole et a Monteleone, et in presenza de’ difensori et de massai feci leggere le bolle, quali le accettaro, et cosi’ me per lo signore, et mostraro tutti haverne gran allegrezza, et continuamente l’hanno mostrato. Entrai in possessione di detti luoghi, et se ne rogò ser Francesco Zuccante d'Amelia e ser Cola del Monaco, et di quella di Monteleone ser Marco di ser Luca da Orvieto e ser Domenico da Capitone come si vedono conservate nella cassa del ferro in Corbara. ''|Francesco di Montemarte, a cura di F. A. Gualterio, ''Cronaca inedita degli avvenimenti d'[[Orvieto]] [[1333]]-[[1400]]'', [[Torino]] [[1847]]}}
 
 
==XV secolo==
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Sempre durante il ‘400, nella campagna intorno a Monteleone, si formano alcuni villaggi: Perumpetto, [[Santa Maria (Monteleone d'Orvieto)|Santa Maria Maddalena]], [[Colle (Monteleone d'Orvieto)|Colle Alto]], San Lorenzo. Ciascuno di essi si costruisce la propria chiesetta che dipende dalla chiesa parrocchiale e dai suoi cappellani.
 
Nel [[1400]] vi e' un radicale capovolgimento di alleanze: gli uomini di Montegiove, castello di proprietà dei [[ Marsciano]], si alleano con Francesco di [[Corbara]] contro Manno Bulgarelli, mentre quest'ultimo si allea alla fazione Monaldesca dei Malcorini, generalmente schierata con i Montemarte da Corbara, quando da sempre e' stata seguace dei Muffati (altra fazione dei [[Monaldeschi]]).
 
A seguito di tali cambiamenti Francesco di Montemarte entra a Montegiove (roccaforte dei [[Marsciano]]) e gli uomini di quel castello, passati ai suoi ordini, bruciano nella piazza di Monteleone due scatole chiuse di scritture attinenti alla loro casata, per dimostrare disprezzo verso Manno; tra i documenti bruciati vi sono quattro antichi e nobili Privilegi. Scrive dell'episodio l'Ughelli:
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{{quote|''Del Conte Antonio, di Ranuccio, di Manno……ne’ deve altri meravigliarsi, perche’ piu’ tosto gli uomini di Monte Giove aderissero a’ Francesco di Corbara, che a’ Manno di Marsciano, mentre quegli, conforme all’istinto de i discendenti di Nerio di Bulgaruccio antichi loro Signori, aderivano alla parte de’ Malcorini, sempre seguitata da i Conti di Corbara, e Manno era stato sempre seguace della fattione de’ Muffati. A pena entrato in Monte Giove Francesco, gli uomini di quel Castello, per accrescere contro i Conti di Marsciano la loro contumacia, abbrugiarono nella piazza di Monteleone, luogo all’hora dominato da Francesco di Corbara suddetto, dui cofini chiusi di scritture attinenti alla Casa di Marsciano, che dall’Abbate Francesco si custodivano nella Rocca di Monte Giove, e tra queste erano quattro antichissimi, e nobilissimi Privilegij dell’istessa Casa, con Bolle d’oro pendenti. Continuarono il possesso di Monte Giove dopo la morte di Francesco, che poco dopo segui’, Ranuccio, Ridolfo, Ugolino, e Carlo suoi figli, fino all’Anno 1417 nel quale fu’ da loro venduto a’ Pier Antonio di Misser Bonconte Monaldeschi''…|[[Ferdinando Ughelli]], ''Albero et Istoria della famiglia de’ Conti di Marsciano'' , [[Roma]] stampa camerale [[1667]], a cura di Maria Grazia Ottavini, [[Marsciano]][[ 2003]]}}
 
Nel [[1401]] '''muore Francesco di Corbara''', senza aver presentato mai il censo, ed i suoi figli decadono nell’investitura del ''Castrum Montis Leonis'', ma un suo figlio, Ugolino, ne ottiene la rinnovazione dal Papa per se e per i suoi discendenti.
 
[[1408]]: ''"quattro boni e provvidi hommini”'' monteleonesi sono chiamati ad apportare aggiunte e modifiche allo [[statuto]] stilato nel [[XIV secolo]].
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Nel [[1418]] Cherubino degli Ermanni da [[Perugia]], signore di [[Città della Pieve]] e parente di [[Braccio da Montone]], conquista i castelli di Monteleone e Montegabbione, strappandoli al Conte Ugolino da Montemarte, figlio di Francesco e nipote del piu' famoso Ugolino di Corbara.
 
Dopo esereessere stato ferito all'[[Aquila]] ed aver rifiutato tutte le cure, nel [[1424]] muore [[Braccio da Montone]].
[[1434]]: Manno Bulgarelli, insieme ai Muffati o Monaldeschi della Cervara, (ramo principale della casata di stretta osservanza guelfa), Manno Bulgarelli conquista i castelli di Monteleone e Montegabbione. Questo ricorda l'Ughelli:
{{quote|''Del Conte Manno, di Pier Giovanni di Petruccio……co’ i quali (Muffati) nel 1434 prese a’ forza i Castelli di MoteLeone e di Mote Gabbione, ritenendoli fino all’anno 1437, nel quale per la venuta del Cardinal Vitelleschi Patriarca furono i Castelli predetti restituiti a’ Orvieto''|[[Ferdinando Ughelli]], ''Albero et Istoria della famiglia de’ Conti di Marsciano'' a cura di Maria Grazia Nico Ottavini, Marsciano 2003}}
 
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Manno Bulgarelli nel [[1439]], a 79 anni, muore nel suo castello di [[Parrano]]: lascia 15 figli di cui 4 maschi e 11 femmine.
 
Il 20 agosto [[1442]], Francesco da [[Carnaiola]] raduna alcuni uomini ed assalta [[Città della Pieve]] e [[Paciano]]; prende prigionieri e preda animali, ma lui stesso cade iin mano pievese. Nel frattempo alcuni uomini di Castel della Pieve che stazionano a Monteleone accorrono in soccorso della città, così comementre gli uomini di Monteleone soccorrono Francesco, che viene liberato ma deve, a sua volta, lasciare liberi i prigionieri ed il bestiame. Vi sono molti morti e prigionieri e rimangono uccisi anche 40 cavalli. Così racconta l'episodio il "''Diario del Graziani"'':
{{quote|''Adì 20 de agosto, la notte che era lume de luna, meser Francesco da Carnaiola de quello de Orvieto adunò circa 60 cavalli e fante, e vennero fra el Piegaio e castel de la Pieve, e poi verso Paciano; onde che comenzaro a sonare li castelli a l'arme, et adunarse quelli de la Pieve e de Paciano e altre comunanze tutte insieme, et asaltaro le ditte gente: in ultimo, queste comunanze fuoro rotte, e fuorne prese assai pregioni, e predaro del molto bestiame. El remore era grande per tutto quel paese; per tanto che certi nostri fante, li quali erano a campo con più paesani a Montelione , et odendo el remore corseno e scontrarse in queste gente de meser Francesco, e azuffarse insieme; de modo avendo ancora derieto gente assai, onde che per forza lo' convenne lassare del molto bestiame e pregioni. Et in questa zuffa ce fo preso dicto meser Francesco, e per bello modo fo lassato; '''et quelli da Monlelione el securseno'''; e morirce de le persone assai de una parte e l'altra, e sfasciati circa 40 cavalli, e menati in castel de la Pieve più de 30 pregioni de li loro''.|Annali attribuiti a uno di casa Oddi, ''Cronache e storie inedite della Città di [[Perugia]] dal MCL al MDLXIII seguite da inediti documenti tratti dagli archivi di Perugia, di [[Firenze]] e di [[Siena]]'' - ''Cronaca detta "Diario del Graziani"'' con supplementi d'altro Cronache inedite ([[1150]]-[[1491]])- Firenze [[1850]]}}
 
Lo stesso episodio viene raccontato anche dal Bolletti che però lo pone nel [[1449]]:
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[[1459]]: [[Papa Pio II]] ordina che la [[remissione]] del sussidio della [[camera apostolica]], fatta da Ugolino, sia spesa per la riparazione delle mura difensive di Monteleone e Montegabbione; stabilisce inoltre che i due paesi debbano continuare a godere dei privilegi concessi dai suoi predecessori, [[Niccolò V]] e [[Papa Callisto III]].
Nel [[1480]] Niccolò detto il ''Fracassa'', uno dei figli di Ugolino da Corbara, muore senza prole ed il ''"Castrum"'' viene concesso, da Papa [[Sisto IV]], a suo nipote il conte Bartolomeo [[della Rovere]] insieme ad altri feudi. Il Corgna ritiene che
{{quote|''...da tale data sia stata istituita una fiera con tutti i privilegi relativi. Nel giorno della fiera erano liberalizzati tutti i dazi, le dogane, i tributi di ogni genere per uomini e cose: per questo ne conseguiva un grande afflusso di gente da tutti i paesi circonvicini e un notevole prestigio per il paese''}}.