Pin Ups: differenze tra le versioni
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{{Citazione|Sono tutti i brani che hanno significato davvero molto per me... Sono tutte le band che andavo a sentire al Marquee tra il 1964 e il 1967... Era la mia Londra di quel tempo.|David Bowie, 1973<ref name="5years">{{Cita web|url=http://5years.com/pinups.htm|titolo=Pin Ups (1973)|editore=www.5years.wordpress.com|accesso=26 novembre 2016}}</ref>}}
''Pin Ups'' può essere considerato lo spartiacque tra la fase [[glam rock|glam]] di David Bowie e quella di stampo [[soul]], che lo avrebbe caratterizzato negli anni successivi
L'album venne concepito quasi come una "sosta" che permettesse a David di ricaricare le proprie batterie creative e forse, secondo quanto disse il presidente di [[Tony DeFries|MainMan]] Tony Zanetta, anche come manovra di stallo mentre la compagnia di management risolveva una disputa sui diritti d'autore con la [[Chrysalis Records]].<ref name="Pegg.270-272"/>
In ogni caso si trattò di uno sguardo sul passato, che chiuse un capitolo artistico e decretò definitivamente la morte di Ziggy Stardust, come ha dichiarato lo stesso Bowie: «''Pin Ups'' è stato davvero il mio modo di scrollarmi di dosso Ziggy completamente, pur mantenendo un po' di eccitazione nella musica. Era davvero un modo di rimanere a galla, ma ha finito per essere uno dei miei album preferiti».<ref name="5years"/>
[[File:Pete Townshend in Hamburg.jpg|upright=0.9|thumb|left|[[Pete Townshend]] e gli [[Who]] sono stati fonte di ispirazione per Bowie sin dall'inizio della sua carriera.]]
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In effetti la prima delle due tracce incise in origine da [[The Pretty Things]], primo successo del gruppo londinese nel 1964, è allo stesso tempo energica e fedele. «David strillava persino negli stessi punti in cui lo facevo io», ha detto il cantante del gruppo Phil May al biografo Christopher Sandford.<ref name=Pegg.166>{{Cita|Pegg (2002)|p. 166}}.</ref> In Nuova Zelanda ne fu distribuito un 45 giri promozionale limitato ai membri del New Zealand RCA Victor Record Club.<ref name="5years2">{{Cita web|url=http://5years.com/rosnz.htm|titolo=Rosalyn/Where Have All The Good Times Gone! 1973 NZ Promo Single|editore=www.5years.wordpress.com|accesso=26 novembre 2016}}</ref> La seconda cover dei Pretty Things, ''Don't Bring Me Down'', vede un ritorno al sound [[R&B]] delle radici prediletto da Bowie all'epoca delle sue prime incisioni, con una pulsante linea di basso e l'armonica blues.<ref name=Pegg.64>{{Cita|Pegg (2002)|p. 64}}.</ref>
''I Wish You Would'' e ''Shapes of Things'', entrambe degli [[Yardbirds]], sono altre vetrine per le chitarre di Bowie e Mick Ronson. Nella prima, che a sua volta era la cover di una canzone di Billy Boy Arnold del 1955, il [[riff]] di chitarra di Ronson, che sostituisce anche le parti in origine riservate all'armonica, fa da contrappunto ad una parte vocale in stile R&B.<ref name=Pegg.98>{{Cita|Pegg (2002)|p. 98}}.</ref>
Altra band rappresentata con due brani sono gli [[Who]]
{{Approfondimento
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|contenuto = «L'ho incontrato solo in un paio di occasioni», dichiarò David nel 1973 a proposito di [[Syd Barrett]], che nel 1967 aveva recensito negativamente ''[[Love You Till Tuesday]]'' su ''[[New Musical Express]]'', «e in seguito i nostri rapporti non sono mai stati tanto cordiali. Ma io sono un suo grande ammiratore».<ref name="Pegg.172"/> Qualche anno dopo andò ancora oltre, definendo Barrett «probabilmente una delle voci più languide e intense della musica pop inglese. Ho sempre pensato che fosse un poeta assolutamente magnifico e uno stupefacente performer. Questo è un aspetto del personaggio che non è mai stato realmente sottolineato, ma sul palco produceva un effetto ipnotico, carismatico. Era anche il primo componente di una rock band che vedevo salire sul palco truccato e questo mi fece una grande impressione. Sia io che [[Marc Bolan]] lo notammo subito».<ref name="Pegg.172"/>}}
Il garage rock di ''Friday on My Mind'' degli [[Easybeats]], a proposito della quale il coautore [[Harry Vanda]] ha dichiarato in un'intervista che la versione di Bowie è la sua preferita (aggiungendo «il che non è strano perché Bowie è una delle migliori menti pop del mondo in assoluto»)<ref name=Tait.69>{{Cita|Tait (2010)|p. 69}}.</ref> e le sfumature psichedeliche di ''[[See Emily Play]]'' mostrano l'orecchio di Bowie per la melodia e l'occhio per gli atteggiamenti della cultura pop. La cover del successo del 1967 dei [[Pink Floyd]] è stato definito dal biografo Nicholas Pegg come uno dei momenti salienti di ''Pin Ups'', dal tic-toc iniziale della chitarra alla dissolvenza finale degli archi, con una produzione in stile ''[[Sgt. Pepper]],''
La cover di ''Here Comes the Night'' dei [[Them (gruppo musicale)|Them]], secondo quanto sostiene James Perone in ''The Words and Music of David Bowie'', «anticipa in alcuni punti il suono del [[Post-punk|British post-punk]] e della [[New wave (musica)|new wave]] di fine anni settanta e inizio anni ottanta».<ref name=Perone.40>{{Cita|Perone (2005)|p. 40}}.</ref> Il successo del gruppo di [[Van Morrison]] del 1965 subisce una trasformazione nella versione di Bowie, con la voce teatrale punteggiata dalle esplosioni del sax baritono di Ken Fordham. «Ci è piaciuto particolarmente», raccontava all'epoca Bowie, «siamo riusciti ad ottenere un vero sound da sezione fiati dei mitici dischi [[Atlantic Records|Atlantic]]».<ref name=Pegg.87>{{Cita|Pegg (2002)|p. 87}}.</ref>
Le rimanenti tracce includono ''Everything's Alright'', con cui il gruppo [[Musica beat|beat]] The Mojos aveva ottenuto il nono posto in classifica nel 1964 e che Bowie registrò dal vivo per il ''1980 Floor Show'', ''Where Have All the Good Times Gone'' dei [[Kinks]], dominata dalla chitarra di Mick Ronson e dalla batteria di Aynsley Dunbar, e ''[[Sorrow (The McCoys)#Cover di David Bowie|Sorrow]]'', pubblicata nel 1965 dalla [[Garage rock|garage band]] americana [[The McCoys]] e portata al successo l'anno successivo dal duo inglese [[The Merseys]]
=== Registrazione ===
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