Fossò: differenze tra le versioni

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=== Palazzo Contarini - Muneratti ===
[[File:Palazzo Contarini Muneratti.jpg|miniatura|Palazzo Contarini Muneratti nel lato verso l'attuale via Roma in una foto degli anni Cinquanta del secolo scorso]]
La demolizione del quattrocentesco palazzo Contarini Muneratti, che sorgeva nel luogo dove oggi è collocato il monumento''Monumento ai caduti delle due guerre mondiali'', si è tristemente consumata negli [[Anni 1960|anni Sessanta]] del secolo scorso, dopo un incendio di origine dolosa. Oggi, come modesto ricordo dell’antica costruzione, rimane esposta una delle trifore gotiche fortunatamente scampate alla demolizione.
 
Il palazzo appartenne alla nobile famiglia [[Contarini]] di Venezia, come testimoniavano gli stemmi nobiliari ripetuti nelle finestre gotiche, ed era probabilmente frutto della ristrutturazione di una costruzione più antica, come ha evidenziato il prof. Mario Poppi in una sua recente pubblicazione su Sambruson di Dolo (Ve) citando un documento che ricorda la sottoscrizione, nel 1288, di un documento da parte della famiglia Dalesmanini nella ''casa di Fossò''.
 
L'ipotesi potrebbe trovare conferma dal rinvenimento, avvenuto durante la demolizione del palazzo, di alcune strutture murarie assegnabili a un edificio antecedente alla fabbrica quattrocentesca.
[[File:Villa Contarini Muneratti a Fossò prima della demolizione.jpg|miniatura|Palazzo Contarini poi Muneratti in una foto scattata prima della sua demolizione avvenuta alla fine degli anni Sessanta del secolo scorso]]
In seguito, la famiglia Contarini cedette il palazzo al [[Diocesi di Padova|Vescovado di Padova]]. Sopra al maestoso arco d’ingressod'ingresso al giardino fu collocato uno stemma con il leone rampante: l’armal'arma della nobile [[Pisani (famiglia)|famiglia Pisani]] e una lapide per ricordare un restauro probabilmente operato nel XVI secolo. Con buona probabilità l’interventol'intervento fu commissionato dal vescovo [[Francesco Pisani]] (1525-1567), nominato cardinale in giovanissima età da [[papa Leone X]]. Della lapide non esistono trascrizioni attendibili, è dunque difficile chiarire se si tratti di Francesco oppure del nipote [[Pisani (famiglia)|Alvise Pisani]] (1522-1570), succeduto allo zio alla guida della Curia padovana. Una mappa della seconda metà del Seicento indica l’edificiol'edificio come ''casa canonica del Vescovado,'' mettendo in evidenza l’imponentel'imponente cinta muraria e il maestoso portale.
 
Verso la metà dell’Ottocentodell'Ottocento, Gaetano Muneratti, residente in un antico edificio con portici bugnati (in origine della famiglia veneziana [[Da Mula]]) tuttora esistente e ubicato poco lontano dalla chiesa, acquistò il palazzo quattrocentesco e lo assegnò al figlio Sebastiano. L’intera struttura rimase intatta fino al 1943, anno di divisioni dei beni tra i Muneratti che portarono l’edificio a un inesorabile declino.
 
Cesare Muneratti (1875-1966), ultimo erede della famiglia del ramo di Fossò, non dimostrò attaccamento all’antica dimora, di cui rimase usufruttuario fino alla morte. Uomo piuttosto singolare, nel corso della sua lunga e movimentata esistenza egli vendette in più occasioni tutto ciò che gli apparteneva, ipotecando in parte anche il grande palazzo, cedendo mobili e suppellettili di pregio: fece smantellare l’altol'alto muro di cinta con il maestoso portale per vendere i mattoni, cui fece seguito la vendita dei terreni e l’abbattimentol'abbattimento degli alberi secolari.
 
Caduto in rovina e abbandonato all’incuria più totale, prima della sua distruzione il palazzo ospitò, sia pure in promiscuità, un certo numero di famiglie e perfino una piccola fabbrica di scarpe.
 
Al suo interno si segnalava, nell’ambientenell'ambiente della cucina, un raro caminetto gotico molto apprezzato dagli storici dell’arte con cornice in legno interamente scolpita a greche e losanghe.
 
Un poetico ricordo su questo palazzo ci è stato tramandato da Giovanni Muneratti, del ramo della famiglia dimorante a Campocroce di Mirano, che, ricordando le visite ai cugini di Fossò, verso la metà del secolo scorso scriveva: ''"Quando si andava a Fossò, era sempre d'estate. E negli assolati pomeriggi di quei giorni, sempre così si incontrava o ritrovava la casa: una creatura possente, ma come tesa ad occultarsi, a ripararsi, a difendersi. E subito, nella mia fantasia di bambino, la sua bellezza tramutava quella difesa in mistero, in segreti antichi da riservare a pochi eletti la sua grandezza e nobiltà. Con quest'animo vi giungevo davanti e ne restavo, ne resto ancora nella memoria, preso, incantato...incantato…"''
[[File:Portale palazzo Muneratti.jpg|miniatura|L'antica mura con l'imponente portale di palazzo Contarini Muneratti]]
Al di là dei ricordi e delle immagini, di tutto ciò non resta che il rimpianto per la perdita di un edificio monumentale: sicuramente tra i primi e più