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Il termine - che richiamava indirettamente il [[Dictatus papae]] medievale - fu usato per la prima volta nel [[1919]] in un giornale francese a proposito del [[trattato di pace di Versailles]] imposto alla Germania sconfitta; per converso, rimangono nella [[storia]] i ''diktat'' del [[nazismo]] nei confronti degli Stati vicini, proprio come forma di [[revanscismo]] contro il trattato di Versailles.
 
È però entrato nell'uso giornalistico durante gli anni della [[guerra fredda]], quando, specialmente in [[politica estera]], si denunciavano i ''diktat'' politici da parte del governo degli Stati Uniti o [[Dottrina BrezhnevBrežnev|quelli militari dell'Unione sovietica]]. In particolare, il [[Politburo]] enunciava ''diktat'' da [[Mosca (Russia)|Mosca]], come forma preferita delle imposizioni più serie e minacciose: esse erano espresse da parte dei massimi [[Burocrazia|burocrati]] dell'allora [[Unione Sovietica|URSS]] nei confronti dei [[Patto di Varsavia|paesi satelliti]] o dei paesi che ponevano in essere politiche e/o azioni reputate lesive delle politiche o azioni condotte dall'[[Unione Sovietica]].
 
Nel tempo l'espressione è [[Parola d'autore|entrata nel gergo giornalistico]] e reinterpretata per descrivere contenutisticamente comportamenti, positivi o negativi, pretesi da una parte più forte nei confronti di una più debole. Non parlandosi mai di ''diktat'' attivi, ma guardando l'evento per lo più dal lato della vittima (che asserisce di subire l'imposizione di un ''diktat''), il sintagma di conseguenza ha assunto una connotazione negativa.
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==Voci correlate==
* ''[[Aut aut]]''
* [[Politica]]
* [[Ukaz]]