Omar II ibn 'Abd al-'Aziz: differenze tra le versioni

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Tutte le terre confiscate dai califfi precedenti furono ridistribuite, e ʿUmar II non accettò quasi mai doni, imponendo a sua moglie di donare i propri gioielli al ''Bayt al-māl'' (l'erario pubblico). Avviò importanti riforme fiscali, tassando la proprietà anziché le persone. Durante il suo regno fece destituire diversi governatori che si comportavano ingiustamente verso i sudditi. Fece applicare rigorosamente la ''[[shari'a|sharīʿa]]'', vietando il consumo di alcolici e i ''[[hammam|ḥammām]]'' aperti sia agli uomini, sia alle donne. Organizzò servizi sociali per gli orfani e gli indigenti. Pubblicò un editto che vietò di maledire [[ʿAlī ibn Abī Ṭālib]], il quarto califfo, alla fine delle [[Ṣalāt|preghiere]] del venerdì: usanza istituita dal primo califfo omayyade-marwanide [[Marwan ibn al-Hakam|Marwān b. al-Ḥakam]] una trentina di anni prima, facendola rimpiazzare da un versetto del [[Corano]]. Molto popolare, nessun suddito gli manifestò mai la propria opposizione.
 
La sua politica di accettare senza riserve le conversioni degli elementi non-arabi ( ''[[mawlaMawlā|mawālī]]'' ), eliminando qualsiasi ostacolo alla loro integrazione sociale, ebbe però gravi riflessi sulle finanze del califfato.
 
Si dice che tutto ciò contribuisse a decretarne l'impopolarità all'interno della stessa corte omayyade, e si dice che vi fu chi fece corrompere un servo affinché avvelenasse ʿUmar. Sul letto di morte ʿUmar II, venuto a conoscenza del complotto, perdonò il suo assassino e fece depositare nella pubblica tesoreria i risarcimenti che gli erano dovuti in base alla "legge del sangue" accolta anche dalla [[shari'a|legge islamica]]. Morì presso [[Aleppo]] nel 720 e gli succedette il cugino [[Yazid II ibn 'Abd al-Malik|Yazid II]].