Arco di Augusto (Rimini): differenze tra le versioni

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L'arco è stato costruito in [[travertino]] di [[Nabresina]]<ref name="P72-11" /> e allo stato odierno si presenta isolato, come un grande [[arco trionfale]], senza più la funzione di [[porta urbica]] monumentale originale; esso, infatti, era originariamente inserito nelle [[Mura (fortificazione)|mura]] della città in [[opera poligonale]], di cui si conserva ancora traccia ai fianchi in basso e che facevano parte della prima cinta muraria in [[pietra]] della città, risalente al [[III secolo a.C.]]. Inoltre era affiancato da due torri lapidee preesistenti, sempre in opera poligonale, poste ai lati della precedente porta a due o tre [[Fornice|fornici]].<ref>{{Cita|Pasini (1972)|p. 12}}</ref> L'Arco d'Augusto risulta essere uno dei monumenti romani più celebri dell'[[Italia settentrionale]], in quanto è il più antico e solenne arco onorario tra quelli conservati, ed è posizionato su una delle strade più percorse dell'Italia antica.<ref name=":0" />
[[File:Rimini Arco di Augusto by Saro Di Bartolo-04.jpg|centro|miniatura|522x522px|Facciata dell'Arco d'Augusto esterna al centro di Rimini]]
Al [[fornice]] centrale, largo 9&nbsp;m circa, si affiancano due [[semicolonne]] con [[Fusto (architettura)|fusti]] scanalati e [[Capitello|capitelli]] [[Ordine corinzio|corinzi]], che reggono la [[trabeazione]], il [[Timpano (architettura)|timpano]] e l'[[Attico (architettura)|attico]] posto al di sopra di essi; quest'ultimo, nella sua forma originale, è andato distrutto, probabilmente a causa di terremoti, e fu ricostruito nella sua forma attuale in [[epoca medievale]] con un coronamento in laterizi a [[merli ghibellini]].<ref name=":1">{{Cita|Pasini (1972)|p. 14}}</ref>
 
I quattro [[clipei]], posti tra i [[Capitello|capitelli]] e la [[Ghiera (architettura)|ghiera]] dell'arco, rappresentano, per il lato verso [[Roma]]: le divinità di [[Giove (divinità)|Giove]] con il [[fulmine]] (in sinistra) e [[Apollo]] con la [[Cetra (strumento musicale antico)|cetra]] e il [[Corvus|corvo]] (in destra); mentre, per il lato verso il centro di Rimini: le divinità di [[Nettuno (divinità)|Nettuno]] con il [[tridente]] e il [[delfino]] (in sinistra) e [[Minerva]] con il [[Gladio (arma)|gladio]] e la [[corazza]]-[[trofeo]] (in destra).<ref>{{Cita|Pasini (1972)|pp. 14-15}}</ref> Al di sopra dell'apertura dell'arco, su ambo le facciate, si trova il muso di un [[toro]], che rappresenta la forza e la potenza di Roma.
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La sua funzione principale dell'opera, oltre a quella di porta urbica, era quella dicommemorativa sosteneree lapropagandistica grandiosasvolta dall'iscrizione presente nell'attico, andata parzialmente persa, e probabilmente da un gruppo plastico,<ref name=":1" /> come poteva essere la statua bronzea dell'[[Augusto|imperatore Augusto]], ritratto nell'atto di condurre una [[quadriga]]., Secondoo, secondo un'altra ipotesi, del riminese Danilo Re<ref>[http://www.chiamamicitta.net/1/5660/notizie/RIMINI/Re_Danilo/articolo/I_BRONZI_DI_CARTOCETO_ERANO_SULLARCO_DAUGUSTO.html I bronzi di Cartoceto erano sull'Arco di Augusto?] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20140413154654/http://www.chiamamicitta.net/1/5660/notizie/RIMINI/Re_Danilo/articolo/I_BRONZI_DI_CARTOCETO_ERANO_SULLARCO_DAUGUSTO.html |data=13 aprile 2014 }}</ref>, il monumento sarebbe stato coronatoi daiquattro [[Bronzi dorati da Cartoceto di Pergola|Bronzi dorati dida Cartoceto]] ([[Provincia di Pesaro e Urbino|PU]]), che rappresenterebbero in questo caso [[Giulio Cesare]], Ottaviano Augusto, laAzia maggiore (madre di Augusto Azia maggiore) e infine Giulia minore, (madre di Azia e sorella di Cesare.), Allail presenzache dispiegherebbe tali statue sarebbe dovutoanche il nome di "Porta Aurea", usato fin neldal Medioevo.; Si tenga presente chetuttavia, esistono numerose altre ipotesi per ciò che riguarda la collocazione originaria e l'identificazione dei Bronzi dorati di Cartoceto<ref>Sandro Stucchi, ''Il gruppo bronzeo tiberiano da Cartoceto'', Roma 1998; F. Coarelli, in ''I bronzi dorati di Pergola: un enigma?'', a cura di Mario Luni, Fermo Giovanni Motta, edizioni QuattroVenti, 2000; Lorenzo Braccesi, ''Terra di confine: archeologia e storia tra Marche, Romagna e San Marino'', L'ERMA di BRETSCHNEIDER, 2007 (pagg. 209 e seguenti); [https://it.calameo.com/read/00052364735397bc07456 Notizia tratta dal mensile della Regione Marche anno XXIX n. 9-12/2001 Ipotesi di Viktor H. Böhm]</ref>.
 
La peculiarità di questo arco è che il [[fornice]] era troppo grande per ospitare una porta, almeno per quei tempi. La spiegazione è dovuta al fatto che la politica dell'Imperatore Augusto, volta alla pace, la ''[[Pax Augustea]]'', rendeva inutile una porta civica che si potesse chiudere, non essendovi il pericolo di essere attaccati.