Progetto Pozzo: differenze tra le versioni

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== L'assemblea del 24 luglio 1921 ==
Le spinte delle grandi per l'approvazione del progetto Pozzo furono molto forti, anche per motivi contingenti. Il campionato che si stava concludendo aveva visto infatti numerose di esse in gravi difficoltà, spesso a causa della lunghezza spossante del torneo. Le squadre milanesi fecero magre figure, come in parte il [[Genoa Cricket and Football Club|Genoa]]. Alla {{Calcio Juventus|N}} furono fatali le eliminatorie piemontesi e con gravi perdite di incassi. Il calcio italiano non era più quello puramente dilettantistico di fine Ottocento e i primi colpi di [[calciomercato]], che avvenivano sotto gli occhi fintamente distratti dei dirigenti federali, richiedevano quei ritorni economici per gli investimenti fatti, che solo gli incassi di botteghino, in occasione dei grandi incontri, potevano garantire.
 
Fu così che le ventiquattro maggiori società italiane, approvando la riforma di Pozzo, si riunirono a Milano, firmando il cosiddetto patto di Milano, che stabiliva che le squadre ammesse alla nuova Prima Divisione, ridotta a ventiquattro squadre, sarebbero state solo loro.<ref name="15lug">[http://emeroteca.braidense.it/gea/sfoglia_fascicolo.php?IDTestata=386&CodScheda=0BAM&PageRec=25&PageSel=12&PB=2&Anno=1921&Mese=07&Giorno=15&IDG=76595&RecSel=1 La Cronaca sportiva del lodigiano e del cremasco (15/lug/1921, Fasc. 26), p. 1].</ref> Tale atto arbitrario generò alcune polemiche riguardo alla scelta delle ventiquattro elette, perché se da un lato si ammettevano squadre che la stagione precedente avevano disputato campionati deludenti (come il [[Brescia Calcio|Brescia]] processato per professionismo, eliminato nelle eliminatorie delle eliminatorie e con il campo squalificato per indisciplina, oppure l'[[Hellas Verona Football Club|Hellas Verona]], eliminato nel girone veneto), dall'altra parte si escludevano squadre che, per meriti sportivi, avrebbero avuto pieno diritto a parteciparvi, come il {{Calcio Bentegodi|N}} semifinalista subnazionale e [[Associazione Sportiva Dilettantistica Foot-Ball Club Saronno 1910|Saronno]] e [[Circolo Sportivo Trevigliese Associazione Sportiva Dilettantistica|Trevigliese]] finaliste lombarde.<ref name=15lug/> I pochi guadagni delle eliminatorie, che le grandi squadre disdegnavano per le piccole, erano fonte di sussistenza. Le piccole società ritenevano inoltre che il numero di promozioni dalla Seconda alla Prima Divisione fosse troppo ridotto: solo la vincente della Seconda Divisione avrebbe sostituito una retrocessa dalla Prima Divisione, mentre le società minori pretendevano un numero maggiore di promozioni.<ref name=15lug/>
 
Fu così che le società minori proposero un piano di riforma alternativo di quello Pozzo, il progetto delle società minori, concordato a Novi e a Milano:<ref name="15lug" />
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Il progetto prevedeva inoltre la disputa di una [[Coppa Italia]], riservata per le eliminate dalla Prima Categoria e dalla Promozione.
 
A capo del gruppo di oppositrici vi era la neopromossa [[Unione Sportiva Dilettantistica Novese|Novese]], che avrebbe poi vinto il [[Prima Categoria 1921-1922|campionato FIGC]] successivo: essa, tramite il proprio organo di informazione, ''Il biancoceleste'', dichiarò sfrontatamente di non essere del tutto contraria al progetto Pozzo, ma che sarebbe stato preferibile rinviare tale riforma per la stagione 1922-1923 perché «l'anno venturo vi saremo anche noi, nel novero delle migliori 24 squadre italiane».<ref name="15lug" /> La predizione in un certo senso si avverò: dopo lo scudetto vinto nel 1922 nel campionato FIGC e l'ammissione alla provvisoria Prima Divisione a trentasei squadre nel [[Prima Divisione 1922-1923|1922-1923]], la Novese riuscì a essere ammessa nella ridotta Prima Divisione a ventiquattro squadre nella stagione [[Prima Divisione 1923-1924|1923-1924]]. Tuttavia tutto ciò durò poco: dopo appena una stagione venne retrocessa nei campionati minori, non riuscendo più a risalire in massima serie e nemmeno in [[Serie B]]. Alcuni degli oppositori non erano del tutto contrari alla riduzione del numero di partecipanti alla Prima Categoria, perché effettivamente il campionato era diventato «elefantiaco», ma trovavano il numero di ventiquattro squadre troppo ridotto e pretendevano un numero non inferiore a quaranta partecipanti, magari da suddividere in quattro gironi da dieci per avere le finaliste entro diciotto domeniche e la campione del Nord dopo ulteriori sei domeniche (le giornate del girone finale a quattro squadre).<ref name="8lug" />
 
Fu così che Pozzo arrivò a presentare il suo progetto a Torino (sede della FIGC), in un clima di tensione, la mattina di domenica 24 luglio, lo stesso giorno della [[finalissima]] tra Pro Vercelli e [[Associazione Calcio Pisa 1909|Pisa]], in programma nel pomeriggio a Vercelli e in occasione della quale il Consiglio federale era stato convocato. Le piccole società, ritrovatesi a loro volta a Novi Ligure il giorno prima, erano decise a dar battaglia e, infatti, il Consiglio federale con 113 voti contro 65 bocciò la riforma Pozzo.
 
== La spaccatura della federazione calcistica ==