Jacques Derrida: differenze tra le versioni
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=== Il rapporto con la tradizione ebraica ===
Il rapporto di Derrida con la tradizione ebraica è sempre stato molto complesso. Per sua stessa ammissione, Derrida non leggeva né l'ebraico né l'aramaico e quindi gli era preclusa la lettura dei testi della tradizione biblica, talmudica e kabbalistica. Da questo punto di vista, il suo rapporto è sempre stato indiretto e infatti la “decostruzione” non è mai stata direttamente usata per leggere testi della tradizione ebraica, a parte qualche eccezione. Si veda in particolare il saggio recente che affronta anche la questione se la decostruzione sia un “metodo” o permetta di sviluppare una “ontologia ebraica":<ref>Federico Dal Bo, ''Deconstructing the Talmud. The Absolute Book'', Rouledge, Londra 2019</ref>.
=== Il dialogo con le arti e la letteratura ===
Numerosi testi di Derrida sono dedicati alla lettura di opere artistiche o letterarie. L'interesse nei confronti dell'arte e della letteratura accompagna tutto lo sviluppo del pensiero derridiano. Derrida interpreta le arti e la letteratura come forme di scrittura che per principio non sono sottomesse, come accade nel caso della tradizione filosofica, alla logica logocentrica. Questo interesse nei confronti dell'arte e della letteratura va di pari passo con una diffidenza nei confronti della disciplina filosofica che tradizionalmente si occupa del campo artistico e letterario, ovvero l'estetica. In ''La verità in pittura'' Derrida critica le tre grandi estetiche tedesche di Kant, Hegel e Heidegger sostenendo che in tutti e tre i casi la filosofia si propone come un discorso "egemone", che tenta di sottomettere la verità dell'arte e della letteratura, riconducendola logocentricamente alla verità del pensiero razionale. Per Derrida è dunque necessario superare, smontare o rimuovere l’eredità delle grandi filosofie dell’arte che dominano ancora" <ref> Martino Feyles, Derrida e le arti, Morcelliana, Brescia 2018 ''Deconstructing the Talmud. The Absolute Book'', Rouledge, Londra 2019, p. 24</ref> l'orizzonte della riflessione sulle arti e sulla letteratura. L'approccio decostruttivo all'arte e alla letteratura tenta dunque di evitare le strettoie logocentriche che caratterizzano la filosofia dell'arte. Si configura così un compito per certi versi impossibile: interrogare le opere artistiche e letterarie senza sottometterle alla logica del concetto e del pensiero. Tra gli autori a cui Derrida ha dedicato saggi importanti bisogna ricordare Artaud, Celan, Joyce, Mallarmé, Jabès, Valéry, Ponge. Non bisogna dimenticare, poi, che nel 1990 Derrida viene incaricato di progettare una mostra con alcune opere del Louvre: Derrida sceglie di lavorare sul tema della cecità e dell'autoritratto e il percorso che costruisce dà origine aun testo pubblicato con il titolo ''Memorie di cieco. L'autoritratto e altre rovine''.
== Critiche ==
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* Francesco Vitale, ''Spettrografie. Jacques Derrida tra singolarità e scrittura'', il Melangolo, Genova 2008.
* Federico Dal Bo, ''Deconstructing the Talmud. The Absolute Book'', Routledge, Londra 2019.
* Martino Feyles, Derrida e le arti, Morcelliana, Brescia 2018
* {{Cita libro|editore= Gruppo Editoriale L'espresso|cognome= Maurizio Ferraris|titolo= Maurizio Ferraris racconta Derrida e la decostruzione|città= Roma|data= 2011}}
* {{Cita libro|editore= Mimesis|cognome= Daniele De Santis|titolo= Derrida tra le fenomenologie, 1953-1967: la differenza e il trasendentale|data= 2018}}
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