Guerra della Lega di Cambrai: differenze tra le versioni

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La '''guerra della Lega di Cambrai''' fu uno dei maggiori conflitti delle [[guerre d'Italia del XVI secolo]] incominciato con l'intento primario di arrestare l'espansione della [[Repubblica di Venezia]] nella [[Italia|penisola italiana]].<ref>{{Cita|Mallett, 2006|p. 221|Mallett, 2006}}.</ref> A tale scopo, le principali potenze europee avviarono delle trattative che si conclusero il 10 dicembre 1508<ref name="Mallett p. 64">{{Cita|Mallett, 2006|p. 64|Mallett, 2006}}.</ref> a [[Cambrai]], nell'attuale nord-est della [[Francia]], dove fu stipulato un [[Lega di Cambrai|accordo segreto]] che prese il nome della città e che prevedeva di invadere militarmente la Repubblica per obbligarla a cedere territori e ricchezze.
 
Fu una guerra di vasta portata, a cui presero parte, come deciso a Cambrai, i principali attori del panorama politico europeo dell'epoca, che si scontrarono tra il 1508 e il 1516 in un conflitto diviso in varie fasi. Il [[Regno di Francia]], lo [[Stato Pontificio]] e ovviamente la Repubblica di Venezia furono i tre statiStati coinvolti in ogni parte e a essi si affiancarono quasi tutte le maggiori potenze dell'[[Europa occidentale]] dell'epoca e diversi statiStati minori: il [[Regno di Spagna]], il [[Sacro Romano Impero]], il [[Regno d'Inghilterra]], il [[Regno di Scozia]], il [[Regno d'Ungheria (1000-1538)|Regno di Ungheria]], il [[Ducato di Milano]], la [[Repubblica di Firenze]], il [[Ducato di Ferrara]], il [[Ducato di Urbino]], il [[Marchesato di Mantova]] e i [[Vecchia Confederazione|cantoni svizzeri]].
 
Grazie alla sua abilità diplomatica e a un corposo sforzo finanziario, Venezia riuscì più volte a rovesciare le alleanze e concludere la guerra con i confini quasi inalterati, perdendo solamente i territori occupati in [[Romagna]] e i porti [[Puglia|pugliesi]]. Nondimeno questo conflitto segnò la fine di ogni suo tentativo di espandersi ulteriormente sulla terraferma italiana.
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Nel [[XV secolo]] la Repubblica di Venezia guidata dal Doge [[Leonardo Loredan]] era all'apice della sua potenza economica e militare: in possesso di diverse basi nel [[mar Mediterraneo]], aveva incominciato un processo di espansione nella terraferma veneta e lombarda attraverso conquiste militari, acquisizioni e dedizioni spontanee. Ciò suscitò le preoccupazioni dei governanti dei diversi Stati della penisola, in particolare del papato, che aveva assistito impotente nel 1503 alla perdita di molte importanti città della Romagna, le quali avevano chiesto e ottenuto la "[[deditio|dedizione]]" alla Repubblica di Venezia.<ref>{{Treccani|il-rinascimento-politica-e-cultura-la-cultura-immagini-di-un-mito_(Storia-di-Venezia)/|Il Rinascimento. Politica e cultura - La cultura: IMMAGINI DI UN MITO}}</ref><ref>{{Treccani|/il-rinascimento-societa-ed-economia-il-lavoro-la-ricchezza-le-coesistenze-le-strutture-dell-ospitalita_(Storia-di-Venezia)/|Il Rinascimento. Societa ed economia - Il lavoro. La ricchezza. Le coesistenze: LE STRUTTURE DELL'OSPITALITA}}</ref>
 
Nel periodo immediatamente successivo alla [[prima guerra italiana]], [[Papapapa Alessandro VI]] aveva esteso, con l'aiuto francese, il controllo papale ben oltre l'Italia centrale conquistando così la Romagna.<ref>{{cita|Mallett e Shaw, 2012|pp. 56-57|Mallet&Shaw}}.</ref> [[Cesare Borgia]], in qualità di [[Gonfaloniere della Chiesa|Gonfaloniere degli eserciti papali]], aveva espulso i [[Bentivoglio (famiglia)|Bentivoglio]] da [[Bologna]], che avevano governato come [[feudo]], e si avviava verso la creazione di uno statoStato permanente governato dai [[Borgia]]<ref>{{cita web|url=http://www.castelbolognese.org/cessione.htm|titolo=La Cessione Di Castel Bolognese A Cesare Borgia|autore=Paolo Grandi|sito=castelbolognese.org/|accesso=21 giugno 2019}}</ref> quando Alessandro morì il 18 agosto 1503.<ref>{{cita|Norwich, 1989|p. 390|Norwich, 1989}}.</ref>
 
Sebbene Cesare Borgia avesse a disposizione per sé stesso il rimanente tesoro papale, non riuscì a difendere [[Roma]] quando gli eserciti francesi e spagnoli conversero sulla città con l'intento di influenzare il [[conclave|conclave papale]]; l'elezione di [[Papapapa Pio III]], cui succedette quasi immediatamente [[Papa Giulio II|Giulio II]], privò il Borgia dei suoi titoli e lo declassò a comandante di una compagnia di fanteria.<ref>{{cita|Guiccardini|libro VI, pp. 102-109}}.</ref> Percependo la forte debolezza del Borgia, i signori spodestati della Romagna offrirono di sottomettersi alla Repubblica di Venezia a condizione di riavere i loro antichi domini: il [[Consiglio dei Pregadi|Senato veneziano]] accettò, anche per le pressioni del futuro Giulio II che, in odio ai Borgia, aveva convinto i veneziani a prendere possesso nel 1503 di molte città romagnole e marchigiane, tra cui [[Rimini]] e [[Faenza]].<ref>{{cita|Norwich, 1989|p. 391|Norwich, 1989}}.</ref>
 
Giulio II, dopo essersi assicurato il pieno controllo sull'esercito papale arrestando e imprigionando Cesare Borgia, si mosse velocemente per ristabilire la sovranità pontificia sulla Romagna. Il pontefice non volle però arrivare a una drastica rottura con l'unica potenza italiana uscita indenne dalle recenti guerre e cercò una soluzione diplomatica, chiedendo a Venezia la restituzione delle città romagnole conquistate.<ref>{{cita|Shaw, 1993|pp. 127–132, pp. 135–139|Shaw, 1993}}.</ref> La Repubblica di Venezia, nonostante fosse disposta a riconoscere la sovranità papale sulle città portuali lungo la costa pugliese e a concedere un tributo annuale a Giulio II, si rifiutò di abbandonare tali città.<ref>{{cita|Mallett e Shaw, 2012|p. 85|Mallet&Shaw}}.</ref> Il rifiuto della Repubblica spinse il pontefice a formare una coalizione antiveneziana insieme con la Francia (interessata a recuperare le terre milanesi occupate da Venezia) e con il Sacro Romano Impero (il cui obiettivo era conquistare le città di [[Verona]], [[Vicenza]], [[Padova]] e [[Treviso]]). La triplice alleanza fu siglata il 22 settembre [[1504]] a [[Blois]] in Francia, nell'ambito di un [[Trattato di Blois|di un trattato]] nel quale ufficialmente si discuteva della situazione dei [[Paesi Bassi]], ma segretamente si era decisa la fine dell'orgogliosa Repubblica e la spartizione dei suoi territori. Il trattato di Blois non condusse per il momento a un conflitto, sia perché Venezia accettò di trattare con il pontefice (cedendogli nel [[1505]] alcune città minori della Romagna)<ref>{{cita|Norwich, 1989|p. 392|Norwich, 1989}}.</ref>, sia perché Giulio II riteneva di non possedere forze sufficienti per combattere la Repubblica; per i successivi due anni si occupò quindi di riconquistare Bologna e [[Perugia]] che, poste tra lo Stato Pontificio e il territorio veneziano, avevano nel frattempo assunto uno ''status'' di quasi indipendenza.<ref>{{cita|Guiccardini|libro VII, pp. 174-175}}.</ref>
 
Nel 1507 Giulio II chiese nuovamente alla Repubblica di restituire le città che aveva occupato, ricevendo questa volta un secco diniego da parte del Senato veneziano.<ref name="Norwich-393">{{cita|Norwich, 1989|p. 393|Norwich, 1989}}.</ref>
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=== Antefatto: l'occupazione del Cadore (inverno 1508) ===
{{vedi anche|Invasione del Cadore}}
[[File:Albrecht Dürer 083.jpg|miniatura|sinistra|Ritratto dell'Imperatoreimperatore [[Massimiliano I d'Asburgo]] di [[Albrecht Dürer]]]]
 
Nel febbraio del 1508, [[Massimiliano I d'Asburgo|Massimiliano d'Asburgo]], usando come pretesto il viaggio a Roma per l'[[incoronazione]] imperiale, chiese di attraversare il territorio veneziano, mal celando così il suo vero scopo di strappare il [[Friuli]] all'influenza della Serenissima.<ref name=Pellegrini115>{{Cita|Pellegrini, 2009|p. 115}}.</ref> Il Senato veneziano rispose favorevolmente al passaggio di Massimiliano, ma dichiarò anche che non avrebbe tollerato che un intero esercito attraversasse il suo territorio, rendendosi disponibile a scortare l'asburgico. L'imperatore, vedendo tramontare il suo piano originario, ordinò di [[invasione del Cadore|invadere il Cadore]] (la provincia più settentrionale della Repubblica Veneta) con un esercito di {{formatnum:5000}} uomini. Una volta occupatolo senza fatica, vista la stagione fredda e nevosa, dovette far ripiegare in patria circa {{formatnum:3000}} soldati, lasciando comunque una guarnigione stanziata a [[Pieve di Cadore]].<ref name="Norwich-393"/><ref name=Pellegrini115-116>{{Cita|Pellegrini, 2009|pp. 115-116}}.</ref>
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=== La stipula dell'accordo segreto a Cambrai (10 dicembre 1508) ===
{{Vedi anche|Lega di Cambrai}}
[[File:Louis XII et le cardinal d'Amboise.JPG|miniatura|Il re [[Luigi XII di Francia]] con il [[legato apostolico]] [[Georges I d'Amboise]],. lL'intervento di quest'ultimo fu molto importante per l'adesione del [[papa Giulio II]] alla [[lega di Cambrai]]]]
 
A metà marzo del 1508, la Repubblica di Venezia stessa fornì un pretesto per essere attaccata quando nominò il proprio candidato al vacante [[Armistizio di Lione|vescovado di Vicenza]] (un atto in linea con la consuetudine prevalente, anche se Giulio II la considerava una provocazione personale). Una dopo l'altra, le maggiori potenze europee furono coinvolte nella stipula di un patto di alleanza anti veneziano, riportando in attualità gli accordi che il papa aveva predisposto nel 1504 a Blois con i francesi e con l'Impero.<ref name=Pellegrini115 /> In particolare, Luigi XII di Francia, divenuto padrone di [[Milano]] dopo la [[Guerra d'Italia del 1499-1504|seconda guerra italiana]], si mostrò interessato a un'ulteriore espansione francese in Italia. Dopo una lunga trattativa che si protrasse per tutto il resto dell'anno, il 10 dicembre 1508 si incontrarono a [[Cambrai]]<ref name="Mallett p. 64"/> i rappresentanti della Francia, del Sacro Romano Impero e di [[Ferdinando II d'Aragona]]. Nella cittadina francese venne quindi fondata la [[Lega di Cambrai]], un accordo preliminare segreto per la formazione di una grande lega anti-veneziana, a cui furono invitati anche il papa Giulio II e [[Ladislao II di Boemia|Ladislao II]], il [[Re di Ungheria]].<ref>{{cita|Norwich, 1989|pp. 394-395|Norwich, 1989}}.</ref><ref name=Pellegrini115-116 />
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Il papa non partecipò personalmente alla sottoscrizione, ma fu il [[legato apostolico]] in Francia e primo ministro di Luigi, [[Georges I d'Amboise]], a garantire il suo assenso.<ref name=Pellegrini116-117/> Nonostante il d'Amboise fosse un forte avversario di Giulio II, il pontefice decise comunque di schierarsi con la lega poiché riteneva di poter riconquistare le città della Romagna che in quel momento risultavano controllate da Venezia. Concordando l'apposizione della clausola che voleva che l'esercito pontificio avrebbe attaccato solo dopo che i francesi avessero incominciato le operazioni militari in Lombardia, il papa entrò ufficialmente nella lega il 23 marzo del 1509.<ref name=Pellegrini116-117>{{cita|Pellegrini, 2009|pp. 116-117}}.</ref>
 
Nonostante tutti questi presupposti che muovevano i vari partecipanti alla lega, ufficialmente l'alleanza stipulata a Cambrai doveva avere come scopo contrastare l'[[Impero ottomano]] e, infatti, nel testo del trattato si menzionava una mobilitazione delle truppe delle potenze firmatarie per affrontare i [[turchi]] «la cui cupidigia rappresentava un fattore di divisione degli statiStati della cristianità»; tuttavia appariva chiaro che il vero obiettivo da colpire era la Serenissima.<ref name=Pellegrini115-116/> Precisamente, gli accordi segreti raggiunti in questa alleanza prevedevano la spartizione dei territori veneziani in questo modo:<ref>{{cita|Guiccardini|libro VIII, pp. 248-251}}.</ref><ref>{{cita|Shaw, 1993|pp. 228-234|Shaw, 1993}}.</ref><ref name=Pellegrini116/><ref>{{cita|Tenenti e Tucci, 1996|p. 284}}.</ref>
* all'Imperatoreimperatore Massimiliano I tutto il [[Veneto]], il Friuli, l'[[Istria]] più [[Gorizia]], Trieste e [[Rovereto]];
* a Luigi XII, Re di Francia e da poco ducaDuca di Milano, i territori di [[Cremona]], [[Crema (Italia)|Crema]], [[Brescia]], [[Bergamo]] e la [[Gera d'Adda]];
* al reggente di [[Regno di Castiglia|Castiglia]] e Re d'[[Regno di Aragona|Aragona]], di [[Regno di Sicilia|Sicilia]] e di [[Regno di Napoli|Napoli]], Ferdinando II, le città di [[Trani]], [[Brindisi]], [[Otranto]], [[Gallipoli (Italia)|Gallipoli]] e gli altri porti pugliesi occupati dai Venezianiveneziani di recente;
* a Ladislao II, Re d'[[Regno d'Ungheria (1000-1538)|Ungheria]], la [[Dalmazia]];
* a Papapapa Giulio II le città occupate dai veneziani in Romagna: [[Ravenna]], [[Cervia]], Rimini, Faenza e [[Forlì]];
* ad [[Alfonso I d'Este|Alfonso I]], duca di [[Ducato di Ferrara|Ferrara]], il [[Polesine]], che era stato conquistato dai veneziani nel 1481;
* a [[Francesco II Gonzaga|Francesco II]], [[Marchesato di Mantova|marchese]] di [[Mantova]], le città di [[Peschiera del Garda|Peschiera]], [[Asola (Italia)|Asola]] e [[Lonato del Garda|Lonato]],<ref>{{Cita|Marocchi, 2010|p. 19}}.</ref> lungo i confini veronesi e [[brescia]]ni del marchesato;
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Grazie all'uscita di scena delle truppe svizzere, l'esercito francese fu libero di marciare a sud, nel cuore d'Italia. Ai primi di ottobre, [[Carlo II d'Amboise]] si mosse su Bologna dividendo le forze papali, e il 18 ottobre si trovò a pochi chilometri dalla città. Giulio ora si rese conto che i bolognesi erano apertamente ostili al papato e non avrebbero offerto alcuna resistenza ai francesi. Lasciato solo con un distaccamento di cavalleria veneziana, fece ricorso alla scomunica di d'Amboise, che nel frattempo fu convinto dall'ambasciatore inglese a evitare di attaccare la persona del Papa e così si ritirò a Ferrara.<ref>{{cita|Norwich, 1989|p. 417|Norwich, 1989}}.</ref>
 
[[File:La Resa di Mirandola (1810).JPG|miniatura|sinistra|La resa di [[Mirandola]] a [[papa Giulio II]] dopo il [[Assedio della Mirandola (1510)|lungo assedio del 1510]]. (Olioolio su tela di [[Raffaello Tancredi]], 1890)]]
 
La Francia rispose alla scomunica di d'Amboise convocando a settembre un [[Concilio di Tours (1510)|concilio a Tours]], per affermare l'illegittimità della partecipazione del Papa a una guerra per motivi temporali. Venne programmata anche la convocazione di un futuro concilio ecumenico per discutere della questione, ma il 20 settembre la corte pontificia, indifferente al problema, giunse a Bologna per portare guerra al duca di Ferrara.<ref name="Pellegrini_A">{{cita|Pellegrini, 2009|p. 126}}.</ref> Il 12 luglio i rinforzi francesi furono costretti alla ritirata, consentendo al Papa di prendere [[Sassuolo]], [[Concordia sulla Secchia|Concordia]] e, nei primi giorni dell'anno successivo, anche [[Mirandola]], dopo un [[Assedio della Mirandola (1510)|lungo assedio]] a cui partecipò lo stesso Giulio II nonostante l'età avanzata.<ref name="Pellegrini" />
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Dopo la sconfitta di Marignano, la lega non possedette più la capacità o la volontà di continuare la guerra. Francesco avanzò verso Milano, conquistando la città il 4 ottobre e rimuovendo gli Sforza dal trono. Nel mese di dicembre incontrò Papa Leone X a Bologna: il Papa, che nel frattempo era stato abbandonato dal resto dei suoi mercenari svizzeri, riconsegnò Parma e Piacenza a Francesco I e Modena e Reggio al [[ducato di Ferrara|Duca di Ferrara, Modena e Reggio]].<ref>{{cita|Guicciardini|libro XII, pp. 369-372}}.</ref> In cambio, Leone ricevette garanzie di una non interferenza francese verso il suo attacco contro il [[Ducato di Urbino]]. Infine, il [[trattato di Noyon]], firmato da Francesco e [[Carlo V d'Asburgo|Carlo I di Spagna]] nel mese di agosto 1516, riconobbe le pretese francesi su Milano e quelle spagnole su Napoli, estromettendo lo stato iberico dalla guerra.<ref>{{cita|Tenenti e Tucci, 1996|p. 290}}.</ref>
 
Massimiliano resistette e fece un ulteriore tentativo di invadere la Lombardia. Il suo esercito riuscì a raggiungere Milano prima di tornare indietro e, a dicembre 1516, entrò in trattative con Francesco. I trattati di Noyon del 13 agosto 1516 e di [[Bruxelles]] posero fine alla guerra, non solo comportando l'accettazione dell'occupazione francese di Milano, ma confermando anche le richieste veneziane per il resto dei possedimenti imperiali in Lombardia (con l'eccezione di Cremona), facendo sostanzialmente tornare la mappa dell'Italia allo ''[[status quo]]'' precedente il conflitto.<ref>{{cita|Norwich, 1989|p. 432|Norwich, 1989}}.</ref> Con il [[Trattatotrattato di Friburgo]] del 29 novembre 1516, la cosiddetta "Pace perpetua", Francia e Confederazione Elvetica firmarono un trattato di pace e sostanziale neutralità reciproca che sarebbe durato per 300 anni.<ref>{{cita libro|autore=Gaetano Moroni|titolo=Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica...|anno=1855|isbn=no|pagina=99|url=https://books.google.it/books?id=koTLoSd5oeoC&pg=PA99&dq=trattato+di+friburgo+pace+perpetua&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwivsKSZo_XiAhWRy6QKHf12DNcQ6AEINDAC#v=onepage&q=trattato%20di%20friburgo%20pace%20perpetua&f=false}}.</ref> La pace in Italia, però, sarebbe durata solo quattro anni: l'elezione di [[Carlo I di Spagna]] come Imperatore del Sacro Romano Impero nel 1519 (con il nome di Carlo V) portò Francesco, che desiderava l'incoronazione per sé stesso, a dare il via alla [[guerra d'Italia del 1521-1526]]. Così si riaccesero le guerre d'Italia del XVI secolo che sarebbero continuate fino al 1530 senza interruzioni significative.<ref>{{Treccani|/il-rinascimento-politica-e-cultura-tra-pace-e-guerra-le-forme-del-potere-venezia-e-la-politica-italiana-1454-1530_(Storia-di-Venezia)/|Il Rinascimento. Politica e cultura - Tra pace e guerra. Le forme del potere: VENEZIA E LA POLITICA ITALIANA: 1454-1530}}</ref>
 
== Note ==