Lucien Rebatet: differenze tra le versioni

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Arrestato l'8 maggio [[1945]], viene giudicato il 18 novembre [[1946]], condannato a morte, e poi, finalmente, graziato e inviato ai lavori forzati a vita a [[Clairvaux]]. Durante la detenzione termina un romanzo iniziato a Sigmaringen: ''[[Les Deux Etendards]]'' pubblicato da [[Gallimard]]. Quest'opera, considerata di gran qualità,<ref>[[George Steiner]] giudica l'autore "Questo assassino, questo cacciatore di ebrei, di combattenti della Resistenza e di gollisti", ma nondimeno reputa quest'opera "uno dei capolavori nascosti del nostro tempo, un libro di inesauribile umanità, traboccante di musica, d'amore, di comprensione profonda del dolore". {{cita libro|titolo=Letture|autore=George Steiner|editore=Garzanti|anno=2010}}</ref> sarà in gran parte ignorata dalla critica, anche dopo la sua ristampa nel [[1991]]. I protagonisti sono due giovani studenti, Régis e Michel, che si contendono una donna, Anne-Marie. Il primo farà il sacerdote, mentre il secondo rappresenta l'autore. La vicenda si sviluppa tra riflessioni filosofiche, teologiche ed ideologiche.<ref>{{cita libro|titolo=I due stendardi|autore=Lucien Rebatet|editore=Settecolori|anno=2021}}</ref>
 
Liberato il 16 luglio [[1952]] e in un primo tempo agli arresti domiciliari, Lucien Rebatet ritorna a Parigi nel [[1954]]. Un altro romanzo ''Les Epis Murs'' è piuttosto ben accolto. Il romanzo seguente, ''Margot l'enragée'', rimarrà inedito, non essendo l'autore soddisfatto. Riprende la sua attività di giornalista e nel [[1958]] lavora per il settimanale ''[[Rivarol]]''. Nel [[1965]], in occasione delle elezioni presidenziali, contro [[Charles de Gaulle|De Gaulle]], sostiene al primo turno il candidato della destra [[Jean-Louis Tixier-Vignancour]], poi, al secondo, [[François Mitterrand]]. Questa scelta è dovuta adal antigollismosuo anti[[gollismo]], ma anche alla fedeltà all'ideale europeo, tale che Rebatet è ormai pronto a transigere con la democrazia, la sola capace d'unificare l'[[Europa]] dopo la disfatta del [[fascismo]]. In seguito diventa redattore di ''[[Valeurs actuelles]]''. Fino alla fine resterà fedele al fascismo, benché sostenga sempre meno l'[[antisemitismo]], data la legislazione in vigore (il [[decreto legge]] Marchandeu del 21 aprile [[1939]], che vietava la provocazione all'odio razziale, era stato rimesso in vigore nel 1944), ma anche per un mutato punto di vista sugli Ebrei: pur non rinnegando i suoi attacchi antisemiti negli anni precedenti al 1945, non può impedirsi di rispettare la nuova Nazione israeliana, in guerra contro gli [[Arabi]].
 
Nel [[1969]] pubblica ''Une histoire de la musique'', la sua opera meno politica e più conosciuta, che rimane come un autentico libro di riferimento, benché i giudizi espressi tanto sui compositori che sulle opere siano spesso improntati alla soggettività del loro autore, in particolar modo per ciò che concerne la tradizione lirica francese (giudizi su [[Daniel Auber|Auber]], [[Charles Gounod|Gounod]], [[Ambroise Thomas|Thomas]], [[Georges Bizet|Bizet]], [[Ernest Reyer|Reyer]], [[Jules Massenet|Massenet]], [[Camille Saint-Saëns|Saint-Saëns]], [[Alfred Bruneau|Bruneau]], [[Marc-Antoine Charpentier|Charpentier]] ecc., e in modo assai comprensibile da parte dell'autore su [[Giacomo Meyerbeer|Meyerbeer]] e [[Jacques Fromental Halévy|Halévy]], che vede il suo capolavoro ''[[La Juive]]'' (''L'ebrea'') qualificato come "razzista", il che non manca d'ironia).