Presbitero: differenze tra le versioni

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Nella gerarchia cattolica il ''presbiterato'' è il secondo grado del sacramento dell'[[ordine sacro|Ordine]] (che si articola, appunto, nei tre gradi del ''[[diacono|diaconato]]'', del ''presbiterato'' e dell'''[[vescovo|episcopato]]'')<ref name="lg28">[[Lumen Gentium]] [http://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_const_19641121_lumen-gentium_it.html 28]</ref>.
 
== StoriaChiese primitive ==
=== Nella Chiesa antica ===
In alcuni testi del [[Nuovo Testamento]] si usa il termine "anziani" (''presbýteroi'') per riferirsi ai membri di una sorta di consiglio che, sul modello delle [[comunità ebraica|comunità ebraiche]] della [[diaspora ebraica|diaspora]], amministrava una singola [[Chiesa (Bibbia)|chiesa locale]]. Il sostantivo ''presbýteros'', tuttavia, non compare mai con questo significato nei [[vangeli canonici]], né nelle [[Lettere di Paolo#Lettere autentiche|lettere sicuramente autentiche]] del [[Lettere di Paolo|''corpus'' paolino]].
 
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È interessante il fatto che nei primi tre secoli, quando si parlava di presbiteri, lo si facesse sempre al plurale, e mai al singolare: si trattava sempre di un collegio.
[[File:ET Axum asv2018-01 img03 Abba Pentalewon.jpg|thumb|upright=0.8|Prete della [[Chiesa ortodossa etiope]]]]
 
=== Tarda antichità ===
[[File:ET Axum asv2018-01 img03 Abba Pentalewon.jpg|thumb|upright=01.80|Prete della [[Chiesa ortodossa etiope]]]]
Terminata l'epoca della [[persecuzione dei cristiani nell'Impero romano]], quando non era più in atto uno scontro dei cristiani né con il mondo [[paganesimo|pagano]] [[impero romano|romano]] né con l'[[ebraismo]] (ormai estremamente marginalizzato dopo le [[guerre giudaiche]]), si cominciò a usare anche la parola "[[sacerdote|sacerdoti]]" per indicare dapprima i vescovi (in [[Ambrogio di Milano]] "sacerdote" è solo il vescovo), e poi i presbiteri. Fino a quell'epoca, invece, la parola "sacerdote" era stata usata in ambito cristiano solo per parlare di Cristo o del popolo dei fedeli nel suo complesso (quello che oggi verrebbe chiamato "sacerdozio comune dei fedeli" o sacerdozio [[battesimo|battesimale]]).
 
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Dopo il crollo dell'Impero Romano e un primo periodo di smarrimento, la chiesa cristiana in Occidente rinforzò la propria autoconsapevolezza di garante della civiltà terrena, oltre che della predicazione evangelica. Da questa visione globale di "spirituale" e "materiale" sarebbe nato il concetto tipicamente [[medioevo|medievale]] di ''[[cristianità]]'', intesa come tentativo di creare una società coercitivamente cristiana.
 
===Alto Medioevo ===
{{Vedi anche|Alto medioevo}}
Soprattutto nell'[[Alto Medioevo]] la ''Regola pastorale'' di [[Gregorio Magno]] fu in Occidente il principale documento normativo per il clero, esattamente come la [[Regola benedettina]] lo era per il monachesimo. L'influsso della ''Regola pastorale'' sarebbe continuato lungo tutto il Medioevo: al momento di emettere leggi che riguardavano i preti, la citarono esplicitamente i [[concilio|concili]] di [[Magonza]] ([[813]]), [[Concilio di Tours (813)|Tours]] (813), [[Reims]] (813), [[Concilio di Aquisgrana|Aquisgrana]] ([[816]]).
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[[Carlo Magno]] fece istituire presso le sedi episcopali e monasteriali delle scuole dove si preparavano i futuri presbiteri, ma anche i laici colti: la [[Schola palatina (Aquisgrana)|schola palatina di Aquisgrana]], quelle monastiche di [[Fulda]], [[Corbie]], [[San Gallo]], Tours.
 
=== La riforma gregoriana e il Basso Medioevo ===
{{Vedi anche|Riforma gregoriana|Basso medioevo}}
 
Nonostante i tentativi di riforma dell'epoca carolingia, nei secoli centrali del Medioevo la qualità morale e culturale della vita del clero decadde rapidamente. In questo contesto, alcuni monaci (dapprima [[cluniacensi]], poi [[cisterciensi]] e [[camaldolesi]]), che giunsero anche a ricoprire posizioni di autorità nella chiesa, tentarono di imporre una riforma del clero che si ispirava sempre di più a modelli monastici ([[Pier Damiani]], [[papa Gregorio VII]]).
 
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Il [[XIII secolo]] si segnalò per la nascita degli [[Ordini mendicanti]] e per l'apogeo della [[Scolastica (filosofia)|filosofia scolastica]]. Gli Ordini, in questo periodo, non si dedicarono direttamente alla formazione del clero secolare, ma il loro stile di vita e le loro campagne di predicazione ebbero una ricaduta anche sul clero, che talvolta si scontrò violentemente con i frati per la [[cura pastorale]] dei fedeli e la raccolta delle offerte, ma cominciò anche a ispirarsi proprio ai frati in alcuni aspetti del proprio ministero (per esempio si riscoprì la [[omelia|predicazione]] al popolo sul modello francescano e domenicano, mentre fino ad allora normalmente l'[[omelia]] liturgica non era altro che un brano di autori del passato letto in latino durante il culto). D'altronde, molto presto diversi vescovi e papi cominciarono ad essere eletti proprio dalle file degli ordini mendicanti, e inevitabilmente nelle loro direttive tendevano a uniformare sempre più la vita del clero sul modello di quella dei frati.
 
=== RiformaNella protestanteChiesa ecattolico-romana dalla controriforma cattolicaai giorni nostri ===
=== Controriforma cattolica ===
{{Vedi anche|Riforma protestante|Controriforma}}
Tra le sueloro accuse contro le pessime condizioni del cristianesimo al suoloro tempo, [[Martin Lutero]], [[Giovanni Calvino]] e gli altri riformatori mettevamettevano in rilievo anche la mancanza di preparazione culturale del clero e il suo basso livello morale. In realtà, diversi tentativi di riforma (la cosiddetta "riforma cattolica prima della Riforma", di cui parlavaha scritto soprattutto lo storico del cristianesimo [[Hubert Jedin]]) erano stati posti in atto già prima del [[XVI secolo]] (nel [[Regno di Castiglia]], per esempio, il vescovo [[Francisco Jiménez de Cisneros]] aveva tentato di porre al centro della vita dei preti l'attenzione pastorale verso i fedeli), ma non erano riusciti a cambiare le condizioni generali in cui versava il clero cattolico.
 
DiIn fattoeffetti, l'accusa didei Luteroprimi e di [[Giovanni Calvino|Calvino]]riformatori toccava un nervo scoperto della chiesa cattolico-romana, etanto che con il [[Concilio di Trento]] si istituzionalizzò e si uniformò un modello di formazione dei preti: il [[seminario]].
Tra le sue accuse contro le pessime condizioni del cristianesimo al suo tempo, [[Martin Lutero]] metteva in rilievo anche la mancanza di preparazione culturale del clero e il suo basso livello morale. In realtà, diversi tentativi di riforma (la cosiddetta "riforma cattolica prima della Riforma", di cui parlava soprattutto [[Hubert Jedin]]) erano stati posti in atto già prima del [[XVI secolo]] (nel [[Regno di Castiglia]], per esempio, il vescovo [[Francisco Jiménez de Cisneros]] aveva tentato di porre al centro della vita dei preti l'attenzione pastorale verso i fedeli), ma non erano riusciti a cambiare le condizioni generali in cui versava il clero cattolico.
 
Di fatto, l'accusa di Lutero e di [[Giovanni Calvino|Calvino]] toccava un nervo scoperto della chiesa cattolico-romana, e con il [[Concilio di Trento]] si istituzionalizzò e si uniformò un modello di formazione dei preti: il [[seminario]].
 
Ancora una volta, tuttavia, veniva scelto per i preti un percorso formativo preso in "prestito" da altri tipi di esperienze religiose: dopo quello dei monaci (nella [[riforma dell'XI secolo]]) e quello dei frati (nel basso Medioevo), con la [[Controriforma]] si ritenne che il modello migliore per il clero fosse quello delle [[congregazione religiosa|congregazioni]] recentemente fondate, in particolare quella dei [[gesuiti]]. Il seminario [[Milano|milanese]] di [[Carlo Borromeo]], per esempio, affidato direttamente ai gesuiti che vi imposero uno stile di vita tutto improntato sulla [[spiritualità]] [[Ignazio di Loyola|ignaziana]], diventò ben presto un modello cui molte altre [[diocesi]] si ispiravano.
 
Il seminario [[Concilio di Trento|tridentino]] si caratterizzava per il fatto di essere vicino alla [[cattedrale]] (in modo che il vescovo potesse partecipare alla vita dei seminaristi ed esercitare un controllo diretto) e per essere ancora abbastanza aperto alla città (gli alunni potevano essere interni ma anche esterni se abitavano nelle vicinanze, e continuavano a partecipare alla vita religiosa e sociale della città).
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In questo modo, la parrocchia divenne una sorta di struttura amministrativa locale, in cui al parroco era riconosciuto un ruolo di vero e proprio funzionario pubblico; un ruolo che continuerà ad essere riconosciuto ai preti anche nella prima fase della [[Rivoluzione francese]] (fase della [[Assemblea nazionale costituente|Costituente]] e della [[Assemblea legislativa (Rivoluzione francese)|Legislativa]]) e sotto l'[[Primo Impero francese|Impero napoleonico]].
 
=== I secoliSecoli XIX e [[XX secolo|XX]] ===
La formazione e la vita concreta del clero furono influenzate, ovviamente, dalle vicende storiche, che a partire dalla fine del [[XVIII secolo|Settecento]] cominciarono a marcare una divisione tra religione e vita civile (si spezzava definitivamente l'ideale della [[Cristianità#La cosiddetta .22cristianit.C3.A0 medievale.22|cristianità medievale]], già messo in forte crisi dalla Riforma e dalle successive [[guerre di religione]]). Di fronte alla [[soppressione della Compagnia di Gesù]] ([[1773]]), alla [[Rivoluzione francese]], ai tentativi [[Napoleone Bonaparte|napoleonici]] di regolare e razionalizzare i rapporti tra Stato e Chiesa (arresto di [[papa Pio VII]], stipula dei [[Concordato|concordati]]), alle rivoluzioni [[liberalismo|liberali]] con la conseguente caduta dello [[Stato Pontificio]] ([[1870]]), la chiesa cattolica si arroccò sempre più in un sistema difensivo, per salvare almeno la purezza della fede (si pensi agli atteggiamenti dei papi [[Pio IX]] e [[Pio X]]).
 
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Nonostante ripetuti pronunciamenti del magistero, continua dunque ad essere presente un dissenso, sia teologico che di base, nei confronti del rifiuto della Chiesa cattolico-romana di [[Sacerdozio femminile|ordinare donne al presbiterato]].
 
===Inquadramento giuridico nella Chiesa cattolica cattolico-romana contemporanea===
[[File:Priests rome.jpg|thumb|Preti cattolici a [[Roma]]]]
Lo statuto teologico del presbitero è quello della partecipazione al [[Ministero (cristianesimo)|ministero]] del vescovo, come collaborazione al servizio del [[Vangelo]]. Il presbiterato è il secondo grado del [[sacramento]] dell'[[Ordine sacro]], che secondo la dottrina della [[Chiesa cattolica]] fu istituito dallo stesso [[Gesù]]<ref name="lg28" />.
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Nel [[rito latino]], il presbitero diocesano, già al momento della sua precedente ordinazione diaconale, ha fatto una "promessa di [[celibato]]", mentre il religioso presbitero ha già emesso, al momento della [[professione solenne|professione perpetua]], il "[[voto di castità]]".
 
==== Terminologia e paramenti liturgici ====
=== Distintivi propri ===
[[File:Template-Priest.svg|thumb|[[Araldica ecclesiastica|Stemma araldico]] di un presbitero cattolico]]
Con il [[Concilio Vaticano II]] (soprattutto nel decreto [[Presbyterorum Ordinis]]) si è confermato l'uso antico della parola "presbitero", e i documenti dello stesso [[Concilio ecumenico|Concilio]] preferiscono abitualmente questa parola a quella più "ambigua" di ''sacerdote'' (ambigua perché nella Chiesa cattolica la parola ''sacerdote'' designa anche, e soprattutto, il vescovo<ref>La costituzione ''[[Lumen gentium]]'', per esempio, utilizza ''sacerdotes'' soltanto in riferimento ai vescovi e non ai presbiteri: {{citazione|I vescovi, dunque, con l'aiuto dei presbiteri e dei diaconi si son fatti carico del servizio della comunità, presiedendo in luogo di Dio il gregge, del quale sono pastori, come maestri di dottrina, ''sacerdoti del sacro culto'', ministri di governo.|[[Lumen gentium]], num. 20|Episcopi igitur communitatis ministerium cum adiutoribus presbyteris et diaconis susceperunt, loco Dei praesidentes gregi, cuius sunt pastores, ut doctrinae magistri, '''sacri cultus sacerdotes,''' gubernationis ministri.|lingua=la}}</ref>). D'altronde, l'italiano "prete" non è altro che una corruzione, per la precisione una [[sincope (linguistica)|sincope]] tipica della lingua parlata, del termine "presbitero", che invece è resistito in ambiti più specialistici quali la liturgia o il diritto canonico.