Presbitero: differenze tra le versioni
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Con il proprio rinnovamento [[ecclesiologia|ecclesiologico]], il concilio Vaticano II tentò di imprimere un nuovo impulso anche al clero cattolico. Si sottolineò molto più che in precedenza l'aspetto della comunione ecclesiale: il presbitero non era più visto come figura individuale, ma spiccatamente comunitaria (agente principale della [[cura pastorale]] non è più il singolo, ma un soggetto comunitario: tutto il presbiterio diocesano insieme con il vescovo).
Ugualmente, nei decenni tra la fine del XX e l'inizio del [[XXI secolo]] si è cercato di elaborare nuovi modelli nel rapporto tra presbiteri e [[laicato|laici]], mentre nuove istanze sono state avanzate alle autorità cattoliche da parte di correnti di [[contestazione]]: valorizzazione dell'esperienza dei [[preti operai]] e abolizione di uno stipendio versato al ministro da parte dello Stato o della diocesi, abolizione dell'obbligo del celibato e l'[[Critiche alla Chiesa cattolica#Sacerdozio femminile|ammissione delle donne]] al ministero presbiterale
Bisogna registrare che, di fronte a queste richieste, la reazione delle autorità centrali o periferiche della Chiesa cattolico-romana è sempre stata di chiusura pressoché totale. [[Giovanni Paolo II]] nella [[lettera apostolica]] "''Ordinatio sacerdotalis''" del [[1994]] ha tra l'altro dichiarato che la Chiesa cattolica non ha facoltà di conferire alle donne l'ordinazione sacerdotale, con una sentenza da ritenere definitiva da tutti i fedeli<ref>[http://www.vatican.va/holy_father/john_paul_ii/apost_letters/documents/hf_jp-ii_apl_22051994_ordinatio-sacerdotalis_it.html ORDINATIO SACERDOTALIS]</ref>. Anche il valore di quest'atto, tuttavia, rimane controverso, visto che alcuni i teologi cattolico-romani non riconoscono in esso una dichiarazione ''[[ex cathedra]]'' secondo le norme del [[Concilio Vaticano I]] e quindi con prerogative di [[infallibilità papale|infallibilità]].
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