Palazzo Davanzati: differenze tra le versioni

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==Storia==
[[File:Palazzo davanzati 1880.jpg|thumb|Il palazzo nel [[1880]], con le botteghe al piano terra]]
 
Il palazzo rappresenta un ottimo esempio di [[architettura]] residenziale fiorentina del [[XIV secolo|'300]]Trecento, costruito verso la metà del secolo dalla famiglia Davizzi, mercanti benestanti dell'[[arte di Calimala]] (o dei mercantiMercantanti),. fuFu inresidenza seguitodegli vendutoUfficiali della Decima (l'ufficio che raccoglieva le denunce delle proprietà private per l'applicazione delle tasse), poi passò nel [[1516]] alla famigliaai [[bartolini Salimbeni|Bartolini]], ricchie membrida dell'[[Artequesti delfu Cambio]], e infinevenduto nel [[1578]] a [[Bernardo Davanzati]], altrettantofamoso riccostorico e mercanteletterato, nonchéla importantecui economista,famiglia agronomo,si eruditoestinse enel storico italiano1838. FuIl luipalazzo che fece apporre lo stemmagodette di famigliaun checerto sisplendore vedealla sullafine facciatadel eSettecento fecequando anche costruireospitò l'[[altanaAccademia degli Armonici]], (terrazzaalla aquale loggia)parteciparono alcompositori terzocome piano,[[Luigi alCherubini]] posto dell'originariae [[merlaturaPietro Nardini]] tipica delle case-torri medievali.
 
NelQuando 1902<ref>l''Letteraultimo diesponente Prezzolinidei aDavanzati, Papini 9PPr''Carlo, datatasi Firenzesuicidò nel 1838, 29l'immobile novembrefu [[1902]];poco dopo suddiviso in: Giovannipiù Papini,quartieri [[Giuseppee Prezzolini]]soffrì, ''Carteggio.oltre Ia svariate manomissioni, 1900–1907.di Dagliun «Uominiprogressivo Liberi»abbandono, allafatta fineeccezione delper «Leonardo»'',alcuni [[Edizioniinterventi di Storiarestauro epromossi Letteratura]],attorno 2003,al n.1884 93,dalla pproprietà Orfei. 216.</ref>Nel 1902, una stanza del palazzo fu presa in affitto da [[Giovanni Papini]] e [[Giuseppe Prezzolini]], insieme a [[Giovanni Costetti]], [[Adolfo De Carolis]], [[Alfredo Bona]], [[Ernesto Macinai]], [[Giuseppe Antonio Borgese]], per fondarvi la [[rivista letteraria]] ''[[Leonardo (rivista)|Leonardo]]''<ref>[[Giovanni Papini]], ''Palazzo Davanzati'', in: ''Id.'', ''[[Un uomo finito]]'', 1913, p. 80.</ref>, edita dalla [[Vallecchi]], di cui furono pubblicati 25 fascicoli, dal 4 gennaio [[1903]] all'agosto [[1907]]<ref>[[Giovanni Papini]], ''Palazzo Davanzati'', in: ''Id.'', ''[[Un uomo finito]]'', 1913, p. 81.</ref>. Fu proprio Papini a testimoniare lo stato di degrado dell'edificio nelle pagine di ''Un uomo finito'': «tutto sudicio e buio, colle scale mezze rovinate, i muri graffiati; i ballatoi murati a metà e il gran cortile pieno di svolte a sghembo, d'angoli pisciosi e di casse abbandonate»<ref>''Lettera di Prezzolini a Papini 9PPr'', datata Firenze, 29 novembre [[1902]]; in: Giovanni Papini e [[Giuseppe Prezzolini]], ''Carteggio. I, 1900–1907. Dagli «Uomini Liberi» alla fine del «Leonardo»'', [[Edizioni di Storia e Letteratura]], 2003, n. 93, p. 216.</ref>.
Il palazzo godette di un certo splendore alla fine del Settecento quando ospitò l'[[Accademia degli Armonici]], alla quale parteciparono compositori come [[Luigi Cherubini]] e [[Pietro Nardini]].
Il palazzo appartenne alla famiglia di Bernardo
Davanzati fino al [[1838]] quando, Carlo, ultimo esponente della famiglia, si suicidò. L'edificio fu allora suddiviso in quartieri e subì varie modifiche strutturali interne.
 
Nel [[1904]] l'immobile, scampato per poco alle [[risanamento di Firenze|demolizioni ottocentesche]], fu acquistato dall'antiquario [[Elia Volpi]] edche lo restaurò con complessi lavori durati cinque anni, esaltandone i caratteri propri della residenza trecentesca, arredandolo di conseguenza, in seguitomodo restauratoda edcostituire arredatouno secondoscenario loadatto stileall'esposizione trecentescodelle molte opere d'arte raccolte. Fu in questo periodo che vennero recuperate numerose decorazioni murali antiche, restaurate e integrate dal pittore Silvio Zanchi. Nel [[1910]] Volpi ne fece la sede della sua galleria antiquaria e lo aprì al pubblico per la prima volta come museo privato "della Casa Fiorentina antica", che fu subito molto amato dai collezionisti stranieri e dai viaggiatori, che spesso lo visitavano per prendere spunto per l'arredo delle loro abitazioni<ref>TCI, ''Guida d'Italia, Firenze e provincia'', cit., pag. 246.</ref>. Nel [[1916]] Volpi organizzò una memorabile [[Asta (compravendita)|asta]] a [[New York]], dove vendette con grande profitto l'intero mobilio del palazzo: l'evento è ricordato come un'importante tappa per la diffusione del gusto neorinascimentale negli Stati Uniti.
Nel 1902<ref>''Lettera di Prezzolini a Papini 9PPr'', datata Firenze, 29 novembre [[1902]]; in: Giovanni Papini, [[Giuseppe Prezzolini]], ''Carteggio. I, 1900–1907. Dagli «Uomini Liberi» alla fine del «Leonardo»'', [[Edizioni di Storia e Letteratura]], 2003, n. 93, p. 216.</ref>, una stanza del palazzo fu presa in affitto da [[Giovanni Papini]] e [[Giuseppe Prezzolini]], insieme a [[Giovanni Costetti]], [[Adolfo De Carolis]], [[Alfredo Bona]], [[Ernesto Macinai]], [[Giuseppe Antonio Borgese]], per fondarvi la [[rivista letteraria]] ''[[Leonardo (rivista)|Leonardo]]''<ref>[[Giovanni Papini]], ''Palazzo Davanzati'', in: ''Id.'', ''[[Un uomo finito]]'', 1913, p. 80.</ref>, edita dalla [[Vallecchi]], di cui furono pubblicati 25 fascicoli, dal 4 gennaio [[1903]] all'agosto [[1907]]<ref>[[Giovanni Papini]], ''Palazzo Davanzati'', in: ''Id.'', ''[[Un uomo finito]]'', 1913, p. 81.</ref>.
 
Nel [[1920]] la casa era stata riarredata e di nuovo il mobilio fu oggetto di vendita nel [[1924]], ma questa volta invece di andare disperso venne acquistato dagli antiquari di origine egiziana Vitale e Leopoldo Bengujat, che affittarono anche l'edificio e di lì a poco lo acquistarono ([[1926]]), facilitati da una serie di sfortune commerciali del Volpi. Nel [[1934]] l'arredo venne venduto all'asta e acquistato dalla Spanish Art Gallery.
Nel [[1904]] l'immobile, scampato per poco alle [[risanamento di Firenze|demolizioni ottocentesche]], fu acquistato dall'antiquario [[Elia Volpi]] ed in seguito restaurato ed arredato secondo lo stile trecentesco. Nel [[1910]] lo aprì al pubblico per la prima volta come museo privato "della Casa Fiorentina antica", che fu subito molto amato dai collezionisti stranieri e dai viaggiatori, che spesso lo visitavano per prendere spunto per l'arredo delle loro abitazioni<ref>TCI, ''Guida d'Italia, Firenze e provincia'', cit., pag. 246.</ref>. Nel [[1916]] Volpi organizzò una memorabile [[Asta (compravendita)|asta]] a [[New York]], dove vendette con grande profitto l'intero mobilio del palazzo: l'evento è ricordato come un'importante tappa per la diffusione del gusto neorinascimentale negli Stati Uniti.
 
Successivamente, "allo scoppio della seconda guerra mondiale, il palazzo, oramai di proprietà di un gruppo antiquario londinese, fu requisito e dato in gestione al [[Monte dei Paschi]]: fu adibito a ufficio di carte annonarie e di controllo dei consumi del Comune di Firenze; ufficio impianti elettrici delle Ferrovie dello Stato; Commissione provinciale di Censura. Alla fine della guerra il palazzo venne reso al proprietario e tramite il conte [[Alessandro Contini Bonacossi]] venne acquistato dallo Stato nel 1951"<ref>Mazzino Fossi</ref>.
Nel [[1920]] la casa era stata riarredata e di nuovo il mobilio fu oggetto di vendita nel [[1924]], ma questa volta invece di andare disperso venne acquistato dagli antiquari di origine egiziana Vitale e Leopoldo Bengujat, che affittarono anche l'edificio e di lì a poco lo acquistarono ([[1926]]). Nel [[1934]] l'arredo venne venduto all'asta e acquistato dalla Spanish Art Gallery.
 
Destinato a ospitare il Museo dell'Antica Casa Fiorentina, inaugurato nel 1956, il palazzo conobbe nuovi restauri diretti da Alfredo Barbacci, ed ebbe un nuovo arredamento per le cure di Filippo Rossi e [[Luciano Berti]], vedendo qui confluire dipinti, arredi e oggetti d'uso domestico dal [[Museo Nazionale del Bargello]], dalle Gallerie fiorentine e da donazioni di privati.
Nel [[1951]] il palazzo fu acquistato dallo [[Italia|Stato Italiano]] che lo adibì definitivamente a museo, con mobili, dipinti e oggetti provenienti in parte da altri musei fiorentini e in parte da acquisti e donazioni ricevute. Nel [[1956]] il museo venne riaperto con un allestimento che cercava di ricreare l'atmosfera di un'abitazione privata.
 
A causa di gravi dissesti alla struttura il museo è stato chiuso nel 1995 e la fabbrica interessata da un complesso intervento di consolidamento diretto dall'architetto Laura Baldini e quindi da Fulvia Zeuli con la consulenza dell'ingegnere Leonardo Paolini, fino alla progressiva riapertura degli ambienti a partire dal 2007 fino al giugno 2009.
Dalla fine degli [[Anni 1990|anni '90]] è oggetto di un lungo e delicato restauro. Nel [[2005]] è stato riaperto il pianterreno e il primo piano, mentre l'11 giugno [[2009]] è stato riaperto completamente.
 
Nell'insieme, nonostante i molti rimaneggiamenti, il palazzo rimane un esempio tra i più significativi delle dimore signorili fiorentine del Trecento, anche grazie ai serramenti, alle campanelle da cavallo e ai ferri di stanga, ovviamente frutto delle integrazioni moderne e comunque più che plausibili.
Architettura esterna
Il palazzo non godette di fama architettonica, perché considerato non-armonioso a causa della facciata alta e stretta. Essa presenta un rivestimento in [[pietra arenaria]] con tre grandi portici al piano terreno e tre file di ampie [[monofore]], ad arco ribassato, che illuminano i saloni e sono sottolineate da [[cornici marcapiano]]. L'altana cinquecentesca all'ultimo piano presenta una serie di colonnine sulle quali poggia la gronda aggettante.
 
==Descrizione==
Sulla facciata si trova lo stemma dei Davanzati e sono ancora presenti numerosi ''erri'' (decorazioni a forma di erre) e altre strutture di ferro che avevano varie funzioni strutturali e decorative: per esempio vi si potevano collocare drappi colorati, panni a stendere o gabbie con uccellini. Ai lati delle finestre si vedono ancora i ferri porta fiaccole o bandiere.
==Esterno==
Il fronte della fabbrica si presenta stretto e alto, segnato al piano terreno [[bugnato]] in [[pietra arenaria]] da tre ampi fornici, e ai tre piani superiori da cinque assi di finestre centinate ad arco ribassato, che illuminano i saloni e sono sottolineate da [[cornici marcapiano]]. In alto è una grande loggia (del Cinquecento) coperta da un tetto molto sporgente. Sempre del Cinquecento è il grande scudo con arme dei [[Davanzati]] posto al centro della facciata (già supposto dalla tradizione come quattrocentesco e ricondotto all'arte di [[Donatello]], ma in realtà dell'epoca di Bernardo Davanzati). Sulla facciata sono presenti numerosi ''erri'' (decorazioni a forma di erre) e altre strutture di ferro probabilmente neomedievali, che in origine avevano varie funzioni strutturali e decorative: per esempio vi si potevano collocare drappi colorati, panni a stendere o gabbie con uccellini. Ai lati delle finestre si vedono ancora i ferri portafiaccole o portabandiere.
 
Il palazzo non godette di fama architettonica, perché considerato poco armonioso a causa della facciata alta e stretta.
 
==Interni==