Palazzo Davanzati: differenze tra le versioni

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Quando l'ultimo esponente dei Davanzati, Carlo, si suicidò nel 1838, l'immobile fu poco dopo suddiviso in più quartieri e soffrì, oltre a svariate manomissioni, di un progressivo abbandono, fatta eccezione per alcuni interventi di restauro promossi attorno al 1884 dalla proprietà Orfei. Nel 1902, una stanza del palazzo fu presa in affitto da [[Giovanni Papini]] e [[Giuseppe Prezzolini]], insieme a [[Giovanni Costetti]], [[Adolfo De Carolis]], [[Alfredo Bona]], [[Ernesto Macinai]], [[Giuseppe Antonio Borgese]], per fondarvi la [[rivista letteraria]] ''Leonardo]]''<ref>[[Giovanni Papini]], ''Palazzo Davanzati'', in: ''Id.'', ''[[Un uomo finito]]'', 1913, p. 80.</ref>, edita dalla [[Vallecchi]], di cui furono pubblicati 25 fascicoli, dal 4 gennaio [[1903]] all'agosto [[1907]]<ref>[[Giovanni Papini]], ''Palazzo Davanzati'', in: ''Id.'', ''[[Un uomo finito]]'', 1913, p. 81.</ref>. Fu proprio Papini a testimoniare lo stato di degrado dell'edificio nelle pagine di ''Un uomo finito'': «tutto sudicio e buio, colle scale mezze rovinate, i muri graffiati; i ballatoi murati a metà e il gran cortile pieno di svolte a sghembo, d'angoli pisciosi e di casse abbandonate»<ref>''Lettera di Prezzolini a Papini 9PPr'', datata Firenze, 29 novembre [[1902]]; in: Giovanni Papini e [[Giuseppe Prezzolini]], ''Carteggio. I, 1900–1907. Dagli «Uomini Liberi» alla fine del «Leonardo»'', [[Edizioni di Storia e Letteratura]], 2003, n. 93, p. 216.</ref>.
 
[[File:Illustrated catalogue of the exceedingly rare and valuable art treasures and antiquities formerly contained in the famous Davanzati Palace, Florence, Italy (1916) (14593709877).jpg|thumb|left|La sala del camino nel catalogo della vendita a incanto del 1916]]
Nel [[1904]] l'immobile, scampato per poco alle [[risanamento di Firenze|demolizioni ottocentesche]], fu acquistato dall'antiquario [[Elia Volpi]] che lo restaurò con complessi lavori durati cinque anni, esaltandone i caratteri propri della residenza trecentesca, arredandolo di conseguenza, in modo da costituire uno scenario adatto all'esposizione delle molte opere d'arte raccolte. Fu in questo periodo che vennero recuperate numerose decorazioni murali antiche, restaurate e integrate dal pittore Silvio Zanchi. Nel 1910 Volpi ne fece la sede della sua galleria antiquaria e lo aprì al pubblico per la prima volta come museo privato "della Casa Fiorentina antica", che fu subito molto amato dai collezionisti stranieri e dai viaggiatori, che spesso lo visitavano per prendere spunto per l'arredo delle loro abitazioni<ref>TCI, ''Guida d'Italia, Firenze e provincia'', cit., pag. 246.</ref>. Nel [[1916]] Volpi organizzò una memorabile [[Asta (compravendita)|asta]] a [[New York]], dove vendette con grande profitto l'intero mobilio del palazzo: l'evento è ricordato come un'importante tappa per la diffusione del gusto neorinascimentale negli Stati Uniti.
 
Nel [[1920]] la casa era stata riarredata e di nuovo il mobilio fu oggetto di vendita nel [[1924]], ma questa volta invece di andare disperso venne acquistato dagli antiquari di origine egiziana Vitale e Leopoldo Bengujat, che affittarono anche l'edificio e di lì a poco lo acquistarono (1926), facilitati da una serie di sfortune commerciali del Volpi. Nel [[1934]] l'arredo venne venduto all'asta e acquistato dalla Spanish Art Gallery.
 
Successivamente, "allo scoppio della seconda guerra mondiale, il palazzo, oramai di proprietà di un gruppo antiquario londinese, fu requisito e dato in gestione al [[Monte dei Paschi]]: fu adibito a ufficio di carte annonarie e di controllo dei consumi del Comune di Firenze; ufficio impianti elettrici delle Ferrovie dello Stato; Commissione provinciale di Censura. Alla fine della guerra il palazzo venne reso al proprietario e tramite il conte [[Alessandro Contini Bonacossi]] venne acquistato dallo Stato nel 1951"<ref>Mazzino Fossi</ref>.
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A causa di gravi dissesti alla struttura il museo è stato chiuso nel 1995 e la fabbrica interessata da un complesso intervento di consolidamento diretto dall'architetto Laura Baldini e quindi da Fulvia Zeuli con la consulenza dell'ingegnere Leonardo Paolini, fino alla progressiva riapertura degli ambienti a partire dal 2007 fino al giugno 2009.
 
Nell'insieme, nonostante i molti rimaneggiamenti, il palazzo rimane un esempio tra i più significativi delle dimore signorili fiorentine del Trecento, anche grazie ai serramenti, alle campanelle da cavallo e ai ferri di stanga, ovviamente frutto delle integrazioni moderne e comunque più che plausibili.
 
==Descrizione==