Conoscenza: differenze tra le versioni
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Una diffusa definizione di conoscenza la vuole come [[teoria della giustificazione]] della [[verità]] delle [[convinzione|convinzioni]]. Questa definizione, che deriva dal dialogo [[Platone|platonico]] [[Teeteto]], pone in primo piano l'importanza delle condizioni necessarie, anche se non sufficienti, affinché una affermazione possa rientrare nella conoscenza.
Non esiste un accordo universale su ciò che costituisce la conoscenza, la [[certezza]] e la verità. Si tratta di questioni ancora dibattute dai filosofi, dagli studiosi di [[scienza sociale|scienze sociali]] e dagli [[storia|storici]]. [[Ludwig Wittgenstein]] ha scritto un trattato "Della certezza"
== Distinzione tra ''conoscere la cosa'' e ''conoscere il come'' ==
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Per la maggior parte della storia della filosofia la parola "conoscenza" ha rappresentato la giustificazione di una convinzione come vera, cioè con certezza assoluta. Una convinzione giustificata con un grado di certezza anche appena inferiore veniva chiamata "opinione probabile". I filosofi definiscono spesso la conoscenza come una convinzione vera, giustificata; come già riportato in precedenza, lo studio della conoscenza in filosofia è affidato all'[[epistemologia]] (che si interessa della conoscenza come esperienza o scienza ed è quindi orientata ai metodi ed alle condizioni della conoscenza) ed alla [[gnoseologia]] (che si ritrova nella tradizione filosofica classica e riguarda i problemi a priori della conoscenza in senso universale).
ma come fare a mostrare che le nostre convinzioni costituiscono effettivamente una "conoscenza"? Sia la giustificazione sia l'evidenza sono caratteristiche epistemiche appartenenti a
== Scetticismo ==
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