Città di transizione: differenze tra le versioni
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Il concetto di transizione matura dal lavoro fatto da Rob Hopkins (esperto di [[permacultura]]) assieme agli studenti del Kinsale Further Education College, culminato in un saggio dal titolo ''Energy Descent Action Plan'' nel quale si analizzano approcci di tipo [[Resilienza (biologia)|resiliente]], multidisciplinare e creativo riguardo a produzione di [[energia]], [[salute]], [[educazione]], [[economia]] e [[agricoltura]], sotto forma di "road map" verso un futuro sostenibile per la città.
Uno degli studenti, Louise Rooney, ha poi ulteriormente sviluppato il concetto di città di transizione e lo ha presentato al consiglio comunale di [[Kinsale]], il quale con una storica decisione ha adottato il piano e lavora oggi alla propria [[indipendenza energetica]].
L'idea è stata poi riformulata ed espansa nel settembre 2006 per la città nativa di Hopkins, [[Totnes]], dove egli oggi vive. L'iniziativa ha avuto rapida diffusione e, a ottobre 2014, si segnalano oltre 2.000 comunità riconosciute ufficialmente da "Transition Network" in [[Regno Unito]], Irlanda, [[Australia]], [[Nuova Zelanda]] e [[Italia]].<ref name="affil"/><ref name="ilCambiamento.it">{{cita web|url=http://www.ilcambiamento.it/transition_town/transition_towns_2000.html|titolo=Transition Towns a quota 2000: «Ma è solo l’inizio» | Transition Town|sito=ilCambiamento.it|accesso=1/10/2014}}</ref> L'appellativo "[[città]]" rappresenta in realtà comunità di diverse dimensioni, da piccoli villaggi (Kinsale) a distretti ([[Penwith]]) fino a vere e proprie città ([[Brixton]]).
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