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[[File:Liberty department store London.jpg|miniatura|Facciata Tudor su Great Marlborough Street]]
'''Liberty''', comunemente noto come '''Liberty's''', è un [[Grande magazzino|grande magazzino
Il negozio è noto per individuare e sostenere i giovani designer all'inizio della loro carriera e molti marchi ora importanti sono stati disponibili per la prima volta al Liberty. Il negozio ha svolto un ruolo essenziale nella diffusione e divulgazione dello stile moderno (stile [[Art Nouveau]] britannico). Ciò continua la lunga reputazione di Liberty per la collaborazione con artisti e designer britannici.▼
▲'''Liberty''', comunemente noto come '''Liberty's''', è un [[Grande magazzino|grande magazzino di]] lusso a [[Londra]]. Si trova in Great Marlborough Street nel [[West End|West End di Londra]]. L'edificio si estende da [[Carnaby Street]] a est a Kingly Street a ovest, dove forma un arco di tre piani sopra l'ingresso nord del centro commerciale Kingly Street che ospita il Liberty Clock al centro. Liberty è conosciuto in tutto il mondo per il suo stretto legame con l'arte e la cultura, è famoso soprattutto per i suoi tessuti con stampe audaci e floreali. Il vasto negozio finto Tudor vende anche moda, bellezza e articoli per la casa da uomo, donna e bambino di un mix di marchi ed etichette di fascia alta ed emergenti.
▲Il negozio è noto per individuare e sostenere i giovani designer all'inizio della loro carriera e molti marchi ora importanti sono stati disponibili per la prima volta al Liberty. Il negozio ha svolto un ruolo essenziale nella diffusione e divulgazione dello stile moderno (stile Art Nouveau britannico). Ciò continua la lunga reputazione di Liberty per la collaborazione con artisti e designer britannici.
== Storia ==
[[File:Liberty_(store)_London_UK.jpg|miniatura| Vista da Argyll Street]]
=== Storia antica ===
[[Arthur Lasenby Liberty]] nacque a [[Chesham]], [[Buckinghamshire]], nel 1843. Era impiegato dai signori Farmer e Rogers in [[Regent Street]] nel 1862, anno dell'[[Esposizione universale
Con un prestito di 2.000 sterline, ottenuto dal suo futuro suocero, accettò l'affitto di mezzo negozio al 218a di Regent Street con tre membri dello staff.
Il negozio aprì nel 1875 vendendo ornamenti, tessuti e ''oggetti d'arte'' [[Giapponismo|dal Giappone]] e dall'Oriente. In diciotto mesi aveva rimborsato il prestito e acquisito la seconda metà di 218 Regent Street. Man mano che l'attività cresceva, venivano acquistate e aggiunte proprietà vicine.
Nel 1884, introdusse il dipartimento dei costumi, diretto da Edward William Godwin (1833-1886), un distinto architetto e membro fondatore della The Costume Society. Lui e Arthur Liberty crearono abbigliamento interno per sfidare le mode di [[Parigi]].
Nel 1885, fu acquisita 142-144 Regent Street
[[File:Liberty_art_fabrics_advertisement_May_1888.jpg|destra|miniatura| Pubblicità di tessuti d'arte Liberty, maggio 1888]]
Nel novembre 1885, Liberty portò quarantadue abitanti di un villaggio dall'[[India]] per allestire un villaggio vivente di artigiani indiani. Liberty's era specializzato in prodotti orientali, in particolare sete indiane importate, e lo scopo dell'esposizione era generare sia pubblicità che vendite per il negozio.
Durante gli anni 1890, Liberty instaurò forti relazioni con molti designer inglesi. Molti di questi
=== Anni 1920 ===
L'edificio in [[Tudor revival|
L'emporio venne progettato da Edwin Thomas Hall e da suo figlio, Edwin Stanley Hall.
Lo storico dell'architettura [[Nikolaus Pevsner
Arthur Liberty morì nel 1917, sette anni prima del completamento dei suoi negozi.
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Negli anni 1950 continuò la sua tradizione di design alla moda ed eclettico. Tutti i reparti del negozio avevano una collezione di design sia contemporanei che tradizionali. Furono promossi nuovi designer e spesso inclusi quelli che ancora rappresentano la tradizione Liberty per il lavoro artigianale.
Nel 1955, Liberty iniziò ad aprire diversi negozi regionali in altre città del [[Regno Unito]]; il primo di questi fu a [[Manchester]]
Negli anni 1960 tornarono di moda le influenze stravaganti e orientali, così come lo [[Art déco|stile Art
Nel 1996, Liberty ha annunciato la chiusura dei suoi venti negozi fuori Londra, concentrandosi invece su punti vendita più piccoli negli aeroporti.
Dal 1988 Liberty ha una filiale in [[Giappone]] che vende prodotti a marchio Liberty nei principali negozi giapponesi. Vende anche tessuti Liberty a negozi di moda internazionali e locali con sedi in Giappone.
=== Anni 2000 ===
Il negozio londinese di Liberty è stato venduto per 41,5 milioni di sterline e poi riaffittato dall'azienda nel 2009, per saldare i debiti prima di una vendita.
Si prevedeva che il fatturato per il 2018 fosse di 133 milioni di sterline
=== Documentario televisivo ===
Dal 2 dicembre 2013, Liberty è stato al centro di una serie di documentari televisivi in tre puntate della durata di un'ora intitolati ''Liberty of London'', in onda su [[Channel 4]]
Channel 4 ha inoltre commissionato una seconda serie del documentario il 28 ottobre 2014. Questa serie presentava quattro episodi della durata di un'ora basati su sei mesi di filmati senza precedenti. La seconda serie è iniziata il 12 novembre 2014.
== Collaborazioni ==
Liberty ha una storia di progetti collaborativi: da [[William Morris]] e [[Dante Gabriel Rossetti]] nel XIX secolo a [[Yves Saint Laurent]] e Dame [[Vivienne Westwood]] nel XX secolo. Le recenti collaborazioni includono marchi come Scott Henshall, [[Nike (azienda)|Nike]], [[Dr. Martens]], [[Hello Kitty]], Barbour, House of Hackney, [[Vans]], Onia, [[Manolo Blahnik]], [[Uniqlo]], [[J.Crew]], [[Superga (azienda)|Superga]], TM Lewin, Drew Pritchard di [[Chi cerca trova (programma televisivo)|Salvage Hunters]] e illuminazione antica specialista Fritz Fryer. Nella sua collezione Autunno/Inverno 2020, Liberty ha ricreato alcune delle stampe classiche di William Morris. Queste ricreazioni sono state "reimmaginate in modo vivace" per un mercato contemporaneo, incorporando più dettagli e colori rispetto agli originali di Morris.
== Note ==
<references/>
Alison Adburgham, ''Liberty's – A biography of a shop'', George Allen and Unwin (1975)▼
== Bibliografia ==
▲* Alison Adburgham, ''Liberty's – A biography of a shop'', George Allen and Unwin (1975)
* {{Sito ufficiale|http://www.libertylondon.com/}}▼
== Altri progetti ==
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== Collegamenti esterni ==
* [http://vintagefashionguild.org/label-resource/liberty Liberty at the Vintage Fashion Guild Label Resource]
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