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Nasce intorno alla fine degli anni
Dopo lo scioglimento dei movimenti storici della sinistra nati dalle esperienze del [[Movimento studentesco]] del 1968, il più importante dei quali fu [[Potere Operaio]], ma anche dopo il Congresso di [[Rimini]] del 1977 che determinò lo scioglimento della più importante formazione extraparlamentare, [[Lotta Continua]], i vari militanti di queste formazioni si riunirono in un movimento autonomo che assommava in sé l’esperienze delle [[lotte operaie]] e studentesche degli anni ’70.▼
▲Dopo lo scioglimento dei movimenti storici della sinistra nati dalle esperienze del [[Movimento studentesco]] del 1968, il più importante dei quali fu [[Potere Operaio]], ma anche dopo il Congresso di [[Rimini]] del 1977 che determinò lo scioglimento della più importante formazione extraparlamentare, [[Lotta Continua]], i vari militanti di queste formazioni si riunirono in un movimento autonomo che assommava in sé
Con la nascita delle radio libere i neomilitanti autonomi si aggregarono intorno ad alcune di esse, le più famose delle quali furono [[Onda Rossa]] di [[Roma]], [[Radio Alice]] di [[Bologna]], [[Radio Popolare]] di [[Milano]], [[Controradio]] di [[Firenze]], [[Radio Sherwood]] di [[Padova]] e altre minori, diffuse comunque in quasi tutte le regioni italiane. </br>▼
Autonomia Operaia ebbe due anime ben distinte, anche se all’interno della stessa area, da un lato un’anima operaista di stampo [[marxista leninista]] da l’altro lato una studentesca, più [[anarchica]] e libertaria. </br>▼
▲Con la nascita delle radio libere i neomilitanti autonomi si aggregarono intorno ad alcune di esse, le più famose delle quali furono [[Onda Rossa]] di [[Roma]], [[Radio Alice]] di [[Bologna]], [[Radio Popolare]] di [[Milano]], [[Controradio]] di [[Firenze]], [[Radio Sherwood]] di [[Padova]] e altre minori, diffuse comunque in quasi tutte le regioni italiane.
Dopo lo scioglimento di [[Lotta Continua]] l’omonimo quotidiano rappresentò le istanze di Autonomia Operaia ancora per qualche anno, mentre l’ala operaista faceva riferimento ai mensili [[Rosso]] e [[Contrinformazione]], i libertari invece ad [[A/traverso]], organo satirico del [[trasversalismo]] bolognese, ed alle riviste [[Zut]] e [[Frigidaire]]. </br>▼
Alcuni leaders del ’68 furono considerati le menti pensanti del movimento autonomo, fra loro vanno citati il romano [[Oreste Scalzone]], [[Franco Piperno]] professore dell’Università di [[Calabria]], [[Toni Negri]] dell’Università di Padova e [[Franco Berardi]] detto [[“Bifo”]] redattore della bolognese Radio Alice. </br>▼
▲Autonomia Operaia ebbe due anime ben distinte, anche se
Ciò che fece crescere in maniera esponenziale il numero dei militanti autonomi furono le lotte del cosiddetto [[Movimento del ‘77]]. </br>▼
Nel marzo del [[1977]] l’uccisione, da parte della polizia, dello studente autonomo Francesco Lo Russo a Bologna scatenò una serie di manifestazioni di protesta in tutta Italia. </br>▼
▲Dopo lo scioglimento di [[Lotta Continua]]
Queste furono molto cruente e portarono alla occupazione di molte università, in particolare quella di Bologna e de [[La Sapienza]] di Roma. </br>▼
La risposta da parte delle istituzioni non si fece attendere: la cittadella universitaria bolognese fu bloccata dai carri armati, mobilitati per ordine dell’allora [[Ministro degli Interni]] [[Francesco Cossiga]], che si videro per le strade italiane per la prima volta dopo la repressione delle manifestazioni operaie milanesi del primo ‘900, sedate a colpi di cannone da [[Bava Beccaris]]. </br>▼
▲Alcuni leaders del
In seguito ci furono molte proteste anche da parte di personalità della politica e della cultura, in particolare va citato un manifesto molto duro di intellettuali francesi, riuniti attorno alla figura dello scrittore [[Jean Paul Sartre]], fra i quali spiccavano i nomi dei filosofi [[Gillles Deleuze]] e [[Felix Guattari]], che condannarono le autorità della giunta comunista bolognese per non essere intervenuta contro questo atto repressivo contrario all’ideologia comunista. </br>▼
D’altra parte il [[Partito Comunista Italiano]] aveva già espresso una condanna rispetto all’occupazione delle università, la linea dura del P.C.I. era dovuta al periodo: l’[[Eurocomunismo]], lo strappo con l’[[URSS]] e la politica del [[Compromesso Storico]] con il potere democristiano. </br>▼
▲Ciò che fece crescere in maniera esponenziale il numero dei militanti autonomi furono le lotte del cosiddetto [[Movimento del
La condanna del P.C.I. si manifestò in maniera palese, e definita provocatoria dagli autonomi, con il comizio dentro l’Università di Roma occupata dagli studenti, di [[Luciano Lama]], segretario della[[C.G.I.L.]], sindacato vicino alle posizioni del P.C.I. </br>▼
Durante il comizio ci fu uno scontro pesante fra gli autonomi e il servizio d’ordine della C.G.I.L. che terminò con la cacciata di Lama dal cortile de “La Sapienza”; questo scontro fu l’alibi della Questura di Roma per fare irruzione nell’Università e per sgomberare, con la forza, gli studenti che l’avevano occupata. .</br>▼
▲Nel marzo del [[1977]]
La linea dura del P.C.I. servì soltanto a radicalizzare la lotta degli autonomi, e a far prevalere all’interno dell’Autonomia la corrente operaista favorevole allo scontro duro con le istituzioni, mentre la linea dei cosiddetti “creativi” che si era mobilitata nella manifestazione contro Lama, creando il movimento degli [[Indiani Metropolitani]] venne messa in minoranza, alzando il livello dello scontro, spesso anche armato.</br>▼
Da quel momento l’Autonomia Operaia si avvicinò alle posizioni dei gruppi terroristici che si stavano formando, così molti militanti entrarono in clandestinità, rafforzando il numero dei militanti di gruppi come le [[Brigate Rosse]] ma in maniera particolare dei [[Nuclei Armati Proletari]] che agivano all’interno delle carceri, dove molti autonomi furono rinchiusi.</br>▼
▲Queste furono molto cruente e portarono alla occupazione di molte università, in particolare quella di Bologna e de [[La Sapienza]] di Roma.
Il Movimento del ’77 ebbe il suo momento di maggiore espressione durante il mese di settembre di quell’anno, quando fu indetto un convegno nella città dove il movimento era nato, cioè: Bologna.</br>▼
Al convegno parteciparono più di centomila persone provenienti da tutta Italia e anche molti intellettuali fra i quali lo psichiatra [[Franco Basaglia]] promotore della [[Legge 180]] sulla chiusura degli [[Ospedali Psichiatrici]], i francesi firmatari dell’appello di Sartre, gli attori-registri [[Dario Fo]] (poi premio [[Nobel]] per la letteratura) e [[Franca Rame]] insieme a molti altri, oltre ai leaders riconosciuti di Autonomia Operaia: Scalzone, Toni Negri e Piperno, successivamente costretti all’esilio in Francia per l’accusa di fiancheggiamento dei gruppi terroristici. </br>▼
▲La risposta da parte delle istituzioni non si fece attendere: la cittadella universitaria bolognese fu bloccata dai carri armati, mobilitati per ordine
Nel [[1978]], dopo il sequestro e l’uccisione di [[Aldo Moro]] da parte delle Brigate Rosse, Autonomia Operaia fu di fatto sciolta, a causa delle repressioni e le carcerazioni dei sui leaders più noti.</br>▼
Oggi comunque l’ideologia autonoma si può, con le debite differenze dovute alle diverse condizioni politiche, ritrovare ancora nei gruppi vicini ai [[Centri Sociali]], i cosiddetti [[Resistenti]].▼
▲In seguito ci furono molte proteste anche da parte di personalità della politica e della cultura, in particolare va citato un manifesto molto duro di intellettuali francesi,
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▲La condanna del P.C.I. si manifestò in maniera palese, e definita provocatoria dagli autonomi, con il comizio dentro
▲Durante il comizio ci fu uno scontro pesante fra gli autonomi e il servizio
▲La linea dura del
▲Da quel momento
▲Il Movimento del
▲Al convegno parteciparono più di centomila persone provenienti da tutta Italia e anche molti intellettuali fra i quali lo psichiatra [[Franco Basaglia]] promotore della [[Legge 180]] sulla chiusura degli [[Ospedali Psichiatrici]],
▲Nel [[1978]], dopo il sequestro e
▲Oggi comunque
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