Unni: differenze tra le versioni

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=== lacrime di "Sangue" e Deformazione cranica ===
Giordane scrisse che gli Unni "si procuravano ferite sulle guance come segno di lutto per i guerrieri più valorosi, piangendoli non con lacrime di donne ma con il sangue degli uomini". Inoltre gli Unni praticavano la deformazione cranica, allungandosi le teste probabilmente a imitazione dei nomadi [[sarmati]] di origine indoiranica. La deformazione cranica fu una pratica molto comune nel corso della storia. Il procedimento veniva applicato sin dalla più tenera infanzia e consisteva nello stringere la testa del bambino con un bendaggio, approfittando del fatto che a quell'età il cranio era ancora molle e in crescita. Nel caso di alcuni popoli, questa pratica serviva a indicare che il ragazzo era destinato al sacerdozio, ma nel caso degli Unni se ne ignora il significato.
[[File:0511 Turmschädel Württembergisches Landesmuseum Stuttgart anagoria.JPG|miniatura|cranio di donna [[Alemannia|alamannica]] di 30-40 anni dei primi del [[VI secolo]]; esposto al Württembergisches Landesmuseum, Stoccarda, Germania. Il cranio si presenta deformato artificialmente, a dimostrazione della diffusione di questa pratica originaria prima dai Sarmati e poi in seguito dagli Unni (da cui gli Alemanni furono influenzati)]]Le scoperte archeologiche dimostrano che gli Unni fasciavano le teste di alcuni bambini, che nella vita adulta continuavano, naturalmente, ad avere la testa deformata. Per questa ragione, è sorprendente che nessuna fonte greco-romana menzioni il fenomeno; ma forse, come suggerisce lo storico John Man, "gli uomini con la testa allungata costituivano un'élite". con L'obiettivo di «creare una chiara distinzione fisica tra la nobiltà e la plebe»<ref>Kim, Hyun Jin (2015). ''The Huns''. Routledge. ISBN <bdi>9781138841758.</bdi> p. 164.</ref>. Questa pratica non venne solo ed esclusivamente applicata dagli Unni ma anche dalle varie [[tribù germaniche]] sotto la loro influenza.
 
[[File:0511 Turmschädel Württembergisches Landesmuseum Stuttgart anagoria.JPG|sinistra|miniatura|cranio di donna [[Alemannia|alamannica]] di 30-40 anni dei primi del [[VI secolo]]; esposto al Württembergisches Landesmuseum, Stoccarda, Germania. Il cranio si presenta deformato artificialmente, a dimostrazione della diffusione di questa pratica originaria prima dai Sarmati e poi in seguito dagli Unni (da cui gli Alemanni furono influenzati)]]
== Organizzazione militare degli unni ==
 
=== Tattiche e strategie ===
i metodi di guerra degli Unni nel suo insieme non sono ben studiati. Una delle principali fonti di informazioni sulla guerra degli Unni è Ammiano Marcellino, che include una descrizione estesa dei metodi di guerra degli Unni:
{{Citazione|A volte combattono anche quando provocati, e poi entrano in battaglia radunati in masse a forma di cuneo, mentre il loro miscuglio di voci fa un rumore selvaggio. E siccome sono leggermente attrezzati per il movimento rapido, e inaspettati nell'azione, di proposito si dividono improvvisamente in bande sparse e attaccano, correndo qua e là in disordine, facendo stragi spaventose; e per la loro straordinaria rapidità di movimento non si vedono mai attaccare un baluardo o saccheggiare un accampamento nemico. E per questo non esiteresti a chiamarli i più terribili di tutti i guerrieri, perché combattono da lontano con dardi di osso aguzzo, invece delle solite punte, uniti alle aste con mirabile abilità; poi galoppano negli spazi intermedi e combattono corpo a corpo con le spade, indipendentemente dalla propria vita; e mentre i nemici si guardano dalle ferite dei colpi di sciabola, gettano strisce di stoffa intrecciate in cappi sui loro avversari e li imprigionano in modo tale da incatenare le loro membra e togliergli il potere di cavalcare o camminare.|Storie di Ammiano Marcellino, 31.2.8–9 (p. 385).}}
Basandosi sulla descrizione di Ammiano, [[Maenchen-Helfen]] sostiene che le tattiche degli Unni non differivano notevolmente da quelle usate da altri arcieri nomadi a cavallo. Egli sostiene che le "masse cuneiformi" (''cunei'') menzionate da Ammiano erano probabilmente divisioni organizzate da clan e famiglie tribali, i cui capi potrebbero essere stati chiamati ''cur''. Questo titolo sarebbe stato quindi ereditato man mano che veniva tramandato al clan. Come Ammiano, anche lo scrittore del VI secolo [[Zosimo (storico)|Zosimo]] sottolinea l'uso quasi esclusivo degli arcieri a cavallo da parte degli Unni e la loro estrema rapidità e mobilità. Queste qualità differivano dagli altri guerrieri nomadi in Europa in quel momento: i [[Sarmati]], per esempio, facevano affidamento su [[catafratti]] pesantemente corazzati armati di lance. L'uso da parte degli Unni di terribili grida di guerra si trova anche in altre fonti. Tuttavia, alcune affermazioni di Ammiano sono state contestate dagli studiosi moderni. In particolare, mentre Ammiano afferma che gli Unni non conoscevano la lavorazione dei metalli, Maenchen-Helfen sostiene che un popolo così primitivo non avrebbe mai potuto avere successo nella guerra contro i romani.
 
Gli eserciti unni facevano affidamento sulla loro elevata mobilità e «un accorto senso di quando attaccare e quando ritirarsi». Un'importante strategia usata dagli Unni era una finta ritirata, fingendo di fuggire e poi voltandosi e attaccando il nemico disordinato. Ne parlano gli scrittori Zosimo e [[Agazia]]. Tuttavia, non furono sempre efficaci nella battaglia campale, subendo la sconfitta a Tolosa nel 439, vincendo a malapena nella [[battaglia dell'Utus]] nel 447, probabilmente perdendo o in stallo nella battaglia dei campi catalauni nel 451, e perdendo nella [[Battaglia del fiume Nedao|battaglia di Nedao]] (454?). Christopher Kelly sostiene che Attila cercò di evitare "per quanto possibile, un impegno su larga scala con l'esercito romano". La guerra e la minaccia della guerra erano strumenti frequentemente usati per estorcere Roma; gli Unni si affidavano spesso ai traditori locali per evitare perdite. I resoconti delle battaglie notano che gli Unni fortificarono i loro accampamenti usando recinzioni mobili o creando dei cerchi di carri.
 
Lo stile di vita nomade degli Unni incoraggiava caratteristiche come l'eccellente abilità nell'equitazione, mentre gli Unni si addestravano alla guerra con la caccia frequente. Diversi studiosi hanno suggerito che gli Unni avessero difficoltà a mantenere la loro cavalleria a cavallo e lo stile di vita nomade dopo essersi stabiliti nella pianura ungherese, e che questo a sua volta ha portato a una marcata diminuzione della loro efficacia come combattenti.
 
Gli Unni sono quasi sempre noti come combattenti al fianco di popoli non unni, come [[germani]] o [[iranici]] o, in tempi precedenti, alleati.[215] Come nota Heather, "la macchina militare degli Unni crebbe, e crebbe molto rapidamente, incorporando un numero sempre maggiore di Germani dell'Europa centrale e orientale"<ref>Heather, Peter (2005). ''The fall of the Roman Empire : a new history of Rome and the barbarians''. New York: Oxford University Press. pp. 332. ISBN <bdi>978-0-19-515954-7</bdi>.</ref>. Nella battaglia dei campi catalaunici, Giordane notò che Attila aveva posto i suoi sudditi nelle ali dell'esercito, mentre gli Unni avevano il centro.
 
Una delle principali fonti di informazioni sulla guerra delle steppe dal tempo degli Unni proviene dallo [[Strategikon]] del VI secolo, che descrive la guerra di "Trattare con gli Sciti, cioè Avari, Turchi e altri il cui stile di vita ricorda quello dei popoli unni". Lo Strategikon descrive gli Avari e gli Unni come subdoli e molto esperti in materia militare. Sono descritti come preferiscono sconfiggere i loro nemici con l'inganno, gli attacchi a sorpresa e il taglio dei rifornimenti. Gli Unni portarono un gran numero di cavalli da usare come sostituti e per dare l'impressione di un esercito più grande in campagna. I popoli degli Unni non costruirono un campo trincerato, ma si sparsero nei pascoli secondo il clan, e custodirono i loro cavalli necessari finché non iniziarono a formare la linea di battaglia con la copertura del primo mattino. Lo Strategikon afferma che gli Unni disponevano anche sentinelle a distanze significative e in costante contatto tra loro per prevenire attacchi a sorpresa.
 
Secondo lo Strategikon, gli Unni non formarono una linea di battaglia usando il metodo usato dai romani e dai persiani, ma in divisioni di dimensioni irregolari in un'unica linea e mantenendo una forza separata nelle vicinanze per imboscate e come riserva. Lo Strategikon afferma anche che gli Unni usavano formazioni profonde con un fronte denso e uniforme. Lo Strategikon afferma che gli Unni tenevano i loro cavalli di scorta e le salmerie su entrambi i lati della linea di battaglia a circa un miglio di distanza, con una guardia di dimensioni moderate, e talvolta legavano insieme i loro cavalli di riserva dietro la linea di battaglia principale. Gli Unni preferivano combattere a lungo raggio, utilizzando l'imboscata, l'accerchiamento e la finta ritirata. Lo Strategikon annota anche le formazioni a forma di cuneo menzionate da Ammiano e confermate come reggimenti familiari da Maenchen-Helfen. Lo Strategikon afferma che gli Unni preferivano inseguire i loro nemici senza sosta dopo una vittoria e poi logorarli con un lungo assedio dopo la sconfitta.
 
[[Peter Heather]] nota che gli Unni furono in grado di assediare con successo città e fortezze fortificate nella loro campagna del 441: erano quindi in grado di costruire [[macchine d'assedio]].<ref>Heather, Peter (2005). ''The fall of the Roman Empire : a new history of Rome and the barbarians''. New York: Oxford University Press. pp. 301-302. ISBN <bdi>978-0-19-515954-7</bdi>. </ref> Heather annota i molteplici percorsi possibili per l'acquisizione di questa conoscenza, suggerendo che potrebbe essere stata riportata dal servizio sotto Ezio, acquisita da ingegneri romani catturati, o sviluppata attraverso la necessità di fare pressione sulle ricche città stato della via della seta, e trasferita in Europa. Lo storico David Nicolle è d'accordo con quest'ultimo punto, e suggerisce persino che gli unni avessero una serie completa di conoscenze ingegneristiche, comprese le abilità per la costruzione di fortificazioni avanzate, come la fortezza di Igdui-Kala in Kazakistan.<ref>Nicolle, David (2006). ''Attila and the Nomad Hordes''. Oxford: Osprey Publishing. p. 18</ref>
 
=== Equipaggiamento militare ===
Lo Strategikon afferma che gli Unni usavano tipicamente la [[cotta di maglia]], spade, archi e lance e che la maggior parte dei guerrieri unni erano armati sia di arco che di lancia e li usavano in modo intercambiabile secondo necessità. Dichiara inoltre che gli Unni usavano del lino trapuntato, lana o talvolta bardature di ferro per i loro cavalli e indossavano anche cuffie e caftani trapuntati.<ref>Dennis, George T. (1984). ''Maurice's Strategikon: Handbook of Byzantine Military Strategy''. Philadelphia: University of Pennsylvania Press. pp. 11–13, 116.</ref> Questa valutazione è ampiamente più convalidata da reperti archeologici di equipaggiamento militare unno, come le sepolture Volnikovka e Brut.
[[File:Bandhelm-Narona.JPG|miniatura|Bandhelm]]
Un elmo tardo romano del tipo "Ridge Berkasovo" è stato trovato con una sepoltura unna a [[Concești]].<ref>Glad, Damien (2010). "The Empire's Influence on Barbarian Elites from the Pontus to the Rhine (5th–7th Centuries): A Case Study of Lamellar Weapons and Segmental Helmets". ''The Pontic-Danubian Realm in the Period of the Great Migration'': 349–362.</ref> Un elmo unno del tipo ''Segmentehelm'' è stato trovato a Chudjasky, uno [[Spangenhelm]] unno nella tomba di Tarasovsky nel 1784 e un altro del tipo ''Bandhelm'' a Turaevo.<ref>Miks, Christian (2009). "RELIKTE EINES FRÜHMITTELALTERLICHEN OBERSCHICHTGRABES? Überlegungen zu einem Konvolut bemerkenswerter Objekte aus dem Kunsthandel". ''Jahrbuch des Römisch-Germanischen Zentralmuseums Mainz''. '''56''': 395–538.
 
p.500</ref> Frammenti di elmi lamellari risalenti al periodo unno e all'interno della sfera unna sono stati trovati a Iatrus, Illichevka e Kalkhni.<ref>Glad, Damien (2010). "The Empire's Influence on Barbarian Elites from the Pontus to the Rhine (5th–7th Centuries): A Case Study of Lamellar Weapons and Segmental Helmets". ''The Pontic-Danubian Realm in the Period of the Great Migration'': 349–362.</ref> L'[[armatura lamellare]] degli unni non è stata trovata in Europa, sebbene due frammenti di probabile origine unna siano stati trovati nell'Ob superiore e nel Kazakistan occidentale risalenti al III-IV secolo<ref>Medvedev, A.F. (1959). "K istorii plastinchatogo dospeha na Rusi [On the History of Plate Armor in Medieval Russia]". ''Soviet Archaeology''. '''2''': 119.</ref>.Un ritrovamento di lamelle datato intorno al 520 dal magazzino di Toprachioi nella fortezza di Halmyris vicino a Badabag, in Romania, suggerisce un'introduzione della fine del V o dell'inizio del VI secolo. È noto che gli Avari eurasiatici introdussero armature lamellari nell'esercito romano e nel popolo germanico dell'era della migrazione a metà del VI secolo, ma questo tipo successivo non appare prima di allora.
 
È anche ampiamente accettato che gli Unni introdussero in Europa il [[Scramasax|langseax]], una lama da taglio di 60 cm (24 pollici) che divenne popolare tra i germanici dell'era delle migrazioni e nell'esercito tardo romano.<ref>Kiss, Attila P. (2014). "Huns, Germans, Byzantines? The Origins of the Narrow Bladed Long Seaxes". ''Acta Archaeologica Carpathica''. '''49''': 131–164.</ref> Si ritiene che queste lame abbiano avuto origine in Cina e che i Sarmati e gli Unni servissero come vettore di trasmissione, utilizzando mari più corti in Asia centrale che si svilupparono nello stretto langseax nell'Europa orientale durante la fine del IV e la prima metà del V secolo. Queste lame precedenti risalgono al I secolo d.C., con il primo del tipo più recente apparso nell'Europa orientale, l'esempio Wien-Simmerming, datato alla fine del IV secolo d.C.
 
Gli Unni usavano un tipo di [[spatha]] in stile [[Ironia|iranico]] o [[Impero sasanide|sasanide]], con una lama lunga e dritta di circa 83 cm (33 pollici), solitamente con una piastra di protezione in ferro a forma di diamante. Spade di questo stile sono state trovate in siti come Altlussheim, Szirmabesenyo, Volnikovka, Novo-Ivanovka e Tsibilium 61. In genere avevano le impugnature in lamina d'oro, foderi in lamina d'oro e accessori del fodero decorati in stile policromo. La spada veniva portata nello "stile iraniano" attaccata a un cinturone, piuttosto che su un [[balteo]]<ref>Kazanski, Michel (2013). "Barbarian Military Equipment and its Evolution in the Late Roman and Great Migration Periods (3rd–5th C. A.D.)". ''War and Warfare in Late Antiquity''. '''8''' (1): 493–522. doi:10.1163/9789004252585_016. ISBN <bdi>9789004252585</bdi>.</ref>.
 
L'arma più famosa degli Unni è l'arco ricurvo composito di tipo Qum Darya, spesso chiamato "arco unno". Questo arco fu inventato nel terzo o secondo secolo a.C. con i primi ritrovamenti vicino al lago [[Lago Bajkal|Baikal]], ma si diffuse in tutta l'Eurasia molto prima della migrazione unna. Questi archi erano caratterizzati dall'essere asimmetrici nella sezione trasversale tra 145 e 155 cm (57 e 61 pollici) di lunghezza, con 4-9 torni sull'impugnatura e nelle siyah.<ref>Reisinger, Michaela R. (2010). "New Evidence About Composite Bows and Their Arrows in Inner Asia". ''The Silk Road''. '''8''': 42–62.</ref> Sebbene gli archi interi sopravvivano raramente nelle condizioni climatiche europee, i reperti di osso Siyah sono abbastanza comuni e caratteristici delle sepolture della steppa. Esemplari completi sono stati trovati in siti nel bacino del Tarim e nel deserto del Gobi come Niya, Qum Darya e Shombuuziin-Belchir. I nomadi eurasiatici come gli Unni usavano tipicamente punte di freccia di ferro trilobate a forma di diamante, attaccate usando catrame di betulla e un codolo, con aste tipicamente di 75 cm (30 pollici) e impennate attaccate con catrame e tendini. Si ritiene che tali punte di freccia trilobate siano più precise e abbiano un potere di penetrazione o una capacità di ferire migliori rispetto alle punte di freccia piatte.<ref>Reisinger, Michaela R. (2010). "New Evidence About Composite Bows and Their Arrows in Inner Asia". ''The Silk Road''. '''8''': 42–62.</ref> I ritrovamenti di archi e frecce in questo stile in Europa sono limitati ma archeologicamente evidenziati. Gli esempi più famosi provengono da Wien-Simmerming, anche se più frammenti sono stati trovati nei Balcani settentrionali e nelle regioni dei Carpazi.<ref>Kazanski, Michel (2018). "Bowmen's Graves from the Hunnic Period in Northern Illyricum". In Nagy; et al. (eds.). ''To Make a Fairy's Whistle from a Briar Rose:" Studies Presented to Eszter Istvánovits on her Sixtieth Birthday''. Nyíregyháza: Jósa András Museum. pp. 207–217.</ref>
 
== Storia ==