Virdimura: differenze tra le versioni
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Oggi la certificazione è custodita all'[[Archivio di Stato di Palermo|Archivio di Stato di Palermo.]]<ref name=":1">Annamaria Precopi Lombardo, [http://www.trapaninostra.it/libri/Biblioteca_Fardelliana/La_Fardelliana_1984_n_2-3/La_Fardelliana_1984_n_2-3-19.pdf Virdimura, dottoressa ebrea del Medio evo siciliano] (<abbr>PDF</abbr>), su trapaninostra.it, Trapani. p. 361.</ref> Con quest'ultima, Virdimura ottenne il titolo di "Magistra" che non corrispondeva a un vero dottorato, in quanto le precludeva di poter insegnare nelle istituzioni pubbliche, ma le permetteva di esercitare la professione medica in tutte le città e terre di Sicilia. Il vero e proprio dottorato era una [[Dignità|"dignitas]]" che veniva assegnato solo a medici [[Cristianesimo|cristiani]]. In un'età come quella medievale, medicina e [[magia]] erano facce opposte della stessa medaglia e l'accusa di [[stregoneria]]<nowiki/>nei confronti delle donne era ormai divenuta una consuetudine. Infatti risultava impensabile che una donna comune potesse intraprendere la carriera di medico anche se, nelle famiglie ebree ricche e particolarmente all'avanguardia, figlie e mogli potevano tranquillamente esercitare la professione con il titolo di "magister".<ref name=":0" />
== '''Contesto storico''' ==
In Sicilia l’esistenza degli ebrei è documentata fin dal [[XIV secolo]]; se ne contavano circa cinquanta ed erano suddivisi in gruppi familiari, detti anche ''masunati''. Gli ebrei, visti come diversi e inferiori dalla società, erano soggetti ad alcune [[Legge|leggi]] restrittive: dovevano pagare una tassa personale a quel tempo chiamata ''gizia'' e indossare segni distintivi, come la ''rotella'' per gli uomini e la ''rindella'' per le donne. Essi erano dotati di propri [[Ospedale|ospedali]], [[Macelleria|macellerie]] e [[Cimitero|cimiteri]], solitamente ubicati fuori dalle mura cittadine, come a voler sottolineare il fatto che non poteva esserci mescolanza con la popolazione cristiana, anche se in alcuni quartieri si registrava la convivenza tra ebrei e cristiani.<ref>Domenico Ventura, ''[https://www.yumpu.com/it/document/view/26020005/medici-ebrei-a-catania-catania-per-te Medici Ebrei a Catania]''. In: M. Alberghino, ''Medici e medicina a Catania dal Quattrocento ai primi del Novecento.'' Maimone Editore, Catania 2001. p. 1.</ref> Gli ebrei mostravano grande interesse per la scienza e, per poter essere riconosciuto il loro diritto alla [[laurea]], si sono dovuti imporre. Essere dottore nel medioevo comprendeva la ''Facultas legendi,''<ref>Vittore Colorni, ''Gli ebrei nel sistema del diritto comune'', Giuffrè, Milano 1956 (II ed. 1969), p. 89.</ref> ovvero il [[diritto]] che consentiva di insegnare; tuttavia agli ebrei questo diritto era negato. Nel [[1446]] Beniamino Romano di Siracusa, fece sì che il sovrano [[Giovanni d'Aragona (1456-1485)|Giovanni D'Aragona]] concedesse lo ''Studium'' generale, con cui agli ebrei veniva conferito il titolo accademico in medicina e [[giurisprudenza]]. È così che venne riconosciuta la laurea anche ai Giudei. Nonostante ciò, permanevano comunque differenze di trattamento tra le comunità cristiane ed ebraiche: gli ebrei dovevano pagare delle tasse universitarie più alte rispetto ai cristiani; i medici cristiani indossavano un distintivo d'oro che agli ebrei era impedito.
Ai Giudei era anche vietato curare i cristiani come previsto dalla Costituzione Siciliana del [[1310]]:
{| class="wikitable"
|«Ut nullus iudeus audeat medendi artem exercere in cristianum vel medicinam ei dare vel conficere <ref>[[Bartolomeo Lagumina]], Giuseppe Lagumina, ''[[iarchive:codicediplomati00lagugoog/page/n18/mode/2up|Codice diplomatico dei Giudei di Sicilia]]'', Tip. Di M. Amenta, Palermo, 1884, vol. 2 p. 28.</ref>»
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|(<small>Costituzioni di Federigo II (III) relative a' Giudei</small>)
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In caso di disobbedienza la pena era differente tra l'ebreo e il cristiano: il primo era costretto ad un anno di reclusione e poteva cibarsi solamente con pane ed acqua mentre per il secondo la pena era ridotta a soli tre mesi. Nel [[1450]], dopo il pagamento di un'enorme somma di denaro (10.000 [[Fiorino|fiorini]] ossia 5.000 [[Scudo (moneta)|scudi]]), pagata al re Alfonso, agli ebrei fu concessa la grazia sebbene fossero trasgressori della legge e, tra le altre cose, fu concesso loro di curare tanto gli israeliti che i cristiani.<ref>[[Giuseppe Pitrè]], ''Medici, chirurghi, barbieri e speziali antichi in Sicilia, secoli XIII-XVIII, A. Reber, Palermo, 1910, p. 72.''</ref> La dottoressa Virdimura visse in un periodo in cui non era per niente facile, soprattutto per le donne, affermarsi come medico, un periodo caratterizzato dalla crescente medicalizzazione della società e da un certo interesse ai temi della medicina scientifica. I medici ebrei iniziarono ad assumere sempre maggiore importanza. Virdimura non fu il solo medico ebreo a diventare famoso; molti altri la seguirono, tanto che tutti i [[Sovrano|sovrani]], ricchi e notabili si rivolgevano a medici ebrei per farsi curare.
Il caso della dottoressa Virdimura fu un chiaro esempio di costituzione delle [[Dinastia|dinastie]] familiari di medici dove la presenza di donne divenne un fatto quasi naturale, rappresentando probabilmente uno spiraglio di luce, un esempio significativo, ma purtroppo isolato che, superando i pregiudizi religiosi e le differenze basate sulla distinzione di sesso, riconosceva il ruolo della donna nella società e in particolare del popolo ebraico in un contesto [[Società multietnica|sociale multietnico]], quello siciliano.<ref name=":1" /> Grazie a Virdimura, la città di Catania si fregia di annoverare tra i suoi storici cittadini la prima donna medico legalmente autorizzata a praticare la medicina nell'isola.
== Bibliografia ==
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