SMS Goeben: differenze tra le versioni
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== Guerre balcaniche ==
[[File:Bundesarchiv DVM 10 Bild-23-61-22, Kleiner Kreuzer "SMS Breslau".jpg|thumb
Allo scoppio della prima [[guerre balcaniche|guerra balcanica]], ottobre [[1912]], lo stato maggiore tedesco stabilì che era necessario, per proteggere gli interessi tedeschi nell'area, creare una divisione navale mediterranea (''Mittelmeer-Division''), perciò la ''Goeben'' e l'incrociatore leggero SMS ''Breslau'' vennero inviati a [[Costantinopoli]]. Le due navi lasciarono [[Kiel]] il 4 novembre ed arrivarono il 15 novembre 1912. Dall'aprile 1913 la ''Goeben'' visitò molti porti del Mediterraneo, tra cui [[Venezia]], [[Pola]] e [[Napoli]], prima di salpare per le acque [[Albania|albanesi]]. Dopo questo viaggio, la ''Goeben'' ritornò a Pola e ci rimase dal 21 agosto al 16 ottobre per manutenzione.<ref name=Staff18>{{cita|Staff|p. 18}}.</ref>
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== Prima guerra mondiale ==
=== Inseguimento della ''Goeben'' e della ''Breslau'' ===
{{
[[File:Bundesarchiv Bild 134-D0004, Großer Kreuzer Goeben.jpg|thumb
Il [[Kaiser]] [[Guglielmo II di Germania|Guglielmo II]] aveva ordinato che, in caso di guerra, la ''Goeben'' e la ''Breslau'' avrebbero dovuto sia condurre dei raid nel Mediterraneo occidentale per impedire il transito di truppe francesi dal nord Africa all'Europa,<ref name=Halpern51/> sia cercare di forzare Gibilterra e tornare in acque tedesche attraverso l'Atlantico, a discrezione del loro comandante.<ref name=Herwig153>{{cita|Herwig|p. 153}}.</ref> Il 3 agosto 1914, la due navi dirigevano verso l'Algeria quando il contrammiraglio Souchon ricevette la notizia della dichiarazione di guerra alla Francia. La ''Goeben'' bombardò il porto di [[Skikda|Philippeville]] (oggi Skikda, in Algeria) per circa 10 minuti, la mattina del 3 agosto, mentre la ''Breslau'' colpiva Bône (oggi [[Annaba]]) seguendo gli ordini del Kaiser.<ref name=Halpern52>{{cita|Halpern|p. 52}}.</ref> Gli ammiragli [[Alfred von Tirpitz]] e [[Hugo von Pohl]] gli trasmisero, successivamente, degli ordini segreti di dirigersi verso [[Costantinopoli]], in contrasto con la volontà del Kaiser ed a sua insaputa.<ref name=Herwig153/>
La flotta francese dell'ammiraglio Lapeyrère<ref>Augustin Manuel Hubert Gaston Boué de Lapeyrère (18 gennaio 1852 – 17 febbraio 1924).</ref>, alla fonda a Tunisi, ebbe notizia della dichiarazione di guerra solo a notte inoltrata e poco dopo ebbe la notizia dei bombardamenti; troppo distante, non riuscì ad intervenire.<ref name=Poggi22>{{cita|Poggi|p. 22}}.</ref>
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La ''Yavuz'', scortata dalla ''Midilli'', [[Battaglia di Capo Saryč|intercettò la Flotta del Mar Nero]] 17 miglia al largo della costa della [[Penisola di Crimea|Crimea]], il 18 novembre, mentre tornava dal bombardamento della città turca di [[Trebisonda]]. Nonostante fosse mezzogiorno era presente la nebbia e, dopo l'avvistamento reciproco da parte degli incrociatori, passò mezz'ora prima che le navi da battaglia si individuassero, quando, ormai erano a 8.000 m di distanza.<ref>{{cita web|url=http://www.gwpda.org/naval/csayrch1.htm|titolo=Action off Cape Sarych|lingua=en|accesso=8 maggio 2011}}</ref> La Flotta del Mar Nero aveva sperimentato il coordinamento del fuoco da parte di una nave ''comando'' prima della guerra e la ''Evstafi'' ({{russo|Евстафий}}, eponima della [[classe Evstafij|classe omonima]]) non aprì il fuoco finché la nave comando, la ''Ioann Zlatoust'' (in russo: Иоанн Златоуст), non fu in grado di rilevare la ''Yavuz''. Quando fu ricevuta la [[soluzione di tiro]], eccedeva di 3.700 m quella rilevata dalla ''Evstafi'', che era di 7.000 m, quindi la ''Evstafi'' aprì il fuoco con i propri dati di tiro prima che la ''Yavuz'' manovrasse per fare fuoco di [[bordata (guerra)|bordata]].<ref>{{cita|McLaughlin|pp. 127-128}}.</ref> Riuscì a colpire la ''Yavuz'' con uno dei suoi proiettili da 305 mm che penetrò parzialmente una delle casematte dei cannoni secondari da 150 mm. Il colpo fece detonare le munizioni presenti nella camera di manovra, uccidendo tutti i membri dell'equipaggio del cannone.<ref name=m1/> In totale morirono 13 uomini e tre rimasero feriti.<ref name="Staff19"/>
[[File:Evstafiy1914damage2.jpg|thumb
La ''Yavuz'' rispose al fuoco e colpì la ''Evstafi'' nel fumaiolo centrale; il proietto esplose dopo aver trapassato il fumaiolo e distrusse le antenne dell'impianto radio per la trasmissione dei dati di tiro, così la ''Evstafi'' non poté correggere i dati [[telemetro|telemetrici]] errati della ''Ioann Zlatoust''. Le altre navi russe o utilizzarono i dati errati della ''Ioann Zlatoust'' o non riuscirono a vedere la ''Yavuz'' e non misero a segno nessun colpo. La ''Yavuz'' colpì la ''Evstafi'' altre quattro volte, uno dei proiettili non esplose,<ref name=m1>{{cita|McLaughlin|p. 131}}.</ref> prima che il contrammiraglio [[Wilhelm Souchon]] decidesse di rompere il contatto dopo 14 minuti di combattimento.<ref>{{cita|McLaughlin|pp. 129-130}}.</ref> I quattro proiettili da 280 mm uccisero 34 marinai russi e ne ferirono 24.<ref>{{cita|McLaughlin|pp. 131, 133}}.</ref>
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==== 1916–17 ====
[[File:Bundesarchiv Bild 146-1981-137-08A, Konstantinopel, Besuch Kaiser Wilhelm II..jpg|thumb
L'ammiraglio Souchon inviò la ''Yavuz'' a [[Zonguldak]] l'8 gennaio, per proteggere una carboniera scarica che si avvicinava al porto, ma i Russi affondarono la carboniera prima dell'arrivo della ''Yavuz''. Tornando verso il Bosforo, incontrò l{{'}}''Imperatrica Ekaterina''. Le due navi iniziarono un breve scambio di colpi, iniziato alla distanza di 18.500 m. La ''Yavuz'' virò a sud-ovest, e nei primi quattro minuti dello scontro, sparò cinque salve dalle batterie principali. Nessuna delle due navi riuscì a colpire l'avversario, ma alcune schegge di un colpo esploso in prossimità, colpirono ''Yavuz''.<ref name=H237>{{cita|Halpern|p. 237}}.</ref> Nonostante fosse, sulla carta, molto più veloce dell{{'}}''Imperatrica Ekaterina'', aveva la carena pesantemente incrostata e gli assi delle eliche in cattive condizioni. Queste condizioni resero molto difficile la fuga della ''Yavuz'' dalla potente corazzata russa, che era accreditata per 23,5 nodi di velocità massima.<ref name=C26>{{cita|Campbell|p. 26}}.</ref><ref>Langensiepen e Güleryüz non fanno cenno di questo scontro.</ref>
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==== 1918 ====
[[File:HMS Raglan (1915).jpg|thumb
Il 20 gennaio [[1918]], la ''Yavuz'' e la ''Midilli'' lasciarono i Dardanelli sotto il comando del vice-ammiraglio Rebeur-Paschwitz, che aveva sostituito Wilhelm Souchon richiamato in patria a settembre per assumere il comando del IV. Geschwader (quarta squadra da battaglia della Hochseeflotte) nell'[[Operazione Albion]]. L'intenzione di Rebeur-Paschwitz era di attirare le forze dell'Intesa lontano dalla Palestina in appoggio delle forze turche nell'area.<ref name=Halpern255>{{cita|Halpern|p. 255}}.</ref> Fuori dagli stretti, nella sortita nota come la [[Battaglia di Imbros]], la ''Yavuz'' sorprese ed attaccò una piccola squadra inglese, priva di protezione da parte di corazzate; nonostante l'opposizione dei cacciatorpediniere HMS ''Tigress'' e HMS ''Lizard'', affondò i [[monitore|monitori]] HMS ''Raglan'' e HMS ''M28'' che si erano rifugiati nella baia non potendo sfuggire a causa della loro scarsa velocità. Rebeur-Paschwitz decise di avanzare verso il porto di Mudros nell'isola di [[Lemno]]; qui la corazzata britannica ''pre-dreadnought'' [[HMS Agamemnon (1906)|HMS ''Agamemnon'']] stava mettendo in pressione le caldaie per ingaggiare le navi turche.<ref>{{cita|Buxton|pp. 36-37}}.</ref> Mentre procedeva la ''Midilli'' urtò alcune mine ed affondò;<ref name=Halpern255/> anche la ''Yavuz'' urtò tre mine.<ref name=Conways>{{cita|Gardiner and Gray|p. 152}}.</ref> Ritirandosi verso i Dardanelli e inseguita dai due cacciatorpediniere britannici,<ref name=Buxton38>{{cita|Buxton|p. 38}}.</ref> fu intenzionalmente arenata presso capo Nagara, appena fuori dai Dardanelli.<ref name=Halpern255/>
[[File:Sms goeben beached.jpg|thumb|left|La ''Yavuz'' arenata, gennaio 1918]]
I britannici la attaccarono con i bombardieri del secondo gruppo dell'aviazione navale ([[Royal Naval Air Service]]) e la colpirono solo due volte, su 180 bombe lanciate, senza fare danni rilevanti.<ref name=Poggi53>{{cita|Poggi|p. 53}}.</ref> Il monitore HMS ''M17'' cercò di colpire la nave arenata ma dovette ritirarsi dopo solo 10 salve per la reazione dell'artiglieria costiera turca.<ref>{{Cita pubblicazione|cognome=Hownam-Meek|nome=R. S. S.|coautori=''et al.''|anno=2000|titolo=Question 3/99: The Loss of the German Light Cruiser Breslau|rivista=Warship International|editore=International Naval Research Organization|città=Toledo, OH|volume=XXXVII|numero=1|
La ''Yavuz'' scortò la commissione dell'Impero Ottomano ad [[Odessa]] per partecipare ai negoziati successivi al trattato di Brest-Litovsk, il 30 marzo 1918. Dopo essere tornata da Costantinopoli salpò in maggio verso Sebastopoli dove effettuò la pulizia della carena e alcune piccole riparazioni. Il 28 giugno la ''Yavuz'' insieme ad alcuni cacciatorpediniere si diressero a [[Novorossijsk]] per sequestrare le rimanenti navi sovietiche, che però si autaffondarono prima dell'arrivo delle navi turche. I cacciatorpediniere rimasero a Novorossijsk, mentre la ''Yavuz'' ritornò a Sebastopoli. Il 14 luglio la nave fu messa in disarmo per il resto della guerra.<ref>{{cita|Langensiepen and Güleryüz|p. 54}}.</ref> Dopo aver effettuato i lavori precedentemente iniziati la ''Yavuz'' tornò a Costantinopoli, dove dal 7 agosto al 19 ottobre, fu installata, intorno alla nave in secca, una diga di palancole per poter effettuare delle riparazioni dei danni inflitti alla nave dalle mine.<ref name=C26/>
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== Bibliografia ==
* {{Cita pubblicazione|cognome=Barlas|nome=Dilek|coautore= Serhat Güvenç |data=ottobre 2002|titolo=To Build a Navy with the Help of Adversary: Italian-Turkish Naval Arms Trade, 1929–32|rivista=Middle Eastern Studies|editore=Taylor & Francis|città=Londra|volume=38|numero=4|issn=17437881|pp= 143–168 |cid=Barlas and Güvenç |url= https://www.researchgate.net/publication/248950692_To_Build_a_Navy_with_the_Help_of_Adversary_Italian-Turkish_Naval_Arms_Trade_1929-32 }}
* {{Cita pubblicazione|cognome=Brice|nome=Martin H.|anno=1969|titolo=S.M.S. Goeben/T.N.S. Yavuz: The Oldest Dreadnought in Existence—Her History and Technical Details|rivista=Warship International|editore=Naval Records Club|città=Toldedo, OH|volume=VI|numero=4|
* {{Cita libro|cognome=Buxton|nome=Ian|titolo=Big Gun Monitors: Design, Construction and Operations 1914–1945|editore=Naval Institute Press|città=Annapolis, MD|anno=2008|edizione=2nd, revised and expanded|isbn=978-1-59114-045-0|cid=Buxton}}
* {{Cita libro |cognome=Bennett|nome=Geoffrey |wkautore=Geoffrey Bennett|titolo=Naval Battles of the First World War|anno=2005|città=Londra|editore=Pen & Sword Military Classics|isbn=1-84415-300-2|cid=Bennett}}
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* {{Cita libro|cognome=Langensiepen|nome=Bernd|cognome2=Güleryüz|nome2=Ahmet|titolo=The Ottoman Steam Navy 1828–1923|anno=1995|editore=Conway Maritime Press|città=Londra|isbn=0-85177-610-8|cid= Langensiepen and Güleryüz}}
* {{Cita libro|cognome=Massie|nome=Robert K.|titolo=Castles of steel|editore=Pimlico|anno=2005|città=Londra|isbn=1-84413-411-3|cid=Massie}}
* {{Cita libro|cognome=McLaughlin|nome=Stephen|curatore=Preston, Antony|titolo=Warship 2001–2002|anno=2001|editore=Conway Maritime Press|città=Londra|
* {{Cita libro|cognome=Nekrasov|nome=George|titolo=North of Gallipoli: The Black Sea Fleet at War 1914–1917|serie=East European monographs|volume=CCCXLIII|anno=1992|editore=East European Monographs|città=Boulder, Colorado|isbn=0-88033-240-9|cid=Nekrasov}}
* {{Cita libro |cognome=Poggi|nome=Marco|titolo=Le navi fantasma|anno=1960|città=Roma|editore=Vito Bianco|cid=Poggi}}
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