Alarico I: differenze tra le versioni

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|titolo = [[Re dei Visigoti]]
|immagine = Nuremberg chronicles f 135v 3.jpg
|legenda = Alarico I in una [[rappresentazione (arti figurative)|ritratto]] [[Manoscritto miniato|immaginario]] presente nelle cronache''[[Cronache di Norimberga]]''.
|regno = [[395]] - [[410]]
|predecessore = ''titolo vacante''<br/>''quindici anni prima i sovrani furono [[Fritigerno]] e [[Atanarico]]''
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In uno dei suoi panegirici, Claudiano allude a una rivolta di Alarico antecedente al 395, nel corso della quale tese un'imboscata all'Imperatore Teodosio sul [[Evros (fiume)|fiume Maritza]].<ref>Claudiano, ''La guerra gotica'', 524.</ref> La [[Maria Cesa|Cesa]] colloca questi avvenimenti nel 391/392, nel contesto di una rivolta generale degli alleati Goti, sia quelli insediati in Macedonia che quelli insediati in Tracia. Alarico sarebbe stato a capo dei ribelli Goti di Tracia e avrebbe teso un'imboscata all'Imperatore Teodosio sulla Maritza dopo che quest'ultimo aveva represso con successo la rivolta dei Goti di Macedonia narrata da [[Zosimo (storico)|Zosimo]].<ref>{{cita|Cesa|p. 57.}}</ref> L'esercito di Alarico fu ulteriormente rinforzato dall'alleanza con invasori barbari transdanubiani, tra cui i [[Bastarni]] che avrebbero poi ucciso il [[magister militum]] [[Promoto]] in un'imboscata. Alla fine però Alarico fu messo in difficoltà dalla controffensiva romana condotta dal ''magister militum'' di origini vandaliche [[Stilicone]], e fu indotto dai parziali rovesci subiti a più miti propositi: fu firmato un nuovo trattato tra i Goti di Tracia guidati da Alarico e l'Impero, in cui ai Goti fu rinnovato il permesso di insediarsi nelle province settentrionali della Tracia in cambio dell'impegno di servire in contingenti alleati l'esercito di Teodosio nella imminente campagna militare contro l'usurpatore d'Occidente [[Flavio Eugenio|Eugenio]].<ref>{{cita|Cesa|p. 58.}}</ref>
 
I Goti di Alarico, posti sotto la supervisione del generale romano (seppur di origini gotiche) [[Gainas]], furono schierati da Teodosio in prima linea nel corso della [[Battaglia del Frigido]] (5-6 settembre 394), subendo perdite considerevoli: secondo [[Orosio]], ben 10.000 Goti perirono nel corso della battaglia.<ref>Orosio, VII,35.</ref> Successivamente alla battaglia, che vide la vittoria di Teodosio e la detronizzazione e l'esecuzione dell'usurpatore Eugenio, i ''Foederati'' Goti furono congedati e rispediti in Tracia, anche se è controverso il momento in cui ciò accadde. Diversi studiosi ritengono che gli alleati Goti furono congedati da Stilicone solo nel gennaio 395, mentre altri, come la Cesa, ritengono inverosimile che Teodosio avesse permesso a truppe di dubbia fedeltà come gli alleati Goti di entrare in Italia, e sostengono che li avesse congedati egli stesso immediatamente dopo la vittoria al Frigido.<ref>{{cita|Cesa|p. 65.}}</ref> Durante il loro viaggio di ritorno nelle loro terre di insediamento in Tracia Settentrionale, il loro malcontento nei confronti dell'Impero cominciò a crescere. Essi temevano che l'Imperatore Teodosio li avesse schierati in prima linea al solo fine di indebolirli in maniera da approfittarne revocando loro l'autonomia acquisita in virtù delle sconfitte inflitte all'esercito romano, prima di tutte quella di [[Battaglia di Adrianopoli (378)|Adrianopoli]] del 378. Avendo perso 10.000 dei loro soldati al Frigido, i Goti intendevano rivoltarsi in modo da mettere al sicuro la loro autonomia all'interno dei confini dell'Impero, prima che i Romani ne potessero approfittare. A dire di [[Zosimo (storico)|Zosimo]], lo stesso Alarico era scontento per il fatto che non gli fosse stata assegnata da Teodosio una carica militare romana (Alarico verosimilmente ambiva a quella di ''[[magister militum]]'').<ref name=ZosV5>Zosimo, V,5.</ref> Arrivati in Tracia, i Goti decisero di rivoltarsi apertamente. Fu forse in quel momento che Alarico fu nominato loro re; di certo, al di là del titolo regale o meno, era il loro capo militare.<ref>La questione è in realtà controversa. Stando al racconto dello storico del VI secolo Giordane (''Getica'', 146), il quale è però pieno di grossolani errori, Alarico sarebbe stato eletto re dei Goti solo intorno al 400. Secondo lo scrittore del VII secolo Isidoro di Siviglia, Alarico era già re dei Goti sotto il regno di Teodosio I, mentre secondo il cronista del VI secolo Marcellino Comes (''Chronicon'', s.a. 395) avrebbe assunto tale titolo a partire dal 395. Alcuni studiosi hanno addirittura messo in dubbio che Alarico detenesse effettivamente il titolo di ''rex Gothorum'', facendo notare che le fonti coeve agli avvenimenti non gli attribuiscono mai siffatto titolo ma semmai quello di comandante militare dei Goti. Per esempio, per quanto riguarda le fonti greche, Alarico viene definito {{polytonic|ό τών Γότθοι φύλαρχος}} (filarca dei Goti) da Olimpiodoro (frammento 3 Muller), {{polytonic|ό τών Γότθοι ἡγούμενος}} (governatore dei Goti) da Sozomeno (''Storia Ecclesiastica'', IX,4), ma non viene mai definito da essi un {{polytonic|βασιλεύς}} (re). Invece i latini Tirannio Rufino, Agostino (''De civitate dei'', I,2) e Prospero Tirone lo definiscono ''dux gothorum'' (sempre condottiero dei Goti). Le fonti che lo definiscono ''rex'' sono Agostino (''Retract.'', II,43.1), Merobaude (''Panegirici'', II, 134 e 138), Marcellino Comes (s.a. 395), Giordane (''Getica'', 146 e 157), Cassiodoro (''Variae'', XII,20 e ''Chronicon'', s.a. 400). Cfr. {{cita|Halsall|pp. 202-206.}}</ref>
 
=== Rivolta e invasione della Grecia ===
[[Immagine:Alaric entering Athens.jpg|miniatura|x290px|sinistra|Alarico entra ad Atene, rappresentato un'[[illustrazione]] degli [[Anni 1920|anni venti]] (XX sec.).]]
All'inizio del 395 i Goti di Alarico, in rivolta, marciarono minacciosamente su [[Costantinopoli]], devastandone le campagne circostanti ma astenendosi dal saccheggiare le tenute di [[Flavio Rufino]], prefetto del pretorio d’Oriente e reggente del nuovo Imperatore d’Oriente [[Arcadio]]. Il mancato saccheggio delle tenute di Rufino da parte dei Barbari alimentò i sospetti di una presunta collusione di Rufino con i Goti, accusato da diverse fonti di aver istigato Goti e Unni a invadere l'Impero allo scopo di approfittare del caos conseguente per detronizzare con un colpo di Stato Arcadio e impadronirsi del trono.<ref>Claudiano, ''In Rufinum'', II, 70 sgg.</ref> Rufino avrebbe poi visitato l’accampamento goto, secondo il racconto prevenuto di [[Claudiano]] vestito da goto, per negoziare con Alarico. Non sono noti i dettagli dell’incontro, ma ciò che è certo è che, in seguito alle negoziazioni tra Alarico e Rufino, i Goti si allontanarono da Costantinopoli dirigendosi minacciosamente verso la Macedonia e la Tessaglia.
 
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In ogni modo, i Goti di Alarico devastarono la Macedonia e la Tessaglia.<ref name=ZosV5/> Forse è proprio al 395 che si colloca l'episodio tramandato da [[Socrate Scolastico]] secondo cui gli abitanti della Tessaglia affrontarono in battaglia i Goti di Alarico nei pressi del [[Peneo (fiume della Tessaglia)|fiume Peneo]], infliggendogli {{formatnum:3000}} perdite.<ref>Socrate Scolastico, VII,10.</ref> È ugualmente possibile comunque che questo episodio fosse avvenuto nel 397, nel corso della marcia dei Goti dal Peloponneso all'Epiro.<ref>{{cita|Cesa|p. 68.}}</ref> In ogni modo Alarico si trovò a fronteggiare in Tessaglia l'esercito di [[Stilicone]], che all'epoca comprendeva sia le legioni d'Occidente che quelle d'Oriente, non avendo ancora fatto ritorno a Costantinopoli le truppe orientali che avevano seguito Teodosio in Italia nella sua spedizione contro l'usurpatore [[Flavio Eugenio|Eugenio]]. L'intervento di Stilicone contro Alarico non fu però gradito da Rufino, che temeva che il generalissimo d'Occidente intendesse in realtà marciare su Costantinopoli per prendere il suo posto come reggente di Arcadio (Stilicone sosteneva di essere stato nominato da Teodosio sul punto di spirare reggente anche di Arcadio). Per mettere al sicuro la propria posizione di reggente di Arcadio, Rufino indusse quindi Arcadio a scrivere a Stilicone, ordinandogli di fare ritorno in Italia e di rispedire a Costantinopoli le truppe orientali del suo esercito che ancora non erano state restituite alla ''pars orientis''. Stilicone obbedì, ma le legioni orientali sotto il comando di [[Gainas]], forse istigate da Stilicone, al loro arrivo a Costantinopoli uccisero Rufino (27 novembre 395).<ref name=ZosV7/> Gli succedette come primo ministro di Arcadio l'eunuco [[Eutropio (console 399)|Eutropio]].
[[Immagine:Ludwig Thiersch - Alaric à Athènes.jpg|miniatura|x290px|destra|Alarico ad Atene, dipinto di [[Ludwig Thiersch]].]]
Nel frattempo Alarico passò agevolmente il passo delle Termopili, Zosimo insinua a causa del tradimento di Geronzio, e devastò agevolmente l'intera Grecia, massacrando donne, vecchi e fanciulli, e impadronendosi di un ampio bottino.<ref name=ZosV5/> Secondo Zosimo, la devastazione della Grecia fu tale che le tracce del passaggio dei Goti erano ancora presenti all'epoca in cui scriveva.<ref name=ZosV5/> Solo [[Tebe (città greca antica)|Tebe]] sarebbe scampata ai saccheggi di Alarico, in parte per la resistenza delle proprie mura, in parte per l'impazienza da parte del re goto di espugnare [[Atene]].<ref name=ZosV5/> Per costringere quest'ultima città alla resa per fame, Alarico occupò [[il Pireo]], il porto cittadino, per impedire l'introduzione di provviste alla città assediata.<ref name=ZosV5/> A questo punto della narrazione, lo storico pagano Zosimo inserisce il miracoloso e fantasioso intervento delle divinità pagane (la dea [[Minerva]] e il semidio [[Achille]]) in protezione di Atene, che avrebbero atterrito Alarico, inducendolo ad essere clemente con Atene e con l'intera Attica, risparmiandole dal saccheggio.<ref name=ZosV6>Zosimo, V,6.</ref> Quando infatti Alarico, dopo negoziazioni con la guarnigione cittadina, entrò a Atene scortato da pochi soldati, si astenne dal saccheggiarla, partendo dopo alcuni giorni di permanenza.<ref name=ZosV6/> Dopo essersi astenuto dal saccheggiare Atene e l'intera Attica e aver espugnato la città di [[Megara (Attica)|Megara]], Alarico attraversò agevolmente l'[[Istmo di Corinto|Istmo]] (Zosimo insinua a causa del tradimento di Geronzio), oltre il quale tutte le città potevano essere agevolmente occupate e devastate in quanto prive di fortificazioni.<ref name=ZosV6/> Alarico saccheggiò così [[Sparta]], [[Argo (Grecia)|Argo]], [[Corinto]] e le città circostanti.<ref name=ZosV6/> Claudiano sostiene che Corinto fu data alle fiamme dai Goti di Alarico. A questi saccheggi si accompagnò anche la devastazione dei templi pagani da parte dei Goti di Alarico: fu proprio l’invasione della Grecia del 396 di Alarico, secondo [[Eunapio]], a determinare la fine delle celebrazioni dei [[misteri eleusini]].
 
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Nel frattempo Giovio cominciò a fare il doppio gioco fingendo di essere dalla parte di Attalo ma in realtà sabotandolo.<ref name=ZosVI9>Zosimo, VI,9.</ref> Prendendo in disparte Alarico, gli insinuò il sospetto che Attalo avesse l'intenzione di tramare il suo assassinio una volta detronizzato Onorio, e gli consigliò di deporlo, per non rischiare di essere ucciso.<ref name=ZosVI9/> In seguito a queste insinuazioni, Alarico decise di levare l'assedio a Ravenna, anche se rinnovò la fiducia al suo imperatore fantoccio.<ref name=ZosVI9/> Il re visigoto intraprese una spedizione in Emilia e in Liguria per assicurare quelle province sotto il controllo di Attalo, riuscendo complessivamente nell'intento, anche se non gli riuscì l'espugnazione di ''Bononia'' (Bologna).<ref>Zosimo, VI,10.</ref> Come se non bastasse, la spedizione di Costante per assicurare all'usurpatore il controllo dell'Africa era fallita, e, in seguito al blocco dell'arrivo di grano dall'Africa deciso dal ''Comes Africae'' Eracliano per favorire la causa di Onorio, la carestia si diffuse nell'Urbe.<ref>Zosimo, VI,11.</ref><ref name=SozIX8/> Alarico insistette affinché truppe visigote sotto il comando del connazionale Drumas fossero inviate in Africa per rovesciare Eracliano e ripristinare l'arrivo di grano nell'Urbe, ma Attalo oppose ancora una volta un netto rifiuto.<ref name=ZosVI12>Zosimo, VI,12.</ref><ref name=SozIX8/> A questo punto Alarico, rendendosi conto che la mossa di creare un imperatore fantoccio in opposizione a Onorio non stava portando a nessun concreto vantaggio, decise di deporlo.<ref name=ZosVI12/><ref name=SozIX8/> Attalo fu convocato a Rimini da Alarico e quivi deposto.<ref name=ZosVI12/> Alarico tuttavia, pur riducendolo a privato cittadino, gli offrì la sua protezione dalla vendetta dell'Imperatore Onorio.<ref name=ZosVI12/><ref name=SozIX8/>
[[FileImmagine:Visigoths sack Rome.jpg|miniatura|Raffigurazione del [[Sacco di Roma (410)|Sacco di Roma]] condotto dai Visigoti di Alarico nel [[410]].]]
Dopo aver deposto Attalo, Alarico riprese le negoziazioni con Onorio, e fu organizzato un incontro con l'Imperatore a circa sessanta [[stadio (unità di misura)|stadi]] da Ravenna.<ref name=SozIX9/> Tuttavia, il giorno delle negoziazioni, l'esercito di Alarico fu assalito proditoriamente dalle truppe sotto il comando del generale romano di origini gotiche [[Saro (generale)|Saro]], che, per qualche motivo non precisato dalle fonti, provava astio non solo per il re visigoto ma anche per Ataulfo.<ref name=SozIX9/> Alcuni studiosi hanno ipotizzato che Saro fosse un pretendente al trono visigoto sconfitto in precedenza da Alarico.<ref>{{cita|Heather|p. 281.}}</ref> In ogni modo, Alarico, adiratosi non solo per l'attacco a tradimento ma anche per le parole che gli avrebbe rivolto Saro (secondo il quale un uomo che avrebbe dovuto scontare da lungo tempo la pena per la propria audacia non meritava di essere riconosciuto tra gli amici), interruppe nuovamente le negoziazioni e marciò furiosamente su Roma, che assediò per la terza volta.<ref name=FilXII3>Filostorgio, XII,3.</ref><ref name=SozIX9/> La notte del 24 agosto 410, infine, la [[Porta Salaria]] gli fu aperta a tradimento e i Goti poterono finalmente [[Sacco di Roma (410)|penetrare nell'Urbe e saccheggiarla per tre giorni interi]].<ref name=SozIX9/><ref>Procopio racconta due versioni discordanti ma ugualmente inattendibili di come Alarico espugnò Roma. Nella prima versione Alarico informò il senato che rinunciava all'assedio e regalò ai senatori come dono per la partenza 300 schiavi goti che in realtà erano abili soldati; questi, una volta entrati in città, avrebbero atteso il momento propizio per aprire la Porta Salaria ai propri connazionali, che a loro volta avevano solo finto di andarsene ma in realtà erano rimasti a poca distanza dall'Urbe. Nella seconda versione, invece, fu una esponente della famiglia degli ''Anicii'', una certa Proba, che avrebbe fatto aprire ai suoi servi la Porta Salaria per risparmiare ai Romani gli stenti della carestia dovuta al prolungarsi dell'assedio. Entrambe le versioni appaiono inattendibili, dato anche il fatto che entrambe sostengono che la città fu espugnata a mezzogiorno, in netto contrasto con le fonti coeve che sostengono che la città fu espugnata di notte; la seconda in particolare potrebbe essere stata diffusa ad arte dai sostenitori di Attalo al fine di diffamare gli ''Anicii'', rei di essersi opposti all'usurpatore ({{cita|Ravegnani|pp. 72-73}}).</ref> Alarico permise a ognuno dei suoi seguaci di impadronirsi di quanta ricchezza possibile, e di saccheggiare tutte le case dell'Urbe; ma, per rispetto nei confronti dell'Apostolo Pietro, ordinò che la [[basilica di San Pietro]] avrebbe costituito un luogo di asilo inviolabile.<ref name=SozIX9/>
 
{{Approfondimento
|titolo = La tomba nel Busento
|larghezza = 300px
|contenuto =
[[FileImmagine:Death of Alaric.jpg|miniatura|upright=1.3|Morte di Alarico I, seppellito nel letto del fiume Busento a [[Cosenza]].]]
<br />
[[File:Death of Alaric.jpg|miniatura|upright=1.3|Morte di Alarico I, seppellito nel letto del fiume Busento a [[Cosenza]].]]
''Cupi a notte canti suonano, / Da Cosenza su 'l Busento, /''
''Cupo il fiume gli rimormora / Dal suo gorgo sonnolento. / ''
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''Cantò, e lungo il canto udivasi / Per le schiere gote errare: / ''
''Recal tu, Busento rapido, / Recal tu da mare a mare.''<br />
<small>(''[[August Graf von Platen]], 1820'')</small><br />
<small>(tradotta in italiano da ''<small>[[Giosuè Carducci]])</small>'')
}}
 
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== Letteratura ==
La leggenda di Alarico e della sua sepoltura nel fiume [[Busento]] a Cosenza ha ispirato la poesia di [[August von Platen-Hallermünde]] ''Das Grab im Busento''<ref>[http://www.alarico.org/das_grab_im_busento_.html Das Grab im Busento<!-- Titolo generato automaticamente -->] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20090818051948/http://www.alarico.org/das_grab_im_busento_.html |data=18 agosto 2009 }}</ref> (La tomba nel Busento) con una rappresentazione romantica della morte e della sepoltura di Alarico. La poesia è stata tradotta in italiano da [[Giosuè Carducci]]<ref>{{Simbolo|Wikisource-logo.svg|15|Wikisource|link=no}} {{cita testo |autore=August Graf von Platen |traduttore=Giosuè Carducci |voce=[[s:Rime nuove/Libro VIII/La tomba del Busento|La tomba del Busento]] |titolo=[[Rime nuove]]}}</ref>.
 
== Operazione Alarico ==
{{vedi anche|Operazione Alarico}}
Durante la [[seconda guerra mondiale]] questo fu il nome (in tedesco ''Unternehmen Alarich'') assegnato al piano di invasione dell'Italia progettato dagli alti comandi germanici e poi messo in atto successivamente all'[[8 settembre 1943]], data in cui fu reso noto l'Armistizio tra il [[Regno d'Italia (1861-1946)|regno d'Italia]] e gli anglo-americani<ref>In effetti l'[[armistizio di Cassibile]] o ''armistizio corto'', fu siglato segretamente il 3 settembre del [[1943]], e per effetto del quale il [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]] cessò le ostilità contro le forze [[Regno Unito|britanniche]] e [[statiStati Uniti d'America|statunitensi]] ([[alleati della seconda guerra mondiale|alleati]]) nell'ambito della [[seconda guerra mondiale]]. In realtà non si trattava affatto di un armistizio ma di una vera e propria resa senza condizioni da parte di un'Italia ormai esanime.</ref> che avevano invaso e occupato la [[Sicilia]].
 
== Discendenza ==
Dalla moglie di cui non si conosce il nome Alarico ebbe diversi figli, di cui non si conoscono né i nomi né il numero. Si ha notizia di una figlia:<ref>{{Cita web |lingua=en}} [|url=http://fmg.ac/Projects/MedLands/TOULOUSE.htm#ES |titolo=Dinastie dei Visigoti di Tolosa]}}</ref>
* Pedoca, che sposò [[Teodorico I (Visigoti)|Teodorico]] un membro della famiglia dei [[Balti (dinastia)|Balti]], che, nel [[418]], divenne il [[Re dei Visigoti|re dei visigoti]], Teodorico I.
 
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== Bibliografia ==
* {{citaCita libro | cognome=Burns | nome=Thomas | titolo=Barbarians within the gates of Rome, a study of Roman military policy and the barbarians, ca. 375-425 a.D. | url=https://archive.org/details/barbarianswithin0000burn | editore=Bloomington |città= | anno=1994 | ISBN=0-253-31288-4 | cid=Burns}}
* {{cita libro | cognome=Cesa | nome=Maria | titolo=Impero tardoantico e barbari: la crisi militare da Adrianopoli al 418 | editore=New Press |città=Como | anno=1994 | ISBN=9788898238156 | cid=Cesa}}
* {{cita libro | cognome=Halsall | nome=Guy | titolo=Barbarian Migrations and the Roman West, 376–568 | editore=Cambridge Universitary Press |città=New York | anno=2007 | ISBN=978-0-521-43491-1 | cid=Halsall}}
* {{cita libro | cognome=Heather | nome=Peter | titolo=La caduta dell'Impero romano: una nuova storia | editore=Garzanti |città=Milano | anno=2006 | ISBN=978-88-11-68090-1 | cid=Heather}}
* {{cita libro | cognome=Ravegnani | nome=Giorgio | titolo=La caduta dell'Impero romano | editore=Il Mulino |città=Bologna | anno=2012 | ISBN=978-88-15-23940-2 | cid=Ravegnani |wkautore=Giorgio Ravegnani}}
* T. M. Lindsay, ''Il trionfo del cristianesimo'' in ''Storia del mondo medievale'', vol. I, 1999, pp.&nbsp;108–142.
* M. Manitius, ''Le migrazioni germaniche 378-412'' in ''Storia del mondo medievale'', vol. I, 1999, pp.&nbsp;246–274.
* Ludwig Schmidt e [[Christian Pfister]], ''I regni germanici in Gallia'' in ''Storia del mondo medievale'', vol. I, 1999, pp.&nbsp;275–300.
* Ernst Barker, ''L'Italia e l'occidente dal 410 al 476'' in ''Storia del mondo medievale'', vol. I, 1999, pp.&nbsp;373–419.
* E. W. Brooks, ''Le province dell'oriente da Arcadio ad Anastasio'' in ''Storia del mondo medievale'', vol. I, 1999, pp.&nbsp;445–479.
* Vittorio Vecchione, ''Alarico'', Mendicino, Satem, 2006;
* Vittorio Vecchione, ''Dove sono la tomba e il tesoro dei I re dei goti Alarico?'', Nocera Superiore, Grafica artistica meridionale, 1989.