Jacques Derrida: differenze tra le versioni
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==Ontologia e Différance==
Nella riflessione ontologica, Derrida fonda la maggior parte dei suoi concetti più importanti. Riprendendo ed, in un certo senso, estremizzando le istanze mosse da Heidegger sulla difficoltà dell'Essere, Derrida riconosce l'indefinibilità dell'identità dell'Essere giacché esso conserva in sé medesimo una differenza. Tale differenza, ("''différance''" nel linguaggio derridiano) sarebbe il tratto costitutivo di ogni spazio dell'esistenza: tutto ciò che è, è sempre decentrato rispetto a
L'impotenza del linguaggio di fronte all'essere deve però confrontarsi con l'esistenza stessa di un linguaggio. Tale linguaggio, che si muove sulle tracce ("''trace''") dell'Essere, rimanda dunque a qualcosa di originario, decentra in qualche modo l'originarietà fondativa della domanda sull'Essere. Non poggiando su una datità della parola, del Verbo, né tantomeno su fondatezze metafisiche, il linguaggio è per propria natura solo traccia, ovvero scrittura ("''écriture''"). L'origine del discorso è sempre l'archi-scrittura, la scrittura del mondo, dei simboli, dell'antropologia; la presenza somatica che, da sola, ma in modo insufficiente, testimonia l'esistenza del mondo.
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=== Il dialogo con le arti e la letteratura ===
Numerosi testi di Derrida sono dedicati alla lettura di opere artistiche o letterarie. L'interesse nei confronti dell'arte e della letteratura accompagna tutto lo sviluppo del pensiero derridiano. Derrida interpreta le arti e la letteratura come forme di scrittura che per principio non sono sottomesse, come accade nel caso della tradizione filosofica, alla logica logocentrica. Questo interesse nei confronti dell'arte e della letteratura va di pari passo con una diffidenza nei confronti della disciplina filosofica che tradizionalmente si occupa del campo artistico e letterario, ovvero l'estetica. In ''La verità in pittura'' Derrida critica le tre grandi estetiche tedesche di Kant, Hegel e Heidegger sostenendo che in tutti e tre i casi la filosofia si propone come un discorso "egemone", che tenta di sottomettere la verità dell'arte e della letteratura, riconducendola logocentricamente alla verità del pensiero razionale. Per Derrida è dunque necessario "superare, smontare o rimuovere l’eredità delle grandi filosofie dell’arte che dominano ancora" <ref> Martino Feyles, Derrida e le arti, Morcelliana, Brescia 2018, p. 24</ref> l'orizzonte della riflessione sulle arti e sulla letteratura. L'approccio decostruttivo all'arte e alla letteratura tenta dunque di evitare le strettoie logocentriche che caratterizzano la filosofia dell'arte. Si configura così un compito per certi versi impossibile: interrogare le opere artistiche e letterarie senza sottometterle alla logica del concetto e del pensiero. Tra gli autori a cui Derrida ha dedicato saggi importanti bisogna ricordare Artaud, Celan, Joyce, Mallarmé, Jabès, Valéry, Ponge. Non bisogna dimenticare, poi, che nel 1990 Derrida viene incaricato di progettare una mostra con alcune opere del Louvre: Derrida sceglie di lavorare sul tema della cecità e dell'autoritratto e il percorso che costruisce dà origine a un testo pubblicato con il titolo ''Memorie di cieco. L'autoritratto e altre rovine''.
== Critiche ==
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