Marcantonio Trevisan: differenze tra le versioni

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giovinezza - missione in Egitto
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== Biografia ==
 
=== Giovinezza ===
NatoNacque attorno al [[1475]] da [[Domenico Trevisan|Domenico]] e da [[Marcello (famiglia)|Suordamor Marcello]]. eraEra noto in tutta [[Venezia]] per la sua bigotteria ed il fanatismo religioso che lo animava tanto che non si sposò mai, probabilmente, come dicevano alcune fonti dell'epoca, per non peccare.
 
=== Missione diplomatica nel Sultanato d'Egitto ===
Il 22 gennaio [[1512]] il padre Domenico, in qualità di procuratore e oratore, partì da Venezia per una delicata missione diplomatica presso il [[Sultanato d'Egitto|sultano d’Egitto]], [[Qanṣūh al-Ghūrī]]. Marcantonio lo accompagnò insieme al segretario Andrea Franceschi.<ref>{{cita|Sanudo|pp. 404}}</ref>
In aprile, con un seguito di circa quaranticinque persone, lasciarono [[Alessandria d'Egitto]] per [[Abukir]] quindi l'ultimo giorno del mese si imbarcarono a [[Rosetta (città)|Rosetta]] sulle rive del [[Nilo]]. Il 6 giugno raggiunsero [[Bulaq]], allora sobborgo a tre miglia dal [[Cairo]] e furono accolti dal ''[[maestro di cerimonie|memendar]]'' scortato da una compagnia di [[mamelucchi]]. Il sultano ricevette splendidi doni e onorò l'oratore veneziano permettendogli di alloggiare in uno dei più sfarzosi palazzi della città, fatto costruire da Khawand Fatima, moglie del precedente sultano [[Sayf ad-Din Tumanbay]] e collocato accanto alla [[Cittadella del Cairo]]. Marcantonio vi abitò per i successivi due mesi. Il sultano ebbe tre udienze con il padre Domenico durante le quali si trattò dei rapporti tra la [[Repubblica di Venezia]] e [[Ismail I]], ''[[shah]]'' di [[Persia]], suo avversario, mediati da [[Pietro Zen]], che secondo il sovrano aveva rischiato di provocare una guerra tra il Sultanato e la Serenissima. Il Trevisan riuscì ad ammansire il sultano che alla fine acconsentì a risparmiare la vita allo Zen, facendolo giudicare però dai veneziani e costringendolo ad uscire dal suo palazzo con una catena stretta attorno al collo. Promise inoltre che avrebbe fatto pagare il tributo in mercanzie a lui dovuto dai [[Cipro|ciprioti]], che lo avevano ingannato consegnandogli prodotti di valore inferiore a quello stabilito. Infine, si assicurò l'approvvigionamento di [[pepe]] dal Sultanato per tre [[muda (Repubblica di Venezia)|mude]] l'anno, il libero commercio dei mercanti veneziani entro i suoi confini sotto il pagamento di 5.000 [[ducato (moneta)|ducati]] e la possibilità per i pellegrini veneziani di visitare il [[Santo Sepolcro]], permesso che il sultano aveva invece negato ai francesi.
Il 4 agosto, conclusa la missione diplomatica, i Trevisan accompagnati dai consoli di Alessandria e Damasco e da molti mercanti veneziani lasciarono il Cairo e cinque giorni dopo arrivarono a [[Damietta]] dove si imbarcarono su una galea che dopo aver fatto tappa a [[Cipro]], [[Creta]] e [[Corfù]] raggiunse Venezia verso la metà di ottobre.<ref>{{cita|Sanudo|pp. 193-208}}</ref>
 
Non si sposò mai, probabilmente, come dicevano alcune fonti dell'epoca, per non peccare. Durante la sua vita politica ebbe numerosi incarichi in cui si mise in luce per la sua onestà e rettitudine morale; ciò gli permise di esser ben considerato nonostante l'estremismo religioso.
 
=== Dogato ===