Bianca Luisa Emilia Allier: differenze tra le versioni
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|GiornoMeseNascita = 4 maggio
|AnnoNascita = 1789
|LuogoMorte = [[Rocchette in Sabina]]
|GiornoMeseMorte = 31 ottobre
|AnnoMorte = 1854
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== Biografia ==
[[File:Rocchette - Chiesa di San Sebastiano in piazza Maggiore.jpg|miniatura|Rocchette - Chiesa di San Sebastiano in piazza Maggiore|sinistra]]
Oltre le congetture sull'origine del nome altro non sappiamo della vita di donna Bianca Luisa Emilia, prima del suo matrimonio avvenuto alla non giovanissima età di quarantadue anni con Vincenzo, celebrato nella città di Viterbo il 6 dicembre 1831. Vincenzo vedovo dalla prima unione matrimoniale e con un ulteriore recente gran lutto in cui aveva perso l'amatissimo fratello Pietro (anche lui pittore), stava attraversando un periodo veramente buio della sua esistenza con gravi ripercussioni anche sulla sua produzione artistica. Aveva un gran vuoto nel cuore e un estremo bisogno di un altro affetto, che fortunatamente riuscì a trovare nella sua nuova moglie francese: ''"egregia donna la quale seppe così bene tenere l'ordine e la cura della casa da poter egli nuovamente occuparsi dell'arte sua. E fu così amorosa e gioconda codesta unione, che egli la stimava qual cosa provvidenziale, caduta dal cielo per avere ancora un pochin di bene in questa vita''" <ref>{{Cita libro|autore=Carlo Falconieri|titolo=Vita di Vincenzo Camuccini e pochi studi sulla pittura contemporanea.|annooriginale=1875|editore=Stabilimento Tipografico Italiano|p=235}}</ref>. Sempre il Falconieri aggiunge la notizia che anche Bianca era una disegnatrice ( "''Per vero Camuccini non poteva vivere che in un ambiente artistico''"). Durante il matrimonio diede un raro esempio di amore e unione coniugale, ma quando poteva ritornava in Francia, sopratutto a Parigi probabilmente mantenendo relazioni e amicizie. Restò comunque accanto a Vincenzo durante i tre lunghi e angosciosi anni della sua malattia, fino a quando il 2 settembre 1944 egli spirò. Un forte legame si instaurò in particolare anche con il giovane Giovan Battista, chiamato affettuosamente "Titta", che lei considerò sempre un figlio suo e con il quale, anche quando questi ebbe raggiunto l'età adulta, continuò ad avere contatti e una corrispondenza continua e confidenziale. A quel tempo gran parte dei territori e case di Rocchette e Rocchettine erano della famiglia Simonetti, tutti però passarono, a soluzione di un giudizio, ad un Monastero di Roma (Monastrero dei SS Domenico e Sisto) dal quale la baronessa nel 1845 li acquistò in blocco, decidendo di stabilirsi proprio a Rocchette ''(''presso palazzo Montani di Rocchette ''<ref>{{Cita libro|autore=Roberto Ciofi|titolo=ROCCHETTE - una "piccola Svizzera alle porte di Roma"|annooriginale=2001|p=189.}}</ref>)'' dedicandosi qui alle opere pie e alla beneficenza. Come racconta il pronipote Enzo Camuccini ''"fu la seconda moglie di Vincenzo, Bianca Emilia Allier, donna di grande cultura a innamorarsi della terra sabina, in particolar modo di Collecalvio e di Rocchette, al punto di decidere di risiederci regolarmente, scegliendolo come suo luogo di sepoltura la Cappella di San Sebastiano''" <ref>{{Cita pubblicazione|autore=Mariasole Bernocchi|anno= [https://www.centopercentorocchette.it/wp-content/uploads/2021/10/Rocchette_2015.pdf Annuale del gruppo "100%rocchette" n° 13 - 2015]|titolo=La famiglia dei Baroni Camuccini - intervista al barone Enzo Camuccini|pp=9-10}}</ref> , di cui tanto si era occupata, dopo averla acquistata e dove attualmente una lapide ne ricorda le doti. Circa dieci anni dopo il marito morì a [[Rocchette]], lasciando al figlio Giovan Battista tutte le sue proprietà e possedimenti: ''" .... il mio cosiddetto figlio, il barone Giovan Battista Camuccini, al quale nella benedizione del Signore lascio la mia eredità: e questo per affetto e per giustizia, questo mio erede avendomi fatto sempre le veci di vero figlio senza darmi il minimo disgusto".''<ref>{{Cita libro|autore=Roberto Ciofi|titolo=ROCCHETTE - una "piccola Svizzera alle porte di Roma"|annooriginale=2001|p=190.}}</ref> Per completezza possiamo aggiungere che Giovan battista (anche lui pittore abbastanza affermato) ampliò ancora le proprietà di famiglia acquistando nel 1862 l'ex feudo di [[Cantalupo]], tra cui il palazzo appartenuto alla [[famiglia Cesi]], dove fu allestito un museo con le opere del padre, ma anche con quadri di altri autori e collezioni varie, costituendo uno dei musei più importanti della Sabina (purtroppo molte delle opere che conteneva non ci sono più a causa di furti, alienazioni e occupazioni militari, nonché di una recente scellerata politica di vendita di alcuni degli ultimi eredi della famiglia).
== Note ==
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