Langobardia Minor: differenze tra le versioni

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Benché strutturalmente legati al [[regno longobardo]] di [[Pavia]], i ducati di [[Ducato di Spoleto|Spoleto]] e di [[Ducato di Benevento|Benevento]] conservarono per lunghi periodi un'ampia autonomia (durante il [[Periodo dei Duchi]], tra il [[574]] e il [[584]], anche una piena indipendenza) rispetto al governo centrale. Tra i due, quello nettamente più rilevante sulla scena politica italiana del tempo fu quello di Benevento, che per lunghi tratti della sua storia riuscì a sviluppare un principio di successione ereditaria. La sottomissione al re di Pavia era spesso soltanto formale, e anzi con [[Grimoaldo]] (originario del [[Ducato del Friuli]] ma adottato dal beneventano [[Arechi I]]) un duca di Benevento riuscì addirittura a imporre la propria persona come re di tutti i longobardi ([[662]]). Fu proprio il suo regno, però, a sancire una prima organica sottomissione della Langobardia Minor al potere centrale. Se prima di lui, salvo episodi sporadici come l'atto di omaggio di Arechi I a [[Rotari]], l'autonomia era stata pressoché totale, con Grimoaldo l'intervento di Pavia sui Longobardi del sud divenne più incisivo. Non soltanto il re conservò anche il titolo ducale beneventano, ma impose il genero [[Trasamondo I]] come duca di Spoleto e creò un nuovo [[gastaldato]] nel poco popolato territorio compreso tra [[Sepino]], [[Boiano]] e [[Isernia]], dove insediò i [[Bulgari]] che avevano disertato le file bizantine per sottomettersi al re longobardo. Lo stesso Grimoaldo, tuttavia, conservò nel suo testamento la separazione tra [[Pavia]] e [[Benevento]], lasciando i due troni a due diversi suoi figli.
 
Il nuovo duca di Benevento, [[Romualdo I di Benevento|Romualdo I]], si trovò subito in una posizione di forza, tanto che [[Pertarito]], il re spodestato da Grimoaldo e che ora ritornava sul trono, dovette scendere a patti con lui, riconoscendone l'autonomia. L'allontanamento di Spoleto e Benevento dalla Langobardia Maior crebbe durante i contrastati regni di Pertarito e [[Cuniperto]] e giunse al culmine nei primi anni dell'[[VIII secolo]], quando colpi di Stato, usurpazioni e guerre civili travagliarono il regno longobardo. L'ascesa al trono di [[Liutprando]] ([[712]]), tuttavia, segnò una netta inversione di tendenza: il più potente dei sovrani longobardi riuscì a riportare stabilmente i ducati di Spoleto e di Benevento sotto il suo controllo, sia ottenendo con le armi la sottomissione dei rispettivi duchi, sia sostituendoli con uomini a lui fedeli.
 
Gli ultimi anni del regno longobardo, dalla morte di Liutprando ([[744]]) all'invasione dei [[Franchi]] ([[774]]), furono anche quelli durante i quali il controllo dei re sull'intero territorio sottomesso fu maggiormente effettivo. Dopo la deposizione di [[Rachis]], che aveva dovuto scendere a patti con la corrente più autonomista dei duchi, i regni dei suoi successori [[Astolfo (re longobardo)|Astolfo]] e [[Desiderio (re)|Desiderio]] segnarono non soltanto la riaffermazione del potere reale, ma anche la ripresa di un'offensiva militare sui territori non ancora sottomessi; soltanto l'intervento dei Franchi di [[Carlo Magno]], invocato dal papa, impedì ai due sovrani di arrivare alla completa unificazione dell'[[Italia]]. La Langobardia Minor fu comunque ampiamente ricondotta sotto il potere centrale, anche attraverso le temporanee soppressioni delle sedi ducali e l'amministrazione diretta di Spoleto da parte dei due re (Astolfo nel [[751]]-[[756]], Desiderio nel [[758]]-[[759]]). Le espansioni territoriali di questi anni, anche quelle in aree prossime al territorio dei ducati ([[Perugia]], la [[Pentapoli bizantina|Pentapoli]], diverse roccaforti del [[Ducato romano]]) non vennero integrate nella struttura dei [[ducati longobardi]], ma vennero anch'esse assoggettate direttamente all'autorità dei re.