Indro Montanelli: differenze tra le versioni
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|Didascalia = Indro Montanelli nel 1990 circa
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Considerato da molti il più grande giornalista italiano del [[XX secolo|Novecento]], si distinse per la concisione e la limpidezza della sua scrittura. Fu l'uomo-simbolo del ''[[Corriere della Sera]]'', il principale quotidiano italiano, per il quale lavorò dal 1938 al 1973 e dal 1995 al 2001.
Esordì nel giornalismo durante il [[Storia del fascismo italiano|ventennio fascista]], regime che prima appoggiò e dal quale prese poi le distanze finendo anche imprigionato e rischiando la morte. Firma di stampo conservatore e fedele al suo rapporto con il pubblico dei lettori, respinse ogni tentativo di omologazione e si distaccò sempre da chi riteneva che stesse minacciando la sua indipendenza di giudizio: nel 1973 lasciò il ''Corriere'' e, l'[[1974|anno successivo]], fondò ''[[il Giornale]]'', che poi abbandonò venti anni dopo. All'età di 85 anni fondò un nuovo quotidiano indipendente, ''[[La Voce (quotidiano)|la Voce]]'', che chiuse dopo un anno. Fu ferito alle gambe nel 1977 in un attentato ordito dalle [[Brigate Rosse]].
Nel 1991 fu proposto come [[senatore a vita]], ma declinò ritenendolo in profondo contrasto con il suo sentire: "Lo vivrei come un modo di imbrancarmi" - dichiarò. Fu l'autore della celeberrima ''[[Storia d'Italia (Montanelli)|Storia d'Italia]]'', opera a carattere divulgativo in ventidue volumi, la più popolare serie storica incentrata sul passato dell'Italia.
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Dopo i primi articoli giovanili per ''La Frusta'' di Rieti<ref>{{YouTube|id=04OpTwhcoUA|titolo=''2) Leo Longanesi, Enzo Biagi, Giorgio Bocca – Parte 4/5''|data=29 aprile 2013|accesso=28 agosto 2013}}</ref>, Montanelli firmò il suo primo articolo, su ''[[Byron]] e il cattolicesimo'', sulla [[rivista]] ''[[Il Frontespizio]]'' di [[Piero Bargellini]] (luglio-agosto 1930)<ref>{{Cita news|url=http://archiviostorico.corriere.it/2003/maggio/13/Montanelli_rilesse_Byron_dandy_cattolico_co_0_030513073.shtml|autore=Indro Montanelli|titolo=E Montanelli rilesse Byron: dandy sì ma cattolico|pubblicazione=[[Corriere della Sera]]|data=13 maggio 2003|accesso=4 maggio 2013|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140317122621/http://archiviostorico.corriere.it/2003/maggio/13/Montanelli_rilesse_Byron_dandy_cattolico_co_0_030513073.shtml}}</ref>. Fu attento lettore di altre riviste, specie ''[[L'Italiano (rivista letteraria)|L'Italiano]]'' di [[Leo Longanesi]] (conosciuto nel 1937 a Roma e destinato a diventare suo grande amico) e ''[[Il Selvaggio (rivista)|Il Selvaggio]]'' di [[Mino Maccari]]: periodici, entrambi, che, pur essendo fascisti, furono fra i primi a rompere con il coro conformista del regime<ref name=gerbi/>.
Dopo che nel 1932 un amico, Diano Brocchi, gli fece conoscere di persona [[Berto Ricci]], con cui aveva fino ad allora scambiato alcune lettere<ref>''[[Il Borghese]]'', 4 febbraio 1955, citato in ''[http://www.beppeniccolai.org/Giovani_allora.htm Berto Ricci: come fummo giovani allora] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20140730050037/http://www.beppeniccolai.org/Giovani_allora.htm |data=30 luglio 2014 }}'', intervento di Beppe Niccolai tenuto a Firenze il 25 marzo 1984.</ref>, incominciò a collaborare al periodico fiorentino ''[[L'Universale]]''<ref>{{Cita news|titolo=Il fascismo visto da Diano Brocchi|autore=Indro Montanelli|data=4 marzo 1996|accesso=6 giugno 2014|url=http://archiviostorico.corriere.it/1996/marzo/04/fascismo_visto_Diano_Brocchi_co_0_96030411489.shtml|pubblicazione=Corriere della sera|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140714184811/http://archiviostorico.corriere.it/1996/marzo/04/fascismo_visto_Diano_Brocchi_co_0_96030411489.shtml}}</ref>, che aveva una diffusione di nemmeno
{{Citazione|Mi disse: "Avete fatto benissimo a scrivere quell'articolo, il razzismo è roba da biondi"<ref>{{Cita news|url=http://www.corriere.it/solferino/montanelli/02-02-21/01.spm|titolo=Mussolini mi disse: «Il razzismo è roba da biondi»|pubblicazione=Corriere della Sera|data=21 febbraio 2002|accesso=12 novembre 2017|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20171112132254/http://www.corriere.it/solferino/montanelli/02-02-21/01.spm|urlmorto=no}}</ref>.|Indro Montanelli, ''Questo secolo'', 1982<ref name=biagi82 />.}}
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Non ritenendo di poter accettare la direzione del ''[[Corriere della Sera]]'' (che non avrebbe assunto anche gli altri redattori del ''Giornale'') offertagli da [[Paolo Mieli]] e [[Gianni Agnelli]]<ref name="nuovestanze"/>, Montanelli decise di fondare una nuova testata, ''[[La Voce (quotidiano)|la Voce]]'', il cui nome fu scelto in omaggio a [[Giuseppe Prezzolini]]<ref name="tristano">{{Cita news|autore=Alberto Alfredo Tristano|titolo=La Voce di Montanelli|pubblicazione=Ragusa News|data=23 marzo 2009|accesso=3 ottobre 2012|url=http://www.ragusanews.com/articolo/9546/la-voce-di-montanelli-di-alberto-alfredo-tristano|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140317122738/http://www.ragusanews.com/articolo/9546/la-voce-di-montanelli-di-alberto-alfredo-tristano|dataarchivio=17 marzo 2014|urlmorto=sì}}</ref>. L'idea iniziale era di farne un settimanale<ref>{{Cita libro|titolo=Senza Voce|autore=Indro Montanelli|città=Milano|editore=BUR|anno=2005}}</ref>, sul modello de ''[[Il Mondo (rivista)|Il Mondo]]'' di [[Mario Pannunzio]]: di conseguenza la progettazione della «terza pagina», la sezione culturale, risultò particolarmente curata.
A far decidere Montanelli di pubblicare un quotidiano fu il numero di giornalisti alle sue dipendenze: a seguire il loro direttore nel passaggio dal ''Giornale'' alla ''Voce'' vi furono infatti 55 cronisti su 77<ref name="tristano"/>. Tra questi, [[Beppe Severgnini]], [[Marco Travaglio]], [[Mario Cervi]], [[Giancarlo Mazzuca]], [[Federico Orlando]], [[Peter Gomez]], [[Donata Righetti]], [[Luigi Offeddu]], [[Alberto Mazzuca]], [[Tiziana Abate]]. La nuova impresa tuttavia non ebbe vita lunga non riuscendo ad ottenere nel tempo un sufficiente volume di vendite: nonostante un esordio di
Secondo Montanelli, una causa dell'insuccesso fu l'avere sovrastimato il numero di potenziali acquirenti del quotidiano, pensato per un pubblico di destra liberale, non soddisfatto della svolta populistica impressa da Berlusconi<ref name="tristano"/>. Un secondo errore fu la grafica troppo anticonvenzionale della pubblicazione, in particolare il fotomontaggio satirico e caricaturale che caratterizzava la prima pagina: la troppa aggressività delle immagini avrebbe contribuito ad allontanare i possibili acquirenti, abituati a uno stile più misurato<ref name="Cap 29" />. In retrospettiva, tuttavia, l'avveniristica impostazione grafica, ideata dall'''art director'' [[Vittorio Corona]], avrebbe influenzato lo stile giornalistico degli anni successivi<ref>{{cita news|titolo=Addio a Corona Con Montanelli inventò «La Voce»|data=27 gennaio 2007|accesso=3 ottobre 2012|pubblicazione=Corriere della Sera|url=http://archiviostorico.corriere.it/2007/gennaio/27/Addio_Corona_Con_Montanelli_invento_co_9_070127047.shtml|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20121107180212/http://archiviostorico.corriere.it/2007/gennaio/27/Addio_Corona_Con_Montanelli_invento_co_9_070127047.shtml}}</ref>.
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