Progetto Pozzo: differenze tra le versioni

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Il nodo principale che Pozzo affrontò fu quello delle eliminatorie regionali, che erano un possibile fastidio per le squadre che le vedevano come una perdita di tempo che sottraeva spazio alle più stimolanti e redditizie gare nazionali. La soluzione proposta fu drastica: la loro cancellazione e sostituzione con grandi gironi estesi all'intero Nord Italia. Ciò postulava ovviamente una decisa decurtazione delle partecipanti al campionato e ci si orientò verso la cifra di ventiquattro partecipanti divise in due gruppi, un livello leggermente superiore a quello delle sedici ammesse alle semifinali della stagione in via di conclusione, calcolato in modo da mantenere sostanzialmente invariato il numero di gare disputate dai futuri campioni d'Italia rispetto al recente passato.
 
Essenziale per non ripiombare nel caos precedente fu la formulazione di una rigorosa reintroduzione e applicazione della regola della retrocessione. A tal fine Pozzo propose che l'ultima classificata di ogni girone scendesse in [[Seconda Divisione]], sostituita dalle vincitrici della stessa categoria cadetta. Tuttavia l'intero meccanismo era subito concepito come un periodo di transizione e la prospettiva finale era quello di allargare il torneo sul completo territorio nazionale fino ad arrivare a un campionato a girone unico sul modello del [[Premier League|campionato inglese]], già sperimentato in Italia nella [[Prima Categoria 1909-1910|stagione 1909-1910]], ma poi inopinatamente accantonato.<ref>{{cita news|url=http://blog.guerinsportivo.it/blog/2011/02/01/le-grandi-se-ne-vogliono-andare/|titolo=Le grandi se ne vogliono andare|pubblicazione=[[Guerin Sportivo|blog.guerinsportivo.it]]|autore=Stefano Olivari|data=1º febbraio 2011|accesso=14 gennaio 2012|urlmorto=sì|urlarchivio=https://www.webcitation.org/6DmKdpWBl?url=http://blog.guerinsportivo.it/blog/2011/02/01/le-grandi-se-ne-vogliono-andare/|dataarchivio=19 gennaio 2013}}</ref> Il progetto Pozzo prevedeva così:<ref name="8lug">[http://emeroteca.braidense.it/gea/sfoglia_fascicolo.php?IDTestata=386&CodScheda=0BAM&PageRec=25&PageSel=12&PB=2&Anno=1921&Mese=07&Giorno=08&IDG=76594&RecSel=0 La Cronacacronaca sportiva del lodigiano e del cremasco (08/lug/8 luglio 1921, Fascfasc. 25), p. 1].</ref>
# Una [[Prima Divisione]] o Divisione A a 24 squadre, così suddivise: sette del Piemonte, cinque della Lombardia, tre della Liguria, quattro dell'Emilia, tre del Veneto e due della Toscana.
# Una [[Seconda Divisione]] o Divisione B a 48 squadre, a cui avrebbero partecipato le partecipanti al campionato [[Prima Categoria 1920-1921]], ma non ammesse alla nuova [[Prima Divisione 1921-1922|Prima Divisione]], più le vincenti delle finali di [[Promozione (calcio)#La Promozione Regionale|Promozione Regionale]].
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Le spinte delle grandi per l'approvazione del progetto Pozzo furono molto forti, anche per motivi contingenti. Il campionato che si stava concludendo aveva visto infatti numerose di esse in gravi difficoltà, spesso a causa della lunghezza spossante del torneo. Le squadre milanesi fecero magre figure, come in parte il [[Genoa Cricket and Football Club|Genoa]]. Alla {{Calcio Juventus|N}} e al {{Calcio Casale|N}} furono fatali le eliminatorie piemontesi e con gravi perdite di incassi. Il calcio italiano non era più quello puramente dilettantistico di fine Ottocento e i primi colpi di [[calciomercato]], che avvenivano sotto gli occhi fintamente distratti dei dirigenti federali, richiedevano quei ritorni economici per gli investimenti fatti, che solo gli incassi di botteghino, in occasione dei grandi incontri, potevano garantire.
 
Fu così che le ventiquattro maggiori società italiane, approvando la riforma di Pozzo, si riunirono a Milano, firmando il cosiddetto patto di Milano, che stabiliva che le squadre ammesse alla nuova Prima Divisione, ridotta a ventiquattro squadre, sarebbero state solo loro.<ref name="15lug">[http://emeroteca.braidense.it/gea/sfoglia_fascicolo.php?IDTestata=386&CodScheda=0BAM&PageRec=25&PageSel=12&PB=2&Anno=1921&Mese=07&Giorno=15&IDG=76595&RecSel=1 La Cronacacronaca sportiva del lodigiano e del cremasco (15/lug/ luglio 1921, Fascfasc. 26), p. 1].</ref> Tale atto arbitrario generò alcune polemiche riguardo alla scelta delle ventiquattro elette, perché se da un lato si ammettevano squadre che la stagione precedente avevano disputato campionati deludenti (come il [[Brescia Calcio|Brescia]] processato per professionismo, eliminato nelle eliminatorie delle eliminatorie e con il campo squalificato per indisciplina, oppure l'[[Hellas Verona Football Club|Hellas Verona]], eliminato nel girone veneto), dall'altra parte si escludevano squadre che, per meriti sportivi, avrebbero avuto pieno diritto a parteciparvi, come il {{Calcio Bentegodi|N}} semifinalista subnazionale e [[Associazione Sportiva Dilettantistica Foot-Ball Club Saronno 1910|Saronno]] e [[Circolo Sportivo Trevigliese Associazione Sportiva Dilettantistica|Trevigliese]] finaliste lombarde.<ref name=15lug/> I pochi guadagni delle eliminatorie, che le grandi squadre disdegnavano, per le piccole erano fonte di sussistenza. Le piccole società ritenevano inoltre che il numero di promozioni dalla Seconda alla Prima Divisione fosse troppo ridotto: solo la vincente della Seconda Divisione avrebbe sostituito una retrocessa dalla Prima Divisione, mentre le società minori pretendevano un numero maggiore di promozioni.<ref name=15lug/>
 
Fu così che le società minori proposero un piano di riforma alternativo di quello Pozzo, il progetto delle società minori, concordato a Novi e a Milano:<ref name="15lug" />