Antonio Delfini: differenze tra le versioni

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</ref>. Tredicenne, si iscrive alla fine del [[1920]] all'avanguardia giovanile fascista, e in seguito al [[Partito Nazionale Fascista|PNF]].
 
Autodidatta (non compie studi regolari), comincia a scrivere nella seconda metà degli anni venti, grazie alla figura del filosofo [[Pietro Zanfrognini]] e a [[Ugo Guandalini]] (il futuro editore [[Guanda]]), con il quale fonda e dirige un periodico, ''L'ariete'' ([[1927]], numero unico sequestrato e soppresso appena uscito). Scrive Delfini, nei suoi ''Diari'', come proprio dallo zio Pierino (così lo chiamava, in verità erano cugini ma con una notevole differenza d'età) stesse imparando lo “stile”. Da solo fonda e dirige ''Lo spettatore italiano'' (tre numeri, [[1928]]-[[1929]]). In seguito collabora con alcuni periodici come ''Mutina'' e ''[[Il Tevere]]''.
 
Nel [[1931]] pubblica ''Ritorno in città'', raccolta di brevi prose di chiara matrice [[Charles Baudelaire|baudelairiana]] (si vedano soprattutto i ''Petits poèmes en prose'').